regala Libri Acquaviva

regala Libri Acquaviva
CHARLES BUKOWSKI, Tubinga, MARC CHAGALL, Milano, ALDA MERINI, Grecia, Utopia, ROMANZI, Acquaviva delle Fonti, RACCONTI CONTADINI, America, POESIE, ERNST BLOCH, Sogni, Gatti Pazzi, Spinoza, FEDOR DOSTOEVSKIJ, ITALIA, New York, FEDERICO FELLINI, Poesie di Natale

lunedì 22 febbraio 2016

"Sono un balordo
che però è capace di scrivere
romanzi alla Walt Disney".
GDA

on Google Books:
https://play.google.com/store/search?q=g.%20d%27ambrosio%20angelillo&c=books&hl=it
"la compassione abbellisce la vita,
il disprezzo l'abbruttisce".
GDA
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
SEGRETI AMORI INFINITI
poesie
ACQUAVIVA, 2001
"Bada al tuo cuore
perché davvero è capace di fare miracoli con nulla".
GDA
"L'Arte fa vivere chi la pratica".
GDA

COSA TROVO SU GOOGLE? TUTTO (anche un autore underground non molto conosciuto: Giuseppe D'Ambrosio Angelillo)

Tutti i libri di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
on Google Books:
https://play.google.com/store/search?q=g.%20d%27ambrosio%20angelillo
Se Dio lo vuole, anche l'ultimo
può diventare il primo.
GDA
il ricco si mangia il mondo e si fa superbo
il povero fa la fame e si umilia.
GDA

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo I MIGLIORI frammenti di sapienza moderna. aforismi ACQUAVIVA 2 volumi on Google Books

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
I MIGLIORI
frammenti di sapienza moderna
ACQUAVIVA
2 volumi

on Google Books:
https://play.google.com/store/books/details/Giuseppe_D_Ambrosio_Angelillo_I_MIGLIORI_aforismi?id=lha4lb58aW4C
la libertà è un continuo scegliere se stessi.
GDA
ogni anima, non avendo sesso, basta a se stessa.
GDA
l'uomo è sempre quello
e tutte le storie ne sono piene.
GDA

giovedì 18 febbraio 2016


IN GROPPA AL LEONE

in groppa al leone
yuppa yo! yuppa ya!
a vivere
come un grosso pesce con la testa fra le nuvole!
e la mano del pensiero che s'immerge
come un salmone controcorrente
nella grotta misteriosa,
rimmel profumo e tutta la primavera!
leone fiero dalla folta criniera di pietra
forte di sapienza
giovane di sole
a leggere tutti i libri della fiera,
occhi vaganti di stupore.
con battaglie di canti
faremo i conti dell'armonia.
chi sono io se non un re che vuole ancora apprendere?
signori, il vostro breviario di ordini
regalatelo ai rospi del vostro pantano.
signori, io sono in groppa al mio leone di pietra
che faccio il re pure io,
lecco il mio tempo tranquillo.
son di quelli che son devoti
soltanto ai miei me stesso fratelli.
urcalaz!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

PIZZA RAGAZZI

pizza ragazzi,
e fatevi sotto.
ne fanno di cose le mani dell'amore,
rincorrendo come conigli
le tane del cuore tutt'intorno,
a trovare la strada del nobile sentimento,
che si ficca dentro la voce
e accarezza le labbra,
le mani bianche del fornaio sognatore,
il nostro Signore,
che arpeggia con le corde a salire
vibra
proprio come fa la poesia,
che è scritta come una parola
e invece è proprio un'emozione,
e invece è soltanto un pensiero,
e oltre cantiamo per niente.
ci accontentiamo di un pezzo di pane,
di un ditale di vino.
di una striscia di pizza un po' cruda
un po' bruciata,
di quella solita stella in cima al cielo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA FORTUNA

tarda sempre la fortuna ad arrivare
che ognuno spegne infine le luci del proprio cuore
e s'affaccia sui grigiori della strada,
e guarda lenta la pioggia cadere senza più senso alcuno,
siamo così lontani dall'usuale follia
che ci arrangiamo in cucina poi
a cadere nei soliti spaghetti scotti
e scarsi di sale,
ma gli occhi continuano a brillare 
come bacche di firmamento
e qualcuno dentro noi ci suggerisce
che non c'è niente da guadagnare a tradire l'amore
e che se la fortuna tarda sempre ad arrivare
è forse per il semplice motivo
che noi, proprio noi,
quella fortuna di vita la possediamo già.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

POETI

molestar la gente
con i doni delle tue muse
forse è pure una veloce offesa
alle paturnie degli altri indaffarati,
ma le ali degli angeli destano spesso i poeti
dai sonni pesanti dei loro occhi finti,
loro quanto vorrebbero nascondersi
in quella loro bellezza tutta sognata
e invece non fanno altro che bruciarsi
alle fiamme spietate di quel gas di città
che sempre si scordano di pagare.
chi li salverà poveretti
se non la gente che loro così permalosamente
vanno sempre a sfottere?
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

PANE DURO

Il pane quotidiano
che mi mandano Apollo e Dioniso
sta diventando troppo duro,
devo così forse far diventare di pietra
pure la mia anima?
Devo imparare a mangiare gli spaghetti
col coltello?
Anche i fagioli che si mangiano gli Angeli
stan diventando troppo duri,
del loro cartoccio di lenticchie
se ne rimane ormai solo il cartoncino rammollato.
Di cielo e nuvole
non impara mai nessuno a vivere.
Ditemi ragazzi
come fanno allora i poeti
a cibarsi solo del loro cuore.
Ditemi pure come fate voi adesso,
e come riuscite a cavarvela
in questo mondo di pietre morte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 8 febbraio 2016


LO SPEZZATINO

Sul fornello bolle piano lo spezzatino
accanto al brodo vegetale avanzato ieri sera,
parecchio salato.
I figli non la vogliono la polenta,
preferiscono sempre i maccheroni.
Son così cresciuti,
ora lottano per diventare campioni all'Armani,
sognano anche loro l'America
e i moli illuminati di New York.
La casa è calda, 
bisognerebbe parlare sempre poco male di Milano,
ma di soldi ce ne sono come al solito molto pochi.
Come un vecchio Osip
me ne sto accanto al termosifone della finestra
ad almanaccare un po' sulla dolcezza della vita,
sul caffè amaro che ci propinano alla radio,
sul poco zucchero della storia in atto.
Abbiamo perso così tanti coltelli in cucina,
Antonia ogni volta che ne usava uno
lo buttava poi nella spazzatura, quando era piccola.
Ora è cresciuta anche lei,
a volte commenta i film
e dice i suoi "ehm", sempre a proposito.
Io intreccio sempre funi per il mio bastimento
che ancora vuole prendere il largo,
verso qualche antico tempo di un lungo romanzo.
Ancora qualche provvista da caricare
e partirò di nuovo.
Il porto è quasi deserto,
ai moli nessuno viene a cercare qualcuno.
Si partirà come sempre in solitudine.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
METRO'

Va la metrò così carica di tristezza
che le ruote stridono forte a ogni fermata,
il macchinista si chiede rassegnato
cos'è che non va bene ai suoi freni
da poco revisionati,
alle luci fioche del suo cruscotto
da poco rinnovate.
E' davvero troppo triste la città
e nessuno ride,
nessuno dice nemmeno buongiorno all'altro.
Un povero maledice il giorno in cui è nato.
Un peso così nemmeno la forte metrò
lo regge a lungo.
Fa fatica a fermarsi a ogni stazione,
vorrebbe uscir fuori, al sole,
andare al mare
anche lo stanco macchinista,
che frena come può, con l'aiuto di Dio,
tutto questo carico di tristezza
che viaggia in silenzio
nella metrò.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MI E' CARA LA FOLLIA DI AMLETO

Ho camminato così tanti anni.
E che mi frega?
La follia di Amleto per le erbe amare
me la gusto fino in fondo.
Mari, pianure e sterminate anime di scrittori
ho attraversato.
Me lo vivo fino in fondo io il mondo.
Che cercate voi?
Altre cose?
Son fatti vostri.
Io mi tengo i miei.
Nella caverna di Platone
ho acceso un giorno un fuoco,
erano lì voltati di schiena ancora gli schiavi
che si facevano dir tutto dai dottori venduti di fuori.
Sulla baia di Salamina
ho visto i Greci battersi,
e vincere gli immani eserciti dei tiranni stranieri.
A voi non interessa?
A me sì.
Mi è cara la follia di Amleto
per tutte le erbe cattive del regno di Danimarca.
Del letame non mi spaventa la melma.
Volo troppo alto,
non mi sperdo mica.
Della candida stoffa delle camicie degli Angeli
è fatta l'anima di ogni poeta.
Che ve ne frega a voi?
Niente.
Ma quando vi trovate in qualche guaio
tutti cercate frenetici la saggezza della Musa...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
MILANO

Milano è costruita sulle ossa dei poveri,
quante storie terribili
quanti quadri assurdi.
Sui grossi palazzoni
conto a mille gli appartamenti che sono vuoti da decenni.
Per strada va chi dorme di notte per i marciapiedi.
Nel caldo delle case vuote lassù
dorme tranquillo il nulla,
il cuore nero dei potenti di questo mondo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MILANO

per le strade a sud della mia città
gratto Milano sulla mia testa,
la conosco, non mi dice niente.
è piena di ombre,
sotto le pietre
sono i millenni di storie.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


MICHELE 
è quello il viso del mio futuro
quando lo penso e lo vedo e mi fa ridere,
vuole sempre che vada ad accendere il fuoco del focolare
per cuocere due uova arrostire due polli volanti,
condire le foglie d'alloro che un giorno raccoglierà
sui campi di basket di mezza Italia,
è quello il dito che gli indica il cuore
e la strada conosciuta che lo porta al lotto della fortuna,
è caro e cresce allegro
perché ha la Grecia nell'anima, e l'Olimpia
e Milano che mai si scorda di accendere tutti i lampioni
quando arriva lui a tirare il pallone
nei canestri di tutte le vostre meraviglie,
lì dietro il parco del cassone di tutte le periferie dimenticate.
GDA


NASCITA SOTTO LA NEVE
una neve che cadeva
come se per amore dei figli
si dovesse essere costretti a restarsene in casa,
lì accanto al focolare nella neviera che era diventato
tutto quanto il paese,
e la mammana che per miracolo non era caduta
sulla porta di casa,
all'ultimo momento l'aveva abbrancata mio padre
salvandola da un rovinoso infortunio,
e lì al primo piano che mio padre poi germinava
nuove speranze di antichi raccolti,
e io che non nascevo nella tormentosa notte,
della famosa nevicata del '56,
quando tutto chiedeva mia madre
tranne che un vuoto d'amore
da bollire a fuoco lento sotto l'astuta fiamma della calunnia,
e la neve cadeva, cadeva,
e nel freddo si soffriva
per i semplici trastulli del destino,
e mia sorella con la cugina che volevano vedere,
e mio padre che diceva: "andate a dormire,
il bambino lo vedrete domani
quando finalmente sarà nato,
sotto tutta questa neve".
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IL FRONTE DEL PAPAVERO GIALLO

l'inverno mi canta le sue canzoni
sulle mie maglie blu,
ci son nato io nell'inverno,
lui mi conosce bene.
raccolgo lì le mie pere,
le mie arance,
le mie olive bluastre,
i miei fumetti scaduti.
lui cala dalle montagne come al solito
qui a Milano.
oggi è il mio compleanno
e nell'edicola è pure domenica.
ho dormito a lungo stamattina,
il sogno la faceva lunga
e io lo volevo ascoltare
tutto quello che aveva da dirmi.
poi son venuti i miei figli,
uno dopo l'altro li ho fatti tutti ridere,
loro hanno fatto ridere me.
cose semplici
cose di bambini
cose oscure
cose quotidiane.
siamo come le montagne e la primavera,
loro dormono nei miei cassetti delle visioni future.
ho per ognuno di loro una luna
e un libro.
poi alla finestra s'è messo a piovere,
i gatti se ne stavano sotto le macchine,
io pensavo al mare.
il tempo è una pietra che rotola,
una ruota che gira,
avanti ci sono io ora.
combatto sul fronte del papavero
che è già sbocciato da tempo ormai.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 5 febbraio 2016

ON THE ROAD

come tarda ad arrivare la gloria
se tu per dispetto o lungimiranza
ti dai con le labbra alla vittoria delle ferite,
certo non si trova sotto il muro crollato l'ideale
ma in cielo marcia a maggior luce degli dei,
sia all'aquila che al passerotto a ogni giorno
Dio dà da mangiare,
ma una mangia oltre le nuvole
l'altro sul balcone del primo che trova.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


LA RINGHIERA

sulla mia povera terra
ho sempre piantato alberi,
che facesse della dura roccia della povertà
un campo di grano maturo
buono per tutte le bocche,
ma sono in tanti ad aver tradito,
in tanti
ad aver faticato per nulla.
ora piove sul deserto,
e io non ho niente da dare ai miei fiori
sulla assolata ringhiera.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
IL MONDO COSI' COM'E' ORA

è un pastone di mandorle amare il mondo
quando molti intorno a te non fanno il loro dovere,
la città diventa una steppa di aride erbe
e pure la rugiada è capace di lordarti l'onore,
la bandiera la usa lo scarparo
per nettare gli stivali del padrone,
il ventaglio d'oro del municipio
per fare aria all'amica del podestà 
il messo conciliatore,
piove e sono uova di cicogne che cadono.
l'ufficio lo disertano
pure l'oste e l'ubriacone.
il profano guarda la poesia e dice:
"ma è così stupido il poeta
che non se la tiene per sè?"
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

giovedì 4 febbraio 2016

LA ROSA

troppo bella, troppo bella
questa risalita sugli anni,
in piedi sulle tegole dei sogni
a spiovente sulle utopie del mondo
che hanno zappato a piedi nudi
tutti i campi di battaglia delle migliori idee
mai sventolate in città in onore di ogni uomo.
e noi, i vigliacchi,
che per salvarci abbiamo rinculato
nel nostro triste ulteriore giorno,
per non farci niente,
per essere battuti,
asfaltando di nero bitume la nostra stessa anima,
colmando di nulla il nostro cesto ormai sfondato.
senza ormai più prenderci cura di noi stessi.
io avevo una rosa un giorno,
è ancora lì che splende come non mai
nel buco nero di tutto quello che ora ci circonda.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

UN ESERCITO DI UN SOLO SOLDATO

che c'è da dire?
l'ho visto una volta un esercito di un solo soldato,
ero io che avvinazzato
mi arruolavo coperto e in linea
nel grosso battaglione dell'arte,
senza governo e senza legislazione,
e tutto quello che ti spaccano sulla testa
senza mai dirti nulla.
l'apparenza è già quella abbastanza complicata
se poi prendi il significato da analizzare
sei bell'e spacciato per il resto del millennio.
e ora io mi faccio il mio bicchierozzo di vino nero
e brindo alla luce che io stesso mi accendo
su questo tavolo,
io ne son capace, è solo un lamparino, nulla di più
ma è mio,
su questa pianura piatta milanese,
piena di recinti,
foglie morte,
uomini liberi finiti sui marciapiedi
senza più niente da mettersi addosso,
mura antiche abbattute
per costruirci sopra alveari di brutte bestie sconosciute,
quadri così astratti che non dicono niente a nessuno,
la realtà è così distorta
che pure i piccioni se ne vogliono andare in manicomio.
l'incubo va a fuoco su tutte le tavole degli italiani,
io sulla mia ho un cavolo cotto,
un pomodoro crudo, una scatola di tonno,
un quaderno pieno di foto,
4 mozziconi di matite,
la memoria di ieri dei marciapiedi intorno a piazza Duomo,
e intorno alle mie mani
questo mio io
che enigmaticamente vuole essere se stesso,
senza legge, senza governo, senza ordini da eseguire,
un semplice soldato semplice
unica e sola truppa
di tutto quanto intero il suo sterminato esercito,
perennemente di guardia
sul campo di battaglia dell'arte.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 3 febbraio 2016

IL GALLO

cammino come un gallo per l'aia,
con gli occhi accesi come lampadine,
vorrei tanto essere una volpe
ma ho i pantaloni strappati,
i capelli spettinati e il frigorifero vuoto.
sono un monaco senza amici,
un po' depresso come un fantasma
e canto inni alla luna
con una pistola scarica in tasca.
la vita è sempre quella che è,
immusonirsi su è del tutto inutile,
i brocchi vivono tutti a modo loro,
come meglio possono,
d'altronde non possono fare altrimenti,
il mio frigorifero mi vince sempre a scacchi,
io scelgo il bianco e lui mi bastona col nero,
vorrei gridare la mia rabbia a qualcuno,
ma mi conviene svoltare per casa
alla prima curva,
io sono solo un galletto di periferia
e l'aia è una città più grossa 
di tutto quanto il mondo messo insieme.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
NON ESISTE L'AMORE ORDINARIO

non esiste l'amore ordinario,
la fortuna è la vita,
non serve alzarsi per andare contro qualcuno,
di mattina sorge il sole
e la gente s'incazza,
bella morale, alta intelligenza, una gran fine estetica,
accendo la radio ed ecco i Pink Floyd,
i Genesis, i Vasco Rossi,
riscaldo il latte, le due solite tazze di caffè con poco zucchero,
la stecchina contro gli incubi invernali,
mi metto i due maglioni pesanti,
i pantaloni della tuta stracciata,
vado a sedermi al tavolo di lavoro
e riprendo ad andare avanti.
"dovrei preoccuparmi di più dei soldi", penso.
ma come al solito me ne frego.
i Pink Floyd sono davvero forti,
il latte m'è venuto troppo bollente,
devo aspettare un po' per berlo, 
ma tanto non ho molta fretta,
stanotte non ho sognato nessun numero
da giocare al lotto, cazzo!
che gli dei mi abbiano abbandonato?
chissà... 
non mi lamento, il sole è là
che mi fa splendere non c'è male pure a me.
"devo pensare un po' di più ai soldi", penso.
ma io sono proprio un perfetto balordo:
continuo a fregarmene come prima.
che ci pensino gli avvocati a quello
e i bocconiani e tutti gli altri balordi peggio di me.
l'amore non è mai ordinario a questo mondo,
è davvero una fortuna più grande dei Pink Floyd,
del latte caldo e dei fottuti soldi.
"l'amore è come il sole:
ci fa splendere proprio forte", penso.
se dipendesse da me il sole glielo spegnerei
proprio in faccia
a tutti quei fottuti che pensano
che sono solo i soldi la fortuna più grande di questo mondo.
e se rimanessero un po' al buio in pieno giorno
ogni tanto?
son sicuro che qualcuno cambierebbe in tutta fretta canale
alla TV dei propri sogni.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo L'ANGELO DI MILANO poesie ACQUAVIVA

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
L'ANGELO DI MILANO
poesie
ACQUAVIVA, 1999

Poesie metropolitane dagli anni '70.
pg. 108
riccamente illustrato a colori

on Google Play:
https://play.google.com/store/books/details/Giuseppe_D_Ambrosio_Angelillo_L_ANGELO_DI_MILANO?id=xSqACwAAQBAJ

#underground #milano #poesiemetropolitane