regala Libri Acquaviva

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CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

martedì 29 marzo 2016

chi mangia sogni
ha tutto il mondo per desiderio,
ogni suo dito ha mille sposalizi,
ogni arte è una sua ala segreta
per volare su tutti i baci,
ogni canto lo fa allegro
ogni confine lo fa saltare in alto 
con tutta la forza del suo cuore felice.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
non fare la bandiera
se non sai nemmeno qual è la terra
che calpestano i tuoi piedi,
non fare il linguista
se non possiedi nemmeno un vocabolario che sia tuo,
non fare l'apripista
se non sai nemmeno di che colore è l'erba di casa tua,
non parlare troppo
se il frigorifero dell'anima tua
è vuoto, spento e tutto nero di dimenticanze.
non fare il fiore
se nascosta dietro le tue spalle
stringi nervosamente una spada
per uccidere qualsiasi cavallo
che corra anche solo un pochino più veloce di te.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

cena d'amore

CENA D'AMORE

benedetta padella
benedetto pesce
benedetta bocca che ti mangerà
benedetto fiore che ti amerà,
o te benedetta
che hai rivoltato i miei giorni come calzette,
che hai fatto baccano come un fata innamorata,
che hai acchiappato quel serpente 
e gli hai morso il capo.
o te benedetta
che mi ami senza sapere manco che ora è.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
aspetta che ti aspetta chi ti aspetta
la grecia se n'è andata
e la germania non è ancora arrivata,
non mi ricordo più il tuo romanzo,
me se mi chiedono se la tua fuga sia servita a qualcosa,
io rispondo sì,
ho finalmente capito che la vita ti gabba come vuole
e il destino ti mette in  una scatoletta
che chissà chi si mangerà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

e così sognando sognando
ce ne siamo andati pure noi in periferia,
con la notte dentro
e l'estrema sua stravaganza
come dito alzato al cielo.
Dio non parla, dicono,
ma non parla il fuoco?
non parlano le stelle?
non parla tutt'insieme l'intero universo?
in periferia si mangia pane e assurdo
e anche i tovaglioli discutono di tutti gli argomenti possibili,
pure che la più ridicola stravaganza è la fame,
e se si ride a stomaco vuoto
si può pure ridere di qualsiasi cosa vacua.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MILANO RIDE


MILANO RIDE

Milano ride
sotto i baffi rattrappiti delle sue antiche pietre,
mentre s'alza il vento strano delle sue bellissime luci,
quelle rive dei fiumi 
dove tutti abbiamo ormeggiato i nostri cuori,
cercando di salpare con l'idea
e remando sempre contro i flutti,
ma un demonio ci mangiava sempre i piedi
e qui siamo rimasti,
con l'allegria, il nero tempo, il freddo della pianura.
e i libri in mano agli dei
e la musa ad accarezzarci di mattino presto,
finché lo scalpellino non rifinisse la nostra foto
e alzasse pure noi sull'utopia 
della nostra traccia ideale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 27 marzo 2016

L'AMORE E' ACCANTO A ME


L'AMORE E' ACCANTO A ME
Canta il mondo.
Perché allora io non devo cantare pure?
L'amore è accanto a me.
I figli fanno quello che vogliono
e ridono spesso.
Che importa se pure tutto il mondo è pazzo?
Anch'io sono nella sinfonia
e mi diverto davvero.
Per questo tanti dicono il contrario,
c'è un'armonia in tutti questi opposti.
Il fuoco del firmamento
brucia anche in me.
E' luce.
E' amore.
E' canto.
Io raccolgo le mie briciole
e le distribuisco tra i miei uccelletti.
L'amore è accanto a me
e io brucio di parole,
di sorrisi,
di una luce che è pure mia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LOTTA A COLORI


LOTTA A COLORI
io mi intrattengo alquanto
con l'inconsistenza dei miei sogni,
mondi sbiaditi,
non puntualizzati eccessivamente,
pure abbastanza paludati.
il soldo vince, mi dicono,
e graffia via la scorza sua
anche all'albero più fiero.
son convinto anch'io di questo
ma io canto,
inganno il grigio
con un arcobaleno,
vado fuori misura, questo è certo,
ma piazzo non prevista quasi una credenza in Dio,
e allora li vedo tutti quegli altri,
tentennare,
arretrare almeno un pò.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MICHELE


MICHELE
Se ne va per conto suo
per la sua via già da qualche anno...
Michele...
Un vulcano di sogni
che lui tiene in equilibrio
su una sola mano,
su un solo dito.
Come un pallone.
Lui ti guarda coi suoi mille occhi
e tu gli devi cucinare mille piatti,
almanaccargli mille risposte,
arrabattargli mille tentate intelligenze.
Lui ti guarda e ti sorride.
Punta il canestro ancora una volta
e lancia il pallone
in faccia alla vita,
centra ancora una volta la sua incredibile allegria,
quasi per logica conclusione della sua giovanissima fantasia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

e vai per la strada del tuo sguardo,
vaga pure come un pensiero
per la via trasparente del sogno,
che ti spaventano forse le parole?
anche l'aria è fatta di vita,
anche il tuo giovane sorriso,
attraversa pure la linea della ferrovia,
punta alla gioia dell'amore deciso,
hai forse paura dell'inganno?
è più acuta la voragine della paranoia,
fidati.
l'inganno peggiore è sempre quello
che fai a te stesso,
fidati.
altrimenti ti metti a vagare a sproposito.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

ogni uomo ha nel petto
una parola che non dice a nessuno,
un nido di corvi
che non ce la fa mai a capire,
poi vengono i figli
e il tempo se ne scappa.
c'è un senso nel nulla
che non è senso.
la casa crolla e se ne pensa a un'altra,
gli inganni ci piovono addosso
e noi non capiamo proprio più niente,
ci vuole la vecchia gente
quella che lavorava e non pensava che a essere onesta,
adesso se chiedi di loro
ti portano al cimitero e ti lasciano là appeso,
tra menzogne e ignoranza.
così, amico mio,
se davvero vuoi cavartela
non puoi far altro che pensartene da solo al bene,
raccontargli 4 favole
e metterti a sognare della tua stessa mano,
quella che è una bambina allegra
e che se se ne va a dormire
vuole sempre da te un bacio d'amore.
la notte ha i suoi parafanghi
l'abisso i suoi frigoriferi rotti,
lo so che questo è un urlo
e non si può mandare in televisione,
ma ogni casa ha un grande amore
che non si racconta a nessuno,
un nido di paure
che si mettono a volare per niente.
ma nel mondo c'è pure la nostra storia
ed ecco dimostrato così a sorpresa
l'importanza di ognuno di noi davanti a Dio.
ci ricordiamo tutti qualcosa
e allora dell'amore possiamo raccontare tutti,
chi un pezzo, chi un boccone,
per farci felici da soli,
quasi fossimo di nuovo nel nostro vecchio caro paradiso...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SPERANZA

SPERANZA
per il gran mare della poesia
veleggia bianchissima la Speranza,
va di giorno in giorno
verso l'antica profezia
che dice del futuro
l'amicizia ardente.
si brucerà da sola la montagna dell'odio,
calerà per inerzia la voce roca della vendetta.
va' in compagnia del tuo quotidiano desiderare, amico,
e anche se sei solo
ricordati sempre
che è una gran bella compagnia
la tua stessa speranza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SPINOZA SE NE VA IN TERRA SANTA romanzo ACQUAVIVA, 2009


