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lunedì 26 agosto 2013

UN'OSSERVAZIONE SUI SOLDI DI UN VECCHIO CONTADINO (Minguccio Cincavallo)

"I soldi non valgono niente per chi non ce li ha".
"Che dici?"
I suoi occhi era piccoli e rattristati molto dall'età. Se ne stava seduto davanti alla sua casa, nel fresco tenue della sera vicino la campagna poco lontana del paese. Non mi aveva detto molto, solo poche cose e chissà perchè, lapidario, mi aveva recitato quell'oracolo, che a freddo non avevo afferrato al volo.
"Per chi non valgono niente?", ho insistito allora io.
Lui mi ha guardato con pena, forse proprio per me, ben sapendo come la pensavo da tutta una vita, e un vago sorrisino di comprensione e di perdono.
"I soldi non valgono niente per chi non ce ne ha naturalmente. Non ne hanno e proprio per questo per loro non valgono niente. Come fanno a valere se non ne hanno? Per quelli che ne hanno eccome se  valgono! Ne hanno e valgono tanto pure! Li possono pure spendere a loro piacimento e voglia. E poi te ne puoi accorgere pure tu da tutto quel potere che hanno su tutti proprio perchè i loro soldi sono davvero pesanti come montagne in tutta la loro potenza", ha puntualizzato poi.
Io non gli ho risposto niente. Era troppo vecchio per intavolare dei distinguo con teorie e pensieri vari. Con il mio silenzio gli ho dato involontariamente ragione. E forse ne aveva già d'avanzo anche senza il mio strano silenzio. Anche lui come me è senza soldi. La sua pensione di vecchio bracciante agricolo e reduce di guerra gliela prende ormai da tempo sua figlia, e lui non vede più una lira sarà ormai un anno. A me invece ci pensano altre strane razze di ladri, estranei sì ma non meno pericolosi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO  

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