venerdì 16 maggio 2014
CARO DIO PAN
CARO DIO PAN
si lascia una casa
per scegliersi una capanna,
un eremo in riva a un bosco
dove per mare ci prenda una distesa di fiori.
l'abbiamo dimenticata la campagna
per questo marmo incerto,
dove il rampante ci ruba il futuro e la comunità
e ci dà in cambio una lama arrugginita
e un pessimismo di verme,
l'uomo dei campi ha dimenticato la sua vita serena,
gli uccelli, la terra appena smossa,
la formica e la cicala.
l'Amore fa lo spazzino in città
e si accontenta di ogni rifiuto che trova,
forse anch'io avrò sentito parlare una volta
di quella furia contro il destino
che si chiamava rivoluzione,
ma gli strumenti oggigiorno sono sofisticati,
come si dice parecchio complessi.
ci han fregato ancora, caro dio Pan,
ci tocca correre dietro l'amore quasi fossimo criminali nudi,
col carretto delle arance buttato per aria,
a rincorrere anche noi i dolenti denari,
con i mostri dentro assetati di sangue
più che di gioia della vita.
caro dio Pan, che ne è stato di noi campagnoli?
GDA
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