regala Libri Acquaviva

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lunedì 30 maggio 2016

IL CUORE


c'è un grande continente
dove ad avventurarsi
ci si può pure perdere:
è il cuore,
e quella propria velleità
di abolire ogni confine
tra l'amore, il fatto e la parola.
quel sottaciuto desiderio di abolire 
una volta per sempre
il silenzio assurdo della nostra anima,
dove per avarizia
manchiamo noi stessi,
per ritrovarci fuori dalla porta
a mendicare a uno sconosciuto
la nostra carta d'identità.
la nostra carta d'identità bruciata 
alla luce del giorno,
per ritrovarci nel convento della notte
come fantasma senza più canzoni,
senza più favole,
senza più libri,
ma d'improvviso per miracolo
con accanto un sorriso di bambino
che ci racconta in un solo istante
tutta la nostra millenaria storia d'amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

(foto di Michele)


mercoledì 25 maggio 2016


Ragazzi, raccontate che il destino è triste?
troppo arcigno per noi miseri esistenti?
è tutto l'essere che è così.
non possiamo farci niente,
forse per fortuna.
non sappiamo nulla,
non capiamo nulla,
non possiamo nulla.
la sorte di ognuno è un caso,
e nulla ci compete di cambiare.
la fortuna è amica di chiunque,
è nemica se così ne ha il capriccio.
intanto noi mangiamo pane e speranza,
beviamo acqua e sospiri.
siamo tutti in attesa di un'occasione d'oro,
di un grosso colpo della nostra buona sorte.
gli anni passano
e quelli passati sono uguali a quelli appena venuti,
forse pure a quelli che verranno.
una bistecca arrosto forse ce la mangeremo domani,
oggi ci sono per noi ancora fagioli e pomodori.
chi non spera in qualcosa di meglio?
anche il Papa che sta a Roma
spera in 10 nuove arcidiocesi.
anche l'Imperatore della Cina
spera in nuovi 10 laghi di petrolio da comprare,
anche il più ricco di New York
spera di costruirsi altri 10 nuovi altissimi grattacieli.
e intanto chi va per mare teme la tempesta,
chi va per strada teme quella curva troppo stretta,
chi va per aria
teme che il suo motore ceda proprio là,
sulle nuvole che ora domina.
che vi posso dire, ragazzi?
scansate dai guai se potete,
deviate in tempo se il razzo sta puntando proprio a voi.
è sempre mille volte meglio
mangiare pane e speranza,
bere acqua e sospiri,
che mettersi a sentire
i pregamorti di professione.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 21 maggio 2016

2 LEONI

è steso sui marmi quel leone fiducioso
che fa la guardia al re e che ti piace così tanto,
il piccione ai tuoi piedi
cerca riparo dalla solitudine della piazza
e non ha paura di quel grosso gattone
che sei tu.
solo sugli scaloni del monumento più grande di Milano,
ascolti la musica
sotto la pioggia,
del tutto solo per tutta la piazza,
e io ti guardo dalla mia bancarella sotto il portico
come il fiore sbocciato della mia stessa anima.
nessuno al mondo mi sorride come te,
spalanchi gli occhi, proprio come un angelo
appena sceso in questo manicomio, e ridi.
io ti guardo che ascolti la musica
sotto la pioggia
come se fosse la cosa più naturale di questo mondo,
del tutto solo in tutta la piazza,
e mi dico:
"è proprio forte il mio Angelico,
piove
ma lui se ne sta tranquillo sotto la pioggia
e si ascolta il suo Eminem,
e non gli importa nulla di nulla di tutto il resto,
aspetta solo suo padre
che si stanchi di vendere i suoi libri bislacchi
in questa piazza del tutto deserta
di questa domenica così fredda e piovosa".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

1° MAGGIO 2016

(foto di 2 amici Greci di Atene)

mercoledì 18 maggio 2016

I FATTI D'AMORE

I FATTI D'AMORE

c'è un senso in tutte le cose,
in tutti i giorni,
in tutti gli avvenimenti.
il mistero è nascosto nella storia,
in tutta la storia,
ma noi siamo così pigri
che della storia sappiamo solo un pezzo
e a malapena,
eppure si tratta di noi e della nostra vita.
ci interessiamo dell'America lontana
che della forza della seggiola dove ora siamo seduti.
nessuno ne tiene mai conto
ma l'amore è fatto di sogni veri
non di carte e parole volanti.
i fatti d'amore sono paesi invisibili
dove noi pure viviamo tutti i giorni
ma per una stranezza insondabile
noi non ne conosciamo neppure le frontiere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 17 maggio 2016

MA CHE CI GUADAGNA UN PROFESSORE A BOCCIARE UN RAGAZZO?


ma che ci guadagna un professore
a bocciare un ragazzo?
a licenziare un'anima insufficiente
in questa società già per conto suo abbastanza carente?
che gusto ci prova un professore
a bocciare un ragazzo?
un ramo in fiore così fiducioso
nel mondo così promettente?
è un frustrato lui
e così produce frustrazione,
è un insufficiente lui
e così produce insufficienti.
è dall'altra parte della barricata adesso lui,
non è più studente
è un professore,
non è più un ragazzo
è un matusa con qualche dente un po' dolente,
le ossa scricchiolanti,
la vista appannata,
ma per vedere ci vede ancora bene:
boccia i ragazzi
e manda a morte ancora Socrate.
di ginnasio non capisce niente,
di grecità meno che meno.
è un professore lui
non ha più nulla da superare,
vuole solo dimostrare,
gli esami li ha fatti tutti.
è ora lì sulla cattedra
che è suo compito giudicare.
non ha letto nemmeno la Bibbia,
né tanto meno il Vangelo.
è in potere di bocciare i ragazzi lui ora,
di mandarli allo sbaraglio
in questa società parecchio più che sufficiente.
tanto boccerà che l'aula rimarrà alla fine vuota,
con le aule vuote
chiuderà così la scuola,
e il gran professore sarà bocciato alla fine pure lui.
sarà licenziato.
senza permesso di ricorrere in cassazione,
se ne rimarrà povero e striminzito pure lui,
quando saprà scornato 
che non gli tocca più
nemmeno la pensione. 
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO



domenica 15 maggio 2016

LA BUONANOTTE DI MARIA
mi chiama tutte le sere
a darle il bacio della buonanotte.
mi sveglia anche se da parecchio
me ne sto là nel mio letto
a dormire come un ghiro,
lo so che lei ha già capito che il mondo è povero
e che di amore ne gironzola davvero pochino,
e allora chiama me
a dirle che ha torto,
che l'amore c'è
e non conosce ragioni,
si dà e non chiede nulla in cambio,
né interessi né, Dio ce ne scampi, nequizie.
e io con quel sacrificio da nulla
che è alzarsi dal letto
anche se addormentato,
glielo dovrei negare?
ma manco per sogno,
manco dall'anticamera del mio cervello
già abbastanza suonato di suo.
"papà", mi chiama.
"papà, dormi?", ripete,
affacciandosi appena sull'uscio della mia camera,
la sua voce così dolce mi sveglia.
"che cara", penso appena mi sveglio.
"che carissima figliola".
viene a chiamare suo padre
per dimostrare a se stessa
ancora una volta,
che l'amore esiste, e non conosce ragioni.
io allora, poltrisco ancora un po',
mi alzo, lei è già nel suo letto,
così striminzito per la nostra povertà,
e vado da lei, 
nell'unica camera dove dormono tutti i miei figlioli.
io ormai un orco fuori stagione,
un bestione che attacca ancora a capo chino
tutte le regioni dell'esistenza.
mi alzo
e vado a rimboccarle le coperte,
a darle il bacino della buonanotte,
lei mi bacia sulla fronte a sua volta,
non vede in me nient'altro che amore,
un amore puro,
come ne esistono pochi a questo mondo,
tutto pieno di trappole,
di idiozie da nulla a tanto il quintale,
finché ne vuoi.
torno a letto un po' traballando
perché ancora un po' dormo
e un po' sogno.
un po' ancora credo
di quella vecchia antica utopia
che mi racconta sempre che senza amore
non ci sarebbe manco vita.
"buona notte, papà", mi ripete lei
che sono già andato via.
"buona notte, Maria", dico poco più in là.
"ma gliel'hai già data
la buonanotte,
perché lo dici di nuovo?", le dice Tommi,
Michele,
qualche volta anche Angi.
non capiscono tanto della grande saggezza di Maria,
neanche loro,
che le son fratelli,
e le vivono vicino,
così vicino.
ma qualcosa assimilano anche loro,
ne sono convinto,
ne sono mille volte certo.
lo vedono anche loro l'amore puro,
e sorridono,
infine si tacciono.
vedono tutte le sere questa scena
e sorridono, li vedo,
perché in altro modo
faccio le stessissime cose anche con loro.
una diversa dall'altra,
ma anche loro
vogliono dimostrato l'amore,
quello puro,
quello puro della madre e del padre
per il proprio figliolo.
e ridono, sono allegri,
scherzano,
e ne immagazzinano più che possono.
gli servirà un giorno, ne son sicuro,
e ne saranno paghi per sempre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

OGNI GIORNO

OGNI GIORNO
ogni giorno ha un uomo sulla punta delle dita,
ogni giorno giura a se stesso di voler vivere in pace.
la città d'oro che accoglie tutti
incomincia da un muro crollato,
da un confine disperso come cenere
sul ricordo degli antichi atlanti,
la corsa dei figli
che vogliono anche loro arrivare
fin dove li porta il sogno.
ma la patria dei destini
naviga in un mare di pensieri di ogni corrente,
e le anime si accendono,
vogliono diventare tutte fari di un mondo migliore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

giovedì 12 maggio 2016

LOTTE STERILI TRA POETI

LOTTE STERILI TRA POETI

ma voi di che settore siete?
disprezzate chi si pubblica come un anonimo per conto suo.
vituperate chi si è fatto con fatica un nome
e pubblica con grandi editori.
quindi di che settore siete?
sparate sugli ultimi,
mitragliate i primi.
voi a che livello allora vi mettete?
voci che vanno nel vento,
come quelle di tutti i poeti,
ultimi o primi, o delle terre di mezzo, che siano.
al parco canta la natura,
col vento tra i platani
e gli uccelli in cerca di riparo,
fa freddo e piove forte.
disprezzate anche questa poesia?
non me ne meraviglierei.
due ragazzi corrono abbracciandosi
e ridendo forte sotto la pioggia battente.
è un tema da bocciare pure questo senz'altro.
chi vi ricorderà per il vostro acuto lavoro
non riesco proprio a immaginarmelo.
il vostro settore comunque mi rimane ignoto
e per dire la verità
non mi preme manco tanto di saperlo.
vi gratificate pure voi con voi stessi
e vi credete diversi
solo perché vi scimmiottate l'uno con l'altro.
ma chi canta più il silenzio dell'umiltà?
se un poeta non vi piace, ignoratelo.
non sarebbe così tutto più semplice?
invece di tutte queste baruffe tra gallacci di cortile
che non sanno mai manco che ore sono,
figuriamoci quando sorge il sole in questa notte nera... 
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

PIOGGIA

PIOGGIA

Sono passati 8 tram,
li ho lasciati andare,
sono confuso, c'è così tanta gente in centro,
ma cosa fa? dove va? cosa pensa?
una fine pioggia fa luccicare tutte le cose,
gli ombrelli, le cose, le auto.
Sembrano dei fiumi che attraversano Milano.
Anch'io vorrei attraversare la città,
ma ho le scarpe zuppe e gli abiti bagnati.
Me ne sto ancora qui
sotto il porticato,
così impressionato da questa grande città sotto la pioggia.
Me ne sto seduto e guardo la gente,
di vendere libri ormai non se ne parla più,
guardo la gente che se ne corre furiosa,
contemplo tutta questa fretta
che non porta da nessuna parte.
Penso alla soddisfazione
di chi ci guarda dalla finestra
e se ne sta al caldo,
all'asciutto.
E non ha nessuna voglia di andare in nessun dove.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA NOSTRA NUOVA PROSSIMA GALASSIA

LA NOSTRA NUOVA PROSSIMA GALASSIA

Fra 5 miliardi di anni
la Galassia di Andromeda
e la Via Lattea
si scontreranno,
balleranno insieme per milioni e milioni di anni
con le loro eleganti volute,
con i loro strani sbuffi di migliaia e migliaia di stelle
in esaltante vortichìo.
Passeranno ancora centinaia e centinaia
di milioni di anni
e poi nascerà una nuova galassia,
più grande, più forte, più luminosa.
Due grandi galassie faranno l'amore forse,
si vedranno,
si piaceranno,
si piglieranno.
Nascerà un nuovo spettacolare ammasso celeste.
Chissà dove saremo noi.
Chissà che faremo.
Forse ci staremo ancora facendo la guerra
per qualche misero centesimo.
Non avremo ancora imparato niente.
Ognuno vorrà per sé tutta intera
la sua misera pagnotta.
Chissà su quale nuovo mondo saremo...
Ma pur sempre con la nostra strepitosa
stupida intelligenza...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 11 maggio 2016

PIOGGIA SULLA CITTA'

PIOGGIA SULLA CITTA'
Cielo piovoso
in mezzo a tutte queste mie idee,
le gocce di pioggia come semi di zucchero impazziti,
come arance e limoni per tutti quanti,
è la malinconia della città intanto,
mi inebria
e mi addormenta,
mi fa volare,
tutto il cielo
tutta la vita,
respirare bene,
sperare oltre,
vado e sto,
il massiccio esercito delle nuvole,
dell'acqua che piove,
le strade nere salgono,
le strade bianche che scendono,
le ragazze si nascondono dietro gli ombrelli,
sotto i cappelli,
ognuno dà qualcosa a qualcuno
ognuno riceve qualcosa da qualcuno,
i sorrisi corrono dietro ai loro amori,
la pioggia,
il cielo,
tutta la città sotto l'acqua,
pesci che ballano in una pentola di aceto,
le sardine,
i calamari,
le alici,
lottano ancora con gli uomini
nell'acqua bollente,
si sogna sotto la pioggia,
si dorme con la finestra aperta sulla pioggia.
Speriamo di essere felici un giorno,
speriamo di essere felici ancora,
la pioggia cade forte su tutta la città,
su tutti i tetti,
su tutte le banchine,
su tutti i cortili,
è davvero caparbia,
è davvero tenace,
vuole pulire tutta l'aria,
tutto il cielo,
tutte le anime,
vuole davvero far rinascere tutte le cose,
dopo
quando uscirà di nuovo il sole.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 10 maggio 2016

E' ALDA LA POTENTE

E' ALDA LA POTENTE

E' Alda la potente,
tutte le altre son nessuno,
tutti gli altri.
Ora è nella notte del suo sonno,
nell'ira del suo giorno trapassato.
Sul balcone del suo altare
continua il suo sermone di vita,
il suo comizio d'amore.
E' là ora
anche la tempesta 
della sua somma sapienza.
Tu, Alda.
Maestra allegrissima e tristissima,
tutte le tue poesie ora
sono belle figlie amorose
che ti cantano 
ai quattro angoli del mondo
G. D'AMBROSIO ANGELILLO

LE ANTICHE NONNE, LE ANTICHE ZIE


LE ANTICHE NONNE, LE ANTICHE ZIE

N'è passato di tempo tra le nostre mani,
n'è passata di vita.
Le nostre antiche nonne,
le nostre antiche zie,
che nella crocchia dei capelli 
si appendevano i loro morti
e se li portavano appresso
per ogni occasione,
per ogni evenienza.
Mostre da fare con pudore
anche in pieno matrimonio,
delle giovani pazze con i giovani zoppi di portafoglio,
giovani così pallidi
cresciuti così presto tra gli stessi morti,
tra le stesse lunghe fatiche della campagna,
tra vigne e ulivi.
E i bambini,
frastornati, quasi estranei,
che pensavano già di rivivere,
a stare bene attenti a non ferirsi
tra tutti quegli spilloni
e tutti quei monili ormai spenti per i tanti dolori.

N'è passato di tempo tra le nostre mani,
n'è passata di vita.
Con tutti questi nostri parenti
a volerci bene,
a odiarci per niente,
in battaglie di umana pietà già perse in partenza.
Angeli e uomini e Dei,
tutti in lotta tra di loro,
demoni, coscienze e fratelli traditori.
Mentre le nostre antiche nonne,
le nostre antiche zie,
tutte vestite di nero,
già cantavano da tempo
le antiche nenie
che piangevano tutto il tempo che passava,
tutta la vita che se ne passava via
col vento,
tra le guerre senza senso
le sconfitte senza costrutto
le battaglie d'amore vinte
che duravano solo il giorno del triste sposalizio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

(sposalizio di Vitina, cugina di mio padre Michele Angelillo,
io sono il bambino sulla destra, a 5 anni, appoggiato a mia nonna Porziella,
dietro di lei mio nonno Angelo,
zii e zie, sorelle e cognati di mia nonna)

LA NOTTE

LA NOTTE

La notte mette a bollire gli amori
nel pentolone gravido di tutti i misteri,
la notte butta in tutte le minestre della cucina
i passi, i sospiri e le parole,
la notte buontempona che uno ne salva
e mille ne rovina,
la notte di tutte quelle che non vengono mai,
la notte di chi sempre domanda
e mai si sa rispondere,
la notte di chi vola nel suo nulla
e poi si scorda di recuperare le scarpe
all'uscita del casello,
la notte di chi frusta il suo prossimo
e poi lo manda a pentirsi
nella foresta di tutte le ciarle incomprensibili,
la notte di chi si spaventa della sua stessa ombra
e poi salta come un gatto
a graffiarsi a sangue col suo stesso turpiloquio
e scoppia a ridere come un demente,
la notte che cerca il buio
e non trova altro
che un piatto di lenticchie buttato a terra,
la notte che confonde tutti i cuori sensibili
li ammatassa
e poi li fa risultare assenti
sul quaderno di tutte le ragazze,
la notte,
la notte che cerca la vita
dalle 8 di sera fino alle 6 di mattina
senza stancarsi né di un sospiro
né di un passo
né di una parola,
la notte che vagabonda nei suoi stessi tormenti
all'infinito, senza mai vederne la fine.

la notte che nasce già vecchia
e poi si spegne come una religione antica,
la notte che ci si butta senza pensare a niente
e ci si sporca
con l'anima cieca
e l'amore che non sente,
la notte con i soldi che non bastano mai
che più si spende e più ci si diverte
per finire poi per accarezzare una preghiera
di cui ci siamo del tutto dimenticati
il caldo inizio,
la notte,
la notte che mai comincia e mai finisce
così cara ai nichilisti, ai poeti e ai mai contenti
agli assassini
e agli incompetenti,
la notte, la notte, la notte,
la notte che sempre racconteremo
per i nostri tristi tribolamenti,
la notte che si mangia un asino in quattro,
la notte così piena di egoisti
che mai ti danno un passaggio
sulla circonvallazione per casa,
la notte che non avrebbe proprio nessun senso
se nel suo fondo più nero e spettacolare
non nascesse a sorpresa
sempre un nuovo giorno,
dove può accadere davvero di tutto,
anche che si metta a piovere
e noi ce ne andiamo a letto
pazzamente felici con la nostra bella innamorata
stretta stretta nelle braccia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

mercoledì 4 maggio 2016

LA VITA E'...


LA VITA E'...

la vita è un nastro che sempre scorre,
non si ferma mai...
la vita è una ragazza che suona il basso
quando viene sera.
la vita è una bambina con l'accendino in mano
che vuole dare fuoco a tutta la botola,
la vita è una porta che si apre e che si chiude
col negozio tutto pieno di clienti,
la vita è un curioso che ti guarda strano
senza dirti mai niente,
la vita è un vento che ti stringe la testa di freddo
e che mai racconta delle montagne lontano
da dove viene,
la vita sono due ragazzi che si abbracciano vestiti di blu
prima di scendere di sotto non si sa dove,
la vita è un signore severo con la sciarpa arancione al collo
che ti guarda sempre severo
mettendoti lo stesso brutto voto
da chissà quanto tempo,
la vita è una busta gialla piena di niente
che si porta a casa
una signora che piange,
la vita è un vagone di tram pieno di ragazzi
che cantano in coro una canzone rap
dove si dice
che i ragazzi mangiano patatine senza aver soldi,
la vita è una matta che corre di fretta
con un grosso zaino sulle spalle
parlando con se stessa chissà di cosa.

la vita è un nastro che sempre scorre,
non si ferma mai...
neanche dormendo
neanche sognando
neanche non facendo niente,
neanche facendo tutte le cose del mondo.

facendo una cosa o l'altra
l'è semper l'istess.

la vita è un bambino che mangia il gelato
sotto il leone di Piazza del Duomo
col cappello di lana in testa perché piove,
ascolta la musica e ti saluta
perché è tuo figlio
e aspetta là per aiutarti
ad andare a casa tra un po'.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

Milano, 1° Maggio 2016

lunedì 2 maggio 2016

RECENSIONE 
al romanzo "RIVOLUZIONE"
di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

Una lunga cavalcata alla disperata rincorsa di un futuro migliore, di un mondo nuovo, di un' umana speranza. Una cavalcata che comincia nelle chiacchiere tra amici in un qualsiasi bar di paese per approdare inevitabilmente sulle piazze e tra le vie della metropoli rovente degli anni 70, partecipando a scontri, fughe, disfatte e capitolazioni.
Il romanzo si sviluppa proprio attorno allo sbandamento che segue le prime sconfitte, quando si comincia a intuire di essere stati mandati all'assalto e lì abbandonati, coi capi già scesi a patti e abilmente riciclati, ma con la pressante necessità di non rinunciare a un' Utopia che sembrava ormai così tangibile e concreta, perché "la grande follia della libertà se t'ha preso nelle sue grinfie non ti molla più ".
Il giovane protagonista ora la cerca, ora la rifugge nello scoraggiamento, sembra ritrovarla nella placida solidarietà di un oste di campagna e nella sua polenta ristoratrice, si impone di dimenticarla tra gli emarginati di tutte le periferie, la insegue invano accettando un lavoro in fonderia, tra operai abbrutiti da un lavoro massacrante e disumano, la vede baluginare tra le fronde del parco nelle povere gozzoviglie dei diseredati di ogni città, la percepisce attonito nel commovente racconto dell' Uomo di Pepe, "un accattone che forse era l'uomo più buono e generoso della ricca e opulenta Milano", nel bellissimo capitolo che conclude il romanzo.
E allora W la Rivoluzione, perché "il futuro ce n'ha sempre una nella sua bisaccia di dannazione umana", Speranza e Utopia possono ancora guidare il destino dell'Uomo, e resta pur sempre valido il consiglio di Apollo, per cui "se vuoi fare il poeta fa' il tuo lavoro e fallo bene. Quello sarà la tua Rivoluzione. "
E questo, dopo tanto cavalcare, tante battute d' arresto, dopo essersi persi e ritovati nelle nebbie massiccie della campagna padana e dell'animo umano, essersi divertiti con la solita allegra baraonda dei personaggi dambrosioangelilliani, aver sofferto con lui lo sfruttamento vigliacco e cinico, essersi immersi nel turbine della sua scrittura spericolata, aver ripreso fiato... ci sembra ancora un ottimo consiglio.
Pierina di Lavagna


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