regala Libri Acquaviva

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domenica 31 gennaio 2016

BASHO Poesie ACQUAVIVA, 2003

"L'inizio dell'arte: 
la profondità della campagna 
e una canzone piantando il riso". 
BASHO

riccamente illustrato

BASHO
POESIE
ACQUAVIVA, 2003

on Google Books:

quale sia l'ideale del poeta non lo sa nessuno,
lui mente anche a Dio
per predicare solamente la sua verità
che capisce solo lui,
poi aumenta a suo piacimento il prezzo
e vende a peso d'oro il suo riscontro col nulla.
GDA


l'amore è un lampo che ti brucia tutti i pensieri,
ti fa mandare a memoria l'inferno e il paradiso,
poi d'un fiato ti spedisce su marte,
e folle ti fa tornare a casa,
e tu ci metti fuoco
perché vuoi solo un castello fatto di pietre
che nessuno vede.
GDA

ma che cerchi, amico, l'amore?
ma fatti una paglia sopra il materasso,
fumati una donna facile
e vai in retromarcia fino a casa tua,
vedrai che lo spessore è sempre quello.
che cerchi, amico, l'amore?
ma fatti una sedia a sdraio al mare
e pagati l'ombrellone,
l'occhio del padrone ingrassa la cavalla,
ti cavalchi la tua brava ombra
e poi torni a casa in tram
tutto bello rilassato.
che cerchi, amico, l'amore?
ma fatti una birra al banco
e poi vedi che di lì passa di certo una pazza,
ti chiede lo scudo d'argento
e una storia di natale che faccia ridere,
poi ti passa l'indirizzo
e quel che è fatto è fatto,
te ne torni nella tua solita pagina,
chiudi il libro 
e te la passi liscia sia col prete, che col medico
e il fruttivendolo.
GDA

UNA CHE CE L'HA FATTA

EHI! AEMH!
ho perso la filovia,
e un'altra non passa che domani mattina.

ce ne vuole, non è che l'una passata ora.

senti un po', non crederti chissà che!

non mi credo un cristo di nessuno io.

beh, meno male allora. posso passare la notte a casa tua allora?

come vuoi, non è mica mio l'hotel...

non farti strane idee su di me.

nè strane nè normali...

io sono una che ce l'ha fatta nella vita. non sono mica una di quelle...

c'è qualche differenza tra farcela e non farcela per noialtri? la vita è dura un po' per tutti quanti noi...

ti piace la mia pettinatura?

bella, non c'è che dire.

posso dormire tranquilla?

se vuoi ti passo pure qualche goccia di valium.

domani mi trucco e vedi che non sono una di quelle.

seee...

anzi, sai che penso, se sei un uomo buono come sembri, mi dai un deca per il taxi, così non ti rompo più.

   le do il deca e chiama al volo un taxi. 

ciao e grazie, mi dice salendo in taxi.

è proprio una che ce l'ha fatta, penso allora io.


GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
LA TERRA PROMESSA

è lì che s'è rifugiata la mia famiglia da tempo
nel nome sono pure spaccato,
la tenda del deserto
se n'è volata da tempo via.
la terra promessa la conosco
ma non so perché
mi basta solo guardarla da lontano.
GDA

PROSA FOGLIETTATA

quel che mi potrai offrire 
per il mio mantenimento
sarà una cassa piena di posta
e la chiave di un bosco
dove s'è persa l'onestà,
alza il cuore in alto
e mostra la faccia della moneta,
con quel vino triste del Canadà,
un taccuino dove riposava tranquillo un fuoco,
e il bicchiere riservato all'ospite,
è lungo il cammino e il cuscino è troppo basso,
è piovuto sulla mente
e il fango è basso anche lì,
chi batte ora alla porta?
chi vuoi che sia?
una diligenza in ritardo di un vecchio cliente,
la porta è chiusa
e la finestra anche lei condannata,
vuoi che balli ora?
non sono mica a questo grado di disperazione!
e poi manco più la speranza
è rimasta onesta.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA PAROLA

la parola è una porta magica che ti porta al mondo,
un po' trasparente,
un po' nera,
la porta si apre
e tu entri nel mondo divelto dalla tua stessa venuta,
chi sei?
e chi lo sa?
chi lo vuole sapere?
sei una locomotiva,
sei un muro da scalare,
sei un verbo intransitivo che non va da nessuna parte.
sei amorfo con tutto te stesso da inventare,
sei ottuso con tutte le cose da spiegare,
sei entrato nel mondo ma nessuno s'è voltato a guardarti.
dove sei venuto?
in che stanza?
in che città?
quale occhio t'ha veduto per primo?
nessuno si muove,
tutto se ne rimane fermo in una strana vaghezza.
quale è l'albero che ci protegge?
quale immagine per davvero ci definisce?
siamo entrati nel mondo
attraverso un semplice spiraglio di luce,
dal buco di un'anima che voleva amare,
la porta si è aperta
ed era solo una parola:
Dio l'ha pronunciata in silenzio
e nessuno sembra averla ascoltata.
comunque noi siamo qui
ed è il solito mistero irrisolto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
NELL'IMPERO DELL'EVANESCENZA

viviamo in un tutto che se ne va,
viviamo nell'impero dell'evanescenza,
viviamo nel vento un po' tutti.
qui a Milano
dove di fuga vivono un po' tutti i marinai,
di gesti d'accensione dei motori
e di sfumature che se ne volano via in tutta fretta,
qui alla Cascina del Re in periferia,
dove magari aprono una stazione di servizio
anche in Chiesa Rossa,
con un barista con la faccia di meccanico disoccupato,
con i bicchieri un po' sporchi di nafta e di benzina verde,
con tutta questa inesistenza
che ci circonda un po' tutti un po',
qui anche in Radio Rock
sulla costa del Naviglio Grande,
quando il vento di neve soffia fin qui dall'alta montagna,
con la biblioteca e i libri in sospensione varia,
qui con i sassi, gli uccelletti, gli alberi
velati dal vento così umidi di lontani posti,
qui a Milano,
qui nella mia stanza,
qui sulla mia sedia,
qui nella mia immaginazione.
dove ce ne viviamo un po' tutti nel nostro stesso vento
fatto di un niente che se ne vola sempre via...
disoccupati senza posto in volo nell'aria di Milano...
devo stare o devo andare?
devo stare o devo andare ora?
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

LA CHIUSURA DEL CIRCOLO

amici, avete per caso chiuso il circolo?
che è successo?
avete giocato troppo
e le carte vi sono venute a noia?
non so,
d'altronde io non sapevo mica giocare così bene.
ma pure mi manca il circolo,
e quell'aria di partita combattuta fino all'ultimo punto
così gonfia di idee così sballate.
non per niente,
tanto io me la passo come al solito,
un po' allegro
e un po' triste,
ma mi viene il dubbio
che abbiate aperto il circolo da qualche altra parte
in città
e che fate apposta a meno di me.
ma comunque d'altronde sono così abituato agli imbrogli
che uno più uno meno
per me non fa punto differenza.
non voglio certo rovinare il vostro nuovo passatempo.
ma ditemi: non vi manco nemmeno un po'?
non importa,
state zitti,
ciò significa
che avete trovato di certo un amico di gioco
più divertente di me
o forse pure più intelligente.
del resto il circolo ormai è chiuso,
almeno quello che conoscevo io,
e allora di certo non vi manco mica.
e d'altronde a questo mondo 
nessuno è davvero insostituibile.
così ora me ne torno alla mia vecchia fermata del tram
e me ne torno a casa,
aprirò lì il mio nuovo circolo personale,
io con me stesso,
devo confessare che almeno per me 
non è una così cattiva compagnia.
riempirò due bicchieri di vino rosso toscano
e dirò: "alla tua salute, Dio,
vecchio fedele amico mio!".
mi berrò da solo tutt'e due i bicchieri
e scoppierò da solo a ridere.
io e la mia vecchia cara follia
che continua a credere nell'amicizia
qualsiasi cosa possa mai accadere.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

UTOPIA

lontano da dove?
dimmi era in quella terra almeno l'erba felice?
e chi lo sa?
chi l'ha mai vista?
eppure è sempre là che io voglio andare.
là dove c'è la luce pure nel bosco più scuro,
dove il gabbiano vola bianco sulle onde
quasi fosse un maroso un po' pazzo,
ma dove?
dove hai visto tutto questo?
è un posto strano
proprio nel mezzo tra l'occhio 
e la montagna di Dio,
è un posto che forse manco esiste,
ma di sicuro è bagnato dal mare,
è presente in tutti i miei sogni,
io ne sono felice solo a pensarlo,
lo cerco poco in effetti
perché ho paura che se ne sparisca del tutto,
e questo proprio non mi va.
è sempre lì comunque:
tra il pensiero e la montagna di Dio.
là pure l'erba è felice, lo so.
davanti a te
anche se non so davvero più
dove tu possa essere.
ma non importa,
non lo trovo
e così me lo invento un po'.
ho paura pure a parlarne.
è davvero un posto
che mi tengo solo per me,
sulla mappa enigmatica
del silenzio del mio stesso cuore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

SCOMPARSA

sul gradino di casa la ragazza
pensa al bar
dove più non trova chi sempre la cercava.
"dove mai se n'è andato?", chiede un po' a tutti,
e soprattutto a se stessa.
quello è sparito e più non si fa trovare.
avrà forse cambiato bar,
o città o semplicemente proprio ragazza.
nessuno lo sa.
"nemmeno Gesù Cristo", dice talvolta la ragazza.
poi pensa ai bicchieri, al whisky, al gin,
e dell'amore si scorda un poco.
ma quel ragazzo proprio non si fa vedere più,
nemmeno dai suoi amici,
neanche dal vecchio barista
che gli voleva così bene anche lui.
è sparito.
se l'è preso la neve dell'alta montagna,
una pallottola di piombo,
una frana di dimenticanza
che l'ha travolto per strada,
cancellandolo dalla vita di tutti
con un tratto violento della stessa gomma di Dio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
il giorno lo sostiene la vita non il soldo,
se ti lasci andare e ti pieghi
ti scordi del cavallo ardente che sotto ti fa correre veloce,
il castello ambrato del tuo cuore che a tutto resiste,
il balcone dove tu ti affacci per ridere di tutte le cose
che ti capitano a rompicollo 
sulla stampa del tuo particolare eterno,
il galoppo delle unghie roventi che corrono corrono
verso il bislacco gioco
che tu stesso ti sei inventato
per fare allegro il tuo stesso passo a ritmo di trotto,
dove tu sempre scansi quel fosso pieno di vuoto
che ti vuole a tutti i costi far piangere.
il giorno lo sostiene la vita non il soldo.
non credere mai a chi ti vuole manchevole
non credere mai a chi ti vuole far cadere...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 30 gennaio 2016

DIETRO L'OBLO' DELLA CITTA' DI MILANO

si viene in questa città con gli occhi sbarrati di terrore,
senza un'idea precisa di quel che ci riserverà la fatalità,
una faccia di pietra come tante
per costruire l'ottuso castello del duca vincente,
un abitante qualunque della palafitta vagante,
un bimbo con la voce scaduta un millennio fa,
un albero da fare a fette come un angelo
lì al negozio delle mortadelle milanesi,
un inferno pieno di amori svelti e veloci,
un cuore di sera prima di addormentarsi,
un'adolescenza lunga tutta la vita,
un ragazzo che batte le mani in tv per 50 euro a notte,
liquidato ogni passato
liquidato ogni avvenire,
presto presto che c'è da licenziare l'antologia veneziana,
quella dove va a ripararsi la nostra anima
quando si mette a piovere davvero forte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


FRIDA

ognuno che porta al mercato la sua sporta
di merci inutili,
vispo come una vespa vagabonda
lì, all'angolo di ogni strada
con il suo tempo giusto misurato col lanternino
vesti candide della domenica,
ognuno con la sua scatola di carne in gelatina dietro,
un silenzio sigillato per sempre,
e la gioia e la caduta e l'antica corruzione,
la lampada accesa sull'insegna della vacca,
con nessuna preghiera in un anno,
con l'angoscia del talento falso,
l'impero del fuoco,
l'anima del poeta nel suo stesso rogo
appena poco più in là.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


IL LIBRO DEL MUTO DESIDERIO MIO

gonfiare un libro di stelle e mattini
e issarlo come un gonfalone
sui campi della luna della buona fortuna,
come la notte meravigliosa di tutto l'universo riunito,
là sulle terre dell'umile Puglia,
dove ogni sentimento divampa senza parole,
come una strada senza nazione,
che ricalca il Vangelo
e si mostra nuda,
come una casa calda,
come il gatto dalle mille leghe
che vaga tranquillo nell'anima nostra.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 29 gennaio 2016

quando il nulla ti strappa il manifesto
della tua opera nell'armadio,
e la tenebra ti brilla attorno
davvero straordinaria,
tu ti accorgi che la nave della vita
splende in autonomia col suo buono amore,
come la buona terra dove una volta siamo nati,
e che vediamo a volte tra le brume sciolte della memoria,
di quando la prima alba accolse
quello sciocco struzzo del nostro io,
e le campane del paese suonarono a festa
per le passioni da banda di tutti i contadini,
e i preti cantavano i loro salmi
con i loro occhi lacrimosi e tristi,
e ci diedero il primo sale,
e il primo fumo
che con avidità respirò la cruda nuvola
del nostro essere,
con il cielo che ci guardava
e ci avvolgeva dovunque avessimo deciso in cuor nostro
di andarcene.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 
quando su un viso di un fumetto d'altri tempi
notai che troppi erano gli anni trascorsi al buio
della vuota stanza piena di conchiglie perse,
nella vita arrivata in massa sulla piazza della folla solita,
quella che fino all'alba non giunge mica,
notai allora  che il grande flusso del credere
è assai potente nella fioca mente della notte,
che il volto crede a tutte le storie,
e anche che più inverosimili sono
e più si fanno acuta strada nel nostro folle amore,
così saturo di misteri nudi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
RITRATTO AMENO DI UN POETA
SULLA SOGLIA DI UN ALTRO TRISTE COMPLEANNO

ti curvi sulla sedia
e parti alla carlona,
ti mangi le cicorie amare
e le addolcisci solo con un po' di limone,
chiami la spada del sole,
il canto di Orfeo che sconfigge l'inferno,
e se ti capita la goduria dell'amante quando tocca
le coppe ritte del piacere.
sono in definitiva solo un corpo alquanto pazzo,
con una sua propria volontà perennemente in tumulto,
una metafisica a tappargli un buco inverecondo
sotto la scarpa polacca,
un autotreno senza quasi più nafta,
il carico perso, l'indirizzo della destinazione dimenticato
per grama pigrizia,
un cavo d'alta tensione tagliato di netto
da ladri pirati d'altomare,
una primavera sconvolta di pieno rinascimento,
lenzuola sporche di sperma di un liceale tredicenne,
e per dirla tutta sono arrivato fin qui anch'io
sulla soglia del "non ne so nulla pure io".
i miei lunghi anni che non mi hanno salvato nemmeno un po'
né dalla povertà
né dall'idiozia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IL PIU' FORTE

quando il cuore si innamora
è il cervello che si licenzia,
saluta tutti
e se ne rimane per tutto il tempo zitto.
il destino stringe i denti
e se ne va avanti alla meno peggio.
in pratica il cervello se ne lava le mani
e il cuore batte contento
per tutto quello che capita...
tanto vince sempre lui
perché è proprio lui il più forte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
non c'è nulla che torni indietro a questo mondo,
la pancetta sfrigge nella padella
e bruciacchia anche la speranza,
l'oceano bolle nella pentola
e fa scuocere ogni antica fonte,
il tempo non ha misericordia per nessuno.
l'amore sfrigge nella padella
e non si ricorda più niente nessuno.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
AMORE UNDERGROUND

era un amore underground,
come quando si dice "ti amo" a un vento
che si incontrerà ancora di rado,
gli occhi nelle tenebre
che cercano di capire qualcosa del prossimo assassino,
e noi si spera nella buona sorte,
nelle unghie affilate,
e nel pelo arruffato del teppista navigato,
e quell'altra che ti urla il suo odio,
altro che amore e romanticismo d'accatto!
e tu svolti in fretta per la strada
e ti nascondi.
ma è proprio lei quella dell'infame destino?
ma quella sale e scende sempre le stesse scale,
si affaccia sempre allo stesso balcone,
sempre in quella stessa casa.
sospira ed è dolce solo quando fa l'amore,
poi stronfia e sbuffa come una megera.
ha voglia di risse e lotte alla minuta.
altrimenti non si eccita
e si mette a guardare la televisione.
si infiamma solo quando vede il sangue del toro
venir fuori come uno spietato nemico.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo,
1974
BETTY PAGE

volevi essere amata non sapevi manco tu come,
ti guardavi sempre attorno
e cercavi altro,
era evidente che forse io non ti bastavo,
era così evidente
che mano io m'accorgevo.
volevi poi essere sempre accompagnata a casa
per una paura nera che ti violentassero nella notte,
era evidente che ti credevi troppo bella,
era così evidente
che ogni tram ti aspettava
per prenderti a bordo.
il metrò pure si fermava per te,
e il treno,
anche quando puntale partiva per la Liguria.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA VITA DI UN UOMO

la vita di un uomo
è un albero intagliato nel tronco dal coltello dell'amore,
quello che indica la strada infelice
piena di canti soavi.
dove di lato fiorisce il campo di grano prezioso,
dove scorre seminascosto dalle rocce
il ruscello della gioia mai confessata,
dove i padroni della terra non hanno dominio,
dove pure Dio a volte si ubriaca
di cose mai viste.
la vita di un uomo
è una vita in colloquio costante
con un'ombra nera di nome amore,
che sempre sbaglia
e sempre perdona.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
QUESTO TI POSSO DIRE

questo ti posso dire,
quel che canta l'usignolo senza pensare.
quella cantilena della natura
che favorisce ogni amore.
non riesco a dirti
della sorte grama che segue poi,
non è da me cercar scampo
a ogni disavventura,
io arrovento ogni mio ferro
e poi metto la firma ai miei scritti strambi.
e questo ti mando:
la risonanza dell'amore
quando decide di andare in avanti
a ogni costo.
quando è disposto a bersi qualsiasi veleno
pur di pensare di essere un giorno felice.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
ci ha tutte le finestre aperte la mia stagione,
con la mia calda primavera
che non ha più voglia di mettersi a dormire.
io l'ho buttato via il mio cuscino,
la mia voglia di non far niente
senza passione,
io ora ho la mia cruda ambizione d'amore,
quella che ha il gatto
quando guarda una penna muoversi
e pensa che sia l'universo
che vuole inventarsi un'altra galassia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
OROSCOPO

quel che ha da dirmi il mio oroscopo
io già lo so d'avanzo,
sono un uomo libero,
completamente rovinato dalla mia autentica libertà,
l'ho studiato a uffa
nei cortili di fabbriche
dell'intero zodiaco universale.
pianeti schimbesci, mezzi liquefatti
come cioccolatini andati a male,
le formule strategiche della pubblicità
che servono a contratto i poteri degli imperatori anonimi,
i totem degli stregoni piantati
nelle piazze principali di ogni nostra città.
di comprensibile veramente c'è sempre così poco.
l'amore in versi di una puttana,
il bisbiglio di un demonio,
il corpo freddo di un cadavere non ancora sepolto.
cosa vuoi più calcolare
per la grande era del cinghiale bianco?
non significa più niente nulla.
hai capito l'arcano del grande libro di profezie cinese?
le pecore pure cercano il loro grande mago.
a me basta un romanzo
e tiro fuori il mio piatto di fagioli
dal mio vecchio armadio di contadino,
sogno mia madre che sorride
e sono contento per sempre
di tutto quanto il mio oscuro destino.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
VI BATTERO', BASTARDI!

vi batterò, bastardi,
con le giravolte a botte di pietra
del mio tempo greco impazzito.
con le mie risate
frustate nell'aria
come mattane fatte di ferro fuso.
altroché!
se vi batterò, cornuti,
con la mia tenerezza di poeta
completamente andato fuori di mattone con la testa,
fin dove volete arrivare voi
con la vostra logica del centesimo fritto e rifritto?
io ho un gallo francese
nella mia tasca sinistra,
e una civetta greca nel mio sguardo.
voi invece fate i poveri micchi
con la vostra munificenza da 4 soldi al chilo.
avete il petto freddo,
il polso tremolante,
e il viso di ceralacca,
che ci fate allora con quel vostro cuore a ghiacciolo?
i mesi passano
e lettere non ne scrivete più.
io invece ho una tigre siberiana
che mi fa la guardia
alla mia prossima idea di romanzo!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IL DESTINO DELL'ANIMA

ogni notte è un cratere,
questa è la geografia del cuore,
che vuole vedere la donna
nella sua altezza e nel suo abisso,
con la chitarra che brucia
nella sua prima canzone cantata.
una casa di paglia che se ne vola all'aria
come un pezzo di lava di un pensiero divino.
ecco dove l'uomo chiama la sua sibilla
a vaticinargli il domani di cera liquefatta.
l'ignorante che vuole fiorire
nel libro sacro di tutte le cose fatte,
e subite e scoppiate per aria
per ridere almeno un altro po'.
il particolare zitto
che ci restituisce l'anima
poco prima che venisse a questo mondo,
quando ancora non sapeva che sarebbe arrivata,
quando ancora non sapeva che sarebbe sempre stata costretta
a guardare oltre se stessa.
per amare
e perdersi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO