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domenica 31 luglio 2011

LA PIU' BELLA RAGAZZA DEL MONDO (l'America) di gd angelillo

la più bella ragazza del mondo
è la libertà
perchè ti sorride
e tutto quello che fai è opera tua.
la più bella ragazza del mondo
è l'America
perchè ti regala
tutto quello che s'inventa
e non ti chiede mai nulla in cambio
se non di essere te stesso.
E' incredibile questo viaggio
che ti porta in un parco di grattacieli secolari
e in oceano e in un fiume
degni della Bibbia.
Un vento di clacson
e tanti moli,
un piccolo innesto inglese
e la mano è diventata gigantesca,
più t'avvicini
e più non ti vedi nemmeno più.
Navi, foreste e il molosso della forza.
Puoi accarezzare tutto
ma non prendere niente,
la ragazza più bella del mondo
è troppo bella un pò per tutti.
Rose, assassini e giocattoli.
La città che sempre ride
splende di stregoneria e paradiso.
Birre, allegrie e gentilezze.
Questa è l'America, ragazzi,
se non sai volare
cambia utopia.
E se non hai niente puoi pur sempre regalare
la tua insignificanza,
qui ti farà importante anche questa piccola
ridicola stravaganza.
La ragazza più bella del mondo
ti fa un pò bello pure a te.
Qui parla pure il tuo dialetto molisano
a qualcuno farà di certo piacere
fermare il fantasma dell'incomprensione assoluta
e far passare finalmente il sole di tutti.
La ragazza più bella del mondo
ti fa semplice pure a te.
Questa è l'America, ragazzi,
e se non sai farti valere
cambia pure follia...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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venerdì 29 luglio 2011

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo STORIE CONTADINE Acquaviva

"Io davvero credo che non ci sia scena più bella a questo mondo di un contadino che se ne lavora in pace il suo piccolo pezzo di terra".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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FRANZ KAFKA Aforismi dritti e storti ACQUAVIVA

"Ci può essere una scienza del diabolico,
ma non una fede in esso, perchè non esiste qualcosa di più diabolico di quanto già esiste".
FRANZ KAFKA
.
Metafisica, assurdo, umorismo negli aforismi di un gigante della letteratura mondiale: Franz Kafka.
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ARTHUR RIMBAUD D'inverno andremo in un piccolo vagone rosa poesie ACQUAVIVA

"D'inverno andremo in un piccolo vagone rosa
con tutti i cuscini azzurri.
Ci staremo bene.
Un nido di baci pazzi
si farà largo in un angolino morbido".
ARTHUR RIMBAUD
.
Il mondo sognante e incredibile
del poeta più giovane della letteratura universale: Arthur Rimbaud.
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giovedì 28 luglio 2011

IL MIELE DEL MONDO VIENE SEMPRE DALLE MUSE di gd angelillo

ci sono intelletti che non capiscono il miele,
credono che la dolcezza non sia nemmeno un'idea di questo mondo e s'incantano e s'infatuano solo dell'amaro.
ma le muse son dolci
e son generose di frutti amabili e cari,
mentre il mondo vortica nelle sue assurde girandole di errori,
questi sì amari e miserevoli.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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mercoledì 27 luglio 2011

VINCENZO MOLLICA poesia di gd angelillo

arriva sempre con la sua troupe di sorrisi
e buonumore al completo,
si piazza in mezzo alla stanza
e ti offre gratis il suo gelato di microfono
al cioccolato
offerto con gran gentilezza da mamma Rai.
la sua prima domanda la raccatta a istinto
proprio dal tuo tavolo
dove c'è il casino unico della tua vita,
lui intanto stappa sornione la sua bottiglia
di spumante
e ti offre l'allegria di un capitano di transatlantico
che conosce alla perfezione tutti i moli
dell'arte italiana al gran completo.
Fellini,
Hugo Pratt,
Alda Merini.
Vasco Rossi,
De Andrè,
Roberto Benigni.
registi,
cantanti,
scrittori.
film,
teatri,
pitture.
Lui ha sempre tempo
e il sole non gli mette mai fretta,
nella sua agenda grossa come una Bibbia
i nomi di tutti quanti gli artisti italiani,
conosciuti e sconosciuti,
per lui non c'è proprio differenza,
l'importante che siano artisti autentici,
tutto il resto è secondario.
non parla mai male di nessuno
perchè la passione sincera è la sua unica bussola,
e con quella unicamente si orienta sia di notte
che di giorno.
a fine intervista raccatta tutta la sua sapienza arricchita ancora di un altro sacco
e riporta il suo malloppo a mamma Rai,
e riversa a mezzogiorno e a sera
qualcosa di bello e di utile
nei nostri scarni boccali quotidiani.
poi lui sul tardi si compra un dolce
e pensa al bicchierino di poesia
da offrire domani
ancora una volta a tutta l'Italia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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ASPETTA PRIMAVERA, BANDINI di gd angelillo

