regala Libri Acquaviva

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mercoledì 2 agosto 2017



la fortuna ti ride
e tu piangi, capitano,
quando qualcuno glielo dirà
ti farà piangere proprio sul serio,
capitano mio, 
con la tua nave in fondo al mare.
GDA


al contadino non far mancare la cascina
e manco la vacca.
quando non scoppia di fatica
anche al più ostico cafone
gli piace pure a lui
mungere un po' di latte.
GDA


chi più comico di Totò, amico mio?
in una casa di puttane
vuole essere pure votato da tutti quanti.
GDA


leggi i libri a dritto e a rovescio, Apollinaria,
e ci leggi sempre la stessa cosa:
soldi a prestito
che non restituisci mai.
GDA
brucia l'amore più del Vesuvio,
ma non sono gli dei che mettono fuoco,
è la donna.
GDA
FAVE SOLDI E GAMBE STORTE

l'arte per tuo figlio vuoi sapere
per far molti soldi, Rutello?
fallo stupido,
più degli stupidi
nessuno fa quattrini
a questo mondo,
credimi.
infatti la fatica non è indicata proprio,
fa venire le gambe storte
e non ti procura da mangiare
nient'altro che fave.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

OGGI DOMANI E LUNEDI'



OGGI DOMANI E LUNEDI'

lo farai domani.
domani, ma quando viene?
domani, rispondi
e con questo ti salvi.
ma che domani è parente al mai
non ti pregi mai di aggiungere.
io invece se dico domani
già mi gira il capo un poco.
non so mai se per trovarlo
devo andare in Russia
o proprio in America.
così mi attacco all'oggi
e non traballo più.
mi sento perfino più al sicuro
se qualcuno mi chiede cos'ho fatto ieri,
a pensarci mi viene addirittura
anche un po' da ridere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 8 luglio 2017

A ANTONIO MONTENEGRO, DI ACQUAVIVA, NEL GIORNO DEL SUO COMPLEANNO


(a Antonio Montenegro, di Acquaviva.
nel giorno del suo compleanno).

ne abbiamo presi di treni
per andare da una collina all'altra
lì sui primi cieli di Acquaviva,
da una città greca
alle strade sepolte dell'antica Roma,
quando ridevamo di gusto alle ridicole antifone
della nostra sempre allegra gioventù,
che con fede segreta
proclamiamo continuativa ancora adesso.
chi guarda nella nostra anima
sa che c'è poco da mandare a fuoco,
nonostante la rovente estate
e i tetti abbandonati e mezzi crollati.
passano gli anni
e noi come un miracolo rimaniamo sempre gli stessi,
con quel sorriso così caparbio
che mai se ne va in piazza
senza un bicchiere di vino viola forte
da offrire agli amici
come un mezzo comizio d'amore
e d'allegria.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

PER LO SPOSALIZIO DI ANTONIO E SILVIA (DUE MIEI AMICI DI ACQUAVIVA)


PER LO SPOSALIZIO DI ANTONIO E SILVIA
(DUE MIEI AMICI DI ACQUAVIVA)
Da fidanzati
diventerete marito e moglie,
da ragazzi
diventerete un uomo e una donna.
Tu Antonio
sarai sempre un sorriso smascherato,
tu Silvia
sarai una conchiglia in riva al mare.
Come un poeta Antonio farà di te una Musa,
e a nuotare nell'acqua viva
ti farà una sirena nella fontana.
Sarete le ali di un unico angelo
che sempre vi volerà accanto
nella vostra casetta gonfia di carezze,
al vostro tavolo caldo di pagnotte d'amore,
vi bacerete finalmente davanti a tutti
senza più aspettare oltre.
Volerà il riso,
voleranno i confetti dolci,
volerà la felicità.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 18 marzo 2017

BISOGNA AMARLO IL PROPRIO DESTINO. IL PROPRIO PAESE, IL PROPRIO IO


BISOGNA AMARLO IL PROPRIO DESTINO, IL PROPRIO PAESE,
IL PROPRIO IO (sono davvero gli unici che abbiamo, non ne abbiamo altri, anche se passiamo 10.000 anni a pensarci sopra, o peggio a lamentarcene perennemente)


io abito nei miei pensieri ed è un posto abbastanza largo,
è come abitare nel mio paese che mi piace così tanto,
è l'anima dell'uomo che è pure tanto larga,
forse anche più grande di un intero continente.
è con l'olio santo del destino
che si condisce la contentezza,
con le luci della macchina veloce del sole,
con lo zucchero dei sorrisi della luna.
lo troviamo l'amore,
se benediciamo ogni giorno il cuscino del nostro letto
che ci regge come un grande amico la nostra testa
quando di notte sogniamo tutti i canti delle nostre feste da bambini.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 10 febbraio 2017

IL MIELE DELLA CREAZIONE

IL MIELE DELLA CREAZIONE
sono tutte api con miliardi di discorsi
quelle che di mattino prestissimo aiutano il sole
ad alzarsi alto su nel cielo di tutti,
per grandiosa forza naturale.
toccano i fiori sempre senza coglierli,
accarezzano le erbe
con strani sorrisi,
non hanno confini nei pensieri
come di solito li hanno gli uomini,
cercano il caldo della vita per tutte le dimore di campagna,
i colori tutti accesi, le voglie infuocate di tutti i giardini,
il tempo scorre adagio per i campi
e loro baciano, baciano, baciano
succhiano la vita per posarla altrove,
bocche che son capaci di spaccare pure la roccia,
gran sospiri d'amore
per far sgorgare dal nulla il dolcissimo miele,
che fa piacere pure a Dio,
che si ricorda della infinita sua creazione
e ripete ancora: "E' buona e bella e così cara".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

(a Frank Colafemmina, 
apicultuore di Acquaviva)

mercoledì 1 febbraio 2017

LA VILLA DEL DUCA



LA VILLA DEL DUCA
e c'era lì la villa del duca,
la conchiglia di Afrodite dove covavano 4 galline
e più su 2 galli fieri di paese che montavano la guardia
contro le cornacchie,
e tutt'intorno la vigna dalle uve nerissime,
e l'ingegno delle secchie che tirava su l'acqua giorno e notte
per l'orto del contadino in mezzadria,
e sul grande colonnato del palazzo 4 grosse finestre
di faccia al sole a ogni stagione,
e la frotta dei bimbi vicino al canterano delle uova,
i colombi tutti vicini,
e i figli grandi tutti lontani
tra Milano e il Portogallo,
e la mamma lesta di mano a rimescolare nella pentola
del ragù della domenica da offrire agli amici venuti dal montuoso Tirolo,
un destino per loro più vicino alla famiglia...
mentre il padre, con le tasche piene di biglietti di treno,
sognava per la stazione di Bari
carovane di giorni perfetti per tutti quanti gli amici.
"Giuseppe, prenditi queste due bottiglie di vino,
bevile insieme ai tuoi con le orecchiette
che ti preparerà tua sorella".
e io là a raccontare della raccolta delle mele,
dell'allegria del sud al nord,
delle specialità trentine e tirolesi...
e Claudia, la terza figliola, l'unica in casa,
che sorrideva trasognata nel dolce dialogo
che dipanava pura con la sua stessa anima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
(a Pinuccio Dellaccio, alla sua famiglia, ai suoi due amici
trasferiti dal Trentino Alto Adige a Cisternino)


Amici, passò di qui una volta un esercito a cavallo
che s'inventò un paese di fontane, un castello
e l'amore dolce dell'acqua con la terra,
il pane impastato col sudore della fronte, il vino di San Martino,
l'abbraccio fraterno degli uomini che si aiutano tra di loro,
uomini che ancora lasciano tenere piste in campagna,
piene di fiori, gemme e sinceri sorrisi,
uomini sempre in viaggio con ogni tempo,
con treni, calessi e firmamenti,
passano gioie, tempeste e pesanti tormenti...
ma le impronte non si mischiano mai,
sono uomini forti, dolci e sempre portati al riso,
sono uomini fraterni che si aiutano tra di loro.
e quando qualcuno di loro se ne va,
tra le antiche pietre del paese
come per miracolo sorge una nuova fontana,
una nuova fontana di acqua viva
che sembra piangere
e invece canta,
racconta le antiche feste,
e i sorrisi degli amici,
il vecchio amore che non si scorda mai.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
(a Maria Giorgio, Silvio e Barbara Fraccascia)

lunedì 23 gennaio 2017

IL MIO DIALETTO


IL MIO DIALETTO
Fa ridere il dialetto del mio paese,
i bambini quando lo sentono da me che sentenzio alla buona
non ci capiscono niente e ridono.
credono sempre che racconti una barzelletta astrusa
di un tempo antico,
che faccia una battuta molto intelligente chissà su chi.
che il diavolo dica "buonasera" al buon Dio
e poi si mettono a parlare del tempo.
che il bene sorrida al male
e per incantesimo gli fa cambiare opinione.
Io parlo dialetto apposta per farli ridere,
parlo di filosofia
e loro scoppiano a ridere,
parlo di letteratura
e loro scoppiano a ridere più forte ancora.
Quelle risate fanno stare bene pure a me.
Posso pure dire che sono un ambulante arruffone
e loro pensano che sono un prete disoccupato.
Scoppiano a ridere
qualsiasi cosa mi venga in mente di dire,
e così scoppio a ridere pure io.
Sono forse tutte risate che provengono
da tempi contadini antichissimi.
Il dialetto conserva sempre una nascosta magia
che ci fa ancora tutti allegri.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 20 gennaio 2017

PRIMA COMUNIONE




eravamo forse un prato in fiore di ciclamini pazzi,
puri e matti come sono i ragazzi
quando hanno sbirciato appena appena il mondo,
biondi come poeti,
mori come pastorelli abbastanza distratti,
le perdevamo infatti spesso e volentieri le nostre capre,
era così inebriante vederle scappare verso la loro libertà
per i pascoli lungo le colline assolate,
tanto poi lo sapevamo benissimo che tornavano a casa
dopo la loro incredibile ubriacatura di salti e rincorse...
lì anche noi sotto il caldo abbraccio di don Peppino della Maggiore,
a sgraffignare dal suo bustone nella sagrestia
caramelle e ostie dolci,
senza sapere mai niente di niente,
senza capire mai nulla di quelle formule vuote di catechismo,
ci promuovevano sempre, era proprio bella quella scuola
tra tutti quei santi proverbi di Gesù,
eravamo anche noi come le nostre capre pazze,
aspettavamo anche noi di correre all'impazzata
verso la nostra libertà,
a ubriacarci anche noi di salti e rincorse nella vita,
a tornare a casa ogni tanto,
perché sempre lì si mantiene la roccia salda della nostra giovinezza,
dell'antica saggezza dei nostri padri
che ci vedono sempre ragazzi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO



(foto della mia Prima Comunione, io sono proprio alla sinistra
di don Peppino Ciccarone, della Chiesa di Santa Maria Maggiore di Acquaviva, foto che mi ha appena mandato Vincenzo Martielli. Alla fine della festa andammo tutti ad accompagnarlo a casa sua e gli cantammo una canzone di amicizia, a quel tempo c'era là tutt'attorno la campagna, tutti campi di mandorli, mi ricordo, appena finimmo con Vincenzo, ci mettemmo tutti a correre tra i mandorli, a salirci sopra, a saltare di sotto, a rincorrerci come matti, a darci patolecchie, sberlette in corsa... con i nostri vestiti nuovissimi a fare la disperazione delle nostre madri... Poi tornando mogi mogi a casa, che i nostri genitori dovevano offrire dolcetti e confetti a tutti i nostri parenti riuniti per l'occasione... Eravamo tutti monelli a quel tempo, nessuno escluso, a vederci nella posa della foto sembriamo invece tutti santarellini sulla figura... Ciao, amici miei, so bene che molti di voi vi riconoscerete su questa foto... Ciao... Grazie, Vincenzo)

sabato 8 ottobre 2016

IL RE DELLE CHIACCHIERE favola contadina di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

Soldato Rock
IL RE DELLE CHIACCHIERE

   Una volta vennero a incontrarsi a un incrocio di 4 vie di campagna 3 tipi davvero forti a chiacchiere, così forti che decisero di fare una gara tra di loro per vedere chi la sparava più grossa. Chi vinceva avrebbe avuto una moneta d'oro da ciascuno degli altri 2 carichi a chiacchiere.
   Cominciò il primo, un tipo mingherlino e alto, con un fazzoletto verde al collo e un paio di scarpe color violetta di prato:
    "Io sono proprietario di una intera colonna di fumo. Quando gli altri si mettono a dormire, io mi metto a ventilare fumo nelle 4 direzioni, tanto che viene fuori una intera bufera di ciance, così terribile e convincente che una intera carovana di cow-boys alla conquista del far-west si mette a volare per aria, a sparare mortaretti e trick e track che al mattino quando tutti si svegliano hanno la testa così rintronata che vanno alla prima bottega di caramelle se ne comprano una, se la mangiano e sono felici per il resto dell'anno. Poi gli taglio una fetta di fumo a ognuno e me la faccio pagare 1 lira, con la carovana dei cow-boys alla conquista del far-west dentro pure! Siete voi capaci di fare altrettanto? Credo proprio di no! Quindi tirate fuori una moneta d'oro a crapa e non se ne parli più!"
   "Vai piano, vai piano, tipo. Sei forte ma non abbastanza per me", disse allora il secondo tipo, un uomo così grosso che ci volevano due cappottoni per coprirlo per intero, e 4 paia di scarpe per calzare i suoi grossi piedi di papera gigante. "Io invece sono proprietario di un pesce parlante di origine cinese, l'ho rubato a un circo e gli ho insegnato a fare la massaia di casa, mi cucina patate funghi e carne quando ne ho voglia, mette a posto la casa di tutti coloro che vengono ad ascoltarmi, poi li mette tutti in un mazzo, e va a cambiare le piastrelle della loro cucina, poi gli cucina a tutti un bel piatto di spaghetti al pomodoro, gli versa un bel bicchiere di vino nero, e gli serve pure una fetta di torta al cioccolato buonissima. In Cina ha imparato pure a recitare poesie, in stretto cinese mandarino, poi si mette a suonare il violino e tutti i gonzi son serviti proprio di tutto. Se ne vanno a casa loro e son felici per 10 anni di seguito, nessun giorno escluso. Poi il pesce parlante cinese fa un altro pesce parlante cinese dietro l'altro e li vendo a ognuno per 10 lire a tutti loro, così sono più contenti ancora. Più di me voi di certo non siete capaci di fare. Quindi tirate fuori una moneta d'oro a crapa e non ne parliamo più!"
    "Ehi, ehi,ehi, vacci piano che ci sono anch'io!", disse il terzo tipo, né grosso né piccolo così non dava nell'occhio proprio a nessuno, con una giacca normale una camicia normale e una faccia più normale ancora che più normale non si poteva proprio fare. "Io invece sono proprietario di un gallo venuto fuori da un uovo di gallina preistorica, e diventato così grande che io lo cavalco proprio come un antico dinosauro volante. E' un gallo così grande che si può pure caricare in groppa il mondo intero e non fare la minima smorfia. Quando fa i suoi bisogni fonda intere città, quando sputa un semino di chicco d'uva forma intere colline alte un chilometro di vigneti su vigneti, quando sputa un nocciolo d'oliva forma vallate su vallate di uliveti e uliveti che si perdono alla vista dell'occhio, quando sputa un seme di zucca forma una intera nazione di piantagioni su piantagioni di zucche e zucchine e zucconi così grossi che non si possono vedere tutti nemmeno a mettersi a volare a 10 chilometri d'altezza. Una volta là in mezzo  venne fuori una zucca così gigantesca che io la spaccai con coltellone che avevo voglia di una bella frittatina di zucca gigante, ma era così grossa che mi buttai dentro come in un oceano, ma nel tuffo persi una moneta d'oro, ma nel fondo dell'oceano c'erano 2 tipi, uno grosso e uno mingherlino. "Ehi, bella gente, cari compari, avete visto per caso la mia moneta d'oro" "Ma tu non capisci niente! Sei poco capace! Noi ce ne stiamo qui che corriamo dietro a una carovana di cow-boys che se ne vanno alla conquista del far-west e a un pesce parlante cinese che scopa la cucina a tutti i fessi del circondario! Vattene pure per la tua strada!" E io allora mi son fatto dare da loro due, una moneta d'oro a crapa, altrimenti non se ne uscivano mai più dalla mia zucca grossa e infinita come tutte le chiacchiere del mondo. Poi il mio coltellone che ho usato per tagliare la zucca l'ho regalato a ognuno che mi ha ascoltato, buono sia per tagliare il pane che per diventare un losco assassino! Ne sono rimasti tutti contentissimi per almeno 100 anni di seguito, poi ognuno ha lasciato perdere le sue tracce! " 
   E così il grassone e il mingherlino gli diedero una moneta d'oro a crapa al tipo normale che più normale non è possibile incontrare a questo mondo e gli dissero:
   "Va bene, va bene. Hai vinto tu. Ecco le nostre monete d'oro. Diventa almeno tu ricco di nulla che davvero sei il più forte e carico a chiacchiere, pensiamo proprio del mondo intero!"
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
    

lunedì 25 luglio 2016

ci sono dei paesi del sole al sud,
dove fantasticare è più semplice che altrove,
dove l'allegria è un gioco di dama
che si fa con la vita,
al sud si fatica molto più pesante che in altri posti
e forse mai manco ti pagano,
ma in compenso sognare non costa nemmeno un centesimo,
sarà per il cielo azzurrissimo
che ti viene di chiudere gli occhi
e pensarti il fratello più piccolo della tua terra,
figlio anche te del sole, padre di tutte le cose
che sempre penserà a te come a uno dei suoi prediletti,
non come molti altri che si struggono insonni per tutta la notte
e inquieti per tutto il giorno,
e non sanno mai cosa fare...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 19 luglio 2016

PAESAGGIO SFUOCATO DI UN PAESE DEL SUD

PAESAGGIO SFUOCATO DI UN PAESE DEL SUD

o paese mio, che non vinci e non perdi
ma che semplicemente te ne stai lì,
a sognare maldestramente
nelle tue pietre scure un po' consumate,
con i tuoi alberi in piazza sempre malmessi,
e canti alla luna come al solito,
così alta che manco ti sente.
inganni e bottiglie preziose vuote da anni,
non se ne intriga più di te nemmeno Dio,
e se devo dire la verità anche il diavolo mi risulta
che s'è abbastanza stufato.
sempre le solite mani libere,
sempre i soliti invischiamenti,
i vanti al vento come gran pavesi di finte ammiraglie,
ispirazione zero,
i migliori tutti emigrati al nord o all'estero,
le belle ragazze addormentate nei loro fiacchi letti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 18 luglio 2016

PUGLIA

PUGLIA

quella santa terra piena di vigne
che portano vini troppo buoni, troppo forti,
quella santa terra piena di pietre
e di leggi buttate sotto macigni troppo grossi
per essere rimossi senza fatica,
quella terra benedetta dagli dei e dalle madonne,
piena di angeli persi tra i casolari dei mille dolori,
quella terra benedetta dai ragazzi e dalle anime pure,
con in mano un biglietto per milano,
e mille speranze nelle tasche,
quella terra nera e antica
piena di cortili da zappare
e di uliveti dove andare a faticare,
dove il sole brilla potente
e la luna ride malinconica.
quella terra santa dove tutti vivono d'amore
e fischiano sornioni tra gli assurdi silenzi dei castelli.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

giovedì 14 luglio 2016



OGNI ANIMA, OGNI TERRA

ogni anima ha un sud nella sua lontana profondità,
ogni anima ha un castello inventato
nel suo sogno più balzano,
ogni terra ha un sud nella sua sapienza
mai in verità compiutamente esatta,
ogni terra ha il suo infinito
nel suo destino al confine col cielo e col mare.

ogni anima ha il suo continente da attraversare,
ogni anima ha il suo amico lontano
legato con un filo leggero alla sua valigia di cartone,
ogni terra ha il suo occhio perseguitato
che vede e capisce mille volte di più 
nelle arcane questioni d'amore,
ogni terra ha la sua anima e la sua carne
che fiorisce come in un miracolo 
sulla punta della sua lingua viva.

ogni anima e ogni terra
ha il suo profondo sud,
un paradiso che sorride loro
a ogni pensiero che gli fanno,
anche se non l'hanno mai visto
e forse mai lo vedranno.

ma il sud è lì e mai si muove,
con i suoi vulcani, le sue vigne, il suo caldo, il suo tremore
il suo grandioso spezzato ardentissimo cuore.
con i suoi grappoli d'oro,
i suoi limoni appesi nel fogliame come pietre preziose,
con i suoi visi di donne antiche,
i suoi Maestri silenziosi, qualsiasi cosa accada,
perché loro tanto sanno già tutto da così tantissimi secoli,
con tutti i suoi amori compiuti, mai solo congetturati,
con gli sguardi fermi di tutti quei ragazzi che sperano
che mai nessuno ha conosciuto
che mai nessuno conosce
che forse sconosciuti sempre resteranno.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO