regala Libri Acquaviva

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giovedì 23 gennaio 2014

PANDEMONIO

romanzo

POESIE DI PACE E DI AMICIZIA


SI PUO' ANDARE MOLTO IN ALTO CON LA POESIA

si può andare molto in alto con la poesia
e intorno t'appare, miracolo dei miracoli,
solo la grandezza infinita della tua vita.
e qui non esiste cattiveria, nè inganno,
nè ipocrisia...
GD ANGELILLO

Piccola Casa Editrice ACQUAVIVA (la contadina di Chagall)

only on http://libriacquaviva.blogspot.com
libriacquaviva@gmail.com

UN ROMANZO E' UN ROMANZO

Un romanzo è un mondo dei sogni
lì alla tua portata,
il mondo fatto di nulla
di chi non ci ha niente da dire
non è niente a questo mondo
e i sogni non sa nemmeno cosa siano,
il nulla è il suo unico impero
dove brancolano pazzi 
una folla sterminata di demonii.
GD ANGELILLO

CHE T'IMPORTA?

che t'importa quanto grave sia un tradimento?
tutto è effimero.
offri un fiore al cielo,
i sogni sono tutto.
i malvagi sono se stessi il loro più severo castigo.
GD ANGELILLO

QUESTIONI DI FEDE

    "Un uomo che crede nell'umanità crede pure in se stesso, un uomo che non crede nei suoi fratelli non crede nemmeno in se stesso."
GD ANGELILLO

martedì 14 gennaio 2014

LA MIA AMICA E' FATTA COSI'

lei è fatta così.
se beve il the lo beve dalla tovaglia.
la tazza le serve per pura bellezza.
pensa di essere matta
ma ha solo vent'anni.
si corica in cucina
e mangia sul letto.
il suo fidanzato è un cane
che di nome fa Libero,
gli compra cento scatolette al giorno
e lo porta cento volte a passeggiare al parco.
gli uomini le fanno tutti pena,
compra il giornale
e lo regala all'edicolante,
"leggi e informati, e pensa al lurido mestiere
che fai", gli dice.
l'edicolante intasca
e quella copia di giornale lo rivende a un altro
con meno scrupoli della mia amica.
ora è in cucina che dorme,
io sono sul suo letto che mangio.
la tristezza fa di questi scherzi a volte,
scambia posto alle cose
e mica te lo viene a raccontare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

STORIA VERA DI UNA CRISI ANCORA IN CORSO

mi venne a prendere per farsi un giro in giostra,
poi si accorse della mia bellezza
e si mise in testa di sposarmi.
la città era tutta nostra
e lui diceva ai tram: "perchè rincasate sempre
così troppo presto?"
era un operaio, in una fabbrica di automobili,
a tempo perso faceva il sindacalista.
la madre gli faceva ancora da mangiare
e gli lavava le camicie e i pantaloni.
"quella non fa per te", gli disse la madre
tra un calzino e una colazione.
"quello ti manda alla malora", 
mi disse una mia amica
tra un caffè e un ritocco di mascara.
ora la crisi. lui mi dice: "ci faranno secchi
prima o poi".
non ci siamo sposati
nè l'anno scorso
nè penso ci sposeremo l'anno che verrà.
lui voleva tre bambine,
io tre maschietti.
ora c'è la crisi. lui è stato licenziato
e ora fa lo spacciatore dalle parti della Barona.
odia tutti i sindacalisti.
ci vediamo ancora in un alberghetto gestito
da un peruviano,
che ha tre bambine e tre maschietti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL DESTINO SVOGLIATO DI UNO STRANO AMORE

la traccia del tuo sguardo
nel film del bosco attraversato a piedi
per tutto quanto il suo largo oscuro.
l'attimo del letto
che reclamava tutta intera una stagione d'amore.
ma l'inverno s'era già mangiato
tutti i miei quaderni di scarabocchi incomprensibili,
dove il treno partiva molto presto di mattina
per mettersi a guardare ancora una volta
il lago oscuro del nostro strano sorriderci.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA CANTANTE

a quella musica
ti trasformavi
e ti piaceva vederti così bella
nei miei occhi pieni d'erba
e di colline di vigne.
ero un professore di filosofia
che insegnavo nuvole bianche
alle facce chiuse di molte storie fantastiche.
son certo che ti sembravo un numero ignorante
con quella mia minima matematica
di un nulla orientale.
minuzie di bambino,
lo ammetto
anche perchè la canzone era bella
e tu non me la facevi manco ascoltare
per tutta quella meraviglia
che mi ingombrava completamente l'anima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

NEVE CON CALCI NEGLI STINCHI


d'inverno bisogna avercelo il pane in panca
perchè mica si può andare in giro
a cercare la tavola che ce lo regala.
la luce del giorno è smorta
e la malinconia si fa i fatti suoi
come se fosse d'un tratto un'amica alla larga
e distratta.
la neve ci sazia gli occhi
e tutto quel bianco stranamente ci ricorda
la nostra infanzia
e tutto il suo calore
anche qui sul marciapiede
di una città straniera e cattiva,
anche se con i termosifoni roventi di ipocrisia
e di nulla
in tutte queste case di estranei.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 13 gennaio 2014

LA VITA TRA CASO E NECESSITA'

si nasce tutti dal caso,
Spinoza dice dalla necessità,
ma la necessità riguarda il passato,
quando tutto deve invece ancora accadere
si viene tutti avanti per caso,
penso io,
che sia lui allora anche un Dio?
il caso dico,
molti lo chiamano invece  demonio,
credo anche Goethe,
si vuole allora tutti nascere dalla necessità.
ma non è che le cose cambino molto,
nell'un modo o nell'altro.
rimaniamo tutti in un modo o nell'altro
dei perfetti balordi
calati nelle tenebre
delle nostre stesse infinite ignoranze.
però ci diamo arie da macigni,
ma sono sempre arie molto deboli,
visti i presupposti.
poi i balordi tengono d'occhio i più balordi ancora,
quelli che si mangiano gli spaghetti di notte
e al mattino continuano a dormire della grossa,
li vogliono tutti balordi fino a una certa tacca,
oltre si va nei casini,
o nella merda
che poi è lo stesso.
intanto la necessità avanza
e il caso regredisce,
il tempo passa e nessuno si mette a cercarlo,
tranne forse Proust,
ma tutto sommato non è 
che ne valga poi tanto la pena.
i grossi hanno i vestiti migliori,
i piccoli quelli peggiori,
anche questo è dovuto un pò alla necessità
un pò al caso.
cioè un pò a Dio
un pò al demonio.
intanto gli uomini bestemmiano tutti,
grossi e piccoli,
buoni e brutti,
cattivi e belli.
nessuno è contento mai di come si mettono le storie,
certo le cose possono andare meglio un pò per tutti
ma anche peggio,
molto peggio,
e allora mi sa che conviene 
che ci accontentiamo tutti.
molti si rompono le balle
e vanno a nascondersi nel bosco,
altri nell'abisso,
altri sotto le lampade abbronzanti del paradiso.
ognuno fa quel che può,
anche meno,
tanto l'è semper l'istess.
molti leggono l'oroscopo 
tanto per andare incontro al caso,
ma quello è troppo furbo,
se ne va sempre per vie trasverse
e non si fa mai trovare veramente da nessuno.
dicono che sia il demonio
ma è un trucco anche questo.
la faccenda è che davvero la vita dell'uomo
è fatta in maniera molto bislacca
e neanche il demonio credo che ci capisca granchè,
l'Onnipotente intanto sonnecchia
perchè tanto la frittata l'ha fatta.
ma riconosco anch'io
come i grandi romantici tedeschi
che tutto è buono,
e anche parecchio bello.
e allora chissà quante balle ci sciroppiamo
inutilmente 
sulla nostra stessa pelle.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

L'OSPITE AMERICANO

Si sgranocchiano biscottini,
si beve spumante prosecco,
si lascia cadere a terra l'acqua,
si parla in inglese tanto per capirci meno tra di noi,
la chitarra ha accordi precisi,
il pianoforte la segue come può.
L'ospite americano ride contento
per tanta cortesia,
strizza gli occhi,
si rischiara la voce.
Non capisce in pieno il nostro rispetto,
ci tiene d'occhio,
sospetta all'improvviso il solito colpo
dei soliti coglioni.
Ma no...
Ti vogliamo bene per tutti quegli scrittori americani
che ci hanno rincuorato
per tutta la gioventù, caro.
Non capisci?
Non importa,
noi artisti italiani siamo così matti
che certe volte stentiamo noi stessi 
a capirci del tutto.
"Do you understand now?"
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA BOTTEGA DEL MAESTRO MICHELUDDO AD ACQUAVIVA

così le ore si mangiano il giorno,
nella bottega di Micheluddo
dove alla vetrina si osservava il freddo
andare di fretta in tutti i portoncini 
della salita della Cattedrale.
farmi i capelli non mi è mai piaciuto
ma volentieri ascoltavo il mandolino del maestro
che aveva pure una decina di sanguisughe
nei boccacci perchè non si sapeva mai,
poteva venire qualcuno con un mal di testa,
un chiodo nell'anima,
una spina nel film.
io me ne stavo là anche dei pomeriggi interi,
ero piccolo e scalavo sempre in fondo alla fila,
dopotutto i contadini nei giorni di freddo
hanno così tanto da fare
che non sanno mai dove andare
e così anche loro se ne venivano
nella bottega di Micheluddo,
a farsi i capelli, ad ascoltare il mandolino,
a farsi fare il ritratto dal garzone di Gioia.
io comunque me ne finivo sempre in fondo alla fila,
perchè ero il più piccolo della congrega
e poi non parlavo mai.
ma il vero coltivato eclettismo fa il barbiere maestro,
e noi là
che non avevamo voglia nemmeno 
di fare i compiti della terza elementare.
poi i beat mi insegnarono che crescersi i capelli
è mille volte più comodo
e poi non c'è più nessuno
che ti fa scivolare in fondo alla fila
così ingiustamente.
almeno credo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LONDRA

ogni città tiene alla sua luce
ma Londra tiene i suoi cannoni puntati al cielo
perchè non si fida mai di nessuno,
nemmeno dei tedeschi
che hanno scritto nella loro storia
almeno 100.000 etiche,
ma sempre e soltanto per le loro stesse domeniche.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

A CHE SERVE LA POESIA?

non serve a niente la fantasia?
a ben guardare quel che combina il raziocinio
io mi terrei ben stretto in tasca
l'angolo della strada che svolta di netto,
un dubbio non ha mai ucciso nessuno
so di certezze che fanno stragi
sempre pensando di fare il miglior bene possibile.
io per conto mio me ne starei ben calmo
in fondo alla città
ad ascoltare i cani del disco dei Pink Floyd
che abbaiano all'orizzonte
nervosamente sottointendendo di farsi i fatti suoi.
i soldi sono la certa verità oggi
oltre c'è lo scetticismo che ha perso ogni controllo.
a che serve la poesia?
non lo sanno nemmeno i poeti
che pure splendono come le migliori ombre
del pianeta.
siamo tutti in preda alla corrente dei nostri tempi,
la tecnica ha squarciato di fresco
un'altra campagna abbandonata
e nemmeno io mi sento tanto al sicuro
in tutta questa masnada di disperati.
inginocchiati davanti al sogno impossibile
di una grandiosa ricchezza improbabile,
spaccando senza senso scuole e chiese
e far posto al resto del cadavere
che aspetta inclemente non la sepoltura
ma l'osanna di tutti i pastori 
senza manco più una pecora.
io per conto mio sono ai margini della società
e non mi chiamano a fare un corso di umiltà
nemmeno se mi metto a piangere
in latino domenicale.
io per conto mio questa poesia la farei finire ai greci,
ma loro son messi perfino peggio di me.
ma a che serve infine la fantasia
se non pensare a un mondo migliore
e mettersi a ridere di gusto su se stessi?
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 12 gennaio 2014

I LOVE YOU

continua l'amore
in favore di se stessi.
ogni parola si scorda,
ma il senso della storia
è invocato dalla vita
che come al solito non ne sa mai niente.
perchè sei poeta?
e  chi lo sa?
e poi non è nemmeno detto che lo sei.
il falso esiste
come esiste il vero,
e allora anche il falso in un certo modo
è vero pure lui.
l'amore è nel tempo
quindi va accettato come un scherzo pure lui.
basta una minestra salata,
e impetuoso sale anche il senso dell'ingiustizia.
c'è bisogno anche di noi
ma chissà da parte di chi.
noi vivi comunque ridiamo
qualunque cosa accada.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

PER STRADA

    Per strada a fare musica per noi stessi,
per qualche sparuto avventore
fermatosi davanti a noi per caso,
per pura solitudine,
per nostalgia.
Ci giochiamo tutti qualche numero
sul poker del mazzo truccato
che nessuno riesce mai a scoprire.
Ma il dolore è il nostro
e quello non lo vuole mai nessuno,
vogliono le patatine
il radar acceso sull'ultima futilità.
Ma noi non siamo futili,
vogliamo anche noi vincere la partita
sulla necessità,
ma quella non si fa mai vincere,
ci attacca con tutti i re riuniti
e avanza a capo chino,
inesorabile,
contro la nostra assoluta nullità...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 4 gennaio 2014

ON THE ROAD


i miei diarii
sono vite tipo
venditori di poesie
nelle brere di notte.
ne ho scritto uno, tra i tanti,
con personaggi molto interessanti e matti
compreso io.
con cinesi che preferiscono mangiarsi i cani
piuttosto che un minestrone milanese.
panzoni seguaci di demonii e cristi a un tempo.
i ricchi hanno violato da tempo i templi sacri degli artisti
per tutta Brera.
Brera l'hanno distrutta per far posto al nulla del gagà di turno
ricco sfondato pure lui.
gli indiani vendono rose rosse per amori che non esistono più da tempo.
i cartomanti predicono destini felici
che esistono solo nei loro mazzi di carte taroccate fino alla morte.
gli aritisti di milano son scappati tutti in estrema periferia,
tra gli spacciatori del nulla e i matti senza più manicomii.
fanno una vita grama
ma l'arte continuano a salvarla come sempre.
Brera invece è preda dei nuovi barbari da molti anni,
c'è pure un museo là intorno
con due terzi dei loro capolavori stipati a marcire nei sotterranei.
c'è molta fame là in giro di notte
ma i ristoranti dei ricchissimi son pieni a straripare di gentaglia ad abbuffarsi.
io con due libri di poesie venduti a notte a malapena e con gran fatica.
le puttane e i contrabbandieri di sigarette amavano la poesia
e ai poeti passavano le loro minestre tutte le volte che potevano.
on the road,
ma a un passo dal marciapiede,
eccola qui la mia maledetta poesia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

I ROMANZI DELLA GIOVENTU'

i romanzi della gioventù
che ormai quasi nessuno più pubblica.
tutti innamorati del vecchiume,
romanzi ammuffiti
confezionati da vecchi,
corretti da decrepiti,
osannati dai morti.
i romanzi della gioventù
tutti lasciati nel fondo della cantina,
a marcire,
a disfarsi,
a essere dimenticati per sempre.
i tiranni son tutte delle vecchie carogne,
qualsiasi posto di comando occupino.
i romanzi della gioventù sono tutti definitivamente fuori moda
sono i vecchi che comandano,
i vecchi che pubblicano,
i vecchi che leggono.
per questo il vecchiume vende,
per questo i romanzi della gioventù
non li vogliono nessuno,
nemmeno regalati.
i vecchiacci sono sempre stati invidiosi verdi della gioventù,
lo sono
e lo saranno sempre.
per questo sul mercato dove comandano loro
i romanzi della gioventù non valgono nulla.
il vecchiume vende,
il vecchiume fa diventare ricchi,
il vecchiume fa pure diventare giovani anche i morti---
ah! ah! ah! ah! ah! ah!
romanzi che vincono anche il premio strega
il premio inferno
il premio cimitero di Praga...
ah! ah! ah! ah! ah! ah!
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

INIZIO ANNO (Giuseppe D'Ambrosio Angelillo)

Giuseppe D'Ambrosio Angelillo,
anno nuovo vita vecchia
vita nuova anno vecchio.
il futuro non si vede
e il presente non si capisce,
il passato non vale più nulla.
Speranza?
S'è trasferita a New York.
L'angoscia sta diventando un abito mentale di massa in Italia.
A Milano piove, fa freddo, forse nevica.
Gli artisti soffrono come al solito,
sennò che razza di arte potrebbero mai fare.
Tutti, italiani e stranieri, se ne vanno al centro a ammirare il Duomo,
ma lo capiscono?
Non c'è nulla di paragonabile in bellezza forse per tutto il mondo.
La gente gli fa le foto e se lo porta a casa.
Ma chi ha fatto quella incredibile meraviglia?
E chi se ne frega?
Ma, cari, non c'è bisogno di voi...
agli artisti gli dan da mangiare gli Dei, gli angeli, gli altri artisti nei paraggi...
Avanti, con i soldati dipinti, il rock infarcito di pubblicità ma pur sempre puro,
la stufa spenta, i secchi dei colori,
le enciclopedie delle filosofie mandate a memoria,
le filastrocche dei bambini, i bicchieri di the caldo,
il martello della poesia che batte, batte, batte senza posa
per ritornare felice...
il romanzo
il blus
il treno dei pesci
i seguaci di Nietzsche
i cinesi alle porte del Castello
il silenzio di Kafka
la banda di Acquaviva...
le ipocrisie, gli inganni, le botte...
Avanti,
non c'è proprio nessuno che farebbe le tue cose
al posto tuo...
Avanti... Avanti... Avanti...
Anche l'inizio dell'anno è un giorno come un altro...
un vero miracolo ancora una volta...
E' la mia vita... La mia...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO