LA
COSTA RICA E LOS ITALIANOS
(Sulla
partita Costa Rica-Italia)
Custa Rica, Custa Rica. E’ rica la Custa Rica. Siamo noi i
miserabili. Los Italianos. Faccia da randellati, nasoni da ubriachi, farfalline
da collezione, topini di strada di città vecchie mai rimesse a nuovo da secoli
a secoli.
Contro mostri sacri del calibro di Borges e
Bolano’s cosa s’è opposto? Un panettone Motta, un’insegna di bar chiuso, un birlo
a rotazione libera, un puffone convalescente, un maestro chielli senza banda.
Contro i mausolei della Indie Occidentali
dove si trova oro a smuovere qualsiasi zolla cosa si è parato davanti? Un piccione
azzoppato, un cassone sfondato, un bicchieruccio sbeccato.
Eppure Cristoforo Colombo era lì al largo con
le sue 50 caravelle vuote. La grande letteratura non è acqua, le stelle
migratore neppure. I portoghesi pagano a sera come gli scrocconi, a rate, se non sono rimasti soddisfatti.
In America Latina ormai hanno imparato a
giocare a pallone anche i sassi. C’è poco da stare allegri per noi europei. L’Europa
qui è un ghirigori dialettico, si capisce poco tranne l’euro, che come tassa
internazionale è grassa, cinica e pure stonata a cantare la grande lirica italiana.
Los Italianos, morti di sonno forse non
avranno dormito la notte a passeggiare con le cameriere, le badanti e i lustrascarpe.
Chi può fugge al mare, sulla spiaggia, a perdersi tra i turisti. Chi non può
stringe i denti e si dia all’arma bianca, nel futuro contro altri premi Nobel
del pallone.
Qui in America Latina prima viene il cuore e
il suo valore, poi il petto e la sua forza, poi lo spirito e la sua lotta, e
solo alla fine, dopo altre 57 stazioni, il fisico con il suo fiato. La tattica
e la strategia ce l’hanno ormai anche la squadra dei faraoni imbalsamati dell’antico
Egitto.
Commercio ce n’è da fare poco a queste botteghe dei miracoli. Il
sale è al tabacchino e gli ebrei in sinagoga. Chi ha fortuna la regali pure al
compagno. Altrimenti velieri per Singapore
ne partono a tutte le ore. Il piccione se ne diventi falco, il mozzo
capitano, altrimenti qui in Brasile si perde pure a briscola, a tre-sette e a
settebello.
La storia viaggia per tutto il mondo a ogni
minuto, ci siamo fatti ridere dietro dai pinguini al Polo Sud e dai salmoni in
viaggio controcorrente in Alaska. Los Italianos, i campioni congelati, come i
merluzzi del’Oceano Pacifico sui pescherecci giapponesi, come i cubetti di
ghiaccio nei martini a NewYork, come la fusoliera di un dirigibile caduto sulla
calotta polare. La scoperta del tempo e
del suo inesorabile scorrere ha una formula semplice che risale a Omero, i
vecchi non son buoni per le battaglie, al massimo possono fare gli indovini
ciechi.
Anche in America del Nord, nelle piantagioni
di cotone, hanno cambiato canale e messo su un vero blues.
“Italians?”
“Oh, no! Kissi
sò nu puchill sckattabott”.
“Mamma
mia!”
“Kissi hannu sbagliatu u camp dell’oratorio”.
“Mocca all’anema loro. Cu tutt i tirrisi ca
tenenu”.
Il tempo è spietato con tutti, specialmente
con noi italiani ultimamente. I vecchi son ricchi e i giovani disoccupati. Son mille
volte meglio le arance che se son marce, almeno te le buttano in faccia, e mica
te le mandano a giocare a pallone contro certi maestri della letteratura
internazionale.
Il tempo è il tempo soprattutto qui in
America Latina. La gioventù corre miliardi di volte più del santo conservato nella cripta. A ognuno la rosa sua
ma se quella ha perso i petali suoi nessun
ganimede la vuole più, e nemmeno le belle donne.
“Dammi un Campari rosso, va. Bello carico”.
“Cambiamo canale pure noi?”
“Cambia, cambia”.
Il tempo ha la sua biochimica molto rigida,
un calciatore sotto spirito non la regge tutta la partita. E la serietà della
caffettiera dice che il caffè non va sprecato con chi invece preferirebbe la camomilla.
“Una patatina ora, mister?”
“Ma che cazzo! Dammi un altro bicchierone di
Campari rosso. Bello carico che mi voglio scordare tutti i piccioni.”
I bar in Italia stasera hanno chiuso tutti
prima, il caffè per star su la notte non l’ha voluto più nessuno. A una certa
età è sempre meglio andare a letto presto. Si evita il freddo, le brutte
compagnie, e pure i giocatori della nazionale scongelati e bolliti per cena.
Ci siamo messi tutti a vedere film d’amore
stanotte in Italia. A leggere i libri di poesia, qualche bel romanzo. Soprattutto
quelli di Borges e di Bolano’s.
“Minchia!Ma ve la siete presa così a male
per la batosta allora voi italiani?”
“Cazzo sì! Ci abbiamo un governo ladro che
non ci azzecca nemmeno una nazionale di calcio decente al campionato del mondo!”
“Minchia,
ci avete proprio ragione”.
“E domani comincia pure l’estate e non
sappiamo nemmeno che metterci!”
Costa Rica, Costa Rica. E’ proprio rica la
Costa Rica. Puttana miseria!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
20 giugno 2014
da "LA PALLA E' TONDA" racconti, Acquaviva 2014
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