"L'Arte non è uno specchio dove riflettere il mondo,
ma un martello con cui scolpirlo".
MAJAKOVSKIJ
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Majakovskij fà teatro con la sua stessa persona,
e scopre che anche un chiodo del suo stivale è più potente del "Faust" di Goethe, perchè è il suo.
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lunedì 28 febbraio 2011
Roberto Costa SOPRAVVISSUTA IN UN MONDO DI LUPI romanzo Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA
Viaggio attraverso i sentimenti
sullo sfondo di un ambiente di lavoro
molto lontano dall'Italia.
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sullo sfondo di un ambiente di lavoro
molto lontano dall'Italia.
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Lorenzo Semprini VIAGGIO MANGANELLIANO racconti Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA
7 racconti avvincenti e straordinari di viaggi fantastici di un Io traslato alla costante ricerca
dell'intima verità delle cose.
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dell'intima verità delle cose.
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LA VITA SI SCORDA QUASI TUTTO poesia di G.D. Angelillo
Il sonno si ricorda ancora
quell'orchestra d'oro
che andava all'assalto del futuro viaggio
all'avventura,
senza un soldo in tasca ma con un macigno
di smeraldo da trafficare
con purezza
per la prossima rinascenza,
quando ancora andremo al passo
della musica
e della poesia.
E finalmente ci ricorderemo di noi stessi
che beviamo vino nero come Orfeo,
e ci nascondiamo in un bacio
tutti i nostri stupidi fracassi.
Con due nuvole per scarpe
e un cielo intero per pensiero.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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quell'orchestra d'oro
che andava all'assalto del futuro viaggio
all'avventura,
senza un soldo in tasca ma con un macigno
di smeraldo da trafficare
con purezza
per la prossima rinascenza,
quando ancora andremo al passo
della musica
e della poesia.
E finalmente ci ricorderemo di noi stessi
che beviamo vino nero come Orfeo,
e ci nascondiamo in un bacio
tutti i nostri stupidi fracassi.
Con due nuvole per scarpe
e un cielo intero per pensiero.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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domenica 27 febbraio 2011
TUTTO IL POPOLO DEL MEDITERRANEO
Tunisini, Algerini, Egiziani,
Libici,
Italiani,
tutto il popolo del Mediterraneo.
Francesi, Greci, Ebrei.
La libertà compresa.
Tutti si anela a qualcuno che ci traghetti.
Spagnoli, Marocchini, Turchi.
Siriani.
Sloveni, Croati, Bosniaci.
Albanesi.
Montenegrini, Maltesi.
Magari passerà pure una nave del Giappone
a pescare tonni.
O arriverà pure il Russo e il Persiano
a ravanare nel bagaglio
magari ci trovi la chiave segreta
della ricchezza dell'America.
O la traduzione perfetta del gran lavoro dell'Anima
che cerca la Fratellanza
e magari la trova.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
Libici,
Italiani,
tutto il popolo del Mediterraneo.
Francesi, Greci, Ebrei.
La libertà compresa.
Tutti si anela a qualcuno che ci traghetti.
Spagnoli, Marocchini, Turchi.
Siriani.
Sloveni, Croati, Bosniaci.
Albanesi.
Montenegrini, Maltesi.
Magari passerà pure una nave del Giappone
a pescare tonni.
O arriverà pure il Russo e il Persiano
a ravanare nel bagaglio
magari ci trovi la chiave segreta
della ricchezza dell'America.
O la traduzione perfetta del gran lavoro dell'Anima
che cerca la Fratellanza
e magari la trova.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
mercoledì 23 febbraio 2011
VIAGGIO IN TERRA SANTA di G. D'Ambrosio Angelillo
Ce ne stavamo a Siracusa in attesa di una nave che ci avrebbe portato in Israele. Io me ne stavo vicino al mare e là c'era una casa antica dove una volta era stato Gesù.
"La gente non lo sa, ma qui una volta è vissuto Gesù", pensavo.
Era una casa fatta di laterizi romani, dove ora allevavano uccelli, che se ne stavano tutti sui balconi. Ma in tutto il quartiere allevavano uccelli. Erano i discendenti degli uccelli ai quali una volta aveva parlato Gesù. Tutti pensano che Gesù se ne sia andato addirittura in India quando era giovane. Ma in realtà Gesù quando era giovane ha viaggiato semplicemente per tutto il Mediterraneo.