Bisogna "calarsi all'improvviso con i piedi nel piatto", nei romanzi di Giuseppe D'ambrosio Angelillo, piombare di colpo e a piedi giunti nella sarabanda dei suoi incredibili personaggi e della sua poetica disarmante, ad occhi e orecchi ben aperti e senza paura di farsi male. Perché basta una bella giornata di sole nel mezzo di un grigio inverno milanese per il nostro Joseph K. per andare a zonzo in tram, curioso, stralunato, povero in canna come sempre ma con Spinoza nel cuore, col suo fido gattone Nerino, un po' grillo parlante un po' gatto con gli stivali, alla continua e stupita scoperta di una periferia suburbana densa di vita, speranze, illusioni e disillusioni. E se il mondo dell'uomo è in pericolo, perché ormai gli uomini pensano solo a se stessi, come afferma Afrone lo Sciattone davanti al bicchierozzo di whisky che ci ha scroccato, se il Generale Pepe, vile traditore, se la spassa con la nostra amata Doris Madonnina, se Alice Sfasciabrande ci ha mollato, se Pinocchio Riccastro si pensava che vendesse aranciate e invece vende bombe a mano, se Spinoza se ne vuole andare in terra santa dove piovono bombe da 60 anni e ne pioveranno per altri 60, ormai è a tutti chiaro che tra il bene e il male c'è pur sempre l'amore e che dopo il pianto c'è la risata, basta aver la pazienza di aspettare che "passi quella mezzoretta di male e malvagità". E la neve, che il primo giorno dell' anno cade a larghe falde e avvolge la città, la trasforma in una nave bianca che galleggia, e sembra trasportarla nella terra santa di tutti noi, dove gli uomini sono fratelli e non esistono più i deboli e i poveri, e tutti hanno capito che è più utile amarsi che odiarsi e il pane basta per tutti. Forse è solo un sogno, forse Spinoza non è mai partito da Amsterdam e il gatto Nerino non sa che miagolare o far le fusa, ma quel che è certo è che anche questa volta Apollo è stato benigno e il suo salario il nostro poeta se lo è ben guadagnato.
Pierina Da Lavagna
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
SPINOZA SE NE VA IN TERRA SANTA
romanzo
ACQUAVIVA, 2009
pg. 400

LA NAVE


LA NAVE
la vita si beve con gli occhi
in compagnia di madre terra,
si beve per allegria
per esultanza
per magnificenza.
gli occhi non ne bevono mai abbastanza di vita
di voli in alto
di corse all'infinito.
ha una fame insaziabile la vita in noi
e ci moltiplica per diecimila
quando sulla sua enorme nave
ci scritturano per passeggeri,
con poco bagaglio,
pochi viveri,
con moltissima Speranza.
e ancora siamo in viaggio.
con poche vettovaglie,
una sola forchetta, nessun coltello,
una cassa di ciclope per tutti i nostri oscuri desideri.
ci scordiamo pure di Dio
per quanto siamo felici
ancora di andare
in così alto mare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

Stefano Lorenzetto GIGANTI Italiani seri nel Paese del Blablà MARSILIO, marzo 2016

Stefano Lorenzetto
GIGANTI
Italiani seri nel Paese del Blablà
MARSILIO, marzo 2016
"C’erano una volta i giganti, personalità di spicco nelle quali rispecchiarsi, esempi da seguire. Ma oggi? L’Italia sembra un Paese popolato più da pigmei che da watussi, dove un giovanotto dalla lingua lunga e dalle ambizioni smisurate, cresciuto alla scuola di Mike Bongiorno e divenuto presidente del Consiglio senza passare dalle urne, ha eretto a forma di governo lo storytelling (vulgo, blablà) e non si vergogna a farsi dare ogni giorno del «cazzaro» da Dagospia. Solo nella Repubblica delle chiacchiere poteva essere scambiato per evento del secolo quel pacchiano Lunapark delle Nazioni che è stato chiamato Expo. Demoralizzato dal deprimente spettacolo, Stefano Lorenzetto è andato in cerca ancora una volta di personaggi comuni di eccezionale valore".
Tra i 35 personaggi scelti dalle migliaia e migliaia di interviste che ha redatto nel corso della sua lunga attività giornalistica (la più lunga serie di interviste a tutta pagina mai realizzata a livello mondiale, 5 Guinness World Records vinti consecutivamente) il mio caro Stefano Lorenzetto ha avuto il buon cuore di inserire pure me, il vostro umile Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, scrittore underground milanese, di Acquaviva.
Mi ricordo che quando finì di intervistarmi, 5 ore di domande e risposte di fila senza nessun tipo di interruzione, mi disse esausto, ma contentissimo: "Giuseppe, sono almeno 4 anni che non intervistavo un tipo come te".
Nei giorni successivi tentò almeno con 2 o 3 giornali milanesi di inserirmi con i miei ritrattini umoristici e le vignette che facevo a quei tempi, senza riuscirci. Mi disse: "Giuseppe, sei troppo buono, non sei abbastanza cattivo per i nostri tempi miserabili".
Grazie, Lorenzo. Grande Umanista e grande Giornalista, conoscitore di prim'ordine della nostra cara vecchia ingegnosa Italia, Maestra in tutte le Arti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

