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CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

sabato 29 settembre 2012

FUORI DAL CASTELLO I CONTADINI

non si fa mai ciò che si vuole,
forse qualche signore ci riesce,
un povero ha sempre la sua valigia
metà piena di corvi
metà di fango.
per il resto il suo vapore
è carico di batoste.
c'è poco da fare
se non prendersi in giro,
arrotare il profumo della vita
e farsi un giro
smontando dal pezzo.
g. d'ambrosio angelillo
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LA LIBRERIA AMBULANTE

ogni passione ha la sua triste odissea 
e la sua ragione che di solito non perviene,
anche un pesce avrebbe le sue tristi memorie
se potesse fare un cerchio
su un libro minore affondato
là dove lo stringe
la fatica della sua pozzanghera,
gli uomini ripassano la parentela
ma nell'insieme
è sempre uno scherzo che non riesce
questo genio che ci vuole felici
e intanto ci fa fare l'ambulante
a vendere foglie morte
così piene di segreti
che non ci riguardano assolutamente.
g. d'ambrosio angelillo
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mercoledì 26 settembre 2012

SCRIVERE POESIE

scrivere poesie
è avere un fiume in una mano,
puoi avvicinarti a una banda nera
e farne una novella in breve.
puoi perderti ruotando su te stesso
e non avere nessun peccato da dichiarare.
puoi intervenire in guerra
nell'età della pietra
e farti una risata greca
a Maratona.
proprio là dove tutti i barbari
rimangono senza parole
perchè un poeta s'è battuto
e ha buttato in aria per allegria
tutta la sua fredda cenere.
g. d'ambrosio angelillo
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GUERRA IN SORDINA

il treno è deragliato
e il macchinista è morto.
lo straniero a braccia conserte
ormeggia il suo discorso falso.
il giudice domanda a una mosca
se c'erano clandestini in cucina.
c'è chi dà torto e chi ragione.
la televisione ha portato la ricotta
e il regista le foglie bollite,
l'autunno il pane secco
e il macellaio il conto da pagare.
il poeta ha una palla di fuoco al piede
e cammina male.
quel che sarà sarà.
una botte di vino sulle spalle
non la vuol portare nessuno
ma tutti vogliono ubriacarsi
al viso dolce della bellezza.
non se n'è mai fatto nulla
di tutta la ruggine del passato.
g. d'ambrosio angelillo
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RITRATTO DI MARILYN


è come se intorno agli uomini
si fossero radunati coltelli
e intorno alle donne 
barche affondate.
il sole illumina case inutili,
son vuote di anime
ma piene di statue di ferro
con i cuori bruciati
e la bestia eccitata.
il soldo è sulla sedia
che si alza e urla.
l'uomo è per strada
a imbarcare gocce d'acqua straniere
e la donna si è già rasata le gambe
facendo scorrere via nel lavandino
i rimasugli di tutti gli altri sentimenti.
marilyn è tutta sola intorno 
al suo ritratto di miracoli 
dimenticato 
in un tempo lasciato intatto.
g. d'ambrosio angelillo
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lunedì 24 settembre 2012

UTOPIA

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Ama come se nessuno mai t'avesse offeso,
sogna come se nessuno mai t'avesse deluso,
lavora come se nessuno t'abbia mai chiamato,
vivi come se te ne stessi, proprio tu,
nella cara città di Utopia.
g. d'ambrosio angelillo

CON QUEL TUO QUIETO SOSPIRARE

Ce la riempi ancora questa bottiglia
vuota di sogni
con quel tuo quieto sospirare
che molti chiamano amore,
molti altri tetro inferno senza fine.
Con l'anima nel caos
e i fianchi che fanno sempre male.
g. d'ambrosio angelillo
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ERA SEMPRE UN ALTRO

Ce n'era sempre un altro lì
accanto a te,
lo amavi
ma non sapevi mai chi era.
g. d'ambrosio angelillo
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DEL TUO AMORE RESTA LO SPLENDORE

Del tuo amore resta lo splendore
come il lampo del tuo volto
che ancora ne fa molti belli
di ricordi,
di attese,
di inaspettati sorrisi.
Qualcosa che cammina nel sole
e non di notte come i fantasmi,
le tue pose
in quelle di mille altre,
mentre tutti baciano ancora l'aria
per tenersi il sogno.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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domenica 23 settembre 2012

LA FIGLIA DEL DRAGO racconto T'Ang ACQUAVIVA

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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo NEVE DI NATALE poesie ACQUAVIVA

"Il paese ha 4 luci per speranze
ma a Natale si sveglia
anche il lume degli ultimi.
Anche l'asino anela alla sua stalla,
dove col Bambino
anche lui diventerà il centro del mondo.
Il castello è anche lui nel presepe
le pecore belano accanto al fiato di Maria,
il pastore è Giuseppe
che porta il pane
anche al cane.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO

POESIE DI NATALE
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GRECIA poesie ACQUAVIVA

"Ogni mattina
cancelliamo i sogni
con cautela costruiamo i discorsi
le nostre vesti sono un nido di ferro"...
MANOLIS ANAGNOSTAKIS

Un ritratto poetico e veritiero
della Madre Patria
di Tutto l'Occidente.
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DOSTOEVSKIJ Cronaca di Pietroburgo ACQUAVIVA


"Siamo tutti esuli
del nostro passato".
DOSTOEVSKIJ

Bozzetti narrativi su Pietroburgo
del giovane Dostevskij
nel suo apprendistato di scrittore.
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on Google play:
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LA PAZZIA DEI POETI

molte mele marce
ci tiravano in testa,
e mai che nessuno di noi
se ne lamentasse.
noi come pazzi si cercava invece
rametti di alloro,
per farci che, non si sa,
forse per incoronarci signori
di cessi ormai intasati.
ma viole bellissime avevamo nell'anima
e con voce melodiosa cantavamo ancora
le care rose del nostro paese disgraziato.
g. d'ambrosio angelillo
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PANDEMONIO (L'orante dei tempi persi)

Io qui son costretto a fare il vigliacco. Nella bieca solitudine mi arrabatto. Lassù ai piani alti prendono decisioni per tutto l'universo, ma d'intorno non sanno manco di che colore è la mia voce, nè di certo si curerebbero di ascoltarla se almeno sapessero che esistesse. I miei prodi amici son tutti dispersi o peggio andati per sempre nelle notti acide di paesi stranieri. Erano forti e si facevano sentire quando all'improvviso avevano qualcosa da dire qualsiasi era il posto che aveva l'ardire di ascoltarli, ma erano bravi pure e volevano un bene sincero a tutta la città. Ora siamo tutti dispersi e nessuno più si cura di noi. Nessuno più con cuore sincero si cura della città. Riunioni su riunioni e tutti son solitari come lupi a badare al loro saccheggio. 
    Ma io pure vago solitario nel mio campo di carte e inchiostro, pianto poesie e raccolgo cicorie selvatiche. Mi tengo estraneo a qualsiasi rissa di cortile dove sempre mi accusano di essere un bambino. Ma io preferisco essere un bambino con i suoi antichi giochi che un gigante da nulla sempre alle prese con le casse d'oro degli altri. Mi piacciono i sorrisi e le comiche, piuttosto che questo pandemonio dell'orrore dove si gioca a far più male possibile a chi ti viene a tiro, chiunque sia e comunque si chiami...
    Io son d'un'altra razza, chiamatemi orante di tempi persi, se volete, non m'offendo mica...
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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venerdì 21 settembre 2012

IL FABBRO

Batte forte il suo martello Amore,
finchè non cadi
o ti metti a volare come lui.
Ha una bottega enorme 
in ogni città di uomini
ed è sempre piena di ubriachi.
I sobri son tutti a casa a ronfare.
Ma la vita è dolce
e la gioventù ama il frastuono
di quel fabbro a battere
tutte quelle follie 
dei cuori innamorati.
g. d'ambrosio angelillo
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RAGAZZA DAGLI OCCHI DIVINI

Ragazza dagli occhi divini,
guardo te
e invece tu fai tranquilla le tue cose,
non lo sai neanche 
che li tiri tu
tutti i fili del cuore mio.
g. d'ambrosio angelillo
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SERATA TRISTE DI UNA BIONDA

Si strugge la bionda
per quello sbambato di turno,
vorrebbe il cuore
il suo primo fiore
ma è duro quel Maciste
e non se ne intende
di zufoli dolci,
gli piace il trombone
e spaventa anche le cornacchie.
Ma la bionda non demorde
e tutta s'intristisce.
La banda suona una canzone brasiliana
come se andasse dietro a un funerale.
g. d'ambrosio angelillo
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LA SPOSA

E' ricca la natura e fa festa
se in un orcio
la sposa versa il suo sì dorato,
la nomea del posto s'ingrossa
e per l'amore si arriva a far a pugni
e non più per il vino.
g. d'ambrosio angelillo
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DADI DI FOLLIA

L'Amore getta i suoi sguardi
come dadi di follia
nella tua anima,
e risse furibonde ne seguono
e serti di rose,
e parole dolcissime...
...
e mai che la matita del destino
voglia seguire un altro disegno...
G.D. ANGELILLO
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sabato 8 settembre 2012

AMORI SBAGLIATI

te ne andavi nella corriera rovente
di mille amori andati a male
mentre il sorso inutile del sogno
ti dava il ferro
per continuare a dilaniarti il cuore,
quello strano panettiere
che si era messo in testa
di cuocere il paradiso
bruciando le sedie
di una folla di uomini sbagliati.
g. d'ambrosio angelillo

Vincenzo Mollica MI RITIRO DAI MIRACOLI poemetto imperfetto ACQUAVIVA

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TEMPESTA D'AMORE

la mano folle del tuo inseguire
una foresta nera di felicità
dove astutamente si nascondevano
torte e pirati.
come se mischiati in un mucchio
si rasenta l'angolo sghembo della terra
per ritornare alla statua di paglia
dove la voce racconta quello che vuole
anche che la tempesta candida dell'amore
si è fortunatamente spostata verso sud
verso i pensieri innocui
degli stupidi
che pensano alle lettere.
g. d'ambrosio angelillo
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UNA RAGAZZA CON LA CHITARRA

una strada di pietre
un filo di alberi
e montagne azzurre.
una ragazza con la chitarra
che canta allegra la nobiltà della vita
e la facilità dei sorrisi.
il quadro sarà pure troppo pittoresco
ma quelle dita erano fulmini
tra le caverne oscure dei misteri
a controbattere.
tra noi e gli altri c'è sempre un appuntamento
che va sempre pettinato con corde di chitarra,
altrimenti è la stessa vita
che si schiva
e si torna indietro solo
per prosciugarsi
nell'estrema aridità
della nostra stessa solitudine.
g. d'ambrosio angelillo
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NEVE

quando vi ricorderete 
di come eravate da bambini
vedrete una neve
che vi cade addosso
per ripianarvi tutti i buchi
che nel frattempo qualcuno
v'ha inchiodato nell'anima,
e piangendo come davanti
a un albero in fiore
penserete a tutti i lampi 
che avete tralasciato 
per colpa di scarpe incapaci
mentre i vostri occhi
puntavano l'amore
accontentandosi di niente.
g. d'ambrosio angelillo
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LA BELLEZZA E L'IGNORANZA

la rivoluzione della bellezza
che s'arrota in una sola parola
e poi se ne esplode come una stella
in una polvere cosmica 
all'infinito
che ci fa sempre correre in avanti
finchè gli occhi ci reggono
e l'amore s'imbizzarrisce in un nulla
facendoci camminare ancora
chissà verso dove.
ma tanto non sapevamo niente pure prima.
l'ignoranza del bene
ci colpisce comunque molto duramente.
g. d'ambrosio angelillo
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I POETI SONO COME DITE VOI TUTTI

i poeti sono come dite voi tutti,
non c'è problema,
un coperchio di buona lega sull'inferno,
un sogno d'amore 
ben chiuso in una bolla di sapone,
un calesse carico di pensieri di verità
da investire con un treno fino a sera.
una maschera di carnevale
da sfasciare a piacimento
con quattro pugni,
un legno sacro scolpito
da bruciare come un fiammifero
solo per accendere una sigaretta,
il grido angosciato di un bambino
da ignorare bellamente.
non c'è problema:
i poeti sono sempre come dite voi tutti.
l'avanzamento di una luna piena
nella latrina dei sentimenti d'odio vincenti,
la farina della pagnotta quotidiana
da pagare con due sputi,
un calendario scaduto
da buttare senza ripensamenti
nella pattumiera,
un regno di Dio da lanciare all'attacco
nella notte fonda,
un fratello minore dimenticato
da massacrare impunemente
tanto per scaricarsi un pò i nervi,
una domenica qualunque da mandare a fuoco
tanto per scacciare un pò la noia.
i poeti son lì per questo,
quelli famosi e quelli sconosciuti,
tanto è lo stesso,
non c'è assolutamente problema:
i poeti sono tutti uguali
e son proprio tutto quello che dite voi.
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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Laura Venezia DI TE DICE LA NOTTE romanzo ACQUAVIVA

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I HATE TO THINK WHERE YOU'LL WIND UP

la frase della bellezza
che per sempre insemina i campi
e i canali
e i cieli di quei vestiti
che ameremo arrampicati
come alpinisti che rinunciano
per partito preso
alla scalata più ardua.
lo splendore di un viso
che recita come una colomba
la parte della pace
e di un amore quasi sempre impossibile.
anch'io vorrei essere in questa dimensione
e saper misurare 
il fiato del carnevale della vita
e baciare quel viola che sospira più volte
sempre nello stesso film.

dimenticando senza sforzi il niente
e dondolare leggeri
sul trono dell'infinito.
g. d'ambrosio angelillo
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venerdì 7 settembre 2012

FUMO DI GIOVENTU'

la fumeria dei conti della strana gioventù
tra pro e contro mai conciliati
tra il troppo e il poco mai pacificati
tra il breve e il lungo dell'essere
che mai accarezza il lieve velo del suo senso
sempre intravisto da lontano
e mai incontrato.
ubriachi di conflitti
alla fine però il giovane si beve tranquillo
il sorso amaro della sua sigaretta
e s'immagina il pescespada
o il centauro.

una testa piena di bolle di sapone
e di veleni
e di fatti ormai andati a ramengo.
quante lotte e quante parole
tutte riposte con cura
nell'antica cassa di legno delle lunghe attese,
mentre la foglia di tabacco brucia
sulle labbra e in bocca
per ritornare a fare
con la solita spirale di fumo
la rigida scarpa della partenza.
g. d'ambrosio angelillo
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LA TENUE FILIGRANA DI UN ANTICO RICORDO

fiabe contadine di uomini e lupi,
pomeriggi di sonni forzati
tra sacchi di rape e di noci,
tra corse di ragazzetti
che sfidavano il diavolo e la calura rovente.
melograni accesi come lampade antiche
e la nonna con le sue mani di terra
che evocava mille spiriti benigni
per farmi crescere "santo".
g. d'ambrosio angelillo
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo LA PAGNOTTA DI SOGNI romanzo ACQUAVIVA

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giovedì 6 settembre 2012

SIRENA SULLA SPIAGGIA DI ITACA

itaca del mio quaderno,
seme di tutte le mie continuazioni
che talvolta manco dico
per mancanza di mari azzurri,
di paradisi senza inferni.
giuramenti falsi
fatti in ginocchio
e con il capo chino,
muovendo solo quelle tazze di caffè
così piene di zucchero,
infiltrate di rum 
d'alto sconclusionato andare.
vogliamo sempre combinarci qualcosa
con quella nostra insonnia
e quei dolciumi
di pasticceria di quarta categoria
che pure sempre scalano
qualsiasi classifica,
anche le meno occhieggiate
le più frustrate
le meno bagnate
da questo amore
che ritorna
in qualsiasi modo
nel mazzo delle carte truccate.
la sirena sulla spiaggia comunque
non è mai per noi
anche se l'abbiamo inventata
con il nostro latte più bianco.
g. d'ambrosio angelillo
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martedì 4 settembre 2012

LA MASCHERA

gli occhi non si possono nascondere,
ti puoi mettere sotto le scarpe 
pure tutti i colori dei film che ti fai
ma il bianco e nero del tuo sguardo
vanno dove vogliono loro
pieni di te.
mettiti pure in faccia una maschera di pietra
ma se per caso mi guardi
io so chi sei:
una piuma che vola al vento
senza sapere perchè.
g. d'ambrosio angelillo
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DOVE SEI, ULISSE?

si salva il romanzo
se la corrente dell'anima
a parabola scavalca il film dell'occhio
che gira sempre in dissolvenza.
queste poesie son tutte di libri di fantascienza,
liberamente inventate
sulle scale dei mesi
che si sciolgono come neve
tra le mani roventi
del nostro pensare a intervalli.
io vivo in groppa a una tempia antica
dove tutto si volge a sogno
e insieme si torna
a un risveglio di guerra
sulla piana di Troia,
tra miriadi di navi tirate sulla spiaggia
e una città fortificata
apparentemente inespugnabile.
g. d'ambrosio angelillo
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IL MARINAIO

ci pitturiamo tutti di solitudine
per poter dire ciao 
almeno all'inferno degli altri,
così ci chiamiamo in marina
per un lungo corso 
di autoilluminazione improvvisa
e continuare così a essere orgogliosi
davanti al grosso mento dell'attesa.
ma tra noi e l'osso del nulla
tutti scelgono il bacio dell'avventura,
al buio poi lanciamo la brutta lama
del nostro nome affilato.
disinvolti come sempre per pianure di mare
filiamo a trovare l'ovvio da strozzare,
la pronuncia perfetta londinese
del nostro continuo fallire.
g. d'ambrosio angelillo
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lunedì 3 settembre 2012

LA BILANCIA

una mano riempita
con una bilancia per i sogni,
una neve che cade stranamente
sulle corde
di tutti i cuori acrobati.
con la carta che ci chiama
per andare in piazza
possibilmente incollati,
perchè ogni sguardo ci arrotonda
in un grigio squallore quotidiano.
mentre il gallo del futuro
ci spernacchia in faccia
che abbiamo combattuto poco e male.
con il veleno in tasca
di tutti i nostri meloni falliti
e di tutte le nostre bilance di fessi ragionieri
spaccate dal nostro stesso enigma.
g. d'ambrosio angelillo
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LA SAPIENZA DELLA GIOVENTU'

dimessa innocenza
che la matta gioventù
fa sempre andare per gli stretti vicoli
di pesantissime fantasie,
ma il corpo ha la sua sapienza
che l'intelligenza
riesce a capire solo sprofondata nel fango.
e solo a volte il volo d'istinto
riesce a portarci verso la triste manovra
della fuga senza ritorno.
verso l'assurdo gioco
del vediamo chi vince.
ma la follia non vince mai
perchè le sue mani 
le usano sempre gli altri
e quasi sempre contro di noi.
g. d'ambrosio angelillo
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(edizione del libro "L'Anima"
del maggio 1993)

ESTATE IN DISARMO

la pagliuzza della nave
sulla riva bianca
che assaggia il mare
con le tristi radici dei pini in demolizione.
non risponde nessuno.
ogni spicchio di destino
è voltato verso la sua direzione inspiegabile,
ognuno comunque non vede l'ora
di ritornare velocissimo
nel suo angolo di lenta cottura 
dove il colore acceso del mare
sarà presto dimenticato.
fino alle nuove velleità
della prossima estate.
g. d'ambrosio angelillo
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domenica 2 settembre 2012

LA CACCIATA DELL'ARTE DAL PROSSIMO FUTURO

patate di vita povera,
con storie arrotolate come gomitoli
sulla parca mensa
di gente come nessuno.
mentre altrove sono tutti in linea
con la disastrata stesura
della cacciata dell'arte
dal prossimo futuro.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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ATTACCATI AL TRONCO DI UNA PAGINA FITTA VERSO LA FINE DELL'ESTATE (come quasi in un film di Mark Twain)

si naviga 
su un fiume grande come il mondo
attaccati a un tronco
di una pagina fitta
frantumata in mille io
con la bocca della pagnotta
spalancata sulle strade sconnesse,
con tutte le sedie dell'estate
accantonate per il prossimo sogno
come al solito irreale.

la metà del palo è fatta di tempo perso,
l'altra metà di ritorni falliti.
la pistola della mano
spara al ciclista del millennio
lanciato in volata
a spaccare il traguardo
di quella statua di sale irriverente
che siamo diventati tutti
sulla spiaggia delle luci spente.
mentre sul treno che porta al nord
leggono il giornale 
della prima foglia d'autunno
caduta.
G. D'AMBROSIO ANGELILLO
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IL CAVALLO AZZURRO DI NEW YORK

si vive
se a New York
un falegname gigante
sega una stella
in un miliardo di sogni.
a gomme forate
ci sciacquiamo l'anima
e ripartiamo anche noi.
il film è sempre nella valigia
che si gira da solo.
il cavallo azzurro di New York
cavalca sul petto di tutti.
g. d'ambrosio angelillo
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