martedì 10 maggio 2016
LE ANTICHE NONNE, LE ANTICHE ZIE
LE ANTICHE NONNE, LE ANTICHE ZIE
N'è passato di tempo tra le nostre mani,
n'è passata di vita.
Le nostre antiche nonne,
le nostre antiche zie,
che nella crocchia dei capelli
si appendevano i loro morti
e se li portavano appresso
per ogni occasione,
per ogni evenienza.
Mostre da fare con pudore
anche in pieno matrimonio,
delle giovani pazze con i giovani zoppi di portafoglio,
giovani così pallidi
cresciuti così presto tra gli stessi morti,
tra le stesse lunghe fatiche della campagna,
tra vigne e ulivi.
E i bambini,
frastornati, quasi estranei,
che pensavano già di rivivere,
a stare bene attenti a non ferirsi
tra tutti quegli spilloni
e tutti quei monili ormai spenti per i tanti dolori.
N'è passato di tempo tra le nostre mani,
n'è passata di vita.
Con tutti questi nostri parenti
a volerci bene,
a odiarci per niente,
in battaglie di umana pietà già perse in partenza.
Angeli e uomini e Dei,
tutti in lotta tra di loro,
demoni, coscienze e fratelli traditori.
Mentre le nostre antiche nonne,
le nostre antiche zie,
tutte vestite di nero,
già cantavano da tempo
le antiche nenie
che piangevano tutto il tempo che passava,
tutta la vita che se ne passava via
col vento,
tra le guerre senza senso
le sconfitte senza costrutto
le battaglie d'amore vinte
che duravano solo il giorno del triste sposalizio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
(sposalizio di Vitina, cugina di mio padre Michele Angelillo,
io sono il bambino sulla destra, a 5 anni, appoggiato a mia nonna Porziella,
dietro di lei mio nonno Angelo,
zii e zie, sorelle e cognati di mia nonna)
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