Era come al tempo della guerra durante il fascismo.
Si stava tutti a scuola. In una scuola elementare.
E un giorno arriva l'ispettore scolastico del Provveditorato agli Studi. In pompa magna entra in classe e dice:
"Cari ragazzi, i tempi sono neri e alquanto infami, il Paese non ha più soldi e non c'è nemmeno da dar da mangiare a tutti. Ecco allora che il governo ha deciso di mandarvi a casa e di mettervi a lavorare da qualche parte a tutti voi. La scuola si riprenderà un giorno, ora comunque non si sa quando. Andrete a casa, per ora, ragazzi, e poi sarete chiamati a lavorare nelle fabbriche, negli opifici, nelle industrie del Paese. L'Italia ha bisogno di voi. Lo so che siete piccoli e non si dovrebbe mandarvi al lavoro alla vostra età, ma son tempi tristi e così di grande necessità. Quindi tutti devono rimboccarsi le maniche,
compreso voi. Il governo è convinto che malgrado la vostra giovane età capirete benissimo l'ora angusta che attanaglia la Patria e comportarvi di conseguenza. Ora vi ringrazio e vi saluto":
Così disse l'ispettore scolastico e subito scappò perchè doveva fare lo stesso discorso nelle altre 1000 scuole elementari della città.
Le maestre rimasero sbigottite, perchè a casa noi, loro avevano perso automaticamente il loro posto di lavoro, e così, come noi, anche loro avviate alle fatiche nelle fabbriche.
Noi rimanemmo seduti ai banchi, attoniti, senza sapere se metterci a gioire perchè non avremmo più dovuto andare a scuola, o a intristirci pesantemente perchè così piccoli già avviati al duro lavoro delle fabbriche.
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo,
OGNI NOTTE UN SOGNO.
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