a quanto mi ricordo io, da tutti i miei studi, Dostoevskij e Tolstoj si incontrarono solo una volta nella loro vita. a un ricevimento di letterati e artisti a Pietroburgo. Dostoevskij appena si accorse della presenza di Tolstoj immediatamente si mosse verso di lui per salutarlo e complimentarsi con lui. ma inspiegabilmente Tolstoj gli volse le spalle e ostentatamente fece capire che non aveva intenzione nemmeno di rivolgergli la parola, Dostoevskij ci rimase così male che abbandonò di lì a poco il ricevimento. Tolstoj fece lo stesso poco dopo.
c'è da dire che Dostoevskij lesse già al periodo della deportazione in Siberia un libro dal titolo "INFANZIA E ADOLESCENZA" a firma L.T., quando cominciò Tolstoj si firmava così, e Dostoevskij scrisse a suo fratello Michail chiedendo informazioni su quell'autore L.T., dicendo che sicuramente si trattava di un giovane scrittore che avrebbe fatto parlare molto di sè in futuro. poi invariabilmente Dostoevskij seguiva con molto interesse l'opera di Tolstoj e aveva una viva e sincera ammirazione per lui. d'altro canto Tolstoj fu impressionato dalla lettura delle "MEMORIE DA UNA CASA DI MORTI". ma captava dentro di sè l'estrema potenza di scrittura di colui che lui sentiva, senza avere tanti torti, e viveva come il suo più grande rivale nelle lettere russe. la prendeva male ogni volta che usciva un romanzo di Dostoevskij, e quando uscirono "I FRATELLI KARAMAZOV", lui la prese malissimo e segretamente cominciò a odiare Dostoevskij (per meglio dire aumentò l'odio che già covava).
perchè?
il motivo per me è semplicissimo: Tolstoj, da grande autore quale era, sentiva dentro di sè che con Dostoevskij non l'avrebbe mai spuntata, era troppo superiore a lui, e questo lui non lo poteva accettare, quindi cominciò, come fecero in tanti in Russia e anche altrove, ancora adesso accade, a disprezzarlo ferocemente.
Io so questo: morto da parecchi anni Dostoevskij, c'era un suo amico (sic!) che stava scrivendo una biografia su di lui, con l'assenso e il beneplacito perfino della vedova Anna Dostoevskaja, al quale aveva perfino aperto la porta di casa e aveva dato libero accesso alle carte di Fedor. ebbene questo amico giuda a nome, se non ricordo male, ma preferirei non ricordarmelo affatto, Stercov, fu chiamato da Tolstoj e interrogato sui presunti affari segreti di Dostoevskij. Stercov l'accontentò, essendo diventato nel frattempo Tolstoj il nume tutelare delle lettere russe. Ebbene a domanda precisa, si trattava delle allusioni neanche tanto vaghe sulla violenza sessuale a una bambina nel romanzo "I DEMONI" (plurale di "demone" e non di "demonio") da parte di Stravoghin.
Tolstoj chiese se a quanto sapeva lui Dostoevskij si fosse mai macchiato di un simile crimine nella sua vita. Stercov, mentendo spudoratamente per piaggeria e leccaggine ,
disse che Dostoevskij gliel'aveva confessato a viva voce lui stesso che una volta in gioventù aveva abusato sessualmente di una ragazzina piccola che poi si era data la morte per la vergogna, e che questo era il suo vizio segreto inconfessato. (Nel Novecento anche Elsa Morante tirò fuori questa assurda e falsa storiaccia per diffamare Dostoevskij).
Ecco, perchè Tolstoj s'interessa su eventuali vizi e crimini segreti di Dostevskij? Comunque sia questo non gli fa assolutamente onore, ferma restando la sua grandezza letteraria.
Per me Tolstoj sapeva che Dostoevskij lo superava di parecchie lunghezze in molte cose, e questo lui non l'accettava assolutamente e allora, come umanamente capita nelle umane troppo umane cose, voleva a ogni costo la prova tangibile della sua pochezza umana e morale, prova che quel miserabile di presunto amico di Dostoevskij gli diede.
Lenin diceva che Tolstoj era il rivoluzionario e Dostoevskij il reazionario. Niente di più sbagliato, infatti Tolstoj era un conte , Dostoevskij un proletario, che sempre ha vissuto esclusivamente del suo lavoro di scrittore, vivendo poveramente, e finendo pure per debiti in galera, anche se solo per tre giorni.
Dostoevskij è uno scrittore metropolitano calato nel magma delle contraddizioni del suo tempo e aperta la sua ricerca sul futuro, che lui individuava umanisticamente nei RAGAZZI.
Tolstoj è uno scrittore di provincia rivolto in prevalenza al passato e staccato dalle contraddizioni sociali e ideali del suo tempo (non è un suo personaggio nientemeno che Napoleone?).
Qui c'è la grande differenza, a mio parere a tutto vantaggio di Dostoevskij, tra il conte e il proletario della letteratura russa.
Se poi aggiungiamo la grande potenza del pensiero, di cui Dostoevskij, a onta di tanti suoi detrattori, aveva piena e sicura consapevolezza fino addirittura a definirlo: PANUMANESIMO, cioè umanesimo onnilaterale, in una curiosa coincidenza di definizione del proprio pensiero addirittura con Marx, che infatti così definisce la sua filosofia: umanesimo totale, onnilaterale. Altro che reazionario.
Dostoevskij non aveva ideologie ma un ben preciso pensiero: la sua idea di letteratura che coincideva nella ricerca del meglio per tutta l'umanità, nessuno escluso. E la sua critica ai rivoluzionari sanguinari era tutta umanistica e mai reazionaria, per tacere della sua originalissima comprensione, anch'essa potentemente umanistica, dell'essenza stessa del cristianesimo vivo e concreto della vita quotidiana, e per non parlare della piena sapienza da lui posseduta della completa totalità dell'anima del popolo russo. Questo lo sapevano molto bene le spie zariste che per tutta la vita lo hanno controllato, scrivendo in uno dei tanti rapporti, dopo l'uscita proprio de "I DEMONI", quindi in età avanzata di Fedor, "Questo Dostoevskij non cambierà mai, resterà sempre un pericoloso sovversivo", comprendendo la reale portata di quel romanzo molto più dei cosiddetti progressisti e parolai vari (di tutti i tempi).
Dostoevskij come scrittore è un direttore d'orchestra che non solo dirige ma che allo stesso tempo suona ciascuno strumento che dirige,e come ogni buon direttore d'orchestra egli stesso rimane allo stesso tempo zitto, fa suonare gli altri, lui dirige solamente. La sua complessità e la sua profondità rimangono ancora adesso inarrivabili, figuriamoci per Tolstoj due secoli fa, nonostante la sua indiscussa grandezza.
Così quando qualcuno gli chiese: "Quanto vale Dostoevskij?" Lui non rispose niente, perchè non poteva rispondere niente.
Perchè il suo ego non poteva assolutamente permettergli di rispondere: "Tutto".
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
G. D'Ambrosio Angelillo "DOSTOEVSKIJ" 9 volumi, on
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2 commenti:
Sono assolutamente d'accordo con te, bellissimo articolo. Dostoevskij era di gran lunga superiore a Tolstoj. Non riesco a capire che abbia potuto Lenin scrivere una sciocchezza del genere. Comunque Dostoevskji era un simpatizzante socialista ;)
come abbia potuto scrivere* scusa, errore di battitura :)
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