NATALE AD ACQUAVIVA
Rallenta il treno, dopo la larga curva,
arrivando da Sannicandro,
ed eccolo lì all'improvviso il mio caro paese di contadini,
fitto di campanili e antiche mura.
E' adagiato su una lieve collina,
ti abbraccia subito con la sua calda natura.
Acquaviva. E' pure la vigilia di Natale.
Come ricordano tutto i miei molteplici pensieri.
E' sempre lì la stessa campagna,
gli ulivi, le vigne, i mandorleti spogli, gli orti verdissimi.
Son sempre lì le stesse facce, i cari anni,
le scuole, i compagni sempre allegri,
i campi dalle zolle nere,
i contadini sempre a faticare tra le terre e gli alberi.
E' freddo, c'è un'aria di neve che chissà da dove viene.
E' anche qui nei paraggi Gesù Bambino
che vuole aprire il suo Paradiso a tutti gli uomini fratelli.
Di notte qui il cielo stellato è così polveroso di mondi
che la terra quasi la santifica.
Gli angeli poveri vestiti solo di magnifiche ali bianche,
che bussano alle finestre
a annunciare la neve per la mezzanotte benedetta.
Volteggiano piano i ricordi innumerevoli,
le strade e le stradine spoglie,
le povere porte del paese vecchio,
Vive sempre così il paese,
nella sua cappa di cristallo multicolore,
un po' grigio, un po' verde, un po' bianchissimo.
La sua storia calda come il camino
nelle case ghiacciate dei contadini.
Un paese che è sempre un ragazzo,
un po' monello, un po' ingenuo,
un po' credulone a tutte le razze di favole,
come al solito.
Così bello nell'anima di tutti i paesani spersi
per il mondo
che lo amano così forte, così profondamente.
Passarono di qui una volta
anche gli antichi guerrieri Spartani, a fondare un loro avamposto,
i coraggiosi Normanni,
i Francesi rivoluzionari.
Sono antichissime le nostre contrade, e fierissime
e orgogliose di se stesse.
E' di queste parti pure Pinocchio,
che dice bugie e gli cresce il naso,
ma solo per credere meglio alla sua bellissima fata turchina.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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lunedì 14 dicembre 2015
lunedì 30 novembre 2015
domenica 29 novembre 2015
QUESTO E' IL TUO NATALE E QUESTO E' IL MIO NATALE
QUESTO E' IL TUO NATALE E QUESTO E' IL MIO NATALE
questo è il mio natale e questo è il tuo natale,
indovina che differenza c'è?
tu sei ricco
e io sono povero,
tu sei cardinale
e io sono povero,
tu sei uno speculatore
e io sono povero...
indovina da che parte sta Gesù Bambino...
le cose vanno come vanno,
la notte accende il faro e chi s'è visto s'è visto,
anche la pietra ha il suo fine,
vuole conoscere il mondo
ma nessuno le riconosce un concetto,
si son persi millenni dietro l'amore
ma l'idea è nella notte nera che viene e che va.
se gli uomini non parlano
non c'è da cercare tanto la canzone del Creatore
nel loro occhio appeso al palazzo più alto,
la vigna è sempre quella
mai i vignaioli rubano sempre quel che è del Signore,
è davvero duro andare contro il traditore
se i soldi sono tutti nella sua mariola...
questo è il tuo Natale e questo è il mio Natale
tu sei sempre il solito ingannatore
e io sempre il solito povero,
indovina da che parte sta Gesù Bambino...
GDA
mercoledì 25 novembre 2015
E' TEMPO DI NATALE
E' TEMPO DI NATALE
è tempo di guerra, è tempo di baldoria,
è tempo di colonne forti, è tempo di boria,
è tempo di non pensarci più, è tempo di presepi,
è tempo di canzoni fasulle, è tempo di bovi e asinelli,
è tempo di frontiere spezzate, è tempo di tornare sulla via,
è tempo di Natale, è tempo di scemuniti,
è tempo di feste e di allegria, è tempo di paura e miscredenze,
è tempo di povertà e speranza, è tempo di preghiere,
è tempo di senzadio e di corone spezzate, è tempo di memoria,
è tempo di maltempo di neve e di ghiaccio,
è tempo di star chiusi nelle proprie case
è tempo di credere ma non in qualsiasi cosa va bene,
è tempo di non credere a tutto quello che dicono i ricchi,
è tempo di lasciare e di trovare,
è tempo di miseria e meraviglia,
è tempo di coraggio e afflizione,
è tempo di fatica e di niente,
è tempo di fumo e di cuore,
è tempo di selvaggi senza pace,
è tempo di umili senza battaglie,
è tempo di male, è tempo di bene,
è tempo di Natale che non vuole più nessuno,
è tempo di Natale che serve più che mai a tutti,
è tempo di Natale,
sempre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
A QUANTI NON GLI VA BENE IL NATALE
a quanti non gli va bene il Natale,
per vari motivi e privilegi,
per saccenteria, finta fede di ribellione,
amor di canzone, corbelleria,
è tutta gente battezzata che odia in sovrappiù la Chiesa,
veri farlocchi, birbanti, zoppi di cervello,
a Natale pensano però di fare buone compere,
è tempo di strippate, tanto grosso è il buco dentro,
porchette, vin bruciato, salsine dolci e piccanti,
la Chiesa dopotutto sembra pure passata di moda,
e se s'ingozza pure il cardinale nel bel castello suo
avrà pazienza ancora una volta il buon Gesù,
e lui sarà nato pure in una povera stalla,
ma dopotutto non è stata mica colpa nostra
e infatti che c'entriamo noi?
e in fin dei conti che ce ne importa a noi?
GDA
NASCE IL FIGLIO
NASCE IL FIGLIO
Si rassetta la Madonna in loco,
"Destati, Giuseppe, portami l'acqua
e anche un po' di fuoco".
Si scuote Giuseppe e se ne corre per Betlemme,
va dall'oste, gli chiede l'occorrente.
"Che c'è, mastro legnaro?"
"Voglio acqua, quanto basta
e alquanto fuoco".
"Ecco il secchio,
e qui è il carbone", dice lesto il viniere.
"Che ti capita? Il lieto evento?", poi domanda.
Giuseppe raccatta il secchio e l'acqua,
il braciere col carbone acceso dentro.
"Mi nasce il Figlio di Dio, amico mio.
Sarà lieta tutta quanta l'umanità".
L'oste lo prese per un pazzo.
"Quando a un uomo gli nasce un figlio,
può pure capitare che si creda un principe.
Ma un santo di Dio è piuttosto raro", disse.
Corre Giuseppe, col secchio e il braciere,
corre come un pazzo per tutta quanta Betlemme.
Quando arriva alla stalla Gesù è già nato.
Sorridono pure l'asino e il bove.
Giuseppe dice:
"Mi è nato il figlio,
e io sono solo un mezzo, un intermediario,
ma per ogni bimbo che nasce
il vero padre è sempre Dio".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Si rassetta la Madonna in loco,
"Destati, Giuseppe, portami l'acqua
e anche un po' di fuoco".
Si scuote Giuseppe e se ne corre per Betlemme,
va dall'oste, gli chiede l'occorrente.
"Che c'è, mastro legnaro?"
"Voglio acqua, quanto basta
e alquanto fuoco".
"Ecco il secchio,
e qui è il carbone", dice lesto il viniere.
"Che ti capita? Il lieto evento?", poi domanda.
Giuseppe raccatta il secchio e l'acqua,
il braciere col carbone acceso dentro.
"Mi nasce il Figlio di Dio, amico mio.
Sarà lieta tutta quanta l'umanità".
L'oste lo prese per un pazzo.
"Quando a un uomo gli nasce un figlio,
può pure capitare che si creda un principe.
Ma un santo di Dio è piuttosto raro", disse.
Corre Giuseppe, col secchio e il braciere,
corre come un pazzo per tutta quanta Betlemme.
Quando arriva alla stalla Gesù è già nato.
Sorridono pure l'asino e il bove.
Giuseppe dice:
"Mi è nato il figlio,
e io sono solo un mezzo, un intermediario,
ma per ogni bimbo che nasce
il vero padre è sempre Dio".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
AMORE A NATALE
AMORE A NATALE
mi era cara la tua allegria
la neve bella
la tua millanteria,
avevi una notte per cappello,
vivevi sola
ed eri ben nota per la tua speranza,
io non ti chiesi niente
perché c'era già il Natale che passavo in tua compagnia,
ma poi venne l'amore
e non ci capimmo più,
io volevo il peccato
tu una santità mai vista.
era una guerra per assurdi confini
dove ci perdemmo entrambi
senza rivederci mai più.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
mi era cara la tua allegria
la neve bella
la tua millanteria,
avevi una notte per cappello,
vivevi sola
ed eri ben nota per la tua speranza,
io non ti chiesi niente
perché c'era già il Natale che passavo in tua compagnia,
ma poi venne l'amore
e non ci capimmo più,
io volevo il peccato
tu una santità mai vista.
era una guerra per assurdi confini
dove ci perdemmo entrambi
senza rivederci mai più.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
REGALI DI NATALE
REGALI DI NATALE
oh, quanti regali, quanti regali,
c'è una misura per ogni cuore
che non si sa cosa sia
se non è armonia,
scrigni, libri, brillanteria,
è una festa mistica ogni regaleria,
erba felice, musica, poesia
è su una salita di allegria
ogni camminata che si fa in nataleria.
oh, quanti regali, quanti regali,
quanti ne può contenere l'anima mia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
NATALE A DUBLINO
NATALE A DUBLINO
per monti e colline, per città e confini,
son tutte accese le chiese, le mezzanotti e i biscottini,
viene da ogni cucina come un odore di brodo di gallina,
di un cappone arrosto che ben presto sarà ben cotto,
è Natale, la festa più santa dell'anno,
tutta fatta di preghiere, di canti e di arance ben mature.
se ne sta in giro il Bambin Gesù,
ora che è nato
se ne verrà anche a casa nostra il Bambin Gesù.
che il tempo faccia pure quel che piace a lui,
che piova o che nevichi, che faccia peggio o meglio
è affar suo,
che sia bello, caldo, o il brutto antipatico,
l'è sempre buono il caro Natale,
si sorride bene, si sta tutti allegri,
di branda si starà comodi anche su un letto di vetri,
con i nostri, i loro e tutti quanti gli altri,
e non siamo mica pochi con gli amici, i nemici,
e anche quelli che non sanno manco loro come sono.
non c'è più il male, c'è solo il bene
è ora in giro il Bambin Gesù,
ora che è nato se ne verrà anche a casa nostra
il Bambin Gesù.
la gente è strana, ora buona ora cattiva ora mezza e mezza,
guai, rancori, polveroni vari,
ma ora che è Natale
passa lo spazzino e tutto è ramazzato via,
un saluto, un augurio, un abbraccio
e tutto è scivolato via,
tanto i grandi faranno sempre i grandi e i superbi,
gli umili resteranno sempre umili,
e i piccoli penseranno solo ai giocherelli loro,
perché a Natale ognuno deve aver fame di bene,
pensare solo a quello
e per il resto l'appetito vien mangiando,
una coscia di pollo, una fetta di vitella
e un buon tortino di frutta candita,
specialmente ora che è nato il Bambin Gesù,
e che se ne sta nell'angolo suo
anche a casa nostra.
tutto è quel che è,
e anche tutto quel che non è, non è
e non pensiamoci più su.
giovani o vecchi, neri o rossi,
belli freschi o rinsecchiti,
la porta è aperta e nel presepe ride Maria,
si predica la buona novella
e tutto è pace e amore,
almeno per oggi che è il santo Natale,
per domani si penserà.
l'anima è gentile, il cuore batte ancora,
ma ora è nato il Bambin Gesù,
è anche nella culla del presepe di casa nostra
il caro buono Bambin Gesù.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
E CADE LA NEVE DI NATALE, CADE
E CADE LA NEVE DI NATALE, CADE
e cade la neve di Natale, cade,
ehi, quanti bagagli di ricordi,
quante valige di strane fantasie
che ci porta a tutti quanti
fin nelle nostre casette.
e il cuore che attacca a raccontare
e non la finisce più
di filare quelle purezze di una volta,
che ora cadono per strada
e nessuno più le porta su.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
CANTO DI NATALE
CANTO DI NATALE
chetatevi, ragazze, nei vostri lumi
a me mi fa senso per quel refuso
di andarmene a nascondere
e fare a meno di parlarne,
c'è la buona parola che viene da un bambinello,
non so se avete capito,
ma c'è qualcuno che è venuto
che proprio non aspettavamo
perché un po' tutti puntati su quel me stesso
che comincia tutto e poi non finisce un bel niente.
è il santo dei santi che viene da Betlemme,
la cosa vi turberà certamente,
da una stalla, da un deserto, da un lago amaro,
non lo sapete ma comanda angeli,
la storia pare molto particolare,
con una potenza tale che un'altra mai la troverete uguale,
e c'è una folla dietro a lui che ognuno porta qualcosa,
ma anche lui porta qualcosa e mi sembra che sia
un mondo intero pieno d'amore,
e allora eccolo qui il senso che quasi tutti
si portano nascosto nel cuore.
e c'è lì chi porta una coperta
e c'è lì chi porta un secchio di latte,
e lui che parte sempre
e che tutti lo lasciano partire,
son davvero strane circostanze
e a me pure qualche punto non mi pare di capire,
e come si sa e come pure non si sa
si comincia a raccontare e non si finisce più di parlare,
son qui un po' tutti
e mai nessuno che sappia dire come va a finire l'affare.
di una terra buona lo san tutti
che ce l'abbiamo sotto i piedi,
del cielo santo nessuno mi pare
che ne sia troppo distante,
ma sarà la mala ipocondria
la certa mala ipocrisia,
fatto sta che la buona novella stenta alquanto
nell'ingrassia.
canto, ricanto e canto ancora
ma Gesù arriva sempre e sempre parte,
e i suoi angeli che ci avvertono,
in povertà e mala carestia.
l'occhio vede ma il cuore non crede,
l'orecchio sente ma l'anima non se ne avvede.
viene ancora il Bambin Gesù,
con l'asinello, il bove, Giuseppe e la santa Maria,
si fan trovare in tanti,
ma finita la novena
buonanotte a tutti e così sia.
povero tu e ricco io,
mala disgrazia a te e in buona grazia io.
fate voi quel che dovete
che noi facciamo quel che vogliamo.
Buon Natale a tutti quanti
che ci vediamo l'anno prossimo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
chetatevi, ragazze, nei vostri lumi
a me mi fa senso per quel refuso
di andarmene a nascondere
e fare a meno di parlarne,
c'è la buona parola che viene da un bambinello,
non so se avete capito,
ma c'è qualcuno che è venuto
che proprio non aspettavamo
perché un po' tutti puntati su quel me stesso
che comincia tutto e poi non finisce un bel niente.
è il santo dei santi che viene da Betlemme,
la cosa vi turberà certamente,
da una stalla, da un deserto, da un lago amaro,
non lo sapete ma comanda angeli,
la storia pare molto particolare,
con una potenza tale che un'altra mai la troverete uguale,
e c'è una folla dietro a lui che ognuno porta qualcosa,
ma anche lui porta qualcosa e mi sembra che sia
un mondo intero pieno d'amore,
e allora eccolo qui il senso che quasi tutti
si portano nascosto nel cuore.
e c'è lì chi porta una coperta
e c'è lì chi porta un secchio di latte,
e lui che parte sempre
e che tutti lo lasciano partire,
son davvero strane circostanze
e a me pure qualche punto non mi pare di capire,
e come si sa e come pure non si sa
si comincia a raccontare e non si finisce più di parlare,
son qui un po' tutti
e mai nessuno che sappia dire come va a finire l'affare.
di una terra buona lo san tutti
che ce l'abbiamo sotto i piedi,
del cielo santo nessuno mi pare
che ne sia troppo distante,
ma sarà la mala ipocondria
la certa mala ipocrisia,
fatto sta che la buona novella stenta alquanto
nell'ingrassia.
canto, ricanto e canto ancora
ma Gesù arriva sempre e sempre parte,
e i suoi angeli che ci avvertono,
in povertà e mala carestia.
l'occhio vede ma il cuore non crede,
l'orecchio sente ma l'anima non se ne avvede.
viene ancora il Bambin Gesù,
con l'asinello, il bove, Giuseppe e la santa Maria,
si fan trovare in tanti,
ma finita la novena
buonanotte a tutti e così sia.
povero tu e ricco io,
mala disgrazia a te e in buona grazia io.
fate voi quel che dovete
che noi facciamo quel che vogliamo.
Buon Natale a tutti quanti
che ci vediamo l'anno prossimo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
martedì 24 novembre 2015
IL NATALE DELLE PANZE COTTE
IL NATALE DELLE PANZE COTTE
anguille e capitoni,
galletti galline e capponi,
brodo di manzo e polpettone di maiale,
seppie e seppioline,
triglie e calamari,
castagne, noci e nocelline,
mele, miele e fichi seccati,
alici, sarde e polpo fritto,
spaghetti, timballo e lasagne bollenti,
sedani, finocchi e cicorielle fresche,
cavolfiori bolliti, carote e insalate,
piatti, piattoni e vassoioni vari,
piglia e volta, volta e piglia,
un boccone, un morso, una valigia intera in bocca,
patate e baccalà, pomodori capperi e pescespada,
mangia, spilucca, butta giù,
piano pianino
tanto tra un po' si ricomincia,
torte, crostate, tiramisù,
tartine, sottilette, affettati,
salami, salamini, prosciutti cotti,
in cinque un'oca
in quattro un asino,
vino, vinello e spumante,
a sciattabotte, a carosello, a scannafoca,
chitarra e mandolino
ecco che arriva la banda
del maestro cappuccino.
tamburi, trombe e violino,
ecco che arriva l'allegria.
basta per sempre con l'ipocondria.
è Natale! è Natale!
son tutte liete le Panze a Cassapanca!
son tutte contente le Panzone a Mongolfiera!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
anguille e capitoni,
galletti galline e capponi,
brodo di manzo e polpettone di maiale,
seppie e seppioline,
triglie e calamari,
castagne, noci e nocelline,
mele, miele e fichi seccati,
alici, sarde e polpo fritto,
spaghetti, timballo e lasagne bollenti,
sedani, finocchi e cicorielle fresche,
cavolfiori bolliti, carote e insalate,
piatti, piattoni e vassoioni vari,
piglia e volta, volta e piglia,
un boccone, un morso, una valigia intera in bocca,
patate e baccalà, pomodori capperi e pescespada,
mangia, spilucca, butta giù,
piano pianino
tanto tra un po' si ricomincia,
torte, crostate, tiramisù,
tartine, sottilette, affettati,
salami, salamini, prosciutti cotti,
in cinque un'oca
in quattro un asino,
vino, vinello e spumante,
a sciattabotte, a carosello, a scannafoca,
chitarra e mandolino
ecco che arriva la banda
del maestro cappuccino.
tamburi, trombe e violino,
ecco che arriva l'allegria.
basta per sempre con l'ipocondria.
è Natale! è Natale!
son tutte liete le Panze a Cassapanca!
son tutte contente le Panzone a Mongolfiera!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
FILASTROCCA DI NATALE
FILASTROCCA DI NATALE
canta canta l'usignolo e la rosa
che viene ancora il nostro Gesù Bambino,
viene viene da Betlemme
con l'asinello e il bove lento,
tutto fasciato in un mantello
viene ancora il Bambino bello,
Gesù Giuseppe e Maria
e tutti gli angeli e gli arcangeli
in sacra compagnia,
in questa cara chiesa
da quella lontana ostaria,
canta canta la rosa e l'usignolo
è nella santa stella
tutta quanta la buona novella.
chi la racconta e chi la dice,
chi la conta e chi la riconta,
la più bella storia del mondo
comincia in terra
e finisce in paradiso.
in un chicco di riso di vera speranza
c'è tutta quanta la filosofia.
in un chicco di grano di vera fede
c'è tutta quanta la poesia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
UNA VOLTA A MILANO SOTTO LA NEVE
UNA VOLTA A MILANO SOTTO LA NEVE
era la notte di Natale a Milano.
fuori fioccava che fioccava la neve più bianca del mondo,
nella taverna c'era un poeta sbandato,
senza libri senza quaderni senza matite,
una tristezza che la metà bastava per cento cristiani,
il ragazzo era solo alla sua panca sconsolata,
una forchetta storta in mano,
un piatto tutto sbeccato pieno di polenta sciocca,
quando d'improvviso si spalanca la porta scassata,
e chi poteva mai essere a quell'ora?
una ragazza bellissima
con in braccio un meraviglioso bambino.
"un po' di pane", dice lei.
"siediti", dice il poeta scalcagnato,
"c'è un po' di polenta, una fetta di pane,
un quartino di vino leggero".
"un po' di pane, un boccone di polenta,
un goccetto di vino alla buona
proprio non si può negare a nessuno
in questa notte santa", dice il poeta e sorride.
e lì per lì han mangiato come tre uccellini
il ragazzo, la ragazza e il bambinello.
si son messi a parlare tra di loro lui e lei,
spiccicando poche parole e parecchi sospiri.
la ragazza era bellissima, sorridente, riservata,
mangiava poco e beveva niente.
dopo aver mangiato quel nulla
condito con la grazia di Dio,
s'è stretta al suo bambino e se n'è andata via.
fuori fioccava che la fioccava
la più bella neve del mondo,
e il poeta malmesso se n'è restato di nuovo solo,
tutto pensieroso nella taverna pressoché deserta.
ma il cuore gli era diventato così contento
che per il giorno dopo era sicuro che un raccontino lieto
gli sarebbe sgorgato fuori dalla ritornata ispirazione.
e il giorno dopo a casa sua squinternata,
come era bella Milano sotto quel manto di neve
così luminoso e incantato,
il poeta si vide davanti la ragazza della taverna
bellissima e cara in una veste celestina
che se ne stava in Duomo ed era la Madonna,
e il bambinello in braccio, stretto stretto a lei,
che era il Bambino Gesù, nella sua luce sfolgorante.
e il poeta miserino ne fu così felice,
non era niente vero, questo è certo,
ma nella notte santa
lui per davvero aveva dato il suo povero boccone
a una Madonna e al suo Bambinello,
per strada nella neve come nel bel tempo che fu.
e questo mai nessuno poteva in fede sua mai negarlo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
lunedì 23 novembre 2015
viene di gran carriera il 24 dicembre
per ogni latitudine,per ogni granaio,
per ogni acqua di naviglio,
con le sante pietre dell'antica grotta
dove un giorno solitario nacque Gesù Bambino
nel raccolto d'amore di Maria e Giuseppe.
era Maria una donna angelica
dalle braccia calde di gran visione,
che estasiata reggeva la sua vita negli occhietti santi,
era Giuseppe un uomo felice
che cantava al mondo il suo cuore pieno,
pensando all'eterna gioventù del mondo.
e anche ora è tempo di coraggio,
di sacrificio e di sorrisi.
se si ama ogni umanità è santa,
se si odia ogni nazione è maledetta.
ma il Padre ama tutti
e non odia manco l'ultimo dei suoi reietti,
è l'odio stesso che odia sè medesimo
e rivolge la sua mano omicida contro se stesso.
l'Amore ama
e nutre tutto il mondo.
GDA
per ogni latitudine,per ogni granaio,
per ogni acqua di naviglio,
con le sante pietre dell'antica grotta
dove un giorno solitario nacque Gesù Bambino
nel raccolto d'amore di Maria e Giuseppe.
era Maria una donna angelica
dalle braccia calde di gran visione,
che estasiata reggeva la sua vita negli occhietti santi,
era Giuseppe un uomo felice
che cantava al mondo il suo cuore pieno,
pensando all'eterna gioventù del mondo.
e anche ora è tempo di coraggio,
di sacrificio e di sorrisi.
se si ama ogni umanità è santa,
se si odia ogni nazione è maledetta.
ma il Padre ama tutti
e non odia manco l'ultimo dei suoi reietti,
è l'odio stesso che odia sè medesimo
e rivolge la sua mano omicida contro se stesso.
l'Amore ama
e nutre tutto il mondo.
GDA
CERTI PRESEPI DA NULLA DI QUALCHE PAESE
CERTI PRESEPI DA NULLA DI QUALCHE PAESE
ogni natale
è un presepe di paese che canta alla vita,
con la notte nel suo santo volto,
e tutti noi in bilico sul baratro del suo infinito,
siam venuti tutti meno forse alla promessa
che un dì facemmo da pargoli,
di vestirci di una giacca di luna,
di metterci dei pantaloni di sogni,
ma la corsa ci ha imposto il pagliaccetto del denaro,
la blusa corrotta del vilipendio.
ora siamo un occhio qualunque
e anche l'ultimo gatto ne sa più di noi,
lui fa almeno l'amico di pinocchio
e mangia pane e acqua
e scansa ogni cane
che fa l'altare al padrone suo.
in molti presepi manca il panettiere,
in qualcuno manca proprio Gesù Bambino.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
A GESU' BAMBINO
A GESU' BAMBINO
ritorna, Gesù,
c'è da cantare così tanto in tuo onore,
per ricordarti anche sull'acqua fredda del Naviglio Grande,
a Natale tutti ti vogliono,
tutti ti desiderano,
che tu esca fuori dal vento ghiacciato del nostro tempo
con il tuo santo sorriso di povero bambino.
che tutti almeno per un solo giorno rinsaviscano,
si mettano in ginocchio
a salutare il tuo splendore di ribelle,
la tua santità selvaggia,
l'umile fioca campana della tua giustizia.
che svegli gli innamorati
e li metti lungo il sentiero della gioia,
che venga pure il vento gelato,
ma con noi ancora ragazzi,
quando ancora amavamo così tanto
la tua santa poesia,
che ancora l'amiamo
anche se ci scambiano ormai per pazzi
e non più ragazzi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
ritorna, Gesù,
c'è da cantare così tanto in tuo onore,
per ricordarti anche sull'acqua fredda del Naviglio Grande,
a Natale tutti ti vogliono,
tutti ti desiderano,
che tu esca fuori dal vento ghiacciato del nostro tempo
con il tuo santo sorriso di povero bambino.
che tutti almeno per un solo giorno rinsaviscano,
si mettano in ginocchio
a salutare il tuo splendore di ribelle,
la tua santità selvaggia,
l'umile fioca campana della tua giustizia.
che svegli gli innamorati
e li metti lungo il sentiero della gioia,
che venga pure il vento gelato,
ma con noi ancora ragazzi,
quando ancora amavamo così tanto
la tua santa poesia,
che ancora l'amiamo
anche se ci scambiano ormai per pazzi
e non più ragazzi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IL SANTO POETA
IL SANTO POETA
c'è un poeta che benedice tutti
con la sua santa nascita che a molti sconsolati
non dice proprio niente,
è gente così volgare
che di poesia non capisce proprio niente,
vive di soldi, di nullità e di silenziatori,
sono gli adoratori dello sterco del demonio,
della santità della vita
ne hanno visione forse
solo nell'acuto momento della morte,
per il resto uccidono la fede,
l'infinito
e quasi tutti i fiori.
rimane a germogliare forse il loro ultimo momento
in un congelatore di pesci pescati male.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
c'è un poeta che benedice tutti
con la sua santa nascita che a molti sconsolati
non dice proprio niente,
è gente così volgare
che di poesia non capisce proprio niente,
vive di soldi, di nullità e di silenziatori,
sono gli adoratori dello sterco del demonio,
della santità della vita
ne hanno visione forse
solo nell'acuto momento della morte,
per il resto uccidono la fede,
l'infinito
e quasi tutti i fiori.
rimane a germogliare forse il loro ultimo momento
in un congelatore di pesci pescati male.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
I RICORDI DEI NOSTRI SALACI NATALI
I RICORDI DEI NOSTRI SALACI NATALI
come scandiscono lieti la nostra vita
i ricordi dei nostri vigili natali,
lungo le scorciatoie di neve delle nostre passioni,
delle nostre antiche nascite
piene di malvagi e orrendi gnomi.
e quanti si mettevano di traverso sul nostro cammino
per farci perdere tempo,
rallentarci nell'anima,
cercando vilmente di travolgerci il viso,
ora che son lì,
soli sulla collina,
e non li ritroveremo più,
a che è servita l'avarizia?
a che la malignità?
è passato il tempo
e tutto s'è dimenticato.
tutto si dimentica fuorché i natali,
i natali della nostra vocazione così lirica,
le sante risate nei presepi così allegri,
nel ridicolo santuario del nostro lungo romanzo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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