regala Libri Acquaviva

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lunedì 16 agosto 2010

COSI' MI DISSE UNA VOLTA CHARLES BUKOWSKI...

... E quel che mi disse mi lasciò di stucco...
Mi disse:
"Ma vai dove finalmente vuoi andare se davvero vuoi essere qualcuno!"
Io rimasi del tutto colpito, non mi aspettavo per niente quell'uscita.
Dissi:
"Beh, Hank, di solito lo faccio".
Ma lo dissi senza convinzione, infatti non convinsi nemmeno me stesso.
Lui disse:
"Beh, se lo dici tu..."
Poi disse:
"Non bisogna scrivere se non hai una storia da scrivere".
Io me ne rimasi zitto. Sapevo cosa voleva dire, anzi ne avevo maledettamente paura. Quasi quasi in quel momento volevo diventare un idiota, e così non capire niente. Buk mi stava mettendo a nudo, e non era per niente piacevole. Stavo facendo una figura di merda, soprattutto con me stesso.
Ma fu un attimo.
Dissi a me stesso: "Beviti tutt'intero questo calice di veleno mortale".
Buk allora mi disse, come se mi avesse letto nel pensiero:
"Datti una mossa, amico mio, ti sei seduto su una sedia elettrica e io adesso ti darò la scossa".
Io me ne rimasi immobile, aspettando il responso del Nume, la sentenza del Destino.
Lui disse:
"Lascia stare le cose inutili e i piagnistei, ma racconta i cazzotti che hai preso, che si vede dalla tua faccia non sono stati pochi. Racconta la bottiglia che ti sei bevuta quando hai pensato di farla per davvero finita. Racconta la storia con la più bella figa che ti sei scopata, quella per la quale eri disposto a finire anche in manicomio. Perchè così è la solita vita di tutti, anche se fanno finta di non saperlo".
Io stavo zitto, perchè semplicemente non sapevo che dirgli, era lui il Maestro, mica io.
E lui disse, come se miracolosamente avesse visto ancora una volta i miei pensieri:
"L'anima, come la barba, cresce da sola, non c'è bisogno che tu faccia niente, ma, Cristo, ascolta solo la sua voce, E NESSUN'ALTRA!"
Io lo guardavo, intimorito, avevo paura che si arrabbiasse, in uno dei suoi moti d'ira improvvisi e violenti. Ma me ne rimasi là, ad aspettare da lui tutto quello che sarebbe venuto. Anche una bestemmia, o una spinta che m'avrebbe buttato a terra.
Buk aveva 23 lattine di birra in corpo, di varie marche e misura.
Io ero lucido come un pazzo che guarda dall'esterno il manicomio dove corre il serio rischio di passarci il resto della sua vita sciamannata.
Ma lui finalmente mi sorrise, di quei suoi sorrisi di bambino allegro e puro, che solo un cattivo demonio nascondeva a volte ai più. Un sorriso di un bambino monello ma assolutamente buono e comprensivo. Il sorriso di un amico vero, disposto pure a menarti pur di salvarti .
E così Buk mi disse:
"Scrivi come se dovessi atterrare il più grosso stupido bestione che tu possa incontrare nella tua vita: te stesso che ti fotti da solo: Essere coglioni a volte può pure andare bene ma non fino a questo punto".
Ridivenne d'improvviso molto serio, ma i suoi occhi sorridevano ancora.
Di purezza, di innocenza, di vera amicizia.
Così mi disse una volta Charles Bukowski, in quel della cara Los Angeles di una volta...
.
G.D. Angelillo

domenica 15 agosto 2010

BUK racconto di d'ambrosio angelillo

Ero all'aeroporto di Los Angeles. Ero con Charles Bukowski. Io non avevo il biglietto dell'aereo. Nemmeno Buk ce l'aveva.
Eravamo andati lì solo per vedere fighe e bere birre.
A un bar, spaparanzati, ce la godevamo. A vedere fighe e a bere birre. Prima a vedere fighe e poi a bere birre.
Ce ne erano di tutti i gusti e di tutti i tipi. Alte, basse, more, bionde, rosse. Truccate, al naturale.
Di fighe e di birre pure. Le fighe e le birre sembravano appartenere alla stessa razza. Senza non si poteva stare, ma alla lunga ti ubriacavano e ti stendevano sotto il tappeto.
Buk mi dice sorridendo sornione come un vecchio gatto nero:
"Tutto sommato è molto meglio guardarle e sognarle che amarle davvero. Se le ami davvero finisce sempre tutto in merda".
E alla parola "merda" scoppia in una fragorosa risata: "AH AH AH!"
Sembra davvero un vecchio Pan che finalmente ha raggiunto la sapienza.
Tutti volgono lo sguardo verso di noi e ci prendono per due vecchi pazzi appena scappati dalla prigione.
A qualcuno leggo pure negli occhi l'oscuro pensiero di chiamare l'autombulanza del manicomio. O al minimo la polizia.
.
g.d. angelillo
.
raccontino pubbicato
dalla fanzina milanese
"di riffo e di raffo"
nel marzo 1994

MA PERCHE' CERTE VOLTE CI VIENE LA FREGOLA DI RACCONTARE QUALCOSA A QUALCUNO?...

... mi viene a trovare un tipo, capello liscio tutto menato all'indietro, tutto unto come avesse calata la testa in un bidone di olio d'oliva, occhialetto rotondo, tutto disegnato per farlo sembrare più intellettuale che si può, minuto, segaligno, magrolino e un pò curvo di spalle forse per le troppe letture, se di Topolino o di Tolstoj non saprei dire...
Vuole fare un documentario su di me e io come al solito, come un perfetto caprone, mi faccio prendere dall'entusiasmo e attacco a raccontare... Ragazzi, quando attacco attacco, non temo rivali, ho tante di quelle storie immagazzinate dentro di me che se qualcuno, per sua sfortuna, mi dà la stura io lo investo come una valanga inarrestabile fatta di aneddoti parabole curiosità fatterelli d'ogni misura e qualità...
Ho cominciato a raccontare trame di miei romanzi, vicini e lontani, e poi di là son passato ai miei maestri, certo che ne ho intruppato notizie e storie su tanti eroi e grandi della letteratura... e poi il discorso è passato da solo sull'Arte che è SUPERPOLITICA, cioè che al di sopra e al di là della politica, in un posto superiore, perchè l'Arte unisce gli uomini invece che dividerli, e l'Arte non giudica mai ma sempre comprende e via di questo passo, e tra una cosa e l'altra gli ho raccontato i guai che ha passato Heidegger con il nazismo e poi pure nel dopoguerra per il suo essere lineare e intransigente con la sua stessa filosofia, e poi ho raccontato di Ezra Pound, un autentico genio della poesia universale, rinchiuso come una bestia in una gabbia dai suoi connazionali americani per aver fatto discorsi alla radio italiana negli anni della guerra in favore di Mussolini, e poi di Pascal e Montaigne... e poi ancora con i miei racconti e i miei romanzi... Insomma, ragazzi, l'ho massacrato... io mi sono accorto che lo stavo sfibrando e mi sono detto: "Ora faccio parlare lui e io la smetto"... E così ha parlato un pò lui, e mi ha dato il destro per raccontare altre cose sui contadini, e la cultura popolare e la grande tradizione del folklore italiano...
Alla fine l'ho smessa per davvero e gli ho detto: "Perdonami per la mia logorrea..."
Lui s'è schermito: "No, no...", ha detto.
"Grazie, per la tua pazienza ad ascoltarmi..."
"No, no..."
Poi finalmente è andato via...
Io l'ho salutato e ho subito distolto lo sguardo, facendo finta di chiudere l'uscio, ma invece mi sono voltato per vederlo andare via... (Fate anche voi questo trucchetto, ragazzi, per sapere realmente cosa la gente pensa di voi..) ... Certe volte va male, non si capisce niente, ma certe volte va bene, e avete così il vero quadro della realtà attorno a voi...
Il tipo intellettualino va via, in compagnia della sua ragazza, serio, sta zitto, non dice niente, e io lì che lo squadro, non visto,
perchè lui ormai mi crede dietro la porta... Finalmente sbotta, guardando sempre avanti sibila: "Se stavo ancora un pò a ascoltarlo morivo..."
Va via, e io finalmente chiudo la porta. Guardo l'orologio, sono le 6 di sera, lui mi è entrato in casa alle 3 e mezza. Ho parlato per due ore e mezza di fila. Ne ho dette di cose... tutte al vento... Fossi rimasto solo avrei avuto tutto il tempo di almanaccare un mio racconto...
Così mi è venuta la domanda: "MA PERCHE' CERTE VOLTE CI VIENE LA FREGOLA DI RACCONTARE QUALCOSA A QUALCUNO?"
Mi son risposto da solo: "Per dire a qualcuno che anche noi dopotutto esistiamo". Questa strana e tenue esistenza che certe volte ci sfugge letteralmente dalle dita, e allora per trattenerla ancora un pò accanto a noi ci prende questa voglia insopprimibile a raccontare... per dare un senso alla nostra esperienza, ai nostri studi, ai nostri ideali...
Il tipo azzimato naturalmente non farà più il documentario su di me, ne son più che sicuro... Ma io me ne frego, sopravviverò anche a questa immane sciagura... son convinto che ce la farò ad andare avanti come al solito... perchè anche prima vivevo senza documentari su di me...
Ma dopotutto è stato lui che ha cercato me e non il contrario, e te vai a trovare uno scrittore e non ti aspetti di essere massacrato di storie?
No? E allora non capirai mai nulla nè del riffo e nè del raffo...
Ciao, ragazzi
dal sempre vostro
G.D. Angelillo
.
pezzo pubblicato dalla fanzina milanese
"DI RIFFO E DI RAFFO"
nel luglio 1994

venerdì 13 agosto 2010

AMICO poesia di d'ambrosio angelillo

Sono la tua ultima risorsa, amico mio,
ti fai sentire solo quando sei con l'acqua alla gola
e cerchi da me la foglia della salvezza.
Io come un fesso ci casco sempre
e sempre t'aiuto.
Lo so che sei sincero
e che la follia ti ha marchiato a sangue pure a te,
ma so pure che sei traditore
e alla prima occasione me la farai pagare cara,
soprattutto per il bene che sempre non ti nego.
So che rischierei grosso a non aiutarti
soprattutto per me stesso.
Ho sempre creduto nell'amicizia
e sempre ci crederò,
così se tu dopo l'aiuto
andrai dai miei peggiori nemici a vendermi l'anima:
fa' pure,
nemmeno ti serberò rancore per così poco.
La mia anima te l'ho fatta vedere sempre in poesia
così tu, per quei 4 soldi e per quel panino ammuffito
che ti ci comprerai,
venderai sempre uno specchio abbandonato
e mai il mio cuore.
E così, caro amico,
anche se continuerai a tradirmi
tradirai sempre te stesso
mai ciò in cui credo veramente.
Ma comunque voglio pure continuare a credere
che il vero pazzo sono io,
io che mi immagino che la vita è soprattutto fedeltà
e mai neppure è possibile voltare le spalle
a quella fiera e splendida bandiera
che una volta come un incredibile miracolo
ci fece addirittura nascere a questo mondo
dandoci al contempo
una certa dignità di esistenza.
Il pacco te l'ho mandato
e qualche buon pranzo son certo che te lo tiri su.
Lo so che lo aspetti fiducioso
ma pure che tu temi che io ti volti all'improvviso le spalle
e così mi immagino molto bene la tua concreta sorpresa
quando il postino ti suonerà alla porta
tu aprirai e d'improvviso te lo ritroverai tra le mani
come il forziere di un tesoro di un vecchio pirata,
e mi metto a ridere da solo, così come un pazzo,
per la felicità di averti fregato ancora una volta
con il mio altruismo da vero manicomio di solo reparto agitati.
Che tu beva o meno alla mia salute poi
con quel vino che ti comprerai
grazie al fondovalle della mia follia
m'importa e non m'importa,
dopotutto siamo tutti nel profondo ciò che siamo
e gli altri in questa scelta d'assoluto
non centrano un bel nulla.
Ciao e stammi come al solito bene,
viviamo alla fine un pò tutti
con così poco
che alla fine siamo contenti
qualsiasi cosa accada
se poi finalmente ci lasciano in pace
con la nostra miserevole continua inesauribile solitudine.
.
d'ambrosio angelillo

mercoledì 11 agosto 2010

CHARLES BUKOWSKI E SUO PADRE poesia di d'ambrosio angelillo


non c'è che dire, Charles,
continui a fottere la morte
anche un bel pò di anni dopo che te ne sei andato.
i tuoi libri nuovi continuano a uscire
come se tu fossi vivo e vegeto ancora là
sulle tue dolci colline di Los Angeles.
sei diventato ormai un genio immortale
di fama mondiale,
tutti ti conoscono dappertutto,
anche chi ti odia.
se ti vedesse tuo padre ora,
lui che credeva che tu fossi un fallito
a vent'anni,
se ti vedesse adesso
e si accorgesse di cosa sei diventato.
è diventato famoso anche lui
con la sua guerra in Germania
e il suo tosaerba da giardino.
hai fatto diventare famoso anche lui
come una star di Hollywood.
e invece lui ti credeva già un fallito a vent'anni.
ma come fa un giovane a 20 anni
a essere già un fallito
con tutta la vita davanti?
certi genitori anche se sono genitori
non capiscono niente della vita
anche se nei fatti l'hanno generata.
ma la sua colpa è ancora più grave
perchè era il padre di Charles Bukowski
e pensava che Charles Bukowski
era già fallito a 20 anni
e lo cacciò di casa.
se ti vedesse adesso, Charles,
ora che sei uno scrittore di fama mondiale,
come Céline, Dostoevskij e Hemingway,
se ne resterebbe lì a bocca aperta
e forse ti chiederebbe scusa.
ti chiederebbe scusa di averti dato del fallito
a vent'anni.
quando tu eri già Charles Bukowski
e lui avrebbe dovuto saperlo prima di tutti quanti
perchè era tuo padre.
.
d'ambrosio angelillo

LA RUSSIA BRUCIA poesia di d'ambrosio angelillo

la russia brucia
perchè hanno ammazzato tutti i poeti
e hanno accecato tutti i piloti.
le betulle scoppiano come bombe
sulle ombre degli occhi di tutti gli offensori.
gli scoiattoli sono tutti in trappola
e friggono.
le civette si son perdute
nel sangue di tutti i galli uccisi
perchè non sorgesse più il nuovo mattino.
è arrivato però l'accordo per l'autoannientamento.
petrolio gas nucleare. dollari rubli yen.
con il gallo è sparita la croce dei venti.
la pioggia arriverà l'anno prossimo
quando l'inferno si sarà mangiato l'ultimo diavolo.
ma se Cristo è morto
il capitalismo è peggio di napoleone
il capitalismo è peggio di hitler.
se l'uomo è diventato un vigliacco
è il mondo ormai che ha dichiarato guerra al padrone,
e l'acqua e il fuoco
sono i suoi invincibili generali.
il cielo è ancora azzurro
ma non in russia quest'estate.
l'uomo è un animale intelligente
che però preferisce a volte la stupidità più becera.
.
d'ambrosio angelillo

D'Ambrosio Angelillo CONFESSIONI DI UN CANE romanzo Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA


UN CANE PARLA E RACCONTA
COME VEDE LA VITA UN CANE
.
"C'è un cane in ognuno di noi
e di solito è la nostra parte migliore".
D'Ambrosio Angelillo

D'Ambrosio Angelillo UN PERDENTE DI NOME GESU' poema Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA


martedì 10 agosto 2010

CARA MILANO poesia di d'ambrosio angelillo

Son rimasto solo
e non ho che te, cara Milano.
Come una cagna di voci
mi accompagni nelle mie passeggiate solitarie.
E mi piace vagare nel tuo pelo
di cagna stanca
di essere malmenata.
Quante ne abbiamo combinate insieme io e te.
Tutti quegli altri amici
chissà dove se ne sono andati ora.
Ormai quasi più nessuno capisce la tua bontà,
cara Milano mia.
Ma tu sei forte e sei ben piazzata.
Sono io invece a un passo dalla mia sconfitta.
Urlano i vincitori e le loro fiamme fatue,
io come al solito preferisco i poveri come me
e i pazzi.
Ormai dò voce a stupidi spettri.
Le parole degli altri mi minacciano ormai
o mi deridono.
Nel migliore dei casi mi ignorano.
Ma io ho te dalla mia parte, Milano mia,
ormai fatta solo di voci antiche
ma fedele,
non come questi barbari del deserto
che per un soldo
si vendono anche la tua luce,
che appartiene solo ai tuoi giorni
tutti fatti di care belle madonnine d'oro.
.
d'ambrosio angelillo

giovedì 5 agosto 2010

Cara Pazza, lo so che sei lì, appena dietro la porta...

appena esco o abbasso la guardia, tu entri e fai la tua piazzata. Non posso cacciarti, non posso sconfiggerti, perchè la follia è davvero invincibile. Anch'io sono come te, anche se tu all'opposto mi credi un perdente. Ma non fa niente, le regole le fa la Premier League e anche il raccattapalle è tenuto a rispettarle. E io non sono il Presidente della Camera e nemmeno il presidente del gabinetto, perchè di orinali non ne ho bisogno. Ho il bosco attorno a me, il bosco metropolitano pieno di pali della luce da abbracciare verso il ritorno a casa. Alticcio e allegro per il bel viaggio fatto.
Non posso spararti, così ti scrivo.
Perchè ce l'hai con me?
Non ti ho fatto niente. Ne sono sicuro perchè non faccio del male proprio a nessuno.
Tu sei una pazza invece e fai quello che vuoi.
Ma forse anche tu sei solo una macchina scassata in attesa di essere rottamata, come tanti di noi che sognano il governo e si scoprono tappi in pensione.
Per me vuoi fare solo l'astronauta e non ci riesci perchè non sai nemmeno saltare con la fune. Ma questa è un'altra storia.
Imparare a scrivere per allegria. Delocalizzare la follia sugli altri. Gli operai costruiscono gli stabilimenti e il medioevo ti aiuta a evitare il mostro elettronico.
Io costruisco sogni di carta e faccio tutto da solo.
Tu sei una pazza e il tuo lavoro è solo quello. Il sole fa la luce e tu fai razzi per colpire i principi.
Comunque per me Cassano ha fatto bene ad andare alla Sampdoria, Genova è una repubblica marinara e l'Italia è solo una monarchia di "lei non sa chi sono io".
"E chi sei?"
"Un barone".
"E non eri conte? Che c'è? Ti hanno detronizzato?"
"No, ma ho avuto un rovescio in famiglia".
"E che rovescio?"
"Sì, insomma uno schiaffo".
"E chi te l'ha dato?"
"La cuoca".
"Avete la cuoca in casa? Allora siete ricchi".
"No. Sono il figlio della cuoca".
"Ma allora sei figlio di una serva!"
"Sì, ma non volevo dirtelo"
"E cosa volevi dirmi allora?"
"Io volevo dirti solo: LEI NON SA CHI SONO IO!"
"Ah, già, m'ero scordato".
"Ricordati".
"Ma allora chi sei?"
"Niente. Basta. Dico: 'lei non sa chi sono io', e tutto finisce qui. Non si va mica avanti".
"Questo gioco funziona così?"
"Sì."
"Basta saperlo".
"Ora lo sai"
"Bene, meglio così".
ecc. ecc. ecc. ecc.
Specifica di saldatura e poi chiedi a tua moglie,
nessun signore, e il biglietto è andato a farsi fottere.
Devo andare in Congo, o almeno arrivare a farci qualcosa.
Certo, sono andato nel serbatoio N°5 della Petrol e ci ho trovato 260 e-mail da leggere. Adesso come mi sento? Mica tanto bene.
L'importante è sapere la strada e puoi andare pure dove vuoi.
Ora il treno si è fermato per motivi non riconducibili alle ferrovie dello stato. Un pazzo si è buttato sotto il treno e il convoglio è fermo da "alcuni minuti" fatti di qualche mezz'ora.
Io non ho più fretta, quando arrivo arrivo. Un mio simile non andrà più da nessuna parte, e io giustamente mi accontento.
Il treno ora lo devieranno da Voltri, tanto non me ne sarei accorto nemmeno, nemmeno se mi deviavano in un manicomio.
Perchè ti scrivo?
Ho imparato l'alfabeto fin da piccolo e così faccio parte della clientela anch'io.
Il mondo è ormai governato da una mente pazza, e così ti do ragione su tutta la linea,
passo e chiudo.
Tanti cari saluti
Joseph K.
.
soldato rock

"LA VERITA' SULL'AMORE", nota su BULLAZZE E MARMITTONI 38 racconti metropolitani di D'Ambrosio Angelillo


Il tipo della copertina, un mio vecchio amico che alla fine
dopo tanti aiuti da parte mia, fa finta di non conoscermi più
ora che è diventato famoso e ha avuto successo (sic!),
guarda una bella donna fittizia e inesistente sul manifesto
preferendola a una bellissima donna reale e vera che gli passa
praticamente accanto, e le volta ostentatamente le spalle
perchè ciò che disprezza davvero è la stessa realtà.
Per me è la metafora di tanti intellettualini e intellettualoidi
di oggigiorno che vivono soltanto nella loro mente
e ignorano completamente la grande e inarrivabile
bellezza della vita vera e concreta di tutti i giorni.
In "BULLAZZE E MARMITTONI", quasi tutte le storie sono vere
e comunque non tutte capitate a me,
io sono un grande ascoltatore e certe storie che mi colpiscono
son capace di metabolizzarle per anni
prima di metterle su carta. Sono un realista
ma non disdegno di raccontare anche sogni a occhi aperti.
Il tema comune dei racconti è la pressocchè impossibile realizzazione dell'Amore
nei nostri tempi così segnati da un egoismo e da un arrivismo ai limiti del bestiale,
ma il tutto viene calato in un clima di ironia onnipresente,
così piuttosto che disperarci ci possa venire da ridere,
anche se le risate sono un pò tristi e amare.
Comunque almeno si è tentati di sorridere...
In questo libro ho assolutamente preso sul serio
quei versi di Auden che dicono: "La verità, vi prego, sull'amore...",
ebbene ho raccontato la verità, almeno secondo me,
e con mia somma sorpresa mi è venuto da ridere.
Spero che a leggerli venga da ridere anche a voi...
E' un libro raro ormai, ma con un pò di buona volontà
si riesce ancora a trovare...
.
D'Ambrosio Angelillo
soldato rock

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, nel 1982 in un bar universitario della Statale di Milano


Giuseppe D'Ambrosio Angelillo KILLING GENIUS BANG! romanzo Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA


GIALLO METROPOLITANO FUTURISTA
senza assassini
ma con un tentato omicidio reale:
l'intelligenza di tutti
(in uscita a ottobre 2010)

martedì 3 agosto 2010

Caro Andrea, contadino e senza terra...

...e magari senza Messico, non siamo niente a questo mondo, solo la scrittura è qualcosa, appena un pò più di noi. Ma quel pò ci fa sfrigolare nel cervello, ci fa fremere fin nelle midolla. Quel pò ha a che fare con quel qualcosa che è superiore a noi e che a tutti i costi cerchiamo di dare un nome senza arrivarci. Quel pò appartiene a quel qualcosa di celeste che pure siamo noi e mai sappiamo bene cosa è e cosa può mai essere. Siamo esseri molto limitati, ma pure con la scrittura possiamo osare qualcosa. Per esempio: sognare.
Sognare una vita migliore magari. Con la scrittura si può. Il regno delle cose non vere nè esistenti ma possibili, mi sembra che diceva Aristotele. Uno che di certo se ne intendeva di analisi logica, di sintassi e di poetica.
La regola non c'è. Ma sognare è possibile, e sognare il nostro Io migliore pure. Ecco per molti la vera ragione della scrittura. Tra cui il qui medesimo umile me stesso sottoscritto. Certo ci possono essere mille altre ragioni, tutte plausibili e validissime. Ma la mia è proprio questa.
Così di sbieco e di straforo si scopre che la scrittura è Speranza.
A me piace molto pensarlo.
Un Io migliore, un Mondo migliore, una Vita migliore di certo esistono, almeno come possibilità. Ecco allora che scatta, precisa e incontrollabile, l'antica molla della scrittura.
E poi la scrittura, come tutta l'Arte, abbellisce. Rende tutto più bello.
Scusami, caro Andrea, ma per me la scrittura come puro intrattenimento è solo un'assurda minchiata, senza senso e senza sale. Certo si può fare, certo si possono pure guadagnare milioni di dollari. Ma la scrittura che fa progredire l'umanità non è questa. Perchè la scrittura, come tutta la vera Arte, se ne fotte dei dollari e del gusto della massa. I dollari e il gusto della massa sono Hollywood. Il sistema delle stelle. Le stelle dello spettacolo.
Non è quel qualcosa di celeste di cui parlavo prima.
Anzi lo spettacolo funziona proprio perchè fa funzionare in maniera subdola il celeste che è in noi, altrimenti non accenderemmo neanche la televisione. Siamo stupidi, ma non fino a questo punto.
Lo spettacolo può essere naturalmente anche altissima cultura, ma deve nascere come cultura non come spettacolo.
La scrittura ci può descrivere come poeticamente vogliamo essere e miseramente non siamo. La scrittura è capace di darci un riscatto, un riscatto vero e non artificiale. Ci mantiene aperta la possibilità di quella vita migliore che finora abbiamo mancato.
Credo che questo sia uno dei motivi più profondi perchè si scrive.
Poi, altro aspetto da non trascurare minimamente, rende più bello tutto ciò che abbiamo vissuto. Una storia scritta è bella, perchè è l'Arte che rende bello tutto ciò che tocca.
Tutto è bello, solo che noi assurdamente non ce ne rendiamo conto. L'Arte è capace con la sua potenza di svegliarci miracolosamente e di farcelo vedere.
Cos'è l'Arte?
L'Arte è quel qualcosa che ci mostra la Bellezza assoluta del tutto, del tutto quotidiano che ci circonda ogni giorno. Diceva un grande filosofo che Raffaello anche senza mani sarebbe stato lo stesso Raffaello. La Bellezza è il dono più prezioso che ci dona l'Arte, la Bellezza che noi stessi siamo... se solo ce ne accorgessimo...
La scrittura è un'arte a disposizione di tutti, ma bisogna sapere almeno l'alfabeto, non dico la grammatica e la sintassi.
Eppure ci sono scrittori che riescono a scrivere usando solo DUE lettere dell'alfabeto e con quelle uniche DUE lettere scrivono tutto quello che riescono a scrivere. Le lettere sono la I e la O, che insieme formano la parola IO:
Tu pensa che potenza ha uno scrittore che usa tutte le 26 lettere dell'alfabeto. E lasciamo pure stare la grammatica dei mondi possibili e la sintassi di un futuro migliore.
Caro Andrea, mi dici che vuoi scrivere un romanzo di 100 pagine e poi pubblicartelo da solo come faccio io.
Te lo auguro con tutto il cuore, un romanzo di 100 pagine può pure spaccare il mondo, figuriamoci una televisione di marmellata che ci rende tutti uguali e perfetti, ma solo sul piano dell'idiozia e della passività.
Ma che bello vedersi il proprio nome sulla copertina di un libro, ma più bello del bello se quel libro è addirittura un romanzo. Farai più bello te stesso, la tua vita e pure il mondo.
Gli scrittori non capiscono che sono una potenza nel mondo. Si vive invece tutti come servi, mezze seghe, quasi falliti. Invidiosi e gelosi l'uno dell'altro. Se invece ci aiutassimo tutti l'uno con l'altro, nessuno resterebbe senza scarpe, senza fierezza, senza dignità quasi.
Tu togli gli scrittori al mondo e vedi cosa rimane.
Praticamente nulla, e invece quel nulla la scrittura lo moltiplica attraverso l'arte del possibile e lo fa diventare quel nobile tutto che pure abbiamo sotto gli occhi.
Ti auguro ogni bene.
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
SOLDATO ROCK

Cara Cristina Taliento, con un nome come questo sei già nella letteratura...

... io me ne intendo di carte, son già tanti anni che me ne cibo, come tanti spioni appena sono scoperti che si ingurgitano il biglietto della formula segreta per non farla cadere nelle mani del nemico... o come tanti mangiatori di libri così perfetti come possono essere i topi e meglio le tarme... Mangio carte da quando ho cominciato a capire... o forse meglio: da quando ho cominciato a capire di non capire niente... Ognuno si sceglie il proprio destino già prima di nascere, dice Platone, solo che dopo se lo scorda e incolpa sempre gli altri dei casini e delle balordaggini che combina... Tutti forse, tranne gli scrittori... Credo che solo gli scrittori abbiano la piena coscienza che sono loro stessi gli artefici della vita scriteriata e senza sugo che conducono...
Ma in fin dei conti perchè si scrive? E soprattutto perchè qualcuno, cioè quei singolari folli di nome scrittori, perdono e votano tutta la loro vita a questa vocazione del raccontare che dopotutto è solo velleitaria voglia di salvezza e di ricordo imperituro?... Ma la scrittura è anche qualcosa di più straordinario: è Speranza di senso per un assurdo e un vuoto altrimenti assolutamente incomprensibili...
Si scrive perchè si è a caccia di un perchè... un perchè che è il fondamento stesso della nostra altrimenti miserabile esistenza... Ma cos'è questo perchè? E chi lo sa... è un mistero... che il raccontare cerca appunto misteriosamente di dipanare...
Credo così che anche la parola MISTERO abbia nella sua etimologia come base di partenza la parola STORIA... mistero così è: "la mia storia"...
E così non volendo siamo alfine giunti al problema dello STILE.
Ogni scrittura degna di questo nome deve avere il suo stile, e io credo che lo stile sia una questione dello stesso contenuto...
A quel che ho capito io, dopo anni e anni di studio e di pratica di scrittura, lo stile è "la nostra verità"... Non la verità soggettiva da contrapporre alla verità oggettiva e semmai integrarla... no "la nostra verità" è la verità della nostra vita, e questa, secondo me, è l'unica chiave per arrivare infine alla verità delle altre vite, delle persone che ci circondano cioè... di qui poi con una gran fortuna si può arrivare all'Universale, il sale di ogni capolavoro letterario...
La scrittura è ricerca di verità, non verità in se stessa... La verità in sè lascia indifferente la gran parte della gente... ma "la nostra verità" no... è fatta di un'altra pasta, è vita, è concretezza, è ricerca, e questo interessa tutti perchè siamo tutti in cerca...
Ultimamente ho ideato un racconto con il titolo: "Il ricercatore di se stesso", dove il protagonista è alla ricerca di quel particolare qualcuno che è appunto se stesso, ma si cerca e non si trova perchè è difficile vedersi anche solo con la coda dell'occhio... l'io dello specchio non vale, perchè già non siamo più noi...
Ecco: la scrittura ricerca quel qualcosa di molto particolare che siamo noi stessi, e la sorpresa è che noi stessi siamo proprio quella particolare ricerca...
Ecco perchè non si smette mai di scrivere, perchè la ricerca non è mai perfetta...
... Mi son perso... E infatti chi cerca rischia, rischia appunto di perdersi... E di non ritrovarsi più... Dicono che i bambini quando si perdono non son capaci di tornare indietro, son capaci di andare solo avanti, allontanandosi sempre più dai loro genitori e dalla loro casa... credo che così siano anche gli scrittori, una volta entrati nel labirinto della scrittura non sanno assolutamente ritrovare la via d'uscita e così vanno sempre avanti alla ricerca di una strana parola di nome Amore, che coniugano con tutti i miliardi di colori che esistono al mondo, compreso il nero naturalmente...
Io nel frattempo continuo a mangiare carte, e non me ne è venuta ancora indigestione, dopo tanti anni... Sarò diventato un caso molto grave, ma di sicuro non chiamo l'autombulanza e dopotutto i manicomi li hanno pure chiusi... la follia del vivere di carta... ma comunque se immagino l'anima dell'uomo io penso a un libro...
...ecco: mettere tutta la propria anima in un solo libro... credo che sia questo l'intento segreto di ogni scrittore... io ci ho tentato con parecchi libri... ma devo confessare di non esserci ancora riuscito... l'anima è infinita, diceva Eraclito... bisognerebbe inventare a questo punto un libro infinito... qualcuno l'ha fatto...
Oppure trovare un frammento della propria anima che rappresenti il tutto...
Io mangio carte, ma credo che le carte dei libri che mangio siano come la manna degli Ebrei... tu la mangi e poi puoi immaginare pure tutti i cibi del mondo che vuoi, che miracolosamente la manna assume il sapore desiderato...
E chi rinuncerebbe mai a quello strano sapore di infinito che danno le carte dei libri?...
... Ciao, Cristina Taliento, ci hai proprio un bel blog... Io non son capace di farlo così bello... beh, non si può avere tutto nella vita... ricordati: per me con quel bel nome che hai sei già nel bel mezzo di quella grande utopia che è la letteratura... "il gran regno della sintassi", diceva Jean-Paul Sartre... la gloriosa repubblica delle belle lettere...
Belli anche i tuoi racconti...
Tanti cari saluti
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
SOLDATO ROCK

Giuseppe Cesare Abba DA QUARTO AL VOLTURNO Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA


"Un piccolo capolavoro, bellissimo
per l'impronta della verità freschissima
che serba nell'espressione".
GIOSUE' CARDUCCI
.
Diario di uno dei Mille,
al seguito del generale Garibaldi,
in un'impresa fra le più leggendarie
della Storia d'Italia.

on www.books.google.com

Luca Violino IL DIARIO DEL RIVOLTOSO poesie Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA


"Ogni creazione autentica
è un dono al futuro"
ALBERT CAMUS
.
Il grido di un uomo ribelle che vuole amare
non per il lusso nè per la metafisica
ma semplicemente per il suo destino
di essere un creatore.