Me ne stavo lì a Siracusa con una numerosissima comitiva di Acquaviva, capitanata da don Galeano, un vecchio e saggio sacerdote studioso di San Paolo.
E in una taverna ce ne stavamo poi verso l'ora di cena tutti ammassati, come in una specie di assemblea.
E don Galeano spiegava i motivi profondi del viaggio, che riguardavano naturalmente tutti la fede e la preghiera.
"In Terra Santa visiteremo i luoghi sacri, le città dove ha vissuto Gesù e Gerusalemme", diceva e poi continuava con tante citazioni dalla Bibbia e da san Paolo.
Poi intervenivano altri, si era quasi tutti giovani, e tutti si era entusiasti e molto eccitati del viaggio.
E allora io ho detto:
"Io sono un umanista e naturalmente ho motivi diversi dai vostri per questo viaggio, voi dite che è per la fede e la preghiera e dite pure che sono motivi profondi, ma io so che c'è pure un motivo molto più profondo di quel che noi riteniamo profondo, di questo certo io non so molto, ma un pò di cose mi hanno insegnato Platone e Aristotele, e così so che pur non sapendo niente di una cosa, con la deduzione e l'intuizione ne posso sapere qualcosa di più".
A questo punto tutti si son messi ad applaudire e io sono stato contento di questo. E volevo continuare. E volevo dire che forse il motivo profondo era il fatto che si viaggiava e si aveva l'opportunità appunto di fare i viaggiatori, dopo una vita passata nel chiuso dell'angusto cortile del paese, perchè ogni uomo era curioso e andava matto di conoscere i luoghi sempre citati durante tutta la sua esistenza ma mai visitati.
Ma proprio in quel momento, proprio quando volevo dire queste cose, la taverniera è arrivata con un vassoio di cosce di pollo arrosto e ha detto:
"Si mangia! In tavola! I polli arrosto sono pronti!"
E tutti si sono precipitati ai loro tavoli per la cena.
E io ho pensato:
"Si stava parlando della fede e del viaggio in Terra Santa e appena uno dice "pollo arrosto" tutti scappano via".
E con tristezza ho visto che anche don Galeano non ha aspettato mica la conclusione del mio discorso, che pure stavano applaudendo, ma era corso pure lui a tavola a prendersi la sua razione di pollo arrosto.
Ma poi con angoscia ho pure pensato che prima non avevano affatto applaudito le mie parole, ma proprio la taverniera che era apparsa sulla soglia della sala con il suo fumante vassoio di polli arrosto, precisamente al mio fianco, quasi alle mie spalle.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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lunedì 21 febbraio 2011
2 GIORNALISTI DEL NEW YORKER di G. D'Ambrosio Angelillo
Ero andato all'edicola e avevo comprato una rivista pornografica e una copia del New Yorker, poi ero andato a un tavolo di bar lì vicino e mi ero preso un cappuccino. Avevo messo i giornali nella mia borsa di studente e me ne stavo lì tranquillo a pensare ai fatti miei. Accanto a me stavano due tizi, uno difronte all'altro con carte e incartamenti vari.
A un tratto uno di loro mi dice:
"Dammi il New Yorker che devo correggere il mio articolo". E viene da me prende la borsa e sta per tirare fuori la rivista porno.
"Ehi! Ehi! Aspetta, aspetta!", dico io e gli tolgo la borsa di mano.
Scarto la rivista porno, prendo il New Yorker e glielo dò.
Quello prende la rivista, torna al suo posto, la sfoglia, trova il suo articolo e si mette a correggerlo.
Ci mette un pò di tempo, poi me la restituisce.
Ha corretto un articolo con una matita, correzioni anche molto lunghe, ma la sua grafia è così grezza che il testo è praticamente incomprensibile, l'ha corretto per niente, ma è una cosa che penso solo per conto mio.
"Così tu scrivi per il New Yorker?", chiedo.
"Non solo io, anche lui", dice quello e indica l'altro.
"Io scrivo romanzi", gli dico. "mi potresti fare una recensione".
"Come ti chiami?"
"D'Ambrosio".
"Perchè no?"
