regala Libri Acquaviva

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sabato 31 agosto 2013

L'EBREO NELLA NEVE romanzo di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo. Recensione di IGNAZIO GORI

Giuseppe d'Ambrosio Angelillo è una di quelle persone che capita raramente di incontrare. Poeta dai mille mestieri e dalle mille risorse, guardandolo negli occhi si ha la sensazione di scorgere splendidi tramonti normanni e orizzonti di grigi scenari metropolitani, quelli della sua Milano, dove vive da anni e dove ha fondato una particolarissima, piccola case editrice, composta da un solo elemento, lui stesso. La casa editrice prende il nome dal suo paese di origine Acquaviva delle Fonti, in provincia di Bari. Così dopo innumerevoli libri di poesie e romanzi e saggi, il testo che voglio proporre ai lettori di Kaleidoscopia è un lavoro corposo, L'EBREO NELLA NEVE (Acquaviva, pp. 600, Euro 14,00) seicento pagine che non devono spaventare gli amanti della "gloriosa brevità", perchè la prosa di Giuseppe d'Ambrosio Angelillo scorre via come una fresca Heineken d'agosto, o come due chiacchiere al bar, con l'amico o anche con il nemico di turno, o semplicemente un avventore, ansioso di raccontare le sue ansie o di stare a sentire le tue "survivor's escape". Perchè i racconti che vanno a comporre il libro sono delle vere e proprie fughe di sopravvivenza, fughe da una quotidianità metropolitana angosciosa, opprimente, squallida ... ma dopotutto poetica. Si nota nel linguaggio personalissimo, che sembra non tener presente nessuno schema narrativo convenzionale, espressioni gergali, appartenenti al linguaggio parlato. Ma è proprio qui la magia di d'Ambrosio Angelillo, il saper parlare di Spinoza, di Dostoevskij, di Heidegger, facendo fluire concetti filosofici intricatissimi con la semplicità linguistica che userebbe (analisi realistica dello stesso autore, che sintetizza nel testo le sue vere esperienze di vita milanese) uno spiantato sognatore alle prese con i problemi quotidiani del sopravvivere, tra accattoni, voltafaccia e cannibali di un mondo suburbano che richiama quello di Charles Bukowski, autore di culto che lo stesso d'Ambrosio Angelillo ha conosciuto di persona. Bukowski in questo romanzo sembra essere il punto di riferimento, (basta leggere lo splendido "Bar dei cinesi", che apre il romanzo) soprattutto riguardo l'amara ironia nei confronti della realtà e al contempo la capacità di uscirne sempre e comunque "vincitore". Vincitore di una solitudine intoccabile e preziosa. (IGNAZIO GORI)
on Google play
http://goo.gl/aD3rwm

martedì 27 agosto 2013

IL GRANDE SOGNO

il grande sogno
che ci prende per tutta la vita
e s'avvita e si slancia a tutte le occasioni
sui mari, sui cieli, sulle terre
prima di spararsi a tutta velocità
in un attimo di felicità.
il grande sogno è ora per tutti,
in queste case di cemento che abitiamo
e in questi sguardi di vetro che ci allibiscono.
e si urla per il guadagno, e ci si ferisce a vicenda
con questo acido di noi stessi che sopravanza.
ce la facciamo ancora comunque a sopravvivere,
con cura, con cautela osservando
i cocci rotti dei nostri tetti in disfacimento.
gli amici son leggeri, 
non ci pensano più come una volta
anche se se ne vanno in giro riconoscendo
che sono usciti dalla nostra scuola,
scuola fallita di poeta
che vede le parole mutarsi in aria,
che passa senza più lasciare scie d'argento.
i poveri son poveri, e si lasciano andare
i ricchi son ricchi ma vivono di miseria anche loro.
l'odio è il padrone di ognuno
e la sua cameriera reclama il suo salario
con colpe e ignoranza.
si odia un pò tutti, amici e nemici,
gli amici forse di più che i nemici.
siamo uomini e donne che si odiano a vicenda
per un motivo o per l'altro,
qualcuno vero, qualcuno inventato di sana pianta.
siam nemici pure di noi stessi,
ci odiamo con cruda ignoranza
per un dolcissimo niente.
il grande sogno continua la sua battaglia 
a ogni modo.
la poesia della vita è troppo bella
anche se non siamo più preparati
per nessuna battaglia.
il grande sogno ci fa ancora felici e forti
perché va sempre a tutta velocità
tra questo nulla e questo odio
e così anche come assenza
l'amore la vince a sotterfugi,
ma con perfetta competenza
e sotterranea sapienza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

lunedì 26 agosto 2013

L'ACCHIAPPATORE NELLA SEGALE

nel solco del mistero
dove ci ficcarono da bambini
per tentare quelle mille false ripartenze
che non ci portavano mai da nessuna parte,
ci han fatto andare presto in certe giostre matte
che ci slegavano lo sguardo
per recarci chissà dove.
dopotutto eravamo davvero liberi
e