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lunedì 28 luglio 2008

SUICIDIO DOPO DOPPIA BOCCIATURA IN QUARTA GINNASIO

Possono passare le vacanze tranquille
i professori di prima categoria di Fabio X
della quarta ginnasio del liceo Classico
Beccaria,
dei delitti e delle pene.
Il delitto di avere 16 anni
e la pena: la morte.
Ora capisco perché gli scrittori di gialli
di nuar
di triller,
hanno tanto successo al giorno d'oggi,
pieni di inganni e di omicidi
sempre alla ricerca degli assassini,
che bontá loro sono sempre gli altri,
i balordi
i malavitosi
gli sballati fuori di testa
e mai noi stessi, gente cosí per bene e regolare,
noi che facciamo sempre il nostro dovere,
anche a costo di uccidere.
Assassini della peggior specie pure noi.
Non si uccide sempre con la pistola
e il coltello, cari miei,
a me per esempio
hanno pure tentato di assassinarmi
con l'amicizia e l'amore,
e ci sono pure andati molto vicini.
Qualche volta hanno pure tentato di farmi la pelle
con la molletta e la clava,
ma non ho rischiato cosí tanto
come con i sublimi sentimenti.
Certo possono pure farti fuori
con la scuola,
e anche a me ci han provato,
non gli é andata bene.
Mi han dato anche la laurea
e pure con quella
mi volevano tirare al cuore.
Me la son cavata di striscio.
Ma non a tutti va bene come per me.
A Fabio X
l'hanno ucciso con due bocciature
in quarta ginnasio
del liceo Classico Beccaria,
dei delitti e delle pene.
Il delitto di tenerci alla scuola
la pena: la morte.
Non so niente di Fabio X,
dei suoi amici
della sua scuola
dei suoi professori,
quindi non posso dire niente.
Ma qualcosa degli uomini so,
e qualcosa di Aristotele
con i sillogismi
e i paralogismi la so pure,
quindi qualcosa la intuisco e la deduco
pure io
e di stare zitto non mi va proprio.
Oggi per tutto il giorno
dopo aver letto che Fabio X
per le due bocciature
in quarta ginnasio
del liceo Classico Beccaria,
dei delitti e delle pene...
io scrittore di quarta categoria
che mai capirá qualcosa dell'assurda protervia
delle teste di cazzo che credono di comandare
e invece non contano nemmeno piú del 2 di picche,
non son riuscito a combinar piú niente,
e son nervoso da tutto il giorno
da quando cioé ho letto
la notizia sul giornale
che Fabio X
s'é gettato dal balcone del sesto piano
di via Forze Armate N 0,
sfracellandosi al suolo come un cane.
Peggio di un cane.
Allora ho capito 2 cose:
che Fabio X amava alla follia la scuola
e in particolare il liceo classico.
Perché uno che se ne fotte
puó pure essere bocciato 400 volte
alla quarta ginnasio
e farsi lo stesso una pancia piena di risate
al bar con gli amici,
e non si butta dal sesto piano
neanche a spingerlo con un caterpillar.
Questa é la prima.
La seconda cosa che ho capito
che abitando in via Forze Armate N 0
era un ragazzo povero.
Infatti il suo funerale
si fará probabilmente giovedí
nella chiesa della Madonna dei Poveri
in zona Baggio.
Allora Fabio X
meritava la medaglia e la promozione
giá per il fatto stesso
di essere arrivato in quarta ginnasio
del liceo Classico Beccaria
dei delitti e delle pene.
Il delitto di non essere tosto come le pietre
la pena: la morte.
Ora so pure che il diploma
é una carta che non vale niente
peggio pure che il due di bastone,
la laurea addirittura
idem con patate.
E allora:
se dei professori hanno avuto il fegato
di bocciare per la seconda volta un ragazzo di 16 anni
per un corso di studio
che alla fine ti da un pezzo di carta
che é quasi una carta igienica,
... e... cosí... Fabio X... ... ...
dovrebbero avere anche il fegato
di considerarsi dei perfetti falliti
come professori
e quindi andarsene via dalla scuola,
che merita certo altri educatori
piú in gamba della carta del diploma
che alla fine si riesce a avere
(o non avere tanto é lo stesso).
Cosí possono passare le vacanze piú tranquille
almeno come assassini mancati
che mai nessuno scrittore di gialli
si metterá mai a dare la caccia.
Perché ognuno di noi
é un assassino
se invece di dare la mano
al prossimo, piú debole e bisognoso,
al contrario lo affossiamo,
cioé gli scaviamo la fossa.

Ecco: ho detto ció che avevo sul gozzo.
Ora vado farmi un caffé,
ma non lo berró.
Cacceró invece un urlo
fuori dal balcone.
Abito in un quartiere di matti,
nessuno chiamerá l'autombulanza
per cosí poco.

Santo cielo, Fabio!
Avessi almeno capito in tempo
che la piú bella quarta ginnasio
di qualsiasi liceo classico
é la VITA!
Altro che questo Beccaria
dei delitti e delle pene
di merda!

T'avessero almeno dato in tempo due ali di angelo
per volare
oltre questo fantasma di maturitá
che mai nessuno non riesce a vedere davvero
una volta per tutte...

Comunque sia, se non ci pensa nessuno
il diploma te lo regalo io, caro Fabio,
con questa poesia
di scrittore di quarta categoria...
che spareró sul blog dei blog di tutti blog
di questa maledetta rete della malora:
VITA
VITA
VITA
e tutto il resto pure come volete che sia...



G. D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 25 luglio 2008

Il Professore di Filosofia


"Ottimo scrittore, ottimo filosofo, ottimo cittadino di una strana città di nome Utopia, vive nell'ombra dei suoi 1.ooo romanzi senza sperare un clamoroso successo...

Un uomo che vive in una Russia lontanissima, un umile Tolsoj italiano, un giovane patriarca, con mille anime al suo seguito che non ha mai comandato.

Vive in un limbo pieno di spettri vivacissimi e grandiosi. Pur avendo una massa sterminata di nostri fantasmi nella sua testa non è mai diventato un paranoico.

Anzi Angelillo è un contadino che cura con amore e passione la terra della sua arte in una metropoli assatanata, tra demonii e mascalzoni di tutte le specie.

I ciliegi e i mandorli in fiore delle sue opere sono un miracolo del suo cuore insonne, amici angeli sottobanco gli passano poi il salario del Poeta:

l'Amore che mai smette di sognare il Paradiso. "

Alda Merini


Guai, gioie e avventure di un docente di Filosofia nella disastrata scuola secondaria di oggi.

Sogni e perfidie di un'Italia maldestra che sembra sempre fuggire da se stessa.


(illustrato con aquerelli a colori)


Una recensione Highway5:


Scheda di lettura di “Il professore di filosofia” di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo, casa editrice Acquaviva, Milano, 2007

Se pensate che Giuseppe D’Ambrosio, alias Joseph K., “il monaco metropolitano con la paranoia per la filosofia”, con la scusa magari dell’autobiografia incominci a girare intorno al suo ombelico, be’ scordatevelo!
Qui si gioca il tutto per tutto e sempre a poste alte, sul filo dell’autoironia e la matassa si dipana senza il pericolo che si avvolga mai troppo su se stessa.
E così mettiamoci pure alle calcagna di questo professore di filosofia che si aggira come un semiclandestino, non solo nei quartieri di una Milano stravolta e irrequieta dove una signora per bene non si avventurerebbe mai, ma anche nelle sue incursioni all’interno delle vite marginali in cui s’imbatte dove non c’è mai squallore ma inaspettatamente luci e botti da Luna Park.
Amico lettore: è roba dura, testarda, è puro hardgroove e funk sparati in pista, a tutto volume, e – parola mia – qui nessuno muore soffocato dalla noia!
Giuseppe D’Ambrosio appartiene a pieno titolo a quella “generazione di furtivi” per cui un conto è il sentiero stabilito e un conto è quello destinato e potete scommetterci che è anche uno di quelli che – come direbbe Jack Kerouak – non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano…e cosa c’è di meglio in mezzo a tante mezze ombre?
L’intreccio della poco credibile carriera scolastica di questo insegnante che non studia ma sogna e per cui è proprio il sogno la vera e autentica filosofia è un plot davvero indiavolato dall’incontro con Falco Nero, il preside provocatore scolpito nella pietra che lo vuole morto ma viene rimandato all’inferno, fino al memorabile téte-à-téte con Lucifero in persona.
Ah, dimenticavo, le succose e parecchio sexy donnine da queste parti non mancano mai…
Con un libro così siamo in ballo e dobbiamo ballare fino in fondo, fino all’amen di questo iperbolico magnificat alla libertà che va sempre conquistata fosse anche nei termini estremi per cui per D’Ambrosio “l’uomo coraggioso è per strada a chiedere l’elemosina mentre il vigliacco è sulla poltrona di velluto rosso”.
A questo punto, siate sinceri, l’avreste mai pensato che la filosofia è un animale notturno? Lo avreste mai neanche lontanamente sospettato o vi avrebbe solo minimamente sfiorato l’idea? Per questo, leggendo lo straordinario e inaspettato romanzo di D’Ambrosio comincerete a capirne fino in fondo il perché, ma soprattutto capirete che – come direbbe Henry Miller – qui la vita ha sempre l’ultima parola.
Vi assicuro che è raro trovare uno scrittore così “contro”, nella fattispecie, contro tutti i sistemi, nessuno escluso e poi che sappia fare così il clown cucendo e ricucendo tante scene miste a sogni e fantasie a volte esilaranti a volte dolorose e tese come un pugno allo stomaco e sapendo alla fine mixare il tutto per sintonizzarsi sulla frequenza dell’uomo della strada.
Giuseppe D’Ambrosio non si smentisce mai, la sua è una ricerca costante, martellante della deriva attraverso quella di ogni personaggio e di ogni atmosfera, ci invita pagina dopo pagina a mescolarci all’incessante fluire, al movimento del suo pensiero senza fermarci a confrontare, analizzare o possedere, ci spinge a scorrere senza tregua attratti come da una calamita.
Ma penso che a questo punto siate pronti a capire la differenza tra i libri che sono buoni solo ad appannare gli occhi e quelli che servono a pulire, e bene, le vostre lenti, allora se così stanno le cose vuol dire che è venuto anche per voi il momento dell’incontro con questo meravigliosamente magnetico romanzo “out of everywhere” e con il suo imprevedibile autore: avete la mia parola, è una di quelle esperienze che ricorderete per un pezzo!


Maria Theresa Venezia


"Libro severamente vietato ai professori di Filosofia,

"tranne uno o due, naturalmente.)"

Prof. Joseph K.


Rivoluzione

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, a 17 anni

"Oh, amici miei... Non potete immaginare quale tristezza e quale rabbia invadano tutta la vostra anima, quando di una GRANDE IDEA, che voi venerate già da lungo tempo e come cosa santa, s'imadroniscono degli ignoranti e la trascinano sulla strada verso gente altrettanto stupida quanto essi stessi, e la incontriate improvvisamente al mercato degli stracci, irriconoscibile, nel fango, male esposta, di sbieco, senza proporzioni, senza armonia, zimbello dei fanciulli sciocchi! No! Ai nostri tempi non era così, e non era a questo che noi miravamo. No, no, assolutamente non a questo. Io non riconosco più nulla...




Il nostro tempo verrà di nuovo




e di nuovo avvierà su una strada sicura tutto ciò che oggi vacilla.




Altrimenti che sarà mai?"




Dostoevskij












ROMANZO SUL 1977








Sogni Utopie e grandi Speranze di un ventenne che credeva con tutto se stesso in un Mondo Migliore...




Guai, sconfitte e capitolazioni di una Meglio Gioventù che voleva portare la Fantasia al Potere...




e che invece se ne cadde a faccia a terra...








(edizione illustrata).








Una recensione di Highway5:

“RIVOLUZIONE” DI GIUSEPPE D’AMBROSIO, EDIZIONI ACQUAVIVA, MILANO, OTTOBRE 2007.


A leggere “Rivoluzione” di Giuseppe D’Ambrosio si corre proprio il rischio di farsi travolgere da una grande ondata creativa, politica ed esistenziale, libera da qualsiasi schema, struttura, griglia semantica e interpretativa.
E il modo migliore per vivere questa esperienza in pieno è proprio lasciarsi andare e trasportare dal continuum, dal flusso del suo linguaggio corporeo, vivo, sensuale, pulsante.
La punta più aguzza e la cifra di “Rivoluzione” sta nel fatto che “la Gioventù sarà sempre più potente di tutte le antiche sapienze”, perché “Gioventù è lotta, sempre…è l’orgogliosa estasi di poter fare a meno di tutto e di tutti, anche di toccare la terra con i piedi”!
E l’autore, l’ultimo “cavaliere libero e selvaggio” nel nostro asfittico panorama letterario ci aggancia da subito con il racconto estremo e trasognato del suo viaggio personale di ragazzo del sud all’assalto di una Milano spossante e fumosa di asfalto e misteriosamente labirintica, per farci la Rivoluzione.
È in questo sfondo metropolitano con i suoi personaggi disperati e le sue donne ammaliatrici e irresistibili che incomincia la caccia furiosa all’abbattimento del limite, nonché la scalata al cielo di un ragazzo che “vuole tutto”.
In ogni incontro, in ogni esperienza il nostro protagonista è come se gustasse estatico e senza ritegno la felicità assoluta dell’estremismo, scatenato come un funambolo assolutamente incosciente che gioca in contemporanea sulle tre corde, le uniche sue coordinate di viaggio, la libertà, il sogno-utopia e la speranza.
E devo dire che, forse, senza rendermene conto questo è il libro che aspettavo da molto, perché tratta per noi, ragazzi del ’77, degli anni più belli che ci sia stato dato da vivere, della modifica radicale del nostro vissuto, dell’utopia, del bisogno di giustizia, della rivoluzione sessuale.
E la sfida avendo a che fare con questo “materiale” è quella di raccontare senza definire, senza cadere nelle trappole dell’ideologia, senza la costruzione di mappe e geometrie, in un territorio in cui i vecchi orientamenti non tengono e non devono tenere più.
Forse si tratta di narrare attraverso frammenti con una scrittura che tagli – cut up – circoscrivendo ogni frase, lasciando parlare il più possibile le differenze.
“Rivoluzione” non è propriamente una storia, ma un percorso, un continuo e pressante incitamento, sollecitazione a “perdersi”, a gustare con l’autore l’ebbrezza estatica, dionisiaca, la felicità e la ricchezza di quegli anni irripetibili per cercare anche di capire in questo modo così unico le ragioni di una lunga primavera di intelligenze.
Nello stesso tempo, il resoconto immaginifico delle battaglie sociali del proletariato è un contro canto incalzante al diffondersi di determinati spunti della libertà.
A Milano si svolge l’epopea alla scoperta dei meandri stranianti e sorprendenti della città vissuta parecchio di pancia, con tutti i 5 sensi ben accesi, senza perdere nessuna occasione di godimenti meravigliosamente reichiani, non tralasciando il racconto dell’oppressione capitalistica, della comunità resistente, della rivolta che serpeggia ed esplode, della controcultura inarrestabilmente underground.
Il parlato è essenziale continuamente rimixato con un ritmo a volte di puro rap antesignano, furibondo hip hop da marciapiede, il lavoro è di uno smontaggio e rimontaggio a combinazione dove il materiale verbale pre-esistente alla scrittura vera e propria è di una potenza emotiva ed autenticità di sapore inconfondibilmente dostoevskijano.
Eppure gli anni della Grande Rivolta, ciò che li rende così affascinanti è che sono come un tempo che non ci vuole lasciare, e quello che D’Ambrosio sperimenta fino in fondo nel suo romanzo è questa capacità, qualità speciale di permanenza di quel periodo per chi lo ha vissuto.
La sua scelta linguistica incisiva e coraggiosa arriva a conquistare una musicalità, una sonorità espressive immediatamente riconoscibili tramite l’utilizzo di codici diversi uniti dalla tensione interiore di questa epica fuori dai canoni del buonsenso e del senso comune.
La sua maniera è calda, forte, energetica, fisicamente spudorata.
Trovi premonizione, intuito, istinto, senso della corrente, lui è dentro al farsi stesso della corrente metropolitana, dove navigano a vista le sue donne un po’ puttane e i suoi re clochard bevitori impenitenti, lui è come un surfer che partecipa a ogni evento, a ogni scontro non restandosene mai fermo a guardare dalla spiaggia.
Ha questo fiuto quasi animalesco, senso della strada, istinto di riconoscere fra tutte le onde quella che fa per lui, la sua onda, quella assolutamente da cavalcare, lungo giornate vissute senza schemi, senza regole da rispettare, senza conti da far tornare, qui è tutto Rivoluzione, tutti i parametri non funzionano più, è un black-out generale, un tilt a ripetizione come gli orgasmi delle sue belle.
Siamo in una situazione di frontiera avanzata nella quale le mappe convenzionali non tengono più, non ci servono più a niente e vi consiglio anzi di buttarle, perché si tratta di sviluppare l’istinto del pioniere.
D’Ambrosio ha indubbiamente aperto con questo libro un grosso spazio comunicativo, di grande potente energia, mescolando azioni, gesti, oggetti, parole, pensieri e cose tutti insieme fino a produrre un’alchimia artistica sempre più esplosiva.
Ecco perché vi suggerisco di fare questa esperienza lasciandovi trascinare fino in fondo in questa grande, gioiosa, estatica Rivoluzione.

Maria Theresa Venezia.












Amanti come tempeste


"...Sogna che ogni bambino

abbia almeno una persona

che gli voglia bene con tutto il suo cuore

Sogna di Gesù

che non viene crocefisso

sogna del Sole

che spende per tutti

Sogna dell'ombra

che nasconda ogniuno

al passaggio dl demonio

Sogna del monaco

che s'innamora di una bella ragazza

Sogna di una falena

che gli passa la voglia di andarsi a bruciare

sulla lampadina rovente

Sogna un giornalista di cronaca

che non abbia più a scrivere

di disgrazie e di sciagure

Sogna del pesce

senza più paura di essere pescato

Sogna dell'albero di città

senza più paura di essere abbattuto

Sogna di un mondo

senza più povertà..."



Uno spaccato della vita della metropoli contemporanea tra bene e malvagità, tra innocenza e peccato, tra arte e finzioni, tra superfemmine e televisioni, tra passioni e angosce : praticamente una tempesta continua di amanti folli in libertà.


(edizione illustrata a colori con pin ups)

Marilyn, Rockpopartopera


"Io voglio essere amata da Te.

Solo da Te.

Da nessun'altro che da Te."


Marilyn Monroe



La Bellezza, il Sorriso della Vita, la Seduzione, l'Eterno Sogno dell'Amore:

Marilyn come non l'avete mai vista.


(con intestazione poesia inedita di G.D. Angelillo).

Il Mediano nella birra


"L'uomo è una corda legata tra la bestia e il superuomo:

una corda su un abisso".

F. Nietzsche


Un ragazzo alla ricerca di se stesso

nella Brera Notturna degli artisti, dei pazzi, dei vagabondi, degli ubriaconi, dei delinquenti, dei genii dell'Italia del Sottosuolo di oggigiorno.

Tutto un universo di follie, tranne che l'Allegria...


(nuova edizione illustrata, con in più miniatura ad ogni Capitolo, edizione d'Arte)!

Bullazze e Marmittoni


"Ahi, che fatica mi costa

amarti come Ti amo."


Federico Garcìa Lorca


38 racconti metropolitani che narrano con forte e sana ironia la Milano che ama, si dispera, sorride, è felice, impazzisce di sacre maledette passioni amorose


(nuova edizione in volume unico illustrato a colori).

L'Anima in fiamme


"Dove la Speranza

prepara il Suo banchetto

tutti noi

ci accomodiamo

palpitando."


Marina Cvetaeva


Una raccolta in gran parte inedita di una delle grandi Maestre dela Poesia Russa: Marina Cvetaeva .
(Edizione illustrata, tradotta da Marija Antipova)

Poesia


"La Poesia

è una malattia del cervello."


A. De Vigny



Poeti dilettanti, editori mercenari, genialoidi appiedati, balordi rampanti, ibrattacarte vanagloriosi, segretarie avvenenti, fidanzate insopportabili, e dentro ancora bellissima la GRANDE POESIA della VITA ...
(con appendice a colori).

giovedì 24 luglio 2008

Ragazzi maledetti


"No, a diciessette anni non si può essere seri.

Una sera, al diavolo le limonate e le birre, e i caffè rumorosi,

e le luci splendenti!

Si va sotto i tigli verdi della passegiata."


Arthur Rimbaud


Squallore, violenza, vuoto: la condizione esistenziale della Gioventù d'oggi

nella cornice delle periferie delle moderne metropoli

che stentano a tenere in piedi un'idea di Futuro degno di questo nome.

Storia meravigliosa di Pietro Schlemihl


"L'Amore decide tutto

al mondo."


Chamisso


Un uomo vende la sua ombra al Diavolo in cambio della ricchezza,

ma la condanna è la solitudine e l'angoscia.

Anche i suoi servi saranno più felici di lui.

martedì 22 luglio 2008

Un Atto d'Amore


"Per avere un qualche successo

al mondo bisogna strozzare il proprio istinto."


O.Henry



Una storia delicata e inaspettata

nella giungla in guerra di una metropoli a labirinto

come New York.

Verità e menzogna


"Si guarisce da tutto

vincendo."


F. Nietzsche


La menzogna che se ne va a fuoco come un mucchio di paglia,

e la verità che taglia come una lama affilatissima.

Fogli di Poesia


"Una parola è morta

quando è detta

dicono alcuni.

Io dico

che comincia appena

a vivere

quel giorno."


Emily Dickinson



Un'originale raccolta di poesie

di una delle più grandi Maestre

della cultura occidentale.

Quasimodo


"L'Amore è quella divina follia

che ci rende tutti molto saggi."


Alda Merini





Una grande Storia d'Amore

sulla sottile linea di confine

che misteriosamente unifica Vita e Poesia.

Tre peli della barba del Diavolo


"La favola è ciò che nella realtà

mette l'anima dell uomo."


Pirandello



Quattro favole magistrali che insegnano

a mettersi in ogni caso

sulla tracce del Bene.

Netocka



"Amici miei, chiedete a Dio l'allegria.

Siate allegri come i bambini, come gli uccelli del cielo."


Dostoevskij






Realismo, profondità psicologica, grandi passioni romantiche in uno dei primi romanzi del genio del contemporaneo umanesimo occidentale: Fedor Dostoevskij.

Come far versi?




"Nei Poeti
sogna l'Umanità."

Hebbel

Un'agile e breve trattato sull'arte del comporre versi
del Maestro del Futurismo Russo: Vladimir Majakovskij.

lunedì 21 luglio 2008

Una recensione

Milano - Le piccole edizioni Acquaviva continuano a sfornare titoli 'underground' interessantissimi. L'attenzione questa volta è per la produzione dell'editore-autore Giuseppe d'Ambrosio Angelillo, 'radicale' 'scrittore, poligrafo e filo-filosofo. Gli ultimi titoli capitati sottomano si dividono in raccolte di poesie, raccolte di racconti, romanzi. Facciamo due passi tra i testi.
“Rivoluzione” vuole narrare il 1977: più di trent'anni dopo, si razionalizza un'esperienza. O meglio: lo fa D'Ambrosio, protagonista dei cortei eppure marxista troppo ortodosso per essere massa. Biografismo e disillusione si fondono: eravamo poveri, belli, ma anche un po' cazzoni e comunque non compatti. Hanno vinto gli altri? Forse, ma qualcuno ci prova a non accettare i compromessi, almeno personalmente. Sembra più che altro un inno alla giovinezza e alle sue possibilità - in Italia spesso castrate.
“Il mediano nella birra” parla di un ragazzo universitario che cerca un posto nella vita – o è la vita che cerca un posto nel ragazzo? Speranze e delusioni, amare riflessioni autoironiche e Milano, sempre al centro del testo, più che sullo sfondo.
“La pagnotta dei sogni” è un altro dolceamaro a mio avviso particolarmente riuscito: lungo non molto, pieno di narrazioni che ad Angelillo vengono bene: focus sulla città delle osterie, della campagna che si fonde con i palazzoni, la capitale degli animali strambi e notturni si fa dipinto colorato di vino e salame. Il linguaggio è sempre riconoscibile, e questo è un merito.
Milano è anche la città di “Bullazze e Marmittoni”, raccolta di racconti ironici che presentano le vicende dell'umanità varia-avariata che pascola territori diversi, da Ticinese al Duomo, fino alle periferie.
Poi ci sono le poesie. Metropolitane quelle di “Amanti come tempeste”, dolci inni alla solidarietà e all'umiltà quelle de “il cavaliere del secchio”, libro con copertina bellissima.
La strada è tracciata, le tematiche sono ricorrenti: la metropoli, l'amore, la delusione, il lavoro, la poesia, la filosofia, la notte, la giovinezza, gli ingranaggi di una vita che troppo spesso si rifà a schemi prevedibili e castranti, e che quindi non soddisfa. L'alba dopo la notte foriera d'incontri.
V.V.

domenica 20 luglio 2008

Confessioni di un cane


"Più conosco gli uomini

e più amo i cani."



Artur Schopenhauer



Un cane parla e racconta

come vede la vita un cane.

Romanzo.


"...e sua nazion sarà tra feltro e feltro."

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo REDUCI DAL FRONTE DELLA BELLEZZA poesie ACQUAVIVA


"E' difficile raccontare la Bellezza:
perchè la Bellezza è Amore e guerra,
gioia e dolore, allo stesso tempo.
Nello stesso preciso istante, mi verrebbe quasi da dire.
Forse è per questo che la Gioventù è così malinconica a volte."

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo


Un canzoniere pieno di ironia e di saggezza
sul vero oro che luccica sempre negli occhi
degli uomini e delle donne: la Bellezza.

on www.google.books.com