regala Libri Acquaviva

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sabato 30 novembre 2013

ECCO PERCHE' IO SCRIVO SEMPRE POESIE

io scrivo poesie
per oppormi al crollo dei libri
di casa mia,
per cercare bambine arancioni
che si calano dal soffitto,
gobbetti del parco
che predicono il futuro
con pappagallini che pescano oroscopi
con il lucchetto rotto.
acque in piena in aridi giornali,
pane della colpa buttato tra le pietre.
io scrivo poesie
perchè non voglio ancora crescere
e sogno barche alla deriva
che non vanno da nessuna parte,
perchè ogni posto è un posto
dove c'è un canile
con mille nessuno incatenati
in balia di altri mille nessuno
che non hanno mai niente da dire.
e gli uccelli nel parco
e gli studenti vagabondi
che non vogliono imparare più niente
perchè per la burla universale
non vuole ridere più nessuno.
io scrivo poesie
perchè sono un uomo libero
e mi piace fuggire dal manicomio
raccogliendo solitario
qualche foglia d'autunno.
e la blusa del marinaio
che conosce l'andare 
e la tempesta che l'accompagna.
la notte non ha recinti
e la poesia nemmeno
e il gobbetto è puro
e il canile è aperto,
ma tutti hanno paura del buio
e rimangono allora sempre dove sono
e parlano parlano parlano
anche se non hanno mai niente da dire.
ecco perchè io scrivo sempre poesie.
scrivo poesie 
perchè sono il pazzo del quartiere,
e mi fanno interviste
perchè almeno son riuscito a scappare
anche dal buio della mia assoluta follia.
ecco perchè io scrivo sempre poesie,
perchè suonerò sempre qualche campana
anche se rimango del tutto solo
nel bel mezzo di questa fortezza abbandonata
da tutti quanti i miei amici
che da nemici ormai
mi sfidano ormai
a continare nella mia assurda pazzia.

GIUSEPPE D'AMBROSIO

LA POESIA E' IN TUTTE LE COSE

la poesia è in tutte le cose,
è un oscuro mestiere di parole
che passa attraverso la bellezza della vita.
un grido amaro di povertà
in mezzo all'universale ricchezza del cosmo,
mentre gli uomini come bambini
litigano per i giocattoli rotti
delle loro egoistiche ciarle.
nel respiro è il tesoro del mondo,
ed è un mistero.
una risata lanciata nel buio
contro l'orco della bottega,
che vende cattiveria
e incassa antichi fuochi di pura sopravvivenza.

giuseppe d'ambrosio

DALLA FANTASIA NASCE TUTTO

dalla fantasia nasce tutto,
nella gioia si ride, si piange, si fa di tutto,
mentre l'anima si scorda di tutto
e sempre vuole andare avanti,
nonostante la notte,
la luna caduta,
tutta questa stupidità.
anche il nulla è buono
se sei ormai abituato alla delusione.
così la sconfitta diventa una verità troppo amara
per risultare così pericolosa.
la videocamera è accesa per tutti,
per sbaglio finiamo su internet,
in balia degli infami di turno.
siamo deboli,
ci prendono allora per cavie del dolore.
mentre le parole vanno a ranghi serrati
verso i cannoni di waterloo.
ma siamo felici nel sole,
nella neve,
nel tempo che ancora dura
nelle fantastiche menzogne
che ci rendono così vacui,
così geniali nelle nostre continue battaglie perdute.
GIUSEPPE D'AMBROSIO

AMORI DA ROMANZO

l'amore se ne sta come un fantasma
nella stanza del vero manicomio,
una ragazza pazza come un sogno
che se ne viene nelle nuvole della mia stanza senza luna
e mi racconta cosa devo dire
per l'oceano in tempesta
di tutta la polvere del mio romanzo,
un blus di lacrime e risate,
perchè la vita è questo vorticare di stelle
mentre noi diamo fuoco a tutta la casa
per rimanere finalmente soli,
mentre in corridoio la televisione
si diverte a mordere i topi che scappano.
GIUSEPPE D'AMBROSIO

VOLERE LA LUNA PER NULLA

non ci sono più testimoni
che svegliati
se ne andranno correndo
nei loro sogni,
per una città piena d'amore.
s'è spiantato il senso,
la signora s'è messa elegante
e le vanno dietro in 300.000,
troppi anche per una che non vede che se stessa.
è un sonno che ci ha presi tutti,
vogliamo una campagna ma senza alberi,
vogliamo una umanità ma senza anima,
vogliamo la luna ma senza crateri,
senza vulcani, 
nemmeno spenti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO

FEDOR, CHE DICI TU?


libro vecchio
libro vecchio
che apri la porta
e arrivi come la primavera.
mentre fuori è pieno inverno.
il romanzo è una visione e una preghiera.
la coscienza che si nasconde,
riemerge,
torna di nuovo a farsi vedere.
mentre Dio è nei paraggi che ascolta.
l'empietà umana che nessuno vuole sentire,
e la radio parla al buio
che siamo diventati tutti.
il poeta parte per l'India prima di Natale,
la sua fidanzata che non lo voleva più
è rimasta muta come un pezzo di piombo,
il padre
il fratello
la madre
la sorella.
lo lasciano partire
perchè ormai qualsiasi poeta dà fastidio a tutti,
soprattutto a Natale.
Fedor, che dici tu?
Gesù
nasce ormai
senza più sentimento,
mentre nella stanza accanto furoreggia
tutto il clamore della festa...
GIUSEPPE D'AMBROSIO

Zucchero - Quale Senso Abbiamo Noi

LUCI D'INVERNO

vanno densi e spicci i fumi dai camini 
sui tetti della città,
il cielo s'è azzurrato
e gli uomini vanno più leggeri di pensiero,
i ciocchi dei loro cuori
scrocchiano come legni che bruciano
nelle loro solite passioni di sempre.
febbri rimandate indietro
con pillole sciolte nell'acqua gelida,
sonni riparati sotto coperte di amari ricordi,
quel che si dice una canna al vento,
ubriaca di mille inverni passati al gelo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

IN SILENZIO


forse abbiamo perso qualcosa in questa città,
l'antica voglia del re dell'arte
che si accontentava di fare il buffone
piuttosto che rinunciare alla bellezza
della terra santa
che con un cerchio sacro
delimitava l'infinita anima di Milano.

oggi son qui che tutti calcolano qualcosa,
a quanto va la mortadella al bottegaio di sotto,
quanto è quotata la poltrona dell'idea rinnegata,
il prezzo giusto del fazzoletto del cotone
con cui asciugare le lacrime del povero,
del disperato,
dell'ultimo reietto buttato giù sui cartoni di notte
dietro al Duomo.

il povero artista va avanti lo stesso
anche se con tripla fatica
nella palude del disprezzo generale:
"è un pazzo,
insiste con l'arte
quando si deve solo insistere
alla rincorsa del profitto".

intanto siamo tutti sotto la neve,
uomini e animali,
ciuchi da niente e cavalli di razza,
la stella splendente della buona novella
arranca nel cielo delle lucine finte
di migliaia e migliaia di alberi morti.
la folla impazza,
le carovane dei cammelli arrivano anche in piazza,
tutti sproloquiano,
compreso i preti, sui sagrati, in pulpito,
Gesù Bambino
nella sua povera grotta ancora una volta
non dice nemmeno una parola,
guarda tutto con i suoi occhi sgranati dallo stupore,
in silenzio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

CADE LA NEVE

cade la neve.
il mondo senza dubbio rallenta,
si prende delle pause,
medita sul bianco, sull'ombra,
sul cielo grigio che sembra voler dirci qualcosa,
anche se non si sa cosa.
io me ne sto accanto alla finestra,
un pò oscurata dai tanti libri accatastati,
il termosifone per fortuna rovente.
penso a chi sta per strada per lavoro
e oggi mi ritengo fortunato.
novembre se ne va con il suo ultimo giorno
e dal tardo autunno si precipita d'un tratto
in pieno inverno.
un altro mondo mi viene all'improvviso in mente
con un altro ancora in tasca a riscaldarmi.
penso alla campagna dei miei contadini,
alla raccolta delle olive nel freddo,
a Kafka e alla sua Praga,
il camino acceso di un vecchio albergo di periferia.
"è aria di Natale", mi ha detto a sorpresa Angelico,
il mio figliolo di 10 anni.
ha ragione, per lui già comincia 
l'allegra teoria dei giorni
della festa,
per ora ha problemi con il computer sfasciato del fratello,
ride, è contento lo stesso,
qualunque cosa accada,
credo che in questo abbia preso molto da me.
io intanto ascolto la musica lenta della radio
e guardo la neve cadere.
è bella,
e tutti i tetti piano piano si spolverano di bianco.
sento l'odore delle olive fritte dei contadini del mio paese
accanto al camino.
è solo la mia fantasia.
nel corridoio vedo Kafka bambino
che dondola con il suo cavallo di legno.
forse a Praga nevica pure in questo momento,
e nel vecchio albergo di periferia
il fuoco è acceso in quel camino
dove una volta mi riscaldai anch'io
mentre fuori nevicava fitto
e tutto il mondo si prendeva una pausa
per riflettere un pò.
sul bianco, sull'ombra,
sul cielo grigio che sembra sempre voler dirci qualcosa
quando nevica,
anche se non si riesce mai a capire cosa.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

venerdì 29 novembre 2013

MILO DE ANGELIS E GIUSEPPE D'AMBROSIO

il grande poeta italiano Milo De Angelis 
e Giuseppe D'Ambrosio,
dopo la presentazione di "Millimetri",
incredibile e magnifico libro del Maestro,
nella sua nuova edizione
presso "Il Saggiatore",
a 30 anni dalla storica edizione "Einaudi".
Milano, Sala Verri di via Zebedia 2,
15 novembre 2013 


giovedì 28 novembre 2013

IL PRESEPE



Candeline, segature, muschio.
Pastori,
pecorelle,
casette di paesi di montagna.
Le stelle delle carte da pacchi,
qualche specchietto rotto per laghetto.
Si preparava tutto.
Anche Maria e San Giuseppe.
Ma Lui, Gesù Bambino, non c'era,
si metteva solo a mezzanotte in punto
della santa notte di Natale.
E solo con Lui il presepe era completo,
e solo allora mio padre
accendeva tutte le luci di casa,
per ricordare tutti,
chi c'era e chi non c'era.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "ULTIME NOTIZIE PRIMA DI NATALE", Acquaviva, 2013

DIO



Dio,
gli piace a Natale, io credo,
guardarci con gli occhi di tutte le stelle,
e ascoltare nelle nostre valli
e nelle nostre città
quei canti di poveri,
quelle preghiere di madri
che accompagnano i figli
alla grotta,
e farsi piangendo il segno della croce.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "ULTIME NOTIZIE PRIMA DI NATALE", Acquaviva, 2013

IL NATALE IO ME LO COVO A LUNGO



Il Natale io me lo covo a lungo 
nel freddo,
per la strada,
tra la gente frettolosa
dietro il Duomo,
così ingorda a farne le foto
ma non a contemplarlo.
La guglia della Madonnina 
s'è incrinata,
per i troppi peccati
di noi gente dabbasso,
ma nessuno ne parla.
Raccolgono soldi che non bastano mai.
Mentre Lui, scalzo, nudo,
tra la paglia
sorrideva felice
di essere venuto ancora tra di noi,
gente dabbasso e gran peccatori,
senza sapienza e senza gloria,
ma con la mano sul cuore
a piangere per una mollica di gioia
anche per il più umile di noi,
il più turbato da tutto questo freddo
e questa impunità.
Mentre il superbo si crogiola
nel suo infinito fasullo,
covando l'avarizia e la cattiveria
anche in questo santo giorno di Natale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "ULTIME NOTIZIE PRIMA DI NATALE", Acquaviva, 2013

IL VAGITO



Chissà cos'è nei nostri tempi la fede.
Una buca di legno
sotto una bomba d'acqua, forse.
Siamo tutti figli di Caino,
Abele è ovunque.
Brilla però la notte di Natale.
La foresta è nera
ma si sente da lontano
il vagito della santità
del Bambino che nasce,
e che ancora una volta tutti ci salva.
Perduti e indifferenti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "ULTIME NOTIZIE PRIMA DI NATALE", Acquaviva, 2013

NATALE NELLA PERIFERIA MILANESE


Caseggiati e caseggiati,
l'uno sull'altro,
neri e pittoreschi
in quel fumo misto a nebbia
dell'estrema periferia di Milano,
dove i treni superveloci della notte
sembrano prendere
per un inverno più lontano ancora.
Uomini radi,
e ombre strane
tra i prospetti indefiniti,
nessuno si lagna,
non si ode nulla.
Qui non arrivano
nemmeno i ghirigori e le luci
della festa.
Ma è Natale,
e i fantasmi leggeri non sono maligni.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "ULTIME NOTIZIE PRIMA DI NATALE", Acquaviva, 2013

mercoledì 27 novembre 2013

MAMMA GATTA


    Mamma gatta si porta via i suoi gattini, 7, neri e bianchi, bianchi e neri, a uno a uno, stretti in bocca. Qualcuno l'ha disturbata e lei giustamente cambia il nascondiglio. Quanti stupidi vogliono vedere, vogliono commentare, vogliono rubare forse. Ma non è mica uno spettacolo di teatro questo, e non sono mica malloppi di soldi da sgraffignare a una banca. Sono micini, appena nati. E hanno bisogno solo della loro madre, di nessun'altro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

NERINO


    Nerino se ne veniva sempre vicino a me seduto accanto al fuoco del camino della casa dei miei genitori contadini di Acquaviva. Si metteva a guardare le fiamme e socchiudeva felice gli occhi.
    "Non avvicinarti troppo che ti puoi bruciare il pelo", gli dicevo io e lo allontanavo un pò.
    Lui si faceva allontanare e socchiudeva ancora felice gli occhi. Aveva il pelo così rovente che davvero che ancora un pò e si bruciava. (Era felice anche che io mi preoccupavo per lui. Anche lui si preoccupava per me, lo capivo quando tornavo dopo lungo tempo, a tavola mi saltava in grembo e se ne rimaneva là a fare le fusa. Non saltava in grembo a nessun'altro, nemmeno a mia madre).
    Era capace di restarsene lì, vicino al fuoco del camino, per ore e ore.
    Fuori nel cortile era freddo e davvero c'era aria di neve. Ma lui, prima di sera, lo sapevo bene, la sua passeggiata notturna se ne andava a farla lo stesso.
    Aveva il pelo foltissimo, così folto che sembrava fatto apposta per poter girare liberamente d'inverno.
    Quando faceva la neve era contentissimo di mettersi a camminare in tutto quel candore luminoso, lui così nero, là in mezzo, che si sentiva davvero un principe davvero speciale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

GATTO RANDAGIO


    Il gatto di strada se ne diventa sempre come un selvaggio. E non ha mica tutti i torti. Il suo cuore se ne diventa come una pietruzza del selciato, duro e freddo. Smette di credere agli usignoli e ai pasticcini alla crema. Non crede più alla bellezza che salverà il mondo nè alla rivelazione della buona novella da parte di chicchessia. La sua faccia diventa come quella di un minatore delle miniere di carbone, nera e sporca ma con gli occhi vivissimi e splendenti.
    Non è lui che ha tradito il mondo, è il mondo che ha tradito lui. Il suo padrone ha finito per credere più nel vino che nel gatto ed è andato a finire all'ospedale con il fegato a pezzi. E lui giustamente non sogna più e ha smesso finalmente di credere nella pietra filosofale. Non teme nessuno ed è diventato come uno zingaro. Senza casa e senza indirizzo, senza nessuna ciotola certa per la cena della sera nei paraggi, nè altrove.
    E' un vero nichilista ormai, e vagabonda per le strade a tutte le notti. Nessuno più lo aspetta a casa perchè una casa sua non ce l'ha più.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

BRIGANTE, UN GATTONE DAVVERO POCO RACCOMANDABILE

    Brigante è un vecchio gattone guercio che di giorno arriva nel cortile della casa-ringhiera di via Lodovico il Moro e si piazza sulle pile dei giornali da buttar via. E' quello il suo posto di custode dell'intero palazzo. E' un vecchio gattone molto attaccabrighe, non sopporta la compagnia di nessun'altro gatto maschio, vecchio o giovane o micino che sia. E' davvero un tipo, come si dice, del tutto asociale.
    Non ha paura di nessuno. Quando qualcuno si avvicina a osservarlo da presso, lui si mette a fissarti con il suo unico occhio spiritato e sembra davvero volerti dire:
    "Stai attento, mister, che non ci metto nulla a tirare un pugno in faccia pure a te!"
    E' davvero un tipo da scherzarci poco. Se lui in una rissa passata ci ha perso un occhio, non so proprio immaginare cosa è successo all'altro gatto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

martedì 26 novembre 2013

L'ANTICO PATTO DEL GATTO CON LA DONNA



    Il gatto e la donna una volta fecero un patto. 
Dovevano sempre incontrarsi nella prima ora della sera nella casa di lei. Il gatto doveva mostrare le sue unghie affilate e far vedere poi come era facile nasconderle con cura in un paio di guanti eleganti e ricercati. La donna invece doveva per questo dare al gatto una ciotola di latte caldo. Poi il gatto mostrava alla donna come era facile dissimulare di tutto, dalla malinconia alla gioia, dietro una pelliccia ben lisciata e leccata. La donna invece dava in cambio di questo un piatto di pesce lessato davvero a dovere. Infine il gatto insegnava alla donna quanto fosse facile penetrare le tenebre intorno con uno sguardo di fosforo senza piangere e senza ridere di nulla. La donna in ricompensa di questo dava al gatto un giaciglio caldo per la notte e la promessa di non cacciarlo mai di casa qualunque marachella o furto lui facesse.
GIUSEPPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013 

LA COMPAGNIA DI UN GATTO



     Il gatto se ne sta molte volte nel corridoio della casa, vicino alla porta d'ingresso. Seduto su una soffice sedia guarda con curiosità chi viene e chi va. Chi ha fallito in amore trova un valido alleato nel gatto, che è indifferente a tutto e non dispera mai. Ma pure chi è felice in amore trova molto piacere nella compagnia di un gatto, stravede per la sua calma silenziosa, e della serietà tranquilla della sua gioia interiore, sempre tassativamente molto riservata.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013   

STORIA DELL'AMICIZIA DEL GATTO CON IL POLLO



   Una volta un gatto e un pollo fecero una società e fondarono la loro amicizia sulla ciotola.
   Il pollo mangiava quel che non mangiava il gatto, il gatto mangiava quel che non mangiava il pollo.
   Il pollo andava in giro di giorno con l'alzarsi del sole, il gatto andava in giro di notte con il calar del sole.
   Erano sani come dei pesci tutt'e due ma il pollo fu catturato e mangiato arrosto dagli uomini, il gatto non lo trovarono più nemmeno a cercarlo in India.
   Morale: dove gironzola il malvagio nemmeno le più belle amicizie possono esistere a lungo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

CHI DA' DA MANGIARE AI GATTI?


Chi dà da mangiare ai gatti?
Il mondo è grande, e molto straordinario.
Anche i gatti sono molto straordinari.
Se ne vanno per strada e non fanno mai rumori,
le loro zampe camminano come sull'aria.
Il fuoco dell'essere trova loro sempre qualcosa,
l'acqua per bere 
si fa trovare sempre da qualche parte.
I gatti fanno parte dello spirito libero del mondo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

IL GATTO FRITZ, DELLA VIA PALMIERI, LAGGIU'

    
    Il gatto Fritz se ne va nella strada di sotto tutta la notte. Nello specifico: nella via Palmieri della famosa e famigerata Baia del Re. Il letto se lo trova qualche volta sotto le macchine scalcagnate dei delinquenti o di straforo nelle cantine con i finestrini sfondati qua e là. Tratta i suoi affari con tutti i balordi che incontra e mai si lamenta della sua fortuna o sfortuna. E' sempre contento senza mai accontentarsi, per questo è sempre sul chi va là. Come fare altrimenti a questo mondo? Non siamo che un pegno in mano di qualcuno di cui ignoriamo tutto, anche se è una pietra, un destino, o un popolo. Seguiamo i nostri istinti e i nostri umori, malinconia e lussuria hanno forse la stessa natura quaggiù, rasoterra la strada. Quel che si vive si vive. C'è sempre qualcosa in qualsiasi vita, nessuna esclusa. Figuriamoci in quella di un gatto che fa quel che gli piace ed è felice di questo. Non come qualche altro di mia conoscenza, che ha quel che gli piace ed è un perfetto paranoico.
    Siamo tutti quel nulla che ci circonda, ma c'è chi si diverte e c'è chi si spaventa a morte. Il gatto non si vede manco allo specchio. Se si vedesse giustamente penserebbe che è un altro gatto e chissà che grane cerca là intorno.
    Il gatto Fritz si sporca là sotto qualche volta, ma è perfettamente capace di pulirsi da solo sempre. Non come qualcuno di  mia conoscenza che se si sporca di notte  per strada pianta una lagna lunga di qui alla luna, e non esce più di casa per intere settimane.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI",  Acquaviva, 2013  

STRANO DIALOGO DI UN CANE CON UN GATTO






    Una volta un cane e un gatto ebbero a incontrarsi e ebbero questo strano discorso.
    Disse il cane al gatto:
    "L'uomo ha più bisogno del cane che del gatto. E lo capisci quando va a caccia, con noi che gli riportiamo con solerzia tutta la selvaggina che lui molto amabilmente ha impallinato. E' una grande emozione per lui, fonte quasi di una vera lussuria".
    Il gatto allora disse al cane:
    "Ognuno chiama le cose come più gli piace. Dar piacere agli altri e essere felici è lo stesso per loro. La radice è sottoterra e il fiore splende nel sole. Ognuno si accontenta come può. A me piace dar piacere a me stesso, e nella mia solitudine sto bene come un re. L'uomo a me mi dà da mangiare per nulla e io nemmeno gli dico grazie".
    Il cane allora disse al gatto:
    "Io sono l'amico più fedele dell'uomo, e sto sempre dalla sua parte, anche a costo della mia stessa vita. Amore e abnegazione per l'uomo non ne troverai da nessuna altra parte più del cane in tutto il regno animale".
    E il gatto allora così disse al cane:
    "Io me ne sto sempre per conto mio, nel mio orgoglio e questo mi basta e mi avanza. Per quanto riguarda l'uomo, le sue decenze e le sue indecenze, gliele lascio fare solo a lui, come è giusto che sia in tutto il regno universale".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013 

IO SONO UN GATTO


Io sono un gatto.
Non chiedo mai niente a nessuno.
Se qualcuno mi dà qualcosa
è sempre per sua spontanea volontà.
Se avete qualche fortuna ve la potete pure tenere,
io non ho bisogno di niente.
Solo una piccola scatoletta di carne
e una ciotola di latte ogni tanto.
Il resto ve lo potete benissimo tenere tutto voi.
Un cuscino del resto è bene accetto,
o anche solo un cartone in disuso
o un mucchio di libri.
Io sono un gatto.
Non ho bisogno di niente.
Ne conosco di certi 
che anche con tutto a disposizione
ne hanno lì da piantare lamentele.
Io sono un gatto,
non un signore.
Mi  basta quel che mi date 
di vostra spontanea volontà
e non vi ringrazio nemmeno.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

IL GATTONE VECCHIO


    
    Il gattone vecchio si alza tardi e se ne va in giro sempre lento. Sbadiglia spesso e scantona in angoli bui non troppo lontani. Si stira di rado e ormai non ha più voglia di giocare per niente. E di notte non lo sentirete mai miagolare o infuriarsi di brutto per nessuna questione al mondo. Ma se chiedete qualcosa di lui alle gatte del quartiere ve ne diranno delle belle. Ma lui negherà sempre. Il gattone vecchio se ne va sempre in giro a fare l'amore, ma ormai non fa più mai sapere niente a nessuno.
    Al contrario al mattino ve lo ritrovate a casa a dormire di brutto, come se avesse passato lì tutta quanta l'ultima settimana.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013 

TUTTI I GUAI AL GATTO MAGRO



Tutti i guai al gatto magro.
Nessuno mi porta un pesce grasso
arrostito sulla padella,
nè un topo preso in trappola
con un pezzettino di formaggio di contorno.
E come se non bastasse
c'è in giro che vien dalla montagna
una brutta aria di neve
che davvero fa un freddo della malora.
E come se non bastasse
neanche una gatta del cortile
ne vuole sapere nemmeno per sbaglio di me.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

SE UN GATTO TI GUARDA


    
    Se un gatto ti guarda non cercare di nasconderti troppo, continuerà a guardarti anche dopo che te ne andrai a dormire. Ma non spaventarti, le cose che penserà di te non andrà a raccontarle a nessuno, sia che siano buone sia che siano brutte. Non pretendere di guardarlo a tua volta nella stessa maniera, lui sa cos'è la vita e tu non sai un fico secco. Credi di sapere, e puoi ingannare altri uomini non un gatto. Credere di sapere è parente stretto dell'ignoranza, ricordalo. Quindi non crederti mai superiore a un gatto. Quando un gatto ti guarda ricordati che lui t'ha visto quando ti sei ubriacato e hai sclerato parlando da solo al muro, ricordati che ti ha visto litigare con una stregaccia della malora che con una spinta t'ha fatto finire sotto il tavolo della cucina non spaccandoti la testa di brutto per puro caso, ricordati che ti ha visto tenerti il capo tra le mani per una giornata intera senza fare assolutamente nulla. Quando un gatto ti guarda ricordati che sa più cose di te, molte più di quante tu possa mai immaginare.
    Eppure, come un vero amico, se ne è stato sempre lì con te, e ti ha aiutato con la sua semplice presenza senza mai dirti niente, senza darti mai nessun stupido consiglio, e soprattutto senza mai farti una predica.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013 



FRANZ, IL GATTO DI UNO SCRITTORE


    Il gatto Franz si lecca la zampa a lungo e molto lentamente. Poi l'altra zampa, infine la faccia. Alla pelliccia folta e cinerea invece una spazzolata veloce. Poi se ne va a sdraiarsi sul suo letto fatto di libri. Filosofia, qualche romanzo di Tolstoj, moltissima poesia. 
    Infine si sistema nella posizione della sfinge e contempla il mondo, i radi avventori, il tempo che scorre. Ogni tanto muove la coda, quasi fosse una mossa del destino. Rimane fermo quasi per un'ora. Poi volge la testa verso di me e si mette a osservarmi con gli occhi socchiusi.
    Che pensa? Mi valuta.
   "E' un uomo un pò stupido. Ma in fondo è molto buono e mi vuole bene. Non mi lascia mai senza scatolette di tonno. Qualche volta mi dà pure del salmone crudo. Quando mi fa mangiare gli spaghetti al pomodoro lo odio un pò. Ma non è niente di grave. Ciò vuol dire solo che qualcuno non lo sta pagando giusto. Non è affatto una diminuzione di affetto verso di me. Non starà ancora a lungo a scrivere al tavolo delle sue astruse follie. Andrà al frigorifero tra un pò e si preparerà da mangiare, poi come sempre darà qualcosa di buono pure a me. E' davvero una buona lana. Un pò stupido e lento, ma niente di grave per me".
    Così sembra ragionare tra sè e sè a guardarmi sornione, con i suoi occhi socchiusi, quasi disattenti.
    Poi si alza. Si stira. Si dà un'altra leccata alle zampe. Alla faccia. Non a lungo questa volta. Infine scatta di colpo dal suo letto fatto di libri e viene vicino a me.
    "Miao", miagola dolcemente strusciandosi alle mie gambe.
    Sto facendo tardi, forse vorrebbe dirmi.
    E' un gatto. Adulto ormai, è con me da quasi 7 anni. Se ne venne in casa dopo un mio semplice "micio, micio". Era un gattino, piccolo e sperduto. Qualcuno l'aveva abbandonato, suppongo. Ma a lui bastò una notte passata nel cortile della casa-ringhiera dove abito per trovarsi una nuova sistemazione.
    E' un gatto che sembra sapere davvero di tutte le cose del mondo, delle follie degli uomini, e dei ghirigori del tempo.
    E' ora un gattone, forte e calmo. E' un certosino. Il pelo grigio e gli occhi d'oro. Vede spiriti in casa mia, ma non va mai a raccontarlo a nessuno. E' il gatto di uno scrittore, sa bene come mantenere i segreti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 


da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013

lunedì 25 novembre 2013

LETTERE A GESU' BAMBINO



Ti ho messa sempre una letterina, Gesù Bambino,
sotto il piatto di mio padre
il giorno di Natale.
Fogli azzurri e fosforescenti
dove io vergavo in calligrafia eguale
i desideri dei tesori immensi
di cui andavo in cerca,
in cambio della mia bontà
e della mia dolcezza,
vera o presunta,
ma io ci credevo e tant'è,
ieri come oggi.
Mi son sempre fidato di te,
caro Gesù Bambino,
e della tua stella cometa
così lunga e chiara nella notte nera.
E di bellissime cose me ne hai portate sempre,
caro Gesù Bambino,
complici mio padre, mia madre, la natura,
non so,
il tuo mistero divino.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

POVERA GENTE (poesia di Natale)



Povera gente che nel freddo si arrangia
il suo scarno guadagno,
tra le finzioni dei ricchi
e i silenzi dei funzionari.
E' un villaggio di legno
la via del centro questi giorni,
e passando i cuori si colorano di azzurro.
Non per tutti il cuore dell'uomo
è un fratello.
Se c'è troppo freddo
l'hanno vinta i ladri
e i loro compari in incognito:
i portafogli.
Mentre la povera gente
fa la sua buona figura
nel vecchio presepe della cattedrale,
seduta sul cassettino,
a un passo dal marciapiede.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

LA STUFA DI NATALE



E' accesa a tutta forza la stufa.
Devo ringraziare il comune di Milano
e la mia casa costruita dai buoni uomini
che non ne esistono più così tanti.
Il chiasso ora è della mala gente
che spaccia ghiaccio
a ogni sorgente
e degli sprechi che il ricco
bastona sulla fronte del povero.
Comunque arriva la festa,
già venduta e comprata mille volte
dagli immortali falliti di turno.
Ma la città è ancora innocente,
e Gesù, seppure al buio,
dona a piene mani calore e amore
a tutti i cuori accesi di bene del mondo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

I GATTI

    
    Sette vite e tutte da passare senza fare assolutamente niente. Troppo pigri per preoccuparsi di qualsiasi cosa. Si svegliano di botto solo se un uccelletto si avvicina troppo, ma se la luce del sole è abbagliante loro non si discostano dal fresco e così manco lo guardano.
    Un topo, o un gomitolo, o una scarpa, tutto va bene se vien loro voglia di giocare. Corrono in tondo e finiscono per mordersi la loro stessa coda, inizio incerto di un ignoto nemico mai incontrato.
    Servi di nessuno, padroni di niente. Pelliccia di seta, leccornie sopraffini. I gatti sono i veri maestri del dolce far niente. Hanno visto mille volte lo stesso mondo, ormai davvero non c'è più nulla che possa loro interessare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013



IL GATTO NERO









       Un gatto nero ha dentro di sè tutta l'energia elettrica di una centrale a carbone nero come lui. E' una specie di diamante se va nel sole, brilla di mistero anche se sapete benissimo chi è. Ma se ci pensate con precisione, lui in verità non vi ha mai detto niente. E' come un essere enigmatico dei primi tempi universali, quando voi non c'eravate mica, e non immaginavate neanche molto lontanamente la vostra presenza su questo mondo. Di notte di un gatto nero non vedete che gli occhi, due schegge di sole ad autocombustione che vi accecano pure se li guardate fissi. Ma è un attimo, lui è già scappato via, più precisamente sparito. Va a caccia di uccelletti e di topolini, ma più per gioco che per necessità. Un gatto nero si ciba di pezzi di tenebra, della luce non ha bisogno perchè misteriosamente se la porta tutta dentro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

da "GATTI PAZZI", Acquaviva, 2013