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giovedì 1 novembre 2012

IL BENE DI ALDA

    Pioveva forte quella sera. Erano andati tutti via dall'ospedale, proprio per quel bruttissimo tempo. Alda li aveva congedati tutti, e aveva fatto rimanere solo me. In attesa che le infermiere del turno di notte le portassero i sonniferi di terapia e così poi mettersi a dormire. Aveva sempre paura in quei momenti lì, poco prima del sonno, e amava così in quei frangenti avere sempre un amico vicino.
    Parlavamo delle mille cose quotidiane, cosa fa quello, cosa ha combinato quell'altro, che è successo di strano a quell'altro ancora. Alda conosceva e aveva rapporti con centinaia e centinaia di persone, moltissime delle quali erano pure amicizie e conoscenze comuni. Non parlavamo mai di Poesia, Alda amava farla la Poesia, odiava invece parlarne. Quando era costretta a parlarne, per interviste o eventi, lo faceva sempre a malincuore, come se le facesse male a parlarne, ma poi si lasciava andare e teneva sull'argomento le sue inarrivabili lezioni, che si possono trovare ora copiose su internet. 
     E così aspettando il turno delle infermiere di notte, dopo una conversazione fitta fitta sulle piccole cose del giorno, come spesso capita dopo aver parlato moltissimo, la conversazione languì per un pò. Rimanemmo zitti. E io pensai per un attimo al futuro triste della nostra amicizia e mi commossi. Alda mi osservava attenta.
    "Piangi?", mi chiese, con la sua voce dolcissima.
    Io mi riscossi.
    "No, Alda. Che dici? Ho solo un pò di raffreddore", dissi io schermendomi, un pò per vergogna, un pò per non farmi vedere così triste da lei.
    Ma con Alda era praticamente impossibile fingere. Aveva una psicologia così fine e così alta che il suo sguardo attento ti trapassava da parte a parte l'anima, e lei era perfettamente in grado di leggerti dentro tutto ciò che provavi.
    "Sei triste perchè la tua amica Alda se ne sta per andare via, vero?", fece allora lei, con un sorriso dolce e colmo di malinconia.
    "No, Alda, che dici? Dov'è che andrai via? Ce la farai anche questa volta. Ne hai superate così tante, supererai anche questa", dissi io, con convinzione.
    "Eh, Giuseppe mio...", disse lei, sorridendo.
    "Sì, Alda. Poi vedrai, ce la farai a superare anche questa", dissi io di nuovo con convinzione.
    Lei allora mi prese la mano e me la strinse forte.
    "Mi devi promettere una cosa", mi disse, con lo sguardo puntato dritto nei miei occhi.
    "Sì, Alda. Cosa? Tu sai che io le mantengo sempre le mie promesse", dissi io.
    "Mi devi promettere che, anche quando non ci sarò più, devi continuare a volermi bene", disse con voce tranquilla.
    "Alda... Ma tu...", cercai io di obiettare qualcosa...
    "Perchè finchè tutti voi continuerete a volermi bene, io in un modo o nell'altro continuerò ancora a vivere, e a volervi bene a mia volta in un modo che solo a Dio è dato conoscere...", mi disse lei stringendomi forte la mano...
    Proprio in quel momento arrivarono le infermiere del turno di notte e Alda si mise a parlare e a scherzare con loro. Le rifecero il letto, le diedero le medicine e i sonniferi, e io mi accomiatai da lei.
    Mi fece ancora cercare nel suo armadietto dei soldi, che mi voleva pagare il taxi per andare a casa, perchè era notte e pioveva fortissimo. Ma io non cercavo con convinzione... Lo facevo solo per tenerla contenta...
    "Cerca, cerca. Dovrebbero esserci 20 euro là dentro", diceva lei.
    "Possono servirti a te, Alda"
    "Ma non mi servono, prendili così non ti bagni"...
    Ci salutammo e io la baciai sulla guancia, come facevo di solito.
    "Vieni domani?", disse lei dubbiosa.
    "Certo, Alda, che vengo"...
    "Stai attento a non bagnarti troppo", disse lei.
    Me ne andai a piedi, sotto la pioggia, senza ombrello, solo con un pastrano verde impermeabile addosso. Per vie traverse molto buie di periferia, dall'Ospedale San Paolo a casa mia erano solo un chilometro e mezzo, e sotto quell'acquazzone furioso continuo naturalmente ci arrivai tutto zuppo fradicio. Ma ero così profondamente turbato nell'anima per le parole che Alda mi aveva detto che certo l'ultimo mio pensiero erano i miei piedi bagnati e l'acqua che mi ero beccato.
    Era il 22 ottobre del 2009...

   Ciao Alda, dovunque tu sia...
    e che Dio ti benedica sempre...
     per tutto il bene che ancora vuoi a tutti noi...
giuseppe d'ambrosio angelillo
Milano, 1 novembre 2012

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