mercoledì 27 novembre 2013
NERINO
Nerino se ne veniva sempre vicino a me seduto accanto al fuoco del camino della casa dei miei genitori contadini di Acquaviva. Si metteva a guardare le fiamme e socchiudeva felice gli occhi.
"Non avvicinarti troppo che ti puoi bruciare il pelo", gli dicevo io e lo allontanavo un pò.
Lui si faceva allontanare e socchiudeva ancora felice gli occhi. Aveva il pelo così rovente che davvero che ancora un pò e si bruciava. (Era felice anche che io mi preoccupavo per lui. Anche lui si preoccupava per me, lo capivo quando tornavo dopo lungo tempo, a tavola mi saltava in grembo e se ne rimaneva là a fare le fusa. Non saltava in grembo a nessun'altro, nemmeno a mia madre).
Era capace di restarsene lì, vicino al fuoco del camino, per ore e ore.
Fuori nel cortile era freddo e davvero c'era aria di neve. Ma lui, prima di sera, lo sapevo bene, la sua passeggiata notturna se ne andava a farla lo stesso.
Aveva il pelo foltissimo, così folto che sembrava fatto apposta per poter girare liberamente d'inverno.
Quando faceva la neve era contentissimo di mettersi a camminare in tutto quel candore luminoso, lui così nero, là in mezzo, che si sentiva davvero un principe davvero speciale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013
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