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martedì 1 giugno 2010

DA MILANO CON IL CUORE IN MANO Sulla scrittura metropolitana di D'Ambrosio Angelillo

I personaggi di D'Ambrosio Angelillo, visionario e realista scrittore italiano da più di 30 anni a Milano, conducono vite sentimentali e anche gioiose, ma da balordi (almeno all'apparenza).
E anche eventi straordinari e avventure inaspettate, colpi di fortuna insoliti li proiettano in ogni modo in un mondo di sogni dove ogni sorriso è possibile.
Per esempio l'incontro per strada con una prostituta appena arrivata alla professione o con un ricordo di quando ancora ragazzino si frequentava la parrocchia di periferia di un paese di contadini.
"Divento matto quando d'improvviso mi metto a far parlare un gatto o quando una ragazza mi confida una cosa fin dal profondo dei segreti del suo cuore", dice Angelillo, figlio di un camionista e di una sarta.
In un suo romanzo "SPINOZA SE NE VA IN TERRA SANTA", il protagonista Joseph K., studente e filosofo si aggira per una Milano surreale e gaudente, e incontra vecchi amici di scuola e ragazze traditore, nulla di strano se non fosse che il suo migliore amico, sempre insieme a lui, è un gatto grosso come un uomo e che parla come un vecchio saggio delle fiabe dei Fratelli Grimm.
"Spinoza diceva che l'uomo ambisce a essere felice solo per il fatto di possedere dentro sè scintille concrete dello spirito di Dio, la ricerca allora non può essere che ricerca del divino in noi stessi, tormenti e angosce allora derivano solo dall'ignoranza di noi capre che già siamo tutto quello che cerchiamo: l'amore è allora solo vera conoscenza di sè, gli altri non c'entrano per niente con questa nostra ricerca che è tutta interiore".
"Milano è una città dura. Da giovane i miei amici erano tutti brutti ceffi e io di certo il peggiore di loro. Una volta un mio amico scrittore accoltellò la sua ragazza che lo tradiva con un'altra donna, per lui era il peggiore dei tradimenti. Tradirlo con una donna era un'offesa mortale al suo essere uomo. Ho scritto su di lui, ma la gente ha pensato che ero io, non me ne crede capace e sorride. Ma io scrivo solo storie vere, perlopiù capitate ai miei amici o a persone con cui ho avuto a che fare".
"In Italia non esistono agenti letterari e è una vera fortuna. Ognuno brancola nel buio e non ci capisce niente nè di letteratura nè della vera vita degli scrittori, che è uguale alla vita di tutti gli altri, con la sola differenza che loro scrivono per tutta la vita e gli altri no. Ma lo scrittore è tenuto in poco conto in Italia. Tutti dicono: 'Anch'io posso scrivere, che ci vuole?' Ci vuole un cuore buttato per strada e un fegato crivellato dal dolore degli altri prima che dal proprio. I personaggi se son veri ti prendono a cazzotti e sono cazzotti veri. Io sono un buon ascoltatore, cioè sono un buon incassatore. Chi scrive solo di se stesso a me personalmente come scrittore mi fa solo cambiare canale. Cioè mi fa venire in mente di comprarmi un Topolino, almeno rido un pò".

FRANCA D'AMICO
"tutto un mondo"
rivista letteraria underground

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