TOMMI


TOMMI
Auguri, figliolo,
15 anni, un cerchio d'amore che si allarga sempre più,
quando glielo dissi a Alda
che mi eri nato tu
proprio quel giorno che era il suo compleanno
mi fece: "Oh no! E' nato un altro matto!",
e scoppiò a ridere.
Ma poi subito ti dedicò una poesia.
"Ascolta tuo padre quando ti racconta la sua favola, bambino,
che la vita è bella
ed è la verità di chi ti ama".
Una Pasqua, tu avevi solo 4 anni,
ti portò in un negozio,
a me mi mandò via a comprarle le sigarette,
"E' un affare tra noi due, tu non c'è niente che devi sapere", mi disse
e mi spedì via,
e ti comprò un uovo di cioccolato così grosso
che tu ci potevi benissimo starci dentro.
Quando lo vidi io dissi:
"Alda, e ora come facciamo a tornare a casa
con questo uovo così enorme?"
"Chiama la carrozza di Biancaneve trainata dai cento topi bianchi,
poi vedi che ce la fai benissimo", disse e rise ancora.
Una volta di ritorno da una fiera di libri a Belgioioso
insisté molto, malgrado l'ora tarda e la stanchezza,
che passassimo da casa sua a salutarla,
ci andammo,
mi mandò a comprare 3 pizze
e ce le mangiammo, per tavolo il suo letto,
lei ti guardò con amore e disse:
"Come è bello questo ragazzino, Giuseppe",
quasi con gli occhi velati di lacrime.
Ti voleva bene Alda, figlio mio,
non si stancava mai di dirmi quanto tu eri bello e buono.
Eri nato anche tu il 21 marzo a primavera,
e lei nel suo cuore son sicuro che ti teneva
come il suo fratellino più piccolo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MAGIA


MAGIA
la magia è anche nell'ombra,
la luce entra anche dal minimo spiraglio della finestra,
se arriva il ladro non sa che prendere,
c'è solo la luna oltre la finestra,
c'è solo una candela accesa
sul cassone del sapere.
lunga e possente
è la sapienza dell'amore,
non c'è tarma
non c'è ladrone
che la possa insidiare.
la tarma non sa che farsene della tua anima,
il gran ladrone non arriva manco per sbaglio
alla grandiosa grammatica dell'infinito.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

L'AMORE

L'AMORE
tra il niente e l'amore
non avere mai dubbi
a chi chiedere il pane,
le ore vanno,
i libri perdono le copertine,
ma l'amore ha il suo miele
conservato solo per te.
tra una porta chiusa
e un'anima in fiore
non star lì a domandare
dove si nasconde la volpe astuta.
le notti incedono,
i fronti indietreggiano un po' alla volta,
ma l'amore è il sogno di una madonna ridente, la tua.
la sinfonia si alza piano pure tra i tormenti.
dopo la tempesta arriva l'amore, inaspettato sempre.
anche sul piano alto
del gran palazzo della povertà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL BENE DELLA TV
come sgorga il bene dall'anima ridente italiana,
così abbondante l'acqua irrompe a ogni primavera,
e rallegra i poeti con la loro miseria di quartiere.
e tutto quel velluto di raso nero che ricopre l'armatura
è pervaso dal ritmo di pianura che tutti dicevano bloccato
è pervaso dal ritmo di marea che obbedisce alla luna
che tutti dicono oscurata.
è la doppia contabilità di una visione
che risale su ogni campanile
e illumina ogni tv
con la bianca lampadina che accende un'emozione antica,
come il genio della lampada
che esercita le mani per i miracoli
e come un maestro d'altri tempi
fa sorridere tutti i miei bambini.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

TU


TU

non seguir la massa, mi son sempre detto,
e infatti non la seguo,
canto di notte infatti
per non farmi sentire da tanti.
la fortuna è anche uno solo
ma che ti aiuta veramente,
anche in un solo bicchiere di bene
è richiamato tutto l'amore dell'universo,
e anche nel bagliore fioco di una lampadina dimenticata
c'è pure l'apoteosi della prossima festa di Resurrezione.
nel pericolo si mostra l'amore vero,
nell'amore vero la vita.
non calarti il cappello sul viso, amico,
se qualcuno ti vorrà parlare
ti vorrà sempre guardare nel profondo degli occhi,
infatti l'anima sdegna qualsiasi mantello.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

tu non sai niente della vita, dici


Tu non sai niente della vita, dici,
eppure è così tanti anni che ci studi su con parecchio zelo,
e mangi romanzi e saggi
di chi come te non ne sa niente per davvero.
Eppure abbiamo un giorno chiuso nel nostro cuore
di una luce abbagliante
e una parola che molto probabilmente è d'amore,
e comunque preferiamo sempre l'incertezza
e la grande intelligenza del disamore.
Certo il nostro destino è quello che è,
e se non cambia vento
pure la nostra anima rimane quella che è,
e aspetta la prossima prosa incolore
dell'ennesima giornata grigia.
Hai freddo e non chiudi manco la finestra al gelo,
hai fame e non pensi manco a sorridere.
Non ci pensi neanche
che della vita tu sai già tutto quello che c'è da sapere,
è così comprensibile
se tu la ami davvero...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 16 marzo 2016

IL SOGNATORE

IL SOGNATORE

c'è molto di più di quel che appare sulla superficie delle parole. molto di più. bisogna grattare via la polvere, il luogo comune, la ruggine della facilità grezza. bisogna scavare, andare nel profondo, pensarci e ripensarci su.
il sognatore.
ciò significa che è sempre su ciò che si conviene al nobile carattere del sognatore. tutto ciò che è sempre inerente alla purezza stravagante del sogno. la realtà conta sempre relativamente in un sognatore. per la semplice ragione che il sogno ci istruisce sempre su ciò che c'è da fare relativamente al sogno, concretamente voglio dire.
puoi pure essere un operaio di fabbrica, puoi pure essere il governatore di una grossa regione della nazione, puoi pure essere venduto dai tuoi stessi fratelli, puoi pure essere amato alla follia da quegli stessi fratelli. ma nulla può cambiare per il nobile carattere del sognatore, la sua umiltà, la sua compassione.
non può mai cambiare il senso del suo sogno più grande: la vita felice in un mondo di uomini fratelli.
gli altri non c'entrano per niente. sul tuo sogno hai potere soltanto tu.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL CORPO ZOPPO E L'ANIMA CIECA



IL CORPO ZOPPO E L'ANIMA CIECA

ma chi è mai responsabile di tutto quello che accade sulla terra? il corpo è fatto di materia grezza e allora non si può mica ascrivere a lui le cose troppo loffie che capitano di sdreuso sul pianeta, non può mica farle lui, non ne ha le capacità e manco i mezzi, pensa così poco, quasi niente. l'anima poi è così aleatoria e intangibile, si interessa certo della vita del corpo, ma di altro cosa fa? ben poco, quasi nulla, e così non può mica essere incolpata di nulla di tutto quello che di storto capita sotto il sole in questo maldestro mondo...
   ma c'era una volta un signore che aveva una terra davvero meravigliosa, bellissima oltre ogni dire, stupefacente oltre ogni immaginazione, sia pure ben potente e ricca. ed essendo parecchio preoccupato di ben preservarla nel tempo, cercò e trovò due operai per impiegarli in questo gravoso compito di stare attenti e riguardosi verso il suo inestimabile giardino. ma fatto sta che questi operai uno era zoppo e l'altro era cieco.
   il signore si raccomandò assai con i suoi due operai che stessero ben attenti nel loro lavoro, che il tesoro di terra che affidava loro era davvero inestimabile e insostituibile. poi partì per un lungo viaggio che le sue occupazioni erano davvero numerose e parecchio importanti.
    capitò che appena il signore fu andato via, i due subito si misero d'accordo sul miglior modo di sfruttare la terra che era stata affidata loro e trarne così il massimo vantaggio possibile.
    "come possiamo fare?, disse lo zoppo al cieco. io cammino molto male ma vedo molto bene, così posso ben addottorarti e educarti su tutto quel che di meraviglioso e prezioso ci circonda..."
    "bene, bene, bene, tu vedrai al meglio e io ho ben forti le mie gambe, disse il cieco. ma sfortunatamente non vedo un accidente, e non posso scegliere allora proprio un bel nulla. ma tu mi indicherai i frutti più preziosi e belli, così tu mi verrai alle spalle e mi guiderai verso i migliori frutti della terra così io possa coglierli come più mi aggrada, raccoglierli e poi dividerli con te come meglio ci conviene..."
   il patto fu senza tentennamenti messo in pratica immediatamente. la terra fu rapidamente spogliata di quel che più prezioso fruttificava. rapinata, depredata, sfruttata senza regole e senza attenzioni...
    il signore tornò infine dal suo lungo viaggio e cosa non apparve ai suoi occhi! il disastro, la rovina, la più nera desolazione. tutto ciò che i due manigoldi avevano combinato con la furia della loro insaziabile avidità. il cieco e lo zoppo...
   il signore aveva ben intenzione allora a passare alle vie di fatto per la sua punizione ai due loschi malfattori...
    "io sicuramente non sono il bandito, disse subito il cieco. come posso infatti essere colpevole di furto se non vedo nulla? come infatti posso rubare cose che non posso assolutamente vedere?"
    "nemmeno io posso essere il colpevole, disse lo zoppo. non posso camminare e non sono capace di trasportare proprio nulla, le gambe non mi ubbidiscono e neanche le braccia per dir la verità mi aiutano troppo nella mia vita di disgraziato così povero e gramo..."
    il signore della terra tuttavia fu ben capace di immaginare la maniera di delinquere dei due farabutti, benché così pesantemente menomati, lo avevano ben depredato di tutti i preziosi frutti della sua terra così bella e incantata... prese lo zoppo e lo mise dietro al cieco e li spinse così agli alberi e ai loro frutti...
    per questo è scritto in qualche libro di sapienza dei nostri antichi padri che quando guardi un uomo guarda allo stesso tempo tutto ciò che si porta nell'anima e tutto quello che fa il suo corpo nella pratica. per il semplice motivo che l'uomo è fatto di anima e di corpo, e non puoi sapere niente di lui né intuire di lui alcunché se non sai cosa è nel suo cuore e cosa combina nel fare quotidiano delle sue mani. 
   la responsabilità allora di tutto quello che accade su questa terra è solo e esclusivamente dell'uomo, e mai solo della materia o solo dello spirito. mai solo del corpo o dell'anima, perché l'uno è l'altra cosa e viceversa, se amico mio vorrai sapere qualcosa di vero di quel che capita su questo mondo...
    l'uomo, amico mio... non perder mai di vista l'uomo, nella sua pratica e nella sua teoria, viste sempre insieme... altrimenti sia lo zoppo che il cieco la fanno sempre franca...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

NINA


NINA


Nina quando arriva porta una torta
una rosa
e una bottiglia di vino rosso
che piace proprio a te.
Ce ne vuole di arte
e di cotone di parole sante
per ricucire il cuore di questa Italia nostra.
Nina con calma, con pazienza, con amore
fa un buco al muro di dentro che ognuno di noi ha,
e appena arriva
sveglia i suoi violini nella cassa,
li mette in fila
e li schiera a battaglia per una grande musica.
Nina quando arriva sorride
e appena ti vede ti dice: il bene porta bene.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

PONZIO

PONZIO

Ponzio mi promette regali
che manco lui mi farà,
una fetta di torta
di un tipo che mi ha presentato 3 anni fa,
forse anche un tordo morto e stecchito
di una cooperativa mi pare.
Mi vorrebbe mandare, Ponzio,
i suoi panini scaduti,
me li fa mandare da altri pure
o devo proprio io andare a prendermeli, mi pare,
se li voglio.
Ponzio, i tuoi panini,
o quelli del tuo amico,
sono scaduti
e manco tu mi sa che te li mangi.
Ti ringrazio comunque del pensiero.
La lepre arrosto vedo con piacere
che te la stai mangiando tu
con tutti i tuoi amici 
del "prometto certo e vengo meno sicuro".
Per dirti la verità,
a pensare ai tuoi regali,
m'è passata la fame,
ma seppur ce l'avessi
sta' ben sicuro che preferirei tenermela.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO




ogni uomo ha nel petto
una parola che non dice a nessuno,
un nido di corvi
che non ce la fa mai a capire,
poi vengono i figli
e il tempo se ne scappa.
c'è un senso nel nulla
che non è senso.
la casa crolla e se ne pensa a un'altra,
gli inganni ci piovono addosso
e noi non capiamo proprio più niente,
ci vuole la vecchia gente
quella che lavorava e non pensava che a essere onesta,
adesso se chiedi di loro
ti portano al cimitero e ti lasciano là appeso,
tra menzogne e ignoranza.
così, amico mio,
se davvero vuoi cavartela
non puoi far altro che pensartene da solo al bene,
raccontargli 4 favole
e metterti a sognare della tua stessa mano,
quella che è una bambina allegra
e che se se ne va a dormire
vuole sempre da te un bacio d'amore.
la notte ha i suoi parafanghi
l'abisso i suoi frigoriferi rotti,
lo so che questo è un urlo
e non si può mandare in televisione,
ma ogni casa ha un grande amore
che non si racconta a nessuno,
un nido di paure
che si mettono a volare per niente.
ma nel mondo c'è pure la nostra storia
ed ecco dimostrato così a sorpresa
l'importanza di ognuno di noi davanti a Dio.
ci ricordiamo tutti qualcosa
e allora dell'amore possiamo raccontare tutti,
chi un pezzo, chi un boccone,
per farci felici da soli,
quasi fossimo di nuovo nel nostro vecchio caro paradiso...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA FORTUNA

LA FORTUNA

Son povero e pure allegro,
la Fortuna l'ha saputo
e m'ha detto : "A te ti voglio proprio aiutare,
perché son ben sicura
che mai sarai ingrato
qualsiasi aiuto mi venga in mente di darti".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 14 marzo 2016

MICHELE


MICHELE

Se ne va per conto suo
per la sua via già da qualche anno...
Michele...
Un vulcano di sogni
che lui tiene in equilibrio
su una sola mano,
su un solo dito.
Come un pallone.
Lui ti guarda coi suoi mille occhi
e tu gli devi cucinare mille piatti,
almanaccargli mille risposte,
arrabattargli mille tentate intelligenze.
Lui ti guarda e ti sorride.
Punta il canestro ancora una volta
e lancia il pallone
in faccia alla vita,
centra ancora una volta la sua incredibile allegria,
quasi per logica conclusione della sua giovanissima fantasia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MICHELE

MICHELE 
è quello il viso del mio futuro
quando lo penso e lo vedo e mi fa ridere,
vuole sempre che vada ad accendere il fuoco del focolare
per cuocere due uova arrostire due polli volanti,
condire le foglie d'alloro che un giorno raccoglierà
sui campi di basket di mezza Italia,
è quello il dito che gli indica il cuore
e la strada conosciuta che lo porta al lotto della fortuna,
è caro e cresce allegro
perché ha la Grecia nell'anima, e l'Olimpia
e Milano che mai si scorda di accendere tutti i lampioni
quando arriva lui a tirare il pallone
nei canestri di tutte le nostre meraviglie,
lì dietro il parco del cassone di tutte le periferie dimenticate.
GDA

IL SOGNATORE

c'è molto di più di quel che appare sulla superficie delle parole. molto di più. bisogna grattare via la polvere, il luogo comune, la ruggine della facilità grezza. bisogna scavare, andare nel profondo, pensarci e ripensarci su.
il sognatore.
ciò significa che è sempre su ciò che si conviene al nobile carattere del sognatore. tutto ciò che è sempre inerente alla purezza stravagante del sogno. la realtà conta sempre relativamente in un sognatore. per la semplice ragione che il sogno ci istruisce sempre su ciò che c'è da fare relativamente al sogno, concretamente voglio dire.
puoi pure essere un operaio di fabbrica, puoi pure essere il governatore di una grossa regione della nazione, puoi pure essere venduto dai tuoi stessi fratelli, puoi pure essere amato alla follia da quegli stessi fratelli. ma nulla può cambiare per il nobile carattere del sognatore, la sua umiltà, la sua compassione.
non può mai cambiare il senso del suo sogno più grande: la vita felice in un mondo di uomini fratelli.
gli altri non c'entrano per niente. sul tuo sogno hai potere soltanto tu.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA DONNA DEL LUPO PAZZO

la donna del lupo pazzo
non ride a tutte le sere,
a volte piange
e il vello d'oro
glielo rubano anche a lei.
altri lupi,
altri pazzi.
i giocatori d'azzardo
non vestono sempre di velluto.
certe volte si profumano di giornate
appese alle finestre,
senza fiori,
senza panini.
con ben strani argomenti fasulli
a frullargli sempre nel cervello.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FIDATI



e vai per la strada del tuo sguardo,
vaga pure come un pensiero
per la via trasparente del sogno,
che ti spaventano forse le parole?
anche l'aria è fatta di vita,
anche il tuo giovane sorriso,
attraversa pure la linea della ferrovia,
punta alla gioia dell'amore deciso,
hai forse paura dell'inganno?
è più acuta la voragine della paranoia,
fidati.
l'inganno peggiore è sempre quello
che fai a te stesso,
fidati.
altrimenti ti metti a vagare a sproposito.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

SORRIDI, AMICO

Sorridi, amico,
è così dolce la vita,
come a una partita di calcio tra ragazzini
che si prende a calci un pallone
e la terra,
è lo stesso tocco d'oro,
che ci regala questo gran frutto
che è l'amore della nostra stessa esistenza.
Pensa a quelle favole che facevano i nostri discorsi
alla cara scuola delle nostre voci,
quando il sentimento ci faceva accapponare la pelle
e ci faceva accendere la radio,
e facevamo cadere a terra le nostre tristezze
e con voce dolce
ci decidevamo ad andare a chiamare i nostri amici,
e ce ne andavamo a tirare il pallone al cielo
per colpire la nuvola del nostro paradiso,
che come ora è sempre appresso a noi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

COSA SONO GLI AMICI?

chi sono gli amici?
sono occhi che vogliono cibarsi del tuo spirito,
dissetarsi all'acqua pura
del tuo pozzo segreto.
profondi sospiri d'amore
che vogliono raccogliere rose rosse
dai tuoi capelli aggrovigliati,
che vivono come te
molto sacrificati
tra i battiti pallidi del loro cuore,
che vorrebbero racimolare qualche caro pensiero,
qualche minuscola felicità
nelle metropoli pericolanti dei poeti mezzi pazzi,
che faticano come te
a salire e scendere dai palazzi traballanti
della vita di città,
che vorrebbero magari sparire
ma resistono feriti sul fronte rovinoso
degli abbandoni insensati,
ma pure la compassione ha i suoi nemici,
e l'Angelico ragazzo
sorride a se stesso,
e intenerisce i fratelli di nuvole,
coloro che vestiti di nero
vengono a farti un film
per far commuovere di umili allegrie
anche i vertici dell'abisso.
Grazie, Amici,
per aver scelto questo mio ditale di vino rosso,
questa mia briciola di pane di mie antiche saggezze,
che vi regalo volentieri
dal fondo lacrimoso e malandrino
di questo mio povero cuore
di pazzo poeta di strada,
senza salotti e senza inganni.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO