regala Libri Acquaviva

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giovedì 27 novembre 2014

POESIE DI NATALE Acquaviva



RARA FILOSOFIA DI CHAGALL
raccogli con cura tutti i sogni di una volta,
quegli amori tartassati e persi,
quelle compagnie assurde che avevano mille voci,
centomila pensieri,
milioni di violini  ubriachi,
prendi tutti i baci volati via per nulla,
la polvere sotto l'armadio di quella stanza perduta,
i voli,
i cammini per le strade deserte,
non rassegnarti a fare il fantasma idiota
del tuo nulla presente.
moltiplica nello specchio della tua fantasia
il tuo possibile futuro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CHAGALL SCONOSCIUTO
la magia dell'arte
è un'alchimia strana di cose quotidiane
che tutti noi abbiamo sotto gli occhi,
un vino finissimo di grappoli di sogni,
un talmud intero in una sola paginetta,
una camminata in riva a un oceano infinito,
gli artisti sono per lo più anonimi,
li cercano solo gli dei,
all'occorrenza qualche diavolo,
per farsi dare anche loro qualche rarissimo fiore inventato.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 25 novembre 2014



VINCENZO MOLLICA, SUPEREROE DI FUMETTI

    Stavo a casa di Vincenzo Mollica e stavamo davanti alla TV accesa. Io mi mettevo a raccontare dei miei guai e Vincenzo mi ascoltava svogliato. Dopo un pò s'è stancato dei miei guai e m'ha fatto capire che potevo andarmene pure. Allora io ho salutato e sono andato, la sua cameriera m'ha portato i vestiti. Io ho preso tutto e sono andato a vestirmi nel corridoio. Faceva un caldo bestiale quel giorno.
    "Non devo raccontare dei miei guai: stanco troppo le persone", ho pensato.
    Su di un divano abbandonato, mi son messo le scarpe e poi i pantaloni, larghissimi perchè erano tutti pieni di fili di computer, carabattole, apparecchi elettronici sfasciati. Io piano piano allora ho allineato tutto questo a un lato del divano.
    "Però ne avevo di roba nei miei pantaloni", penso.
    Mi metto i pantaloni e passa di là un mulatto.
    "Ehi, cos'hai qui?", mi fa.
    Mi mette la mano nella tasca di dietro e fa finta come di darmi una cosa. Poi scantona dietro la porta di casa sua che era proprio là.
    Io allora mi guardo nella tasca e vedo che mi sono sparite 350 euro.
    Allora vado da lui, busso e quello apre.
    "Ehi, m'hai fregato 350 euro, tira fuori il malloppo", dico.
    Quello si presenta con un martello.
    "Vattene via o finisce male per te", dice e chiude la porta.
    Io rimango là, indeciso sul da farsi.
    Arriva Valentino il Mimo, con la sua faccia di tolla, e si ficca pure lui in quell'appartamento.
    "Ehi, lo sai che abiti con un ladro?", gli dico.
    Quello con la sua faccia di cazzo mi guarda e non dice niente. Poi entra e chiude la porta.
    Allora io vado di nuovo alla casa di Vincenzo Mollica. Busso. Vincenzo apre, dietro c'è la cameriera e altri due suoi amici.
    "Mi hanno rubato 350 euro, lì in fondo al corridoio", gli dico.
    "Chi?", chiede lui.
    "Non lo so. Era un mulatto", dico.
    "Andiamo", dice lui.
    Andiamo tutti, anche i suoi amici lo seguono, alla porta del mulatto. Ma Vincenzo invece che a quella porta, va a bussare a un'altra porta lì dietro.
    Apre il mulatto. Ha un mattone grosso che alza con tutte e due le mani. Lo cala sulla testa di Vincenzo con tutte le sue forze. Ma Vincenzo, con una mossa da supereroe di fumetti, gli prende le braccia e gli fa calare il mattone sulla sua stessa testa.
    Quello si rintrona.
     "Tira fuori i soldi del mio amico o per te finisce molto male", dice Vincenzo al mulatto.
    Quello è troppo rintronato.
    Allora Vincenzo lo perquisisce e trova un mio abbonamento del tram, con la mia foto sopra, con dentro 350 euro.
    Prende la tessera e scaraventa il mulatto dentro casa sua, che crolla rovinosamente a terra. Dietro Valentino il Mimo, con la faccia di tolla, si guarda bene dall'intervenire.
    Io sto lì con un martello in mano dietro Vincenzo. Per dargli man forte caso mai la rissa diventava più cruenta.
    "Andiamo ora", dice Vincenzo.
    I suoi amici sono due supereroi dei fumetti, come lui, e io solo ora me ne accorgo.
    Ci buttiamo giù dal palazzo, volando, che diventa per incanto il pendio di una collina.
    Ci mettiamo a correre ridendo.
    Nel verde.
    All'orizzonte ci sono le torri illuminate dei palazzi della città.
    Poi risaliamo di corsa un pendio di un'altra collina.
    Si ride a più non posso.
    "Vincenzo, non me l'avevi mica mai detto che eri un supereroe", gli dico.
    "I supereroi sono sempre delle persone che nella vita quotidiana si mostrano perfettamente anonime", dice lui.
    Corriamo a perdifiato. Anch'io ho degli strani poteri se son capace di seguirli, anche se non me ne sono mai accorto prima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "IL PATRIOTA AMERICANO", libro di raccontini inedito.

     

pioggia di nulla
piove nulla sulle nostre teste,
con messaggi che partono verso nessuno,
con notizie mirabolanti in arrivo da dovunque,
perdite in registro dai comunque,
nostra carta d'identità qualunque,
mondo capovolto,
tutte inzuppate di nulla le nostre scarpe.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 



BARI NOTTURNA

mi devo riappacificare
col mondo dorato del mercato del pesce,
col polpo nella notte che cerca la sua bottiglia,
col piede che trema dell'amico scappato
e mai più tornato,
una Bari notturna che sempre si veste di blu,
con quelle sue tuniche scure sempre a svolazzare al vento,
le fontane antiche 
che sempre mormorano alle spalle di qualcuno
che è ora ormai di farci una lago di verità
con tutte queste assurde nere farneticazioni
con tutte queste luci bianche dove mai c'è nessuno
ad ascoltare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

IL GATTO DI BOB DYLAN

siamo spiriti liberi nel vento della vita,
gatti neri in giravolta,
ragazzi matti nell'astrusa corrente del mondo,
e comunque ci cercano come paludi da attraversare
con la scansione comoda del giudizio decaduto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SI PARLA TANTO PER DIRE

si parla tanto per dire,
ma degli altri vogliamo sapere ogni cosa
ogni virgola
ogni particolare meglio se indecente.
abbiamo ginocchi ballerini, frasi sconce nelle canzoni,
cento cameriere in cucina a bruciarci l'arrosto,
per compenso passiamo la vita 
a comporre astrusi plotoni di esecuzioni,
per finalmente condannare a morte la poesia,
intanto andiamo per strada come vagabondi
con l'occhio famigerato del dittatore incompreso.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 21 novembre 2014


se proprio
se proprio scegli di essere un pazzo:
ama la bellezza.
gda
LIBRI
cadono come tanti morti
i libri qui in città,
nessuno ne parla 
perchè davvero hanno pochi parenti,
qualcuno li scrive ancora
ma sono anime perse che vivono già all'inferno.
si prega comunque ancora almeno per la poesia di un amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

NESSUNA VOCE
nessuna voce
può fare a meno di mangiare la rivista della lascivia,
un pane bruciato
al fuoco sacro di un paradiso molto profano,
dove gli occhi indulgono sulla carne
e sfidano ogni pericolo.
la vita ha una frontiera aperta sull'inferno
e lì ride come una pazza
che va in delirio per ogni diavolo incontrato.
giuseppe d'ambrosio angelillo

O LIBRO
o libro, che vai come una nave
con le mie parole imbarcate
e i miei sentimenti
e i miei segreti mai svelati a voce,
alla scoperta incerta di quell'america di passioni
che molte anime covano in corpo.
taglia via quest'andare sconclusionato
di barchette alla deriva.
dammi una sirena forte di vita
che scansi gli scogli
e le fanghiglie assurde di tutte queste pozzanghere per via.
giuseppe d'ambrosio angelillo

nel castello di Kafka

che v'importa se me ne sono andato anch'io
nel castello di Kafka?
mi piacciono le pareti impossibili da scalare,
i cannoni che sparano bordate di truffe,
la vita che combatte con la morte
e che mai si sa chi davvero vinca.
cerco questioni che sanno d'eternità,
che stanino finalmente questi miserabili attimi di nulla
del tempo presente,
dopo tutto la primavera di ognuno
è ancora un mistero
che nessuno ha ancora svelato.
giuseppe d'ambrosio angelillo
CI SONO UOMINI CHE SE NE FREGANO
DELL'AMORE

ci sono uomini che se ne fregano dell'amore,
pensano che lo stabile stia in piedi per puro egoismo,
che in cielo ci sia solo un vento senza senso,
che il tempo usi le donne
solo per fare maglioni di lana.
vanità di campioni di espedienti
sempre col mandolino del soldo in bocca e nell'anima,
ma il diavolo ha fatto la pentola
e il coperchio l'ha lasciato in mano alle donne.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

GATTO NERO NOTTURNO
gatto nero notturno
che se ne va in cerca nella centrale elettrica
di tutti i nomi degli amari di città,
per farsene una storia,
un romanzo, non so.
è uno spirito che ha graffi molto scuri,
corre nel passato in cerca di gioie
ma il suo malloppo è un sacco pieno di miserie
dove per trovare una scintilla di vero amore
bisogna raspare in una infinità di peccati senza senso.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
C'E' GENTE CHE VIENE A MILANO
PER AVERE SUCCESSO

c'è gente che viene a Milano per avere successo
e lo trovano pure: in un manicomio
dove si gela di passioni,
sui marciapiedi dei gioiellieri dell'ipocrisia,
ai negozi dei marchesi del malaffare,
i predoni del buon lavoro
che son capaci di cacciare pure Dio da casa sua,
è una bella bella piazza del rinascimento Milano,
piena di metafisica e di salami tagliati a fette molto grosse,
lo scontrino battuto alla cassa del diavolo,
e preghiere spedite nella nebbia tra i più poveri,
bar di lusso che servono psicofarmaci,
gente pacifica e personaggi da circo,
così tronfi e superbi
da credersi per davvero poeti e suonatori,
si mangiano la vita di tutti
e poi fino a sera imballano autotreni di risate
da dar da mangiare a tutto il popolo dei rassegnati,
per dar loro da pensare che in fondo tutto va sempre bene.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

giovedì 20 novembre 2014


CHAGALL
Chagall, quella mano venata di eternità
che per sogni e utopie
racconta la sua logica invincibile,
il tuo coraggio di artista
che metteva scale al cielo
per guardare negli occhi Dio
e sorridergli per la sua sapienza infinita
così molte volte misconosciuta
dalla gente impressionista,
il tuo viso in fiamme nei colori innumerevoli,
mentre il futuro e il passato
disegnano la secca pianura del presente.
GDA
all'albero della vita

il dolce frutto della vita
è pieno di giorni,
semi matti d'amore
che scorrono lungo un fiume ininterrotto
di soperchiatori.
gda
giuseppe d'ambrosio angelillo
WHISKY NELLA GIACCHETTA
romanzo
ACQUAVIVA, 2014


FEDERICO GARCIA LORCA

O uomo triste che cercavi la felicità
e invece trovasti un gatto scroccone
dalle mille vite e dalle mille città,
che per armonia cercavi l'amore
e invece trovavi sempre un barile
pieno di aringhe salate
che mai nessuno voleva per cena.
la vita incanta
ed è quella la vera poesia,
tu poeta di teatro,
poeta di baracca
poeta di una infinita New York universale.
gda
HERMANN HESSE
"Anche un orologio fermo segna l'ora giusta, due volte al giorno". hh
In un anno così ne può dire di verità profonde.
Chi va lento pure,
e così anche chi corre veloce.
"Hai per caso Siddartha?"
"No".
"E qualcosa che gli somigli?"
"Un poeta antico cinese".
Con la faccia già oltre la colonna se la svigna via.
Mi è sembrato che dicesse: "Non mi interessa".
Bevo il mio Campari Rosso. Fa freddo fuori. L'edicolante grasso e il distributore di volantini della pizzeria di via Dogana così magro giocano a rincorrersi per riscaldarsi un pò. Io metto via piano i miei libri. Due punkbbestia rovinate mi passano vicino con tre cani, uno di loro mi si avvicina a forza e piscia là, a un palmo dal mio carrellino. Anche il cane vuol fare il critico letterario senza sapere manco cosa sono i libri, meno che meno informarsi su quello che c'è scritto dentro.
Telefono a Raffaele lo Schnorrer: "Raffaele ho una copia di una grafica di Chagall, ti interessa?"
"No, sono già a casa. Rotella devi prendere in giro", mi fa.
"Non mi interessa Rotella", dico.
"Fra un pò prendo la pensione, mi danno pure la tredicesima. Ti darò 50 euro per quella grafica".
"Grazie"
"Ricordati, sono un fratello per te", dice e mette giù.
Nel frattempo l'edicolante ha già chiuso e se n'è andato alla pizzeria a cenare. La panza gli cresce sempre più. Non ha neanche salutato.
Ringrazio il gradino che anche per oggi mi ha fatto guadagnare un pò e me ne vado via.
Caro Duomo, caro Duomo, caro Duomo, come luccichi di grandezza anche nella fioca luce serale di fine giornata, quando fuggitive le ombre degli uomini in piazza nemmeno ti guardano più.
Davanti alla Mondadori la maga dei tarocchi ha un tubo nel naso per chissà quale malattia, intanto predice il futuro a una ragazza che l'ascolta trasecolata.
Mi fermo per un attimo all'angolo dell'Arengario per dare un'ultima occhiata al miracolo di marmo del Duomo di Milano.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "IL PROFESSORE CON LA BANCARELLA", romanzo, Acquaviva 2014



martedì 18 novembre 2014


ATTESA DI NATALE

sono arrivato in Duomo
per curiosare in mezzo alla folla
qualche novità per Natale,
ma la gente si divertiva
facendosi ballonzolare davanti la grossa pancia,
curando le pizze bislacche dei propri tornaconti,
c'era poco da trovare pure dai fotografi
malati di finta grandezza,
infine mi sono messo a giocare con la mia stessa tristezza,
di quando al paese andavo dai preti
a bighellonare tra i santi e i presepi,
ma il tempo andato racconta favole,
sempre quelle dei mendicanti
quando incontrano il re
e li ricoprono d'oro
con la prima sciocchezza che riescono ad almanaccare.
gda

A NATALE
trionferemo anche noi a Natale
con questi stupidi regali che non vuole nessuno,
l'abbiamo visto anche noi, direte,
parlando di qualcuno che vedrete in tv
raccontando del suo nulla e del solito chicco di grano forse,
quando quasi da mendicanti vendevano
tristi fogli di carta che facevano ridere
per quanto erano poveri,
ma ora portate l'acqua al mare
e agli assetati gli fate fare inutili file.
gda

FAI IL ROMANZO DI TE STESSO

fai il romanzo di te stesso
e vedi come gli altri ti buttano all'inferno,
racconta le ore dello zucchero e delle caramelle
e vedi come ti lisciano il destino
fino a farti diventare l'oracolo nazionale
della divina astuzia.
GDA

lunedì 17 novembre 2014

SOLDATO ROCK



SOLDATO ROCK

C'è qui un blog che per poesia si avanza, via!
cosa mi importa del soldo e della banca capolista della nazione?
cosa della povertà, della vita di strada, delle stolide umiliazioni?
ho l'allegria del soldato che combatte contro la superstizione,
con il Rock in tasca e la pagnotta riempita di sogni.
a che mi servono i critici, le lauree e le presentazioni?
ho le scarpe sfondate, proprio quelle buone
per andare verso la mia Utopia.
son poeta di periferia che mai fa rumore con i suoi versi
sui rimbombi dei porti, sui travoni dei binari morti,
mangio neve di Russia, polvere di deserto della Cina,
aringhe salate di Chagall, i polli bruciati di Bukowski,
calco la terra dell'anima mia, l'unica bella patria mia,
sempre in Utopia corro a fare il soldato,
senza manco un caporale sopra di me né un pisquano qualsiasi sotto di me,
a che serve la fama se l'arte è tutto per me?
vado avanti alla carlona tra casoni divelti e piogge senza fine,
orti, parchi e giardini, campagne, campi e albereti,
cerco l'oro del mondo e la misura del mondo,
bacio il ricordo della mia infanzia quasi fosse la terra vera del cuore mio,
e vado e avanzo, e se cadrò sarà solo per la lotta per la poesia.
a cosa vale la compagnia?
in solitudine vado per il mondo,
come un aereo abbattuto, un bastimento affondato,
che volete che sia?
è fatta così l'Utopia mia,
la scarpa è sfondata ma la penna mi corre avanti sempre, via!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

on www.books.google.com

giovedì 13 novembre 2014





L'ACQUAVIVA

c'era una notte che non si voleva mai fare alba,
era una donna bellissima
che mai voleva andare a dormire,
era una tempesta di sorrisi
che voleva farsi amore
ma mai che sapesse da che marciapiede
andavano intontiti i poeti,
ubriachi di vesti e di sottane
oltre ogni dire,
musiche felici che si mischiavano a crimini inenarrabili,
tutti imbrogliati
dalle mille porte chiuse della loro vita.
ora fanno tutti pubblicità al deserto
dove grandina in continuazione dolore
e lo chiamano per le loro anime spente
grandioso successo.
io comunque come se niente fosse
continuo a fare l'acquaviva.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

UNA BALLATA IN CHIAVE DI VIOLINO

Si spera sempre se si è poeti,
l'amore è fatto di futuro contante
non solo di uno scarno quaderno di chiacchiere,
per il resto si capisce molto bene
che anche il passato e il presente sono utopie
da raccontare in continuazione
se si vuole proseguire nella ballata misteriosa
di noi stessi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO



MARIA

l'utopia che ti porta il cioccolato
è ora una figlia che ti chiama sempre,
e io sempre mi faccio trovare 
perchè ho aspettato per tutta la vita questa gioia leggera,
questa gioia dal sapore di violino
che mi scarica d'un botto
montagne di nulla dal groppone.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


I VIOLINI DI CHAGALL

c'è bisogno di violini nella vita
altrimenti i muri rimangono secchi
a guardare la carta che si consuma.
violini da suonare con le unghie e con i denti
se si vuole remare su questa nave vecchia
piena di fantasmi.
tra queste ombre inconcludenti
che rimpiangono la vita per mestiere.
c'è bisogno di violini per cercare l'amore
anche nelle nostre tasche sfondate 
di poeti perduti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "CHAGALL", Acquaviva 2014

martedì 11 novembre 2014


IL LIBRO DELL'ANIMA

un'anima è un'allegra covata,
una gallina, una gatta che raspa il suo destino,
una soffitta gelida in fondo alla città,
una bellissima che ti conquista il cuore,
poco altro,
una candela che luccica nella notte,
una finestra sul cielo stellato.
GDA
IL NOSTRO LETTO, I NOSTRI SOGNI SENZA CUSCINI 

il nostro letto è una zattera che naviga ai tropici,
piena di monti e di foreste,
animali strani che si meravigliano troppo,
finissimi pensieri che si strappano
appena sperati,
ci vuole niente a fare un sogno
ci vuole niente a realizzarlo,
basta pregare
ma molto dolcemente.
gda

CI SONO UOMINI

ci sono uomini
che corrono come coriandoli
dietro le bandiere delle loro mille sconfitte,
numeri di circo
che raccontano una vita,
un mistero incomprensibile
che ci pianta nel nostro destino.
le erme delle nostre storie
che si innalzano nelle isole fuori mano
di continenti fantastici.
testimonianze sovrumane
di complete assenze di senso,
ma pure la chimera ancora ci guida
lungo il cammino senza giudizi,
per sentimenti fuori porta
in vecchie osterie del cuore
dove i nostri spettri cuociono antichi piatti di dolore,
mentre il vicolo cieco è fatto
e noi non sappiamo minimamente
come mai ci siamo finiti dentro,
nonostante tutti i nostri studi
e la nostra intelligenza.
ma forse lo studio era sull'ignoranza
e l'intelligenza una grassa stupidità.
ma no, non siamo ancora morti,
un dio ci ha salvato ancora
tirandoci per i capelli da sotto il tram.
il colonnello aspetta ancora una lettera di speranza
dalle retrovie degli imboscati,
il gatto vecchio aspetta ancora il suo piatto di trippa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 


UNA PER IL GRANDE ANTONIO BONAVOGLIA

con Antonio Bonavoglia, allo stand "Cuore della Puglia"
in occasione dell'assemblea ANCI a Milano 
Grande Antonio, con lui abbiamo versato da bere i vini e i liquori, dato pane con olio delle nostre terre, raccontato dei nostri contadini... dei buonissimi frutti delle nostre campagne, tra i migliori in Italia e nel mondo. Combattuto nella trincea per 3 giorni consecutivi, conosciuto persone importanti della nostra cara Italia, ci siamo fatti conoscere come lo stand più ospitale e generoso dell'intera assemblea nazionale. Erano lì tutti i sindaci d'Italia, molti Ministri della Repubblica. Ci hanno apprezzato tutti, tutti hanno avuto una parola di benevolenza e di simpatia nei nostri confronti. Rappresentavamo umilmente ma con estrema fierezza tutte le genti di Puglia. Il destino ha voluto così, io sulle prime non sapevo manco dove ero andato a finire, ma non ci siamo tirati indietro, ci siamo impegnati a fondo... Alla fine stanchi ed esausti ma contentissimi... (Ne racconterò più minutamente in altri luoghi di queste straordinarie giornate...) Con la grinta e la determinazione del sindaco di Acquaviva Davide Carlucci, che ringrazio di cuore per avermi invitato e avermi fatto avere questa grande esperienza di vita, i sindaci di Sannicandro, Adelfia, Bitetto, Bari, molti altri ancora, l'artista Carlo e sua moglie di Sannicandro, Yvette la moglie di Davide con la sua bambina Avril, io con il mio figliolo Angelico, anche lui a darsi da fare con entusiasmo per ben figurare davanti a tutta l'Italia... Io con i miei umili Libri Acquaviva, ne ho dati molti in regalo, per far capire a tanti che la Gente di Puglia non teme rivali in generosità e accoglienza, neanche in Italia, per tanti versi terra principe di accoglienza e generosità nel mondo intero...

giuseppe d'ambrosio angelillo


UNA PER IGNAZIO MARINO, SINDACO DI ROMA

Con il Sindaco di Roma Ignazio Marino, allo stand "Cuore della Puglia".
L'ho visto arrivare sorridente, da solo, verso lo stand, era un momento di stanca e non c'era quasi nessuno intorno, è venuto dritto verso di me.
"Qualcuno mi ha detto che lo stand della Puglia è il più ospitale di tutti e ha aggiunto che dovevo visitarlo quasi come un dovere, così sono venuto. Dovevo venire già ieri, ma poi m'è sfuggita l'occasione", mi ha detto.
"Grazie, Sindaco. Posso offrirti un bicchiere di vino primitivo delle nostre terre?", gli ho detto allora io.
"Ti ringrazio ma meglio che non beva".
Allora io ho preso un mio libro Acquaviva dal titolo "Italia" e gliel'ho dato.
"Sono favole contadine da tutte le terre d'Italia. Un dono per te da Acquaviva delle Fonti e tutt'intera la Puglia", gli ho detto.
Lui mi ha sorriso e ha guardato i miei libri.
"Mi dai anche i "Proverbi toscani"?". ha detto.
"Ma certo, Sindaco, ci mancherebbe!"
Poi gli ho chiesto una foto davanti allo stand per testimoniare la sua visita e ho chiamato: "Antonio! Antonio!". Ma il mio amico Antonio che fino a pochissimo prima stava affettando pane di Ginosa e grosse scamorze affumicate di Gioia del Colle non c'era più, chissà dov'era andato.
La foto allora l'ha fatta il mio figliolo Angelico, con il telefonino di suo fratello maggiore.
"Complimenti per il vostro gran "Cuore", mi ha detto andandosene, sempre in perfetta solitudine.
Il Sindaco Ignazio Marino, una persona dolce, con lo sguardo buono, aperto, con il sorriso sempre pronto...
Appena andato, qualcuno s'è avvicinato, chissà da dove.
"Era il sindaco di Roma, Ignazio Marino", gli ho detto.
"Già, ma quello non le paga mica le multe", mi ha sibilato con tono acido.
"Cos'è questa storia? Non ne so niente", ho detto io.
"Lo hanno scritto sui giornali. Ne parlano tutti.", ha confermato lui.
"I giornali? Per carità... Per me invece se lui ha avuto delle multe le ha pagate. Certo che le ha pagate", ho detto io.
"Ah, ho capito. Te sei uno che crede ancora alla luna"
"Tu invece credi ai giornali. Pensi davvero di essere messo meglio di me?", ho detto io.
Il tipo ha creduto opportuno di nemmeno replicare ed è telato via senza dire più niente. Ma a proposito da dove diavolo era uscito fuori?...

giuseppe d'ambrosio angelillo
Giuseppe D'Ambrosio con Angi, Miki e Tommy
all'Assemblea Nazionale ANCI a Milano 
6-7-8 novembre 2014
allo stand "CUORE DI PUGLIA"
con i Libri Acquaviva
invitato dal sindaco di Acquaviva delle Fonti
Davide Carlucci

lunedì 10 novembre 2014



e a cerchie di navigli
io mi aggiro nelle tue notti Milano
quando manco ti viene di tremare
per il troppo freddo
o per i respiri sinistri di armature mai indossate,
sei un'anima del mondo, Milano,
un teatro di assassini
che il vento disperde nella memoria
quasi fosse una palude sventurata,
ma la fortuna è grande e tu lo sia bene, Milano,
perchè la vita è più grande di tutto
e continua a ubriacarsi sulle tue spalle.
sui cori che si levano alti dalle guglie
per poi cadere pesanti sulle fisime rotte
di tutti noi matti qua sotto.
giuseppe d'ambrosio angelillo




 il cactus
diventare grandi
in mezzo a tutta questa steppa di cretini
dove non ti guarda nessuno
perchè nessuno è se stesso
non so se ne valga la pena
o se non sia preferibile
diventare un cactus pungente
pieno di spine
e non farsi toccare più da nessuno
nemmeno se te ne stai in cravatta
o ubriaco di nulla
a pensare a Dio
giuseppe d'ambrosio angelillo

LETTERA DI UN GIOVANE POETA DA CARMIANO. LECCE


                               "Se scrivete cose non conformiste
                               che intendono mettere in dubbio
                               il pensiero della gente potreste
                               aver bisogno di pubblicarle voi stessi".
                                                  WALT WHITMAN


    Ciao Giuseppe,
  come promesso ti mando il libro, il primo spero di una serie che vorrei autoprodurre...
La citazione di Whitman, insieme al sapere della tua esistenza, insieme alla poetica di Fernando Pessoa, e alla sua esperienza di stampatore, fanno tutte parte della costellazione che alimenta il mio motore. I versi delle 6 paginette costituiscono un poemetto da leggere tutto di seguito, le parole sono di un caro amico, Giuseppe Semeraro, poeta e attore, il testo l'ho fatto io, in casa, stampandomi i fondi delle pagine a mano, così come i disegni, uso la tecnica della xilografia, poi con una vecchia Olivetti 32 ho battuto il testo, e una volta che avevo tutto pronto mi sono rivolto a una piccola tipografia del mio paese, un amico, e finalmente la scorsa Primavera era pronto... prendilo come un genuino esperimento, come un pezzo di pane, che al di là della forma, secondo me, ha un buon sapore.
   La poesia intendo...
   Grazie per il tuo insegnamento, per la tua presenza, per questa corrispondenza...

N.B. Ti mando la versione con il disegno originale in copertina, spero di poter migliorare...
                            Fabio

                          Carmiano
                            (LECCE)

Libro:
CONVALESCENZA DI UN POETA
Giuseppe Semeraro


L'ARTE DELLA NEVE

L'Arte della Neve
è una paura che scende sicura
lungo le anime in infinita caduta,
gettate all'avventura,
con sguardi che cercano calori
finalmente sulle tracce di tutti i colori,
per farne infine un bianco
per dipingere piano ogni chiesa,
ogni castello
ogni campagna ormai senza più cancelli.
giuseppe d'ambrosio angelillo