C'era un ospedale che era un vecchio palazzo patrizio.
C'erano i malati e sembravano tutti dei pazzi.
Io vado a visitare qualcuno e in una stanza con mia somma sorpresa mi accorgo che c'è Alda. Allora entro, sono tanto contento a vederla.
"Alda, come stai?"
Lei sorride come una bambina a vedermi. E' seduta sul letto con
una vestaglia azzurra. E' sola.
"Sto guarendo, Giuseppe. Caro. Tra un pò me ne vado a casa. Fatti vedere mi raccomando. Non fare come al tuo solito".
Io la bacio e vado.
Lei sorride e mi saluta.
Vengono dei grandi luminari a visitarla e io sono costretto a allontanarmi.
Vado via, fuori dal palazzo.
Fuori nel giardino c'è un ricevimento. E lì c'è Giuliano Grittini a far foto. E Giovanni Nuti in attesa di cantare.
"Giuliano! Giovanni!", dico loro appena li incontro. "Ho incontrato Alda. Sta bene. Tra un pò esce dall'ospedale. E' in forma. Adesso vedete che torna in pista più forte e più potente di prima!"
Giuliano e Giovanni mi guardano dubbiosi. Sanno che lì c'è un manicomio, e così mi guardano come se fossi un pazzo.
giuseppe d'ambrosio angelillo, RACCONTI KAFKIANI
1 commento:
il giovane Bardo milanese lascia il proprio tributo alla Somma
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