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mercoledì 30 novembre 2011

NATALE E' di gd angelillo

Natale è andare di notte
per cercare un vecchio amico
e dargli l'aiuto
che ti eri scordato di fargli sapere,
e pensare che la furbizia
è una nana con le gambe troppo corte
per andare da qualche parte lontano.
Natale è sorridere alla vita
con i suoi calcoli beceri
e le sue feste di matti,
congetturare romanzi e racconti
anche con le brutte storie
e trovarci pure un bottone
per una favola felice
per accendere di botto
tutte le luci su qualsiasi squallore
e saperci vedere
l'oscura bellezza di esistere
a questo mondo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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LA NEVE DEL PAESE di gd angelillo

La neve del paese che ti porta nel sogno
di quando per strada
ti teneva un oscuro destino
perchè la dolcezza ti parlava in dialetto
dicendoti sempre di stare attento,
di tornare presto,
prima che il buio
si mangiasse l'intera campagna...
come la scala che scendeva in cantina
come uno scivolo verso la maledizione.
E la bufera che continuava
come una notte con la faccia illuminata.
E la vita che di botto arrivò
all'inizio di tutti i binari,
quelli che da una vecchia stazione di paese
mi portarono al mondo
e ai sicuri passi verso tutti gli sguardi,
mentre dietro
 le stesse miracolose stelle
proteggevano lo stesso incantato Natale.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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lunedì 28 novembre 2011

NATALE E QUEL CHE SIAMO di gd angelillo

Natale,
furie di bambini,
cartoni animati,
quaderni di scuola colorati.
Fiumane di gente dovunque
per comprare e ricomprare
 sempre le stesse cose:
quell'antico candore,
l'azzurro del nostro più profondo pensiero,
la cassa dei giocattoli
che mai abbiamo perduto,
i tardi turbamenti di tutto quel che non capivamo
e che forse non abbiamo mai capito.
Bambini sempre,
e i sorrisi puri
e le trombette a suonare
e quegli strani film
che arrivavano pure
 nei nostri sperduti paesi di contadini.
E le ovattate sere di freddo
che facevano correre tutti
verso le piazze di tutti gli orologi,
in allegria.
Si volava anche di notte
con tutte le luci accese
e la farina per i dolci
e i soldatini di piombo.
Natale ha il respiro lungo
e le curve a salire di qualsiasi montagna
per affilare le forze
e ridere di contentezza in vetta.
Le luminarie timide
ci fanno tutti nobili a Natale,
e ci danno un pò l'aria dei grandi eroi.
Nel presepe siamo tutti pecorelle,
per i negozi dei gran ricconi.
Natale ci fa generosi:
uno sguardo per tutti
e le mani aperte,
a insistere ancora più avanti
ci sarebbe davvero un mondo migliore.
Ma accontentiamoci,
la magia almeno è vera
e domani saremo ancora bambini
perchè Natale non ce lo fa mai scordare.
La nostra più bella esistenza
che chissà perchè poi a volte
ce la vogliamo a tutti i costi abbandonare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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ARIA DI NATALE di gd angelillo

Aria di Natale
per andarcene di nuovo
nella convinzione del Bene.
Con questo dicembre addosso
che ci fa abbastanza forti
per aprire la nostra porta
a chi ci viene a trovare con il suo freddo
negli occhi e sugli occhiali,
o guardare dalla finestra il vecchio miracolo
della neve ad addolcirci.
Quel mondo nuovo tutto bianco
che ci rende tutti straordinari
con la sua luce anche di notte,
quella stranezza illuminata
che ci riporta alla lontana chiarezza
della nostra infanzia,
e capiamo ciò che vediamo
perchè tutto risplende
perchè l'aria di Natale ci prende
e ci spinge ancora a ricominciare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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domenica 27 novembre 2011

LA TERRA di gd angelillo

La Terra.
Eppure è bellissima vista dallo spazio.
Un pianeta azzurro,
un posto fatato visto da lontano,
un'Utopia.
Ma i tempi qua dentro
 stanno diventando tetri,
spaventevoli,
con masse sterminate di uomini
destinate alla povertà.
I ragazzi con l'anima vuota fin dal mattino,
gli amori degenerati
a scambi di favori
e a mercimoni.
Le speranze ridotte a idiozie complete,
gli umili a elemosinare vita
agli sportelli bancari,
sempre più muti e sordi
un pò per tutti.
La fede a recitare 
oscure e fredde sorpassate giaculatorie.
Ognuno perfettamente solo
davanti alla sterminata allucinante logorrea
della televisione.
La scuola in precipitazione libera
nell'abisso della totale abiura
della sacra sapienza dei padri.
Sta per ritornare l'ora, forse per fortuna,
di renderci conto di come siamo diventati
così poveri,
l'orrenda estrema povertà dell'anima
si sta traducendo in una povertà materiale,
come è giusto che sia.
Stanno per fallire gli stati
perchè già da tempo sono falliti i cuori.
E' tempo di ritornare a dare il giusto valore
alla briciola di pane e alla lenticchia,
come fanno i passeri
come fanno i vecchi contadini.
La luce del sole è un miracolo
e la notte pure,
eppure già stanno per essere fondate
le multinazionali attrezzate per la loro vendita al dettaglio, della luce del sole e della notte
a un pezzetto a dollaro.
Forse sta venendo il tempo
di vomitare fuori dalla nostra pancia
tutto il denaro e tutto l'oro.
Forse è tempo di ripudiare il denaro
fin dalle radici del nostro fare e pensare.
Forse sta venendo il tempo
per gli uomini 
di non chiedere più nulla
 a questa Terra di Sogni
perchè già ha dato loro
 la cosa più preziosa che possa esistere:
la vita
e la sua incredibile avventura.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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10 POVERI DIETRO IL DUOMO di gd angelillo

Ci sono 10 poveri dietro il Duomo di Milano.
Verso le 10 di sera si buttano a terra
sotto i portici,
su cartoni e giornali
e passano lì la notte all'addiaccio.
Nessuno dei grandi potenti della città
che sicuramente passano a frotte
anche di là
ha mai tempo di fermarsi
e di chiedere se caso mai
c'è bisogno della loro opera.
Per loro è sempre eccessivo
puntare lo sguardo troppo in basso,
ma quei 10 poveri
 sono dietro il Duomo di Milano
con 4 giornali per coperte,
proprio alle spalle dei santi
pieni di grazie,
al centro esatto dell'anima di tutta la città.
Proprio vicino alla mangiatoia della stalla
del presepe dell'Arcivescovado
dove tra un pò nascerà Gesù Bambino .
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO



sabato 26 novembre 2011

RITRATTO DI FEDELI CONTEMPORANEI di gd angelillo

I chierici di paese
vanno in processione
con il santo dalla faccia sporca di fango
i denti rotti
e le elemosine già rubate
per giocare a poker di notte.
La chiesa è vuota
e l'acqua santa è vecchia di anni,
Cristo aspetta paziente
che gli tolgano la polvere dal cuore
e dalle piaghe,
tra i banchi le vecchiette sonnecchiano
e sugli altari i fiori sono tutti di plastica,
tanto per non scordarseli quando serve.
Sulla piazzetta di marmo 
davanti al tabernacolo
se ne stanno mogi i ragazzini
non vedendo l'ora 
di tornare a giocare a calcio balilla,
nella saletta prima della sagrestia.
Nel frattempo si tirano di nascosto
come una palla
il teschio di un monaco del XVIesimo secolo,
rubato dai sotterranei di un ex-convento.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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TUTTO QUEL CHE SARA' di gd angelillo

Arance d'amore cariche di pensieri
e di spine di universo che rimandano
a questa vita di uomini
su scarpe traballanti
e teste vuote
per caricare il carbone lordo delle città,
mentre i cani dormono
stanchi morti a tirare gli allarmi
per tutti questi eserciti di ladri in giro.
La cicogna ara i campi in periferia
anche se nessuno sa chi sia,
i teppisti raccolgono i sassi
e bersagliano tutti quei tram pieni di fessi.
Tutto quel che sarà
è già tutto quel che è.
La falce di luna nuova la guardano solo
gli innamorati pazzi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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LA LOTTA di gd angelillo

Tutto questo lottare dove mi porterà mai?
Non si pensa più a lottare
quando hai saputo già tutto.
I traditori sono in cammino alle tue spalle,
i venduti sono miriadi davanti a te.
Cosa mai vuoi ottenere
da questa lotta che continui?
Nulla,
di che t'impicci allora?
La lotta è la natura della vita.
Non c'è niente da vincere
se non te stesso.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO



LE TELEFONATE DI ALDA di gd angelillo

Telefonava sempre Alda.
A tutte le ore, sia di giorno che di notte.
A me non ha mai dato fastidio questo,
a differenza di tanti altri,
significava che ti pensava
e che voleva condividere con te 
tutte le cose della sua giornata,
sia tristi che ridicole,
e tutto questo per lei era amicizia.
Alda era davvero una vera grande amica,
e si vedeva da come riusciva 
a riempirti la giornata di buonumore, 
di pensieri profondi,
di altissima grande possente poesia.
Mi manca ora quel telefono a squillare.
Quante chiacchierate, quanti racconti,
quante risate.
Oggi che era l'anniversario della sua morte
ho fatto una cosa pazza:
ho preso il telefono
e le ho telefonato.
Per vedere se davvero la morte è così potente.
Una voce mi ha risposto e mi ha detto:
"Questo numero non è più attivo,
per maggiori informazioni ritentare più tardi".
Mi son messo a ridere
a pensare a quel che avrebbe detto Alda
a sentire questo astruso messaggio.
Avrebbe detto:
"Ha messo la segreteria telefonica,
 il tanghero,
perchè non vuole essere disturbato.
Sta dormendo il sognatore
e non vuole che gli si disturbi la fantasia".
E mica avrebbe messo il telefono giù
ma avrebbe fatto subito il numero 
di un altro amico
per raccontare quanto sia stupida
questa maledetta invenzione
della segreteria telefonica.
Ma io invece ho messo giù il telefono
e non ho telefonato più a nessuno.
Non perchè non abbia amici
ma perchè era proprio lei
che ci teneva tutti uniti,
come in un mazzo tutti quanti.
Da quando è andata via
ci siamo tutti dispersi:
ognuno per conto suo.
A pensare forse ognuno per conto suo
che era proprio l'amicizia
la più grande poesia di Alda Merini.
E ora che non c'è più
siamo rimasti tutti 
con una grande miseria in mano.
Almeno noi che abbiamo tutti il telefono
che squilla ormai così raramente.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Milano,  1 novembre 2011

Alda Merini L'INNAMORATO poesie ACQUAVIVA

L'ODIO
Portarono in questo cortile
un ordigno spaventoso e inutile.
Sembrava una macchina di tortura
e lo fecero in una sola notte
come quando Ulisse portò
il cavallo di Troia.
E da questo ordigno orrendo
uscirono 1000 operai
che abbatterono la mia casa.
Mandarono tutto in frantumi
con le mie speranze d'amore.
Caricarono le mie finestre
con non so quanti pesi,
quante travi massicce,
quante spranghe di ferro.
In questa orrenda macchina
si erano collocati 1000 demonii
che entravano e uscivano
dalle finestre.
Oltremodo scandalizzata
dalla violenza di questi gesti
io feci diversi articoli
corredati anche da molte fotografie
per mostrare la verità
e in che modo sinistro
entravano nelle nostre case.
Non si trattava solo
di violenza padronale
ma di un vero e proprio scandalo.
Ma poichè noi in Italia
siamo abituati agli scandali
nessuno fece caso alla cosa.
La violenza del sopruso
andava ben aldilà di questa casa.
Mi sottrassero con volgare arroganza
il mio solaio
e da quel povero solaio di poeta
uscirono ricordi e libri
e tutta la gloria
che avevo accumulato in tanti anni
e tutto pestarono sotto i piedi.
Tutti coloro che entravano
in quel solaio
per oscuri motivi poi morivano,
venivano contagiati dalla lebbra
del loro stesso odio.
E presero a pretesto i loro bambini
come nella favola dell'orco
per praticare in totale impunità
tutte le loro sciagurate nefandezze.
Ci ingannarono tutti
con la favola dei figli.
E quando chiesi aiuto alla legge
e all'autorità
mi risposero scrollando le spalle
che non c'è una legge contro l'odio
che non c'è una legge
contro l'abbandono.
Ma l'odio uccide, ve lo giuro,
l'odio uccide più che il coltello.
L'odio uccide più che la spada.
ALDA MERINI

mercoledì 23 novembre 2011

L'OMINO DI NEVE di gd angelillo

L'omino di neve, spazzato dal vento,
si fece coraggio per entrare nel caffè
e riscaldarsi ai sorrisi
degli altri disperati come lui
mentre in un angolo si fan caldo
a dimenticarsi le gelate tristezze di fuori.
New York,
 il sogno che oscuramente sostiene tutti,
anche chi va per strada a ghiacciarsi le mani.
A Natale si annuncia un bene
che dolcemente riscalda tutti.
Il cameriere italiano viene
e serve a tutti un panino e un caffè americano
pagati da non si sa chi.
L'omino di neve sorride
e pensa che la bontà del suo cuore
sopravvive ancora.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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CUORE DI LONDRA di gd angelillo

Cuore di Londra,
allegro come in un abbraccio
di milioni di cammini,
grati di tutte le cose di bene
che vanno a conclusione.
Cuore di Londra,
bello di tutte quelle parole
che fan parlare tutte le genti,
come in questa piccola stazione
dove mi trovò il Natale un anno,
e tu mi facesti bastare 
la compagnia di una sconosciuta
e un the caldo
per essere felice 
anche così lontano da casa.
Cuore di Londra,
mio caro romanzo d'amore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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NATALE IN GERMANIA di gd angelillo

E' Natale.
In Germania l'inverno ha la sua apoteosi.
Dietro la finestra dell'albergo
tu sollevi la tendina
e pesi il mio ritardo.
Ma io chissà dove sono
perso nei miei 10.000 mercati,
i tuoi occhi si allargano
per vedere tutto il mondo,
e io son proprio là
dove ti fa più caldo il cuore.
Ma la città è fredda,
quasi del tutto ghiacciata,
e io son lontano
sviato come sempre
dalla mia lampada matta.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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martedì 22 novembre 2011

RAP di gd angelillo

Senza studiare,
godere alla grande,
anche a costo di farsi molto male.
La via del nichilismo canta rap.
Nulla, bellezza e notte.
Bestemmie, fiori
 e fango sulla gioventù.
Ragazzi,
usignoli senza canti.
Rap è affanno,
paura di non farcela,
e poi non farcela davvero.
Vincere è pure fango,
ma lottare per questo nulla
che c'impongono
porta fin nei sotterranei della sconfitta:
direttamente all'inferno.
E all'inferno la massa è fatta di dannati
non dei soliti quattro diavoli assatanati
che hanno successo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

INGHILTERRA di gd angelillo

Inghilterra,
quanti anni a camminare
lungo la tua lenta primavera,
dove il passato trafigge il futuro
e fiorisce come una nave antica
alla fonda della memoria.
Inghilterra,
che domini le onde
e le nubi che leggere profumano
di roveti fiammeggianti
dove il ricordo lotta con l'angelo
e lo vince
perchè ha il latte più dolce.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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SOGNO D'AMORE di gd angelillo

Se non sai cos'è l'amore
almeno sognalo,
una canzone è fatta di musica
e magari di una chitarra.
Tu hai la chitarra senza la musica:
guardati il cuore
e inventatene una
così tu stesso non ti accuserai
di impotente sfortuna
quando ti salterà addosso la tigre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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LA LUNA DI NATALE di gd angelillo

Il cielo è un pensiero che ti fa navigare
come un sogno della luna,
una pezza di Natale
che colora il mondo.
Bianca,
come una rosa
che deve ancora bocciare.
Gli alberi pieni di luci
la puntellano
in quel nulla massiccio,
i colori dei mieli del bene
spingono le foglie oltre la neve
perchè il mondo vuole essere salvato
come una nave affondata
che vuole risalire dal fondo,
per andarsene come sempre
remando leggero attorno al sole.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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PENSIERI SOTTO LA NEVE di gd angelillo

Per sapere tutto
non devi voler sapere nulla.
Per essere tutto
non devi volere nulla.
Se tu vorrai sapere tutto
non ti verrà dato di sapere nulla,
se tu vorrai essere tutto
non ti sarà dato di essere nulla.
Se tu vorrai sapere tutto
devi poter essere circondato di nulla,
se tu vorrai essere tutto
devi voler essere seduto sul nulla.
Chi non vuole nulla
sa di avere già tutto,
chi non vuole sapere più nulla
sa di sapere già tutto.
Il vero nulla è proprio l'io
in mezzo all'infinito tutto della Natura.
Se ti verrà in mente
di essere anche tu un singolo fiocco di neve
nel vortichio della tempesta
forse ti verrà in mente
di essere anche tu un tutto infinito
che non ha bisogno più di niente.
Come un fiocco di neve
anche un uomo
non è mai insignificante
in mezzo alla grandiosa armonia della Natura.
GD ANGELILLO
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MESSAGGIO DI NATALE AGLI AMICI LONTANI di gd angelillo

Amici miei lontani,
ce ne siamo caricati di Natali nel borsone
per alleggerire questa nostra vita
così povera di pietà
e di mani da stringere con un certo calore.
L'inverno ci vortica intorno ora
con le sue tempeste di neve
e la sua  malinconia di ghiaccio,
ci siamo spinti fin dentro il grano
della desolazione,
ma senza farci troppo travolgere,
devo riconoscere
con un certo sottile compiacimento.
Ma comunque per quest'altro dicembre
arriva di nuovo il santo Natale,
per fortuna ritorna ancora
la vecchia sempre nuova favola
che ci vuole bambini non cresciuti
per avere un mare nel cuore
a ricordo dell'antica libertà
e un filo d'erba al vento negli occhi
a ricordo di quella nostra voglia di lotta
che mai ci abbandonerà.
Perchè il tempo avanza
con il suo fronte di fuoco
e noi ci trova sempre lì,
che viviamo perchè vogliamo essere felici,
nonostante tutto
e contro tutti,
specialmente contro chi pensa sempre
al nostro bene,
sapendo poco o nulla
oltre il sordido soldo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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domenica 20 novembre 2011

INCONTRO CON UNO GNOMO A NATALE di gd angelillo

Ehi, amico, lo vuoi questo lume?,
mi disse.
Io lo guardai impaurito.
Mi aveva visto perchè era uno gnomo.
Io riuscii a sentirlo perchè ero un bambino.
Mi venne da ridere 
perchè mia nonna non lo vedeva.
Mi diede il lume,
la sua piccola mano era dura come un legno.
Hai qualcosa da illuminare almeno?,
mi chiese
senza sapere nemmeno il mio nome.
Sì, gli dissi, il Natale a casa.
Lui mi sorrise 
e se ne andò lento nella neve,
verso la campagna appena fuori il paese.
Com'era buffa mia nonna
che voleva vedere la scena
e invece non riusciva.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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IL NATALE DEL PAESE di gd angelillo

Il paese ha quattro luci per speranze
ma a Natale si sveglia 
anche il lume degli ultimi.
Anche l'asino anela alla sua stalla,
dove col Bambino
anche lui diventerà il centro del mondo.
Il castello è anche lui nel presepe,
le pecore belano accanto al fiato di Maria,
il pastore è Giuseppe
che porta il pane
anche al cane.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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VAI A CASA A NATALE di gd angelillo

Vai in campagna a Natale
a leggere il romanzo della neve,
a passeggiare nella febbre dell'aria pura,
lasciati alle spalle la furia del carbone,
la ciminiera del cementificio continuato,
il bitume delle tangenziali.
In campagna si accende ancora
quella piccola candela
che attira sempre la stella cometa.
Vai a casa,
al sorriso di tua madre.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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AUGURI DI NATALE DI UN POETA AI SUOI AMICI LONTANI di gd angelillo

Buona Notte di Natale, amici,
con l'acqua nel bicchiere
fatta da una neve pura,
col giorno calcato nell'amicizia e nell'amore,
con le lacrime felici,
pensate a me
che anche in questa luce santa faticherò,
anche domani,
e a Capodanno, e dopo ancora pure,
per portarvi a voi di nuovo
 un pensiero del meglio...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 19 novembre 2011

UN CUORE VULNERABILE recensione di Maria Theresa Venezia a "BETTY PAGE", romanzo di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo

Recensione di Maria Theresa Venezia a “Betty Page”, romanzo di Giuseppe D’Ambrosio







Ancora una volta Giuseppe D’Ambrosio ci inchioda alla lettura con un personaggio straordinario, il giovane protagonista del suo ultimo romanzo intitolato “Betty Page”, un autentico outsider, disoccupato, non-collocato, né collocabile, posto sotto un assedio fantasmatico incessante, un vero sognatore assolutamente dostoevskiano, attraversato da mille visioni e apparizioni che non cessano di fargli visita e di occupare notte dopo notte la sua casa e la sua mente, ponendo in essere un mirabolante teatro dell’assurdo a cui non viene opposta, suprema arte, alcuna resistenza da questa maschera tra le maschere, in un tessuto metropolitano sfilacciato e degradato, tossico, in ogni suo risvolto, respingente, che non offre nessun ruolo, nessun “lavoro”, nessun posto al suo tavolo da gioco, dove le carte sono sempre truccate.


Questo giovane, innamorato perdutamente e toujours della regina delle pin-up, l’oggetto del desiderio, par excellence, una trasfigurata Betty Page, che appare e svanisce, lo prende e lo lascia, lo tradisce e lo ferisce con un sapiente intrigo sottilmente torturante e terribilmente erotico, che lo stringe e lo costringe in una ragnatela di nostalgia, che con i suoi fili abilmente tirati lo rende completamente prigioniero, questo ragazzo ci mostra senza vergogna qualcosa che credevamo divenuto ormai inesistente, un cuore vulnerabile, per sempre scomparso nell’osceno supermercato dei sentimenti.


Questo splendido romanzo multilivellare, trionfo della dimensione immaginaria, in cui diversi piani di lettura s’intersecano, sa restare tuttavia ancorato saldamente al cosiddetto “reale” narrando alcune volte con rara spietatezza la tragedia esistenziale di un giovane uomo che non riesce, pur insistendo e non cedendo quasi mai allo sconforto, a trovare il “suo lavoro”, la sua collocazione simbolica e questo rappresenta appunto l’ancoraggio indiscutibile al nostro tempo, alla sua attualità, ed è proprio in questo sapiente farsi e disfarsi del nodo che lega queste due dimensioni, quella notturna vissuta con i suoi fantasmi e quella diurna in cui le esigenze della vita materiale picchiano duro che lo scrittore colloca il suo personaggio donandoci ancora una volta, non solo un momento di lettura indimenticabile, ma anche e di questi tempi non è poco, una lezione civile.

MARIA THERESA VENEZIA

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