Ma lo dice in così malo modo che ci credo naturalmente.
Così raccatto le mie cose e senza dire più niente vado via.
Vado verso casa là vicino. Nel cestino dei rifiuti per strada qualcuno ha buttato i miei piatti sporchi, su quello in cima c'è uno scarafaggio che fà colazione, lo caccio via e raccatto i miei piatti per riportarmeli in casa, ho solo quelli e mi scoccia ricomprarli. E' quella stupida della mia fidanzata che piuttosto che lavare i piatti li butta. E li butta per strada non in casa, così io non posso recuperarli e farglieli lavare.
Sto per andare via quando vedo i 2 giornalisti del New Yorker che vanno da un mendicante e gli danno 4 o 5 monete di decini di dollaro. Il mendicante è all'ingresso di un negozio di tabacchi con le serrande abbassate.
"E' un sopravvissuto della Shoa", dice il giornalista che ha corretto l'articolo. "Va aiutato un pò".
"Siete davvero gente generosa voi del New Yorker", dico io.
Vado anch'io dal mendicante ebreo e gli dò un dollaro intero e un piatto sporco, quello dove stava mangiando lo scarafaggio. Magari lo vende.
Poi me ne vado a casa.
I due giornalisti mi seguono, scopro che abitano sul mio stesso pianerottolo.
Apro la porta e s'affaccia la mia fidanzata, guarda i due.
Io li saluto e entro.
"Tutti vecchiacci balordi ti scegli i tuoi amici tu", mi dice lei appena chiudo la porta.
Le consegno il blocco dei piatti sporchi con una smorfia di tacito rimprovero.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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A un tratto uno di loro mi dice:
"Dammi il New Yorker che devo correggere il mio articolo". E viene da me prende la borsa e sta per tirare fuori la rivista porno.
"Ehi! Ehi! Aspetta, aspetta!", dico io e gli tolgo la borsa di mano.
Scarto la rivista porno, prendo il New Yorker e glielo dò.
Quello prende la rivista, torna al suo posto, la sfoglia, trova il suo articolo e si mette a correggerlo.
Ci mette un pò di tempo, poi me la restituisce.
Ha corretto un articolo con una matita, correzioni anche molto lunghe, ma la sua grafia è così grezza che il testo è praticamente incomprensibile, l'ha corretto per niente, ma è una cosa che penso solo per conto mio.
"Così tu scrivi per il New Yorker?", chiedo.
"Non solo io, anche lui", dice quello e indica l'altro.
"Io scrivo romanzi", gli dico. "mi potresti fare una recensione".
"Come ti chiami?"
"D'Ambrosio".
"Perchè no?"
Ma lo dice in così malo modo che ci credo naturalmente.
Così raccatto le mie cose e senza dire più niente vado via.
Vado verso casa là vicino. Nel cestino dei rifiuti per strada qualcuno ha buttato i miei piatti sporchi, su quello in cima c'è uno scarafaggio che fà colazione, lo caccio via e raccatto i miei piatti per riportarmeli in casa, ho solo quelli e mi scoccia ricomprarli. E' quella stupida della mia fidanzata che piuttosto che lavare i piatti li butta. E li butta per strada non in casa, così io non posso recuperarli e farglieli lavare.
Sto per andare via quando vedo i 2 giornalisti del New Yorker che vanno da un mendicante e gli danno 4 o 5 monete di decini di dollaro. Il mendicante è all'ingresso di un negozio di tabacchi con le serrande abbassate.
"E' un sopravvissuto della Shoa", dice il giornalista che ha corretto l'articolo. "Va aiutato un pò".
"Siete davvero gente generosa voi del New Yorker", dico io.
Vado anch'io dal mendicante ebreo e gli dò un dollaro intero e un piatto sporco, quello dove stava mangiando lo scarafaggio. Magari lo vende.
Poi me ne vado a casa.
I due giornalisti mi seguono, scopro che abitano sul mio stesso pianerottolo.
Apro la porta e s'affaccia la mia fidanzata, guarda i due.
Io li saluto e entro.
"Tutti vecchiacci balordi ti scegli i tuoi amici tu", mi dice lei appena chiudo la porta.
Le consegno il blocco dei piatti sporchi con una smorfia di tacito rimprovero.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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