dopo il gioco arriva la vita,
e tu non sai aspettare tanto,
o forse sì,
ti oscuri comunque
in un lago di finta indifferenza,
accusi il colpo e dopo un pò riparti,
ti concedi, ti affidi,
racconti tutto di te,
e questo non è profondo,
devi invece colare a picco,
come un galeone bombardato da astuti pirati,
far le finte di affondare
e restar muto lì, nell'abisso,
senza respirare, senza tradirti,
i delinquenti di solito desistono,
aspettano molto poco anche loro,
e tu là sotto, che ti manca l'aria,
eppure ridi, ti dai del bel tempo,
ti guardano, ma non capiscono molto,
sono i soliti aridi egoisti
che non vanno molto oltre il proprio naso,
e invece tu sei lì,
che pianti le tue querce secolari
i tuoi mandorli già in sboccio
le tue vigne già così piene di frutti maturi,
pur nell'abisso.
questi fantasmi di merci
durano anni,
ma sono a scadenza pure loro,
ma la tua anima è più longeva,
borbotta, si lamenta pure
ma va più lontano,
quando finalmente
emerge dal fondo del disastro
e si mette a navigare ancora,
a remigare tranquilla
con il suo solo palmo per remo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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