FAVOLA DI UNO STRANO CAPRONE MILANESE
se Milano mi cadesse in una mano
come una caramella o una parola santa,
se mi venisse in mente come una bibita per bermela tutta
in un sorso solo,
come un'acqua zuccherata o lo sguardo di una madonna,
io sorriderei per il mio marciapiede contento,
pieno forse come un orco di tutta una fiera di burattini,
e lì io mi metterei a cercare una dolcezza universale,
mi accenderei come una lampadina su un comodino povero,
se la mia Milano finalmente ce la facesse
a costruire un treno
e farci salire proprio tutti,
come un giorno fece salire me ragazzo,
e regalasse a ognuno il proprio posto giusto,
io mi metterei a volare come un angelo pazzo,
e mi metterei a suonare un violino,
proprio come il caprone che sono,
che cammina
nella sua solita squallida periferia
ma pensa sempre di starsene a vagabondare
per le più belle piazze sul lungosenna di Parigi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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