tutte le mattine si alzava,
montava su una nuvola
e dal Colorado se ne andava su una montagna dell'Abruzzo
con una tasca piena di sorrisi
un panino di lacrime amare
e una bottiglia di vino nero italiano.
andava per strada
con il sacco di rape sulle spalle
e lì dalle belle pinete di Pescara
se partiva alla chetichella per la calda California,
pescatore di anime, fratello minimo di Gesù,
per tre quarti pazzo assoluto,
a Los Angeles,
piantato con i piedi forti
nel bel mezzo della grande anima dell'America.
arruvuà, time, o sole mio sta mbronte a tte,
bollente vita mia,
che i film di Hollywood m'hanno fatto a macello,
firmamento, bastardi e maccaroni,
se ne riempì il gozzo
di tutto questo malaffare.
buzza e zitto con tutti quanti,
che minchia ne possono mai capire.
a tarda ora beveva ancora il suo bottiglione
di utopia,
siamo in America qui
mica in un libro strappato e abbandonato.
a sera inoltrata si butta di nuovo
il suo sacco di rape sulle spalle
e se ne riparte di nuovo
per le nevi bianche e alte del suo bel Colorado.
con le montagne dell'Abruzzo sempre nel cuore,
arriva in fondo alla strada di casa sua
e butta la sua magra sacca di guadagni
a terra,
se ne va a letto e pensa.
la vita non gli ha dato niente
ma allo stesso tempo gli ha dato tutto.
un gatto nero magrissimo
va a acquattarsi sul suo sacco di rape sulla via
lui chiude gli occhi
e scorre il lunghissimo romanzo di tutta quanta la sua vita di pescatore di anime e stelle.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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(poesia dedicata a John Fante
grande italiano, grande americano e grande scrittore,
stasera la tv italiana manda a notte fonda
un film tratto dal suo primo romanzo:
"ASPETTA PRIMAVERA, BANDINI"
di Dominique Deruddere (1989),
stanotte io me ne starò lì
a guardarmi questo grande film).

martedì 26 luglio 2011

UN'ASINA DI DOCENTE LICEALE DA BOCCIARE SU TUTTA LA LINEA di gd angelillo

stanotte in un mio incubo notturno ho letto un articolo della mia cara REPUBBLICA, non riesco mai a non pensare al mio caro maestro Platone ogni volta che la compro, anche se so che sbaglio grandemente, ma si sa noi artisti folli siamo degli inguaribili sognatori, ed è proprio questo che ci perde o ci salva, non si sa. come vi dicevo ho letto un articolo da incubo, che vi confesso che avrei pagato pur di non leggerlo mai. una certa Polla Impiastracolla, vincitrice di un premio Camporella, ignoro e me ne infischio parecchio di sapere perchè e quando mai, ma si sa i premi in Italia non leggono Sartre e credo che manco sappiano chi sia e cos'ha detto mai, ma non è importante. ebbene questa sacripante della letteratura italiana, si vantava essendo, ahinoi!, una docente di liceo di bocciare almeno uno studente su quattro dei gran poveracci  mai capitati per cattivo destino sotto le sue atroci grinfie. ora io penso seriamente che una docente del genere debba essere radiata immediatamente da tutte le scuole del Regno, pardon!, della repubblica, che credo anche questa nostra disastrata imparentata alla lontana con la grande di Platone, ma essendo questa questione quasi impossibile, ma non si sa mai se i ragazzi si uniscono e si mettono a lottare come un solo uomo, ma almeno per carità di patria se non è possibile bocciare su tutta la linea un'asina becera di questa razza nelle scuole, di bocciarla almeno come scrittrice, ahimè non voglio e vi assicuro che non saprò mai che minchiate ha mai scritto questa Polla famigerata, ma almeno voi ragazzi, ragazzi di liceo di tutta quanta la repubblica italiana di lontana platonica memoria, di bocciarla su tutta la linea come autrice di malvagia razza non comprando mai e nemmeno per scherzo ogni suo malnato libro mai in commercio in questa nostra santa e benedetta repubblica ideale di ragazzi di liceo che sono pur sempre il nostro santo e benedetto futuro di repubblica italiana di platonica sapienza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
(questa foto l'avevo raccattata su internet
per un mio racconto contadino
intitolato "CENTO NULLA" che pure
pubblicherò prossimamente su questo mio blog,
mi scuso vivamente con l'asino qui rappresentato,
che naturalmente non c'entra per niente
con la brutta e bassa questione, benchè così drammatica
e amara per gli studenti coinvolti,
di questo post
che mai, vi assicuro, avrei voluto scrivere.
g.d.a.)

Federico Garcia Lorca STORIA DI QUESTO GALLO poemetto in prosa ACQUAVIVA

Nell'anno 1830 arrivò a Granada, proveniente dall'Inghilterra, dove era rimasto per un lungo periodo a perfezionare i suoi studi, il granadino don Alhambro.
A Londra era stato sorpreso da lontano dalla bellezza della sua città natale e tornava desideroso di osservarla nei suoi più intimi dettagli.
Si installò in una piccola stanza piena di orologi da taschino e faceva lunghe passeggiate, dalle quali tornava con il vestito fiorito di quel verde muschio melanconico che l'Alhambra mette nell'aria e sui tetti.
Il suo essere granadino era così acuto che masticava in continuazione foglie di mirto e vedeva di notte il grande fulgore storico che Granada manda a tutte le altre città della terra. Divenne, pure, un grande assaggiatore d'acqua in questo Jerez dalle mille acque.
Parlava dell'acqua che sa di viole, dell'acqua che sa di more, di quella col sapore di marmo e dell'acqua barocca delle colline, che lascia un ricordo di chiodi di metallo e di grappa...
FEDERICO GARCIA LORCA
.
poemetto in prosa del grande poeta spagnolo
pubblicato per la prima volta in lingua italiana nel febbraio 1993 dalla piccola casa editrice ACQUAVIVA.
nel 1978 ho passato 6 mesi nella città di Granada per passione di poesia per il mio maestro Federico. ci ho ho ritrovato tutto di quello che lui descrive con genio e passione della sua grande città natia. ci ho descritto qualcosa nel mio libro inedito di racconti "PER STRADE DI SPAGNA".
l'ACQUAVIVA ha pubblicato molto del grande maestro Federico, e non per caso. credo per davvero che io stesso son diventato poeta per merito suo e alla sua scuola invisibile. poi col tempo me ne sono un pò allontanato, seguendo a istinto il mio estro e la mia strada. ma come dimenticare mai quel mio grande primo insuperato maestro?
poi nei suoi magistrali poemetti in prosa ho ritrovato molto della sua eleganza e dei suoi  acrobatici salti pindarici nei racconti poetici di Alda Merini, del quale lei conosceva a memoria moltissime poesie, tra le quali non me lo scordo mai, perchè anch'io la sapevo a memoria, "LA SPOSA INFEDELE"  del "ROMANCERO GITANO", anche questa raccolta pubblicata dall'Acquaviva nel lontano 1990.
"E io che me la portai al fiume
credendo che fosse signorina,
e invece aveva marito.
Fu la notte di Santiago
e quasi per compromesso.
Si spensero i fanali
e s'incendiarono i grilli.
Alle ultime curve
toccai i suoi seni addormentati
e mi s'aprirono di colpo
come rami di giacinti.
L'amido della sua gonna
mi suonava nelle orecchie
come una stoffa di seta
strappata da dieci coltelli.
Senza luce d'argento alle cime
gli alberi son cresciuti,
e un orizzonte di cani
latrava molto lontano dal fiume..." 
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

su Google play:
http://goo.gl/yiBJH8
(se ti capita ogni volta che ne hai occasione
non scordarti mai di prenderti per te 
e per i tuoi amici
un Libro Acquaviva,
passaparola...)

lunedì 25 luglio 2011

MA COS'E' MAI L'ORGOGLIO? di gd angelillo

vorrei dirti qualcosa ma non posso,
questa maledetta facciata che ci blocca i piedi
e i fiori.
ma cos'è mai l'orgoglio?
tecnicamente è qualcosa che riguarda il passato
e non ha alcunissima influenza sul presente,
ma per intanto ci fa rimanere fermi
come spaventapasseri nell'orto,
come fantocci un pò sfessati.
eppure è così difficile parlare,
lasciam perdere poi farsi capire pure.
per intanto me ne sto qui e non posso fare a meno di pensare:
vivere con un blocco di pietra dentro
non è poi così malvagio se tra un pò vai al supermercato e ti compri la tua bottiglia preferita.
fuori tra i fantocci le macchine si muovono e vanno da qualche parte, le nuvole se ne vanno pure loro molto placide, e il tempo è bello e si sta bene a camminare.
muovo anch'io le braccia per far finta che almeno io non sono un pupazzo. ma ci vuol altro che muovere le braccia e essere qualcosa di diverso che un pupazzo.
l'enigma però rimane nonostante la stupidaggine e la sciocchezza.
forse sono solo un cane che non ha ancora imparato a parlare e forse la mia lingua singolare è del tutto straniera in questo paese.
sarà per questo che molte volte penso di andarmene in America e far lì lo straniero perfetto una volta per tutte.
poi penso addirittura che anche la bottiglia che mi piace sia una stronzata pazzesca.
ma cos'è mai l'orgoglio?
di cosa è che bisogna andare così fieri al giorno d'oggi da rischiare nientemeno che farsi ammazzare dall'orgoglio?
tecnicamente l'orgoglio è solo un gran fesso
impalato a guardarsi davanti allo specchio
nel suo vestito impeccabile di fantoccio
senza essere capace di dire neanche una parola
nemmeno al suo grande amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/

domenica 24 luglio 2011

AMY WINEHOUSE, LA PIU' FORTE di gd angelillo

era troppo forte
come avrebbe mai potuto cavarsela
in questo mondo di fasulli totali?
e allora vino, roipnol e cocaina.
colla, valium e whisky.
tanto una cosa vale l'altra
se ti vuoi scordare di questo mondo
che ti fa così male.
l'amore è un gioco a perdere,
prima ci perdi un occhio,
poi ci perdi un braccio,
poi ci perdi l'anima.
infine ti rimane solo l'amore
e con quello più nulla.


era troppo forte
gli dei l'amavano molto di più
di questi 4 balordi dei suoi amici.
era troppo forte
per potercela fare contro tutti questi zeri.
era come una rosa
come il fiore di uno sguardo
come il volo di un sentimento.


una lenta canzone
mentre gli stronzi sono al cesso a farsi seghe infinite
una canzone
una lunghissima canzone
mentre gli scoppiati sono al bar
a leggere le ultime cazzate del governo
col panino al prosciutto


era troppo forte
per non restarsene da sola
all'angolo della sua stanza con la bottiglia
la boccetta degli psicofarmaci
la sniffata
e lo scorpione subdolo del suo grande amore.
era troppo sola
per non andarsene lassù
chiamata dai suoi veri amici: gli dei.


era troppo forte
come avrebbe mai potuto farcela
con la sua pura gioventù
in mezzo a tutti questi morti viventi?
ha preferito andarsene 
tra i suoi giovani amici: gli dei.
mentre i cadaveri viventi
se ne stanno lì tranquilli al bar
a leggere la notizia
mangiandosi il loro fottuto panino al prosciutto.


era troppo forte
come avrebbe mai potuto cavarsela
in questo mondo di balordi totali?
e allora vino, roipnol e caffeina
gas, sonniferi e ruhm al cianuro.
tanto una cosa vale l'altra
se ti vuoi scordare di questo mondo
che se ne frega di te.
l'amore è un gioco a perdere
prima ci perdi un polmone
poi ci perdi una finestra
poi ci perdi una gamba
infine ci perdi il cervello
e là vicino la vita.
e così non ti rimane che una canzone
e finita quella più nulla.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
.
ciao, Amy,
rimani per me sempre la più forte

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo UNA SPOSA IN FUGA romanzo ACQUAVIVA

romanzo scritto e pubblicato nel 1993.
parla in maniera ironica e sarcastica
della storia vera di un mio amico,
che dopo aver letto il libro mi telefonò alle 3 di notte minacciandomi di denunciarmi in procura. gli dissi molto pacificamente che gli avrei ridato indietro molto volentieri le 5.000 lire del libro (che volle pagarmi a tutti i costi), e che anzi mi sarebbe piaciuto assai riavere quella copia visto che lui non se la meritava nemmeno di averla tra le mani. naturalmente non si fece più sentire. ora è un poeta di livello nazionale, ma tant'è: parecchie bestie lo diventano pure. questo presunto amico mi aveva rotto parecchio prima: "E scrivi una storia su di me. Scrivi una storia su di me". Dopo tanto tempo la scrissi e voleva denunciarmi. Forse a vedersi rappresentato nella sua cruda verità se ne adontò a morte. L'avevo conosciuto che frequentava un liceo serale con altri sparabalestre. Uno di loro mi aveva incontrato ai forni industriali di Assago, che facevano e fanno il pane per mezza Milano, dove io andavo a lavorare di notte a quei tempi, ma già mi autopubblicavo i miei libri con la mia Acquaviva, e era andato da suoi amici e aveva detto loro: "Ho conosciuto uno scrittore! Ma non uno qualunque, uno scrittore vero!" E così cominciai a frequentare quella compagnia. Al tempo mi stavo pure per laureare in Filosofia alla Statale e instradai con letture e lezioni serali un pò tutti loro sulla scarna via della poesia e della scrittura. Ci stavo bene, devo confessare, ma poi la rogna della vanità e dell'egocentrismo rovinò tutte le cose. A me il romanzo personalmente fa ancora ridere, perchè è pieno anche di autoironia e naturalmente le più crasse risate me le faccio su me stesso. Ah, il mio presunto e molto finto amico,  ora un intellettuale abbastanza richiesto, che non conserva per me naturalmente neanche un briciolo di gratitudine, si attaccò al tram con la denuncia alla procura per il semplice motivo che io, nelle mie narrazioni, uso sempre degli pseudonimi per i miei personaggi, e la cosa non poteva  legalmente assolutamente essere riferita a lui. Così se ne rimase con un palmo di naso.
Ah, per dovere di cronaca, nel 1998 venne fuori a Hollywood un film con Richard Gere e Julia Roberts dal titolo originale "A bride runaway", che in italiano tradussero stranamente "Se scappi ti sposo", il concetto era che una ragazza scappava appena prima di arrivare all'altare, la storia del mio libro. Una volta Ernest Hemingway negli anni Trenta vendette solo il titolo di un suo libro a Hollywood per farne un film, non le storie che vi erano contenute, e gli diedero 20.000 dollari, 20.000 di quei tempi. il libro era "Men without women". Probabilmente a Hollywood c'è qualcuno che deve qualche caffè al sottoscritto. Ma tant'è, siamo una colonia ormai, e come tale terra di rapina.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
www.libriacquaviva.org
www.books.google.com
(con un pò di buona volontà qualche copia di questo libro si trova ancora in giro)

venerdì 22 luglio 2011

ALDA MERINI E IL NAVIGLIO di gd angelillo

Alda era nata al numero 49 di Ripa di Porta Ticinese e si era trasferita al 47 quando si sposò. Praticamente una vita intera passata sul Naviglio Grande. Tranne la permanenza alla clinica di Affori e un breve periodo a Taranto quando si sposò la seconda volta. Così Alda era davvero la memoria storica del quartiere. Si ricordava tutti: i tabaccai, le lavandaie, i caffettieri, i librai, i farmacisti, i medici, gli ubriaconi, i vagabondi, gli operai, i bottegai... tutti. E sempre quando dettava i racconti tirava fuori una storia del Vecchio Naviglio, come lo chiamava lei. Perchè infatti poi negli anni il Naviglio si era completamente trasformato socialmente e culturalmente in maniera pressocchè totale. Il Naviglio a cui si riferiva sempre Alda era un Naviglio popolare, abitato da povera gente, se non molto povera, ma allo stesso tempo allegra e molto solidale, di vero buon cuore. Questo negli anni era cambiato moltissimo, i poveri erano stati trasferiti in massa nei quartieri di periferia o nei suburbi. Sul Naviglio erano intanto arrivati i commercianti e persone molto più danarose di quelle di una volta. Io credo che Alda fosse una delle poche persone che abbia resistito sul suo Naviglio fino all'ultimo, e questo era dovuto alla sua inflessibile forza di volontà. Alda ebbe molte offerte di trasferimento, naturalmente per case più comode e spaziose, da parte di persone influenti della città, ma lei declinò sempre queste offerte con orgoglio e determinazione. "In questa casa sono venuti Quasimodo e padre Turoldo, in questa casa son nate le mie bambine, in questa casa, su questo letto, è morto mio marito, come potete chiedermi di lasciarla? In questa casa abita il cuore di Alda Merini. In qualsiasi altro posto ne morirebbe", diceva. Per Alda la sua casa sul Naviglio era come una persona viva, depositaria di un tesoro inestimabile di ricordi e di sentimenti. Alda viveva un rapporto quasi vitale con la sua abitazione, e credo che questo fosse il vero motivo che non la lasciava nemmeno d'agosto per qualche eventuale vacanza. Lei non andava mai da nessuna parte perchè semplicemente non voleva lasciare sola la sua casa. Facevano eccezione esclusivamente le trasferte per motivi di lavoro, ma queste trasferte non duravano mai più di due o tre giorni. E quando tornava buttava entrando le sue borse a terra e si sedeva sulla sua poltrona e esclamava: "Oh, la mia cara casetta. Quanto mi sei mancata!".
Per molti anni io sono andato a vendere i miei libri Acquaviva con la mia bancarella nei giorni del Mercatone sul Naviglio, e andavo a mettermi proprio sul portone di casa sua. Lei era molto contenta di questo, le sembrava nella sua fervente fantasia che un poetastro corazziere montasse la guardia proprio per lei sul suo stesso uscio. Quando arrivavo dovevo andare su da lei e dirle che ero di sotto, lei mi chiedeva: "Hai mangiato? Dai, prenditi queste paste alla crema, io sono già così grassa. Non solo una, prenditele tutte. E ora vai a prendere due caffè, uno per te e uno per me, non scordarti lo zucchero!" E io prendevo le sue paste o le sue cioccolate e andavo a prendere i caffè. Li portavo su, li bevevamo e poi io andavo di sotto. Mi chiamava altre volte al telefono, per andare a prenderle o le sigarette o gli accendini. Io lasciavo qualche amico alla bancarella, ma il più delle volte la abbandonavo al buon cuore della gente, e devo dire che mai toccavano i miei libri. Poi cominciava ad andar su da lei la processione dei suoi ammiratori, gente comune, grandi artisti, amici. Era un viavai continuo. Verso le due mi chiamava per andare a prenderle un panino, con il prosciutto cotto o con il formaggio. Io glielo prendevo, e naturalmente sempre voleva che ne mangiassi anch'io. Passava il pomeriggio e verso le cinque lei scendeva e si sedeva accanto a me alla bancarella, io andavo a prenderle una sedia da un bar o meglio ancora una poltrona in vendita da qualche antiquario, che naturalmente poi riportavo indietro. Lei sedeva e serissima diceva alla gente di passaggio che a vederla subito le si assiepava intorno: "Signori, comprate questi libri Acquaviva perchè sono i libri più belli, a quel che ne so io, d'Italia anche perchè li fa un caro amico di Alda Merini, un pò pauroso a guardarsi certe volte ma vi assicuro un cuore buono come il pane, e perdipiù padre di ben 5 figli. Avanti, e la firma sui miei libri qualcosa vale ancora".
La gente letteralmente mi prendeva d'assalto, e io vendevo in 20 minuti cento volte di più di quel che avevo venduto per tutta la giornata.
Lei ne era molto contenta e mi chiedeva: "Abbiamo venduto bene?"
Io volevo sempre dare qualcosa anche a lei, ma lei categoricamente me la rifiutava sempre e mi diceva: "Compra un buon risotto e il pollo arrosto ai tuoi bambini, e dì loro che glieli manda la nonna Merini".
La sera alla fine della giornata andavo su da lei a salutarla, e lei sempre ancora mi regalava qualcosa, qualche giocattolo per i bambini, qualche libro, qualche stampa. "Ti telefono più tardi, voglio sapere se son piaciuti i giocattoli ai tuoi bambini. E anche se è tardi rispondi, mi raccomando!"
Io la baciavo e le dicevo: "Che la Madonnina protegga sempre Alda Merini". Lei era sempre così contenta di quelle mie parole.
A sera mi telefonava e mi chiedeva come era andata la cena, se erano piaciuti i regali ai bambini, e poi mi raccontava le mille cose capitate a lei durante la giornata, e vi assicuro che erano sempre tantissime e divertentissime.
Una volta organizzai un ciclo di tre conferenze a Alda alla sala delle Acli in via della Signora. Lei intitolò il ciclo "C'era una volta un Piccolo Naviglio". E l'argomento erano le storie e i personaggi del Naviglio Grande a Milano. Riuscimmo a farne solo una, alla seconda l'accompagnavo come al solito e entrando lei stava fumando una sigaretta, nella sala una inserviente le disse: "Signora, qui non può fumare", e glielo disse con asprezza e alquanto livore, probabilmente senza nemmeno sapere chi era, o forse proprio per questo. Alda rispose: "Ah, bene a sapersi, allora vado a fumare a casa mia!". Si voltò e senza tentennamenti si diresse subito all'uscita. Io cercai di distorgliela e di farle cambiare idea, che c'era tanta gente ad aspettarla e che tutti le volevano bene.
Lei fu perentoria: "O mi accompagni a casa tu o altrimenti chiamo un taxi".
Io allora, a malincuore, la accompagnai a casa.
In macchina mi disse: "Vedi, caro Giuseppe, se c'è una cosa molto più preziosa della gloria quella è semplicemente la dignità. Che una inserviente si sia rivolta a Alda Merini come a una sua pari questo io non lo potrò mai accettare nè sopportare. C'è modo e modo di rivolgersi a una persona, ma se sei una serva non puoi rivolgerti con la voce del padrone a una persona che forse pensi che te la faccia passare franca. Alda Merini non può sporcare di cenere di sigaretta il salone che tu hai appena ripulito? Bene, Alda Merini allora va a fumare a casa sua, e falla tu la conferenza se ne sei capace!"
Mi raccontarono poi che quell'inserviente fu costretta a lasciare in tutta fretta e in maniera abbastanza ingloriosa la sala sotto la tempesta di improperi e di proteste di tutta quella gente che aveva aspettato invano tutta la sera la conferenza di Alda.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://soldatorock.blogspot.com/

   

giovedì 21 luglio 2011

IL POETA poesia di gd angelillo

Il Poeta beve due o tre bicchieri di cielo
al giorno
e cammina per i sotterranei
guardando dritto negli occhi la gente
dicendo tutto e non facendo niente.
Lui fa solo
libri a coda di cavallo al galoppo
mentre tiene d'occhio
la pentola dove cuociono i fagioli rossi
col peperoncino.
Ogni tanto va ad alzare il coperchio
e urla la sua rabbia al muro
per le fiamme d'amore troppo deboli
di questo mondo.
Lui non lava mai i piatti
finchè non sono tutti sporchi,
poi apre la finestra
e butta capelli di donna nell'orto.
Ormai nessun circolo lo invita più
a leggere le sue poesie,
lui ha le scarpe sporche del fango delle periferie
e gli occhi pieni di chitarre sfasciate
sotto ruote di treni lanciati a tutta velocità.
Ma per quanto le macchine vadano a saetta
nessuno raggiungerà mai
la qualità dell'oscuro di questo poeta:
è povero
ma butta via ricchezze come nessuno
per un mezzo sorriso
di persone completamente sconosciute.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
(poesia tratta dalla raccolta
"La vita è una pazza che le piace il demonio",
scritta e pubblicata nel 2003,
qualche copia ancora in circolazione)

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo BRERA DI NOTTE poesie ACQUAVIVA

POLLO E POLENTA
Sono a Le Trottoir a ascoltare musica jazz
e vendicchiare qualche libro,
due vecchi amici mi invitano a casa loro
là vicino
a mangiare pollo e polenta.
Rami di grande disperazione
verdeggiano nei piccoli paesi dei loro occhi,
e bastioni di fortezze di dolore
torreggiano come monti
nelle loro voci profonde e cupe.
Mi immagino la tavola apparecchiata
davanti al televisore acceso
nella loro dignitosa povertà
con i bicchieri opachi
di troppo vino a buon mercato visto scorrere
dentro sè.
Mi prendono per uno più povero di loro,
che magari stanotte non ho niente da mangiare a casa.
Ma io non son messo così male.
Sorrido
e ci capiamo.
Festeggeremo un altro giorno, chissà quando,
in un mondo di uomini fratelli.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
(libro scritto e pubblicato nel 2000,
assemblato e rilegato a mano, fotostampato su carta colorata,
venduto tutto a Brera di notte,
poesie tutte dedicate ai personaggi notturni
e agli artisti che in quegli anni popolavano
le notti milanesi a Brera).

mercoledì 20 luglio 2011

SCOGLI DI COZZE di gd angelillo

me ne andavo sempre al mare con la Bianchina  del '65 di mio padre, a Cozze, una frazione di Mola di Bari, ci ero sempre andato fin da quando ero bambino. era davvero un luogo mitico per me. me ne andavo là con le mie lettere a cui rispondere, rispondevo a tutti ma a non tutti spedivo, perchè poi non mi replicavano mai, e per me questo era abbastanza triste, sembrava solo da parte loro una semplice curiosità e nulla più, così avevo imparato a essere più guardingo e riservato. scrivevo su quegli scogli una raccolta di poesie che avevo intitolato "IL GOLFO DELLA SOLITUDINE", che non ho mai pubblicato anche se ne avevo fatto la copertina. Il golfo in questione era una piccola insenatura che io attraversavo ogni giorno a nuoto in andata e ritorno, un modo come un'altro per mantenermi in forma, cosa che faccio ancora adesso ma camminando. Mi ricordo che venivano a trovarmi tante persone a chiedermi consigli per le cose più disparate, il lavoro, gli studi, le storie d'amore. Si era diffusa lì la voce che ero laureato in filosofia, e quasi tutti mi avevano scambiato per un uomo saggio. Io ero disponibile e parlavo, dicendo tutto quello che sapevo e consigliando sempre per il bene. Mi ricordo che vennero a trovarmi delle vecchie cugine di mia madre, che abitavano a Conversano, io me le ricordavo e loro mi raccontarono molti fatti della famiglia che io ignoravo del tutto. E davanti a noi sempre il mare e alle spalle l'Italia. Fondi di vita che rialzavano bizzarrie sugli schermi scialbi di migliaia e migliaia di ricordi. Dietro le colline di Puglia e davanti sempre il mare. Tutt'intorno gli schizzi degli scogli, della linea ferroviaria per Brindisi, degli aghi delle sarte che se ne venivano a lavorare in riva al mare, le folle dei curiosi che venivano a squadrare  il filosofo di Milano. Io li guardavo e sorridevo. Dicevo loro che ci voleva ben altro che una stupida laurea a far di un uomo un filosofo. Ma loro non ci credevano, pensavano che dicessi così solo per non aver troppi fastidi. Le ragazzine mi guardavano sempre da lontano ma non osavano mai avvicinarsi troppo. Io sorridevo loro e loro di botto scappavano. Gli uomini invece se ne stavano lì a pensare solo ai loro maccheroni al forno, di cui ingozzavano le loro già grosse panze.
Io non mangiavo mai sul mare, bevevo solo il the al limone che mi preparava mia madre prima di partire. Stavo bene in quel periodo, la mia ragazza pazza mi aveva lasciato e se n'era andata in Liguria, mi scriveva sempre ma stando ben attenta a non lasciarmi mai il suo indirizzo, aveva terrore che io l'andassi a trovare, cosa che probabilmente avrei fatto, ma forse no, sua madre mi odiava troppo, ero laureato in filosofia ma non avevo ancora un posto. Come se il mio amore per la sua figliola dipendesse totalmente dalla mia eventuale cattedra a un liceo. Così facevo tranquillo il mio ultimo bagno della sera e me ne tornavo a Acquaviva con la mia cara vecchia Bianchina di mio padre. A casa appena arrivavo, non facevo in tempo a lavarmi che mia madre mi aveva già preparato un piattone di spaghetti al pomodoro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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(foto di agosto 1989,
me la fece uno spasimante di una mia amica,
uno sconosciuto di Conversano
che me la portò apposta qualche giorno dopo.
Cozze, scogli vicino alla Fontana di Cristo,
una sorgente di acqua dolce che sgorga
proprio in riva al mare).

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo PUGLIA poesie ACQUAVIVA

MARE DI PUGLIA
E d'improvviso oltre le colline di Conversano
appare il mare lungo e pacifico di Puglia,
che dopo gli scogli
si dipana in neri gradini di cozze e rena,
con eserciti di granchi
a montare la guardia.
E occhi di polpi
a scrutare i fondi segreti
dei prati immensi sotto le acque.
Il vento riposa lo sguardo,
e il sole è così potente
che nessuna ombra può resistergli.
E all'orizzonte talvolta appare una nave bianca
in rotta verso Bari,
così bella e incantata
da sembrare un frammento di risposta
alla grandiosa metafisica domanda
dell'azzurrissimo cielo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

e-book su Google play:
http://goo.gl/E9R4U0

libro di poesie su quasi tutti i paesi di Puglia
scritto negli anni
raccolto e pubblicato la prima volta nel 1999,
ripubblicato nel 2005.
qualche copia ancora disponibile.
pg. 320

UN BICCHIERE DI SUCCO D'ARANCIA MEZZO DOLCE E MEZZO AMARO poesia di gd angelillo

cosa vuoi di più, amico?
tutto va bene alla perfezione
e anche il succo d'arancia è dolce e amaro così come deve essere.
cos'è che ti va male?
la finestra che non si chiude bene?
pensa se non era il cuore che non si chiudeva bene.
al mondo tutto è relativo,
guarda dietro di te e tutto ti sembrerà superlativo.
il tuo vecchio ti rompe le balle?
pensa al padrone a quanto te le rompe
e te ne stai sempre bello zitto.
la tua bella t'ha mollato per un altro?
beh, all'artista gli capita di peggio:
gli voltano le spalle i mecenati
e lui se ne muore di fame.
pensa poi che questo mondo è anche pieno
di ospedali, galere, ghetti di tutte le specie
e tu ti arrabbi solo perchè il tuo dottore è andato in ferie
e il tuo supermercato è chiuso di domenica?
pensa che c'è sempre qualcuno
che svuota i bidoni di immondizia nera
che riempi pure tu con la tua merda.
il mondo è pieno di cose a cui non badiamo affatto.
i poeti migliori sono coloro che guardano meglio un pò tutto
anche e soprattutto ciò che li riguarda.
i meccanici non guidano mai le macchine che aggiustano.
i calciatori certe volte si spezzano le gambe per far divertire gli altri.
gli amanti certe volte amano persone che non li ameranno mai, nemmeno se vivessero 100 vite.
i preti predicano sempre per gli altri
perchè loro già ci campano con Dio.
un generale non spara mai un colpo
anche se è il comandante di tutti i colpi della divisione.
il premier non scopa il gabinetto
anche se ne è il capo.
te vuoi allora forse amare con l'amore di un altro?
stacci attento! gli anni che hai sono solo i tuoi,
non puoi sbolognarglieli a qualche altro.
non c'è bisogno di andare a scuola per queste cazzate.
quanto sei cresciuto? è solo affar tuo.
e ti lamenti che il succo d'arancia è troppo dolce o troppo amaro?
se il tram ritarda ricordati che il biglietto è sempre troppo economico
per una corsa che tu fai in città sempre senza meta.
la canzone che stai ascoltando alla radio è troppo bella
e tu non l'hai pagata un cazzo.
dannazione!, ricordati pure le cose belle della vita
se vuoi essere onesto almeno con te stesso!
già sei sceso dal tram e torni indietro?
il bar ti farà un ottimo caffè.
gli artisti non leggono, scrivono,
per questo sono artisti.
non tutta la gente è capace di scrivere veramente.
cosa si deve scrivere?
la scrittura si scrive da sola,
come quel gatto che se ne sta al sole con gli occhi chiusi felice.
forse io sono un gatto?
forse sì, lo sono stato in qualche vita precedente.
cosa? la merda intorno a te
ti ammorba la vita
e tutto il resto attorno a te?
beh, forse ce l'hai appiccicata sotto i piedi
allora vai a cambiarti le scarpe
e cambia strada pure alla tua visuale.
non è difficile, dai.
versati di nuovo un altro bicchiere di succo d'arancia
e deciditi una volta per tutte
se è dolce o amara.
e anche se non ti decidi
pensa almeno che è buono comunque.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
(foto di giugno 2011,
autoritratto nel mio studio bunker
fatto di libri e manoscritti)
ricordatevi sempre di prendervi
un Libro Acquaviva
quando vi capita...

martedì 19 luglio 2011

SOLO UN LIBRO DI POESIE DI CHARLES BUKOWSKI di gd angelillo

il supermercato è pieno quasi a traboccare
chi compra polli squartati da fare arrosto la sera
chi compra veleno per scarafaggi per farli secchi tutti a casa sua prima di notte
chi compra carta igienica per pulirsi per bene e non fare tanto lo sporcaccione
chi compra rossetti per farsi bella la sera quando arriva quel solito marpione
chi compra camomilla per mettersi seduto sereno quando arriva sera
chi compra birre e patatine perchè stasera c'è la partita alla tv
chi compra spaghetti e pomodori perchè la fame già si fa sentire dopo una giornata di duro lavoro
chi compra latte e biscotti perchè anche domani i figli andranno a scuola
chi compra salame ungherese e vodka perchè stasera una donna polacca va a fargli visita
chi compra calzini di cotone perchè quelli che ci ha ai piedi sono bucati
chi compra un pacco di caffè perchè la mattina si sveglia sempre sballato
chi invece va al reparto libri e compra solo un libro di poesie di Bukowski perchè stasera ha solo voglia di vera grande potente poesia e di nient'altro.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
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SPEDITE I VOSTRI MANOSCRITTI, RAGAZZI di gd angelillo

spedite i vostri manoscritti, ragazzi,
se non credete in voi stessi in chi credete?
spero non nella befana.
l'io è un cuoco che se sta attento
di solito non brucia la poesia nel forno,
e quando porta un romanzo al bar
di solito non gli sfrittella su un pò di grasso del panino
e qualche sbaffo di birra.
i manoscritti vanno curati alla perfezione
anche perchè con l'arte
c'è davvero poco da scherzare.
qualche attore arriva anche a vincere un oscar a hollywood se fin dall'inizio il manoscritto ci aveva la sua intima potenza.
ma anche solo per se stessi presi
i manoscritti hanno il loro altissimo valore.
almeno per noi stessi
che abbiamo l'abbonamento a vita
per questa stranissima passione di creare...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
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G. D'Ambrosio Angelillo LIANKA poema ACQUAVIVA

Poema d'amore e di periferia
scritto e pubblicato nel 1983.
Chissà dove sono andate a finire il centinaio di copie
che feci a mano, con il ciclostile, e rilegate a mano una per una, con il cartonato, le copertine stampate una per una
da una cartolina del mio maestro Chagall
che trovai a Parigi su una bancarella di libri usati
lungo la Senna...
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
.
Il sottotitolo recitava:
"Le grandi Speranze della Gioventù".
E quali erano?
L'Amore, un Mondo Migliore, un lavoro bello e creativo...
La Fratellanza, la Solidarietà, l'aiuto reciproco disinteressato...
Sogni che sono sempre il sale dei più profondi significati della vita

lunedì 18 luglio 2011

AMERICA di g. d'ambrosio angelillo

Il Paese era davvero pieno di gente,
di tutto il mondo e di tutte le razze,
il capo mi disse:
"Ehi Joseph, qui c'è posto per tutti
non t'inquietare".
Io mi misi tranquillo
e presi aloggio vicino alla metropolitana.
La sera il capo mi portò a bere birra
in un locale di malaffare,
c'erano anche tanti suoi amici con lui.
"La borsa sta andando giù
e anche noi stiamo bevendo mica male.
C'è il serio rischio che si fallisca tutti".
E allora si misero a parlare dei massimi sistemi
e della matematica perfetta degli affarucci
di piccolo cabotaggio.
Io mi finii la mia birra
e poi andai a guardare dei libri in una vetrina del bar.
"Però, pensai, in America anche nei bar ci tengono ai libri".
Erano libri di fantascienza e gialli polizieschi.
"Ti piacciono?", mi chiese il barista.
"Preferisco il rock", mentii spudoratamente.
Tornai a sedermi al largo tavolo del capo.
"Dovremmo tirar più soldi dalla nostra intelligenza", disse.
La tipa che stava vicino a me era bella
ma aveva paura che la stessi spogliando con la mia fantasia
e allora si copriva ancor più con il suo elegante scialle nero.
Io allora tornai a guardare le copertine dei libri nella vetrina,
le copertine erano davvero eccezionali.
"Se ti piacciono te ne posso vendere qualcuno", mi disse il barista.
"No, grazie, non fumo", dissi io.
"Ma questo non capisce proprio un cazzo di americano", disse lui.
No, io capivo, ma semplicemente erano i soldi dove facevo cilecca. Ma continuai a fare finta tranquillamente di non capire, era molto più facile per me.
Quando tornai al tavolo del capo stavano tutti parlando della crisi del '29 e di new deal.
"Il guaio serio è che ora lo stato è più indebitato di noi", disse.
E continuarono a parlare delle possibili soluzioni ancora a lungo. Poi finirono le birre e ognuno se ne tornò a casa sua.
La ragazza con lo scialle nero non mi degnò di uno sguardo,
era profondamente convinta che la volevo spogliare con la mia fantasia.
"Comunque, Joseph, in America c'è posto proprio per tutti", mi disse il capo.
"Ne sono convinto", dissi io.
"E a soldi come stai?", mi disse poi.
"Domani mi arriva qualcosa dall'Italia", dissi io.
Mio padre mi aveva mandato un vaglia internazionale proprio quel giorno.
"Potresti pagare le birre ora?", disse lui.
"Certo, è un onore per me", dissi io.
Andai alla cassa e pagai. 15 dollari tondi tondi.
Quando uscii fuori se n'erano già andati tutti via. Mi sa che erano un pò tutti invaghiti di quella bella ragazza con lo scialle nero, presero tutti insieme a lei la sua metropolitana.
Io tornai piano al mio alloggio poco lontano e mi misi a guardare la televisione, non ci capivo quasi niente di quello che dicevano ma le figure e le scene erano troppo belle. Certe attrici poi mi lasciavano proprio secco.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
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