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martedì 14 settembre 2010

LO STUDENTE di d'ambrosio angelillo

Il paradosso dello studente è che la sua anima è protesa al compito ma che questo non è necessario, ma contingente.
Il compito non è necessario nemmeno al professore per ritenersi tale, meno che meno allo studente per elevarsi a sua volta a qualcosa per lui di assolutamente estraneo.
Il professore è un mago che non fa magie a se stesso e nemmeno agli altri e neanche allo studente in quanto non è lui che lo rende tale, ma egli stesso, in quanto studia.
Così lo studente è per sua natura annoiato e triste. Lo studio non prevede il compito ma il solo esercizio dello studio. I risultati se si studia arrivano da soli quasi per necessità di cose.
Si studia per sè e in sè, il compito (come pure l'interrogazione di cui è corollario) è qualcosa di estraneo che non riguarda l'essere dello studente. Tutti gli sforzi reali dello studente sono eslusivamente rivolti a se stesso, e alla propria autorealizzazione.
Ma si va Bene e si va Male. Lo studente lavora su se stesso. Le aspettative rimangono irrisolte. Aspettative vane che esludono la comprensione vera della prospettiva di sè e del futuro. Qui si gioca la questione della libertà. Finchè lo studente non capirà che studia per se stesso fallirà come studente, e riuscirà come mero ripetente. Ripeterà come un pappagallo ciò che ha sentito. Senza arte nè creatività.
Arte e creatività che sono il vero scopo di qualsiasi vera scuola.
Si vuole allora qualcosa che porta al fallimento. Infatti si riesce realmente in molto pochi.
E la scuola dovrebbe invece far riuscire tutti, ognuno nel suo vero e esclusivo compito.
Questa scuola, come si va sviluppando adesso, è di un'impotenza assoluta.
Produce più falliti che genii. E non per questione di destino ma per manifesta incompetenza.
La scuola, ora come ora, è un'ideologia vuota che porta allo scacco perenne della vera personalità dello studente.
Questa scuola, nonostante tutti i tentativi per raddrizzarla, diventa sempre più debole. Tutto la porta a soccombere.
I professori umiliati e fuori ruolo.
Gli studenti, frustrati e tristi.
La società, in caduta libera verso cinismo egoismo e indifferenza.
Il potere, incapace del nuovo perchè tutto centrato su se stesso.
La scuola attuale è la fede in un'autolusinga dell'attuale classe dirigente, spocchiosa e raccomandata, e così interamente anch'essa fallita e impotente.
Lo studente è infelice perchè abbandonato.
Ma gli abbandonati benchè infelici possono vedere all'orizzonte della loro infelicità la grande luce della libertà, vero fondamento di ogni studio e di ogni vero successo.
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D'Ambrosio Angelillo

2 commenti:

Anonimo ha detto...

Bellissime parole!

Unknown ha detto...

Proprio come mi sento adesso...