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martedì 16 novembre 2010

Cara Alda, poesia di G. D'Ambrosio Angelillo


Cara Alda,
oggi è già passato un anno
da quando tu te ne sei andata via.
In tutto questo tempo ci siamo visti ancora,
in sogno
e gli altri non ci crederanno mai
mi hai ancora dettato qualche bella poesia.
Sul mio tavolo
ci sono ancora i nomi scritti a penna,
ho fatto un pò di largo proprio qualche giorno fa
e son venuti fuori,
i nomi di giornalisti
ai quali tu mi dicevi di rivolgermi
per farmi aiutare nel mio lavoro e nella mia vita.
Non ho mai telefonato loro,
tu lo sai. Ora meno che mai.
Come te molte volte anch'io mi chiedo
se esista qualcosa oppure niente
ma c'è una lampadina sopra di me,
proprio sopra di me,
che mi illumina questo povero tavolo.
Da dove viene questa luce, mi chiedo,
e chi la porta fino a me?
Certo ci sono tutte le ragioni
che gli uomini si sono costruiti lungo i secoli
ma per me,
come una volta per te,
il mistero rimane.
Qualcosa c'è
anche se non si sa bene cosa sia e come sia.
Dio,
il cuore,
la fantasia,
una semplice frenesia.
Qualunque cosa sia
fosse pure solo una musica
o una singola poesia
ci sei sempre anche tu,
Cara Alda...
Oggi è passato un anno,
ma è passato solo l'anno, Alda,
tu non ancora
e credo mai,
almeno finchè esisterà l'Italia,
e tutto quello che qui, come tu ben sai,
si ama di più.
.
Milano, 1 novembre 2010
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo