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lunedì 21 marzo 2011

POESIA di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

C'era un gruppo di amici che voleva andare a far visita a Alda, fra cui Chiara la Cremasca, la battitrice di testi di poesie. Io non ne avevo voglia di accompagnarli ma poi ho acconsentito a malincuore. Così li ho portati a casa di Alda. Ma lì, proprio all'entrata, c'era una specie di sua amica portinaia che ci ha bloccati tutti.
Allora io ho detto:
"Entro solo per salutarla". E così mi ha fatto passare lasciando fuori tutti gli altri.
Sono entrato dentro e Alda appena mi ha visto è stata contenta.
"Entra, entra, Giuseppe. Vieni qui, siediti davanti a me", mi ha detto.
C'era un tavolo quadrato molto grande e là mi ha fatto sedere, proprio davanti a lei.
Poi ha preso una miriade di scatole di farmaci piccole e grandi e è andata a buttarle in un cassetto della madia lì accanto.
"Questi li mettiamo qui", ha detto. "E non dite niente a nessuno sennò mi sgridano", e poi si è messa a ridere di gusto.
Poi ha preso un suo libro di poesie e ha cominciato a recitarne alcune.
"La Poesia è il miglior farmaco per l'anima dell'uomo", ha detto e poi si è messa a ridere di gusto un'altra volta.
"E voi potete facilmente arguire allora che io sono la persona più sana d'Italia", ha aggiunto poi e si è messa di nuovo a ridere.
E noi con lei.
Poi un'infermiera ha bussato e lei l'ha fatta entrare.
"Prego, signora, s'accomodi pure ma non mi vada a denunciare alla polizia, la prego, che questa non è carboneria ma solo una misera riunione di poveri poeti", ha detto con aria serissima.
L'infermiera ci ha guardato tutti con una faccia esterrefatta, e poi se n'è andata via senza dire niente.
"Come vi dicevo prima, la gente guarda i poeti quasi fossero degli unicorni, cioè degli esseri che semplicemente non esistono perchè sono troppo, ahiloro!, favolosi", ha detto Alda.
E lì si è messa di nuovo a ridere per le sue stesse parole.
E noi tutti con lei.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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BUON OTTANTESIMO COMPLEANNO, CARA ALDA,
DOVUNQUE TU SIA!

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