un signore sono, seduto sulla mia povertà,
a pensare alla poesia.
mi alzo presto la mattina
e col buio prego la mia anima
di non far follie.
mi ascoltano le mie strane abitudini
e vado avanti
con il mio cesto di dubbi sulla testa.
quanti sono più avanti di me?
ne ascolto talvolta qualcuno alla radio
e rido
a sentire quante belle idiozie sanno raccontare,
ben condite di sangue falso, menzogne,
ipocondria
e truculento egocentrismo.
no, preferisco il mio buio di mattina
e le mie preghiere
cui per fortuna la mia anima dà ascolto.
mi bastano le mie ridicole abitudini
e il grosso cesto di dubbi sulla mia testa.
ti confesso, amico mio,
che anche gli ultimi,
pur seduti sulla loro povertà,
sanno essere dei gran signori
a pensare senza fretta e senza motivo
alla spettacolare bellezza della vita
e della sua intima amica la poesia.
giuseppe d'ambrosio angelillo
a www.libriacquaviva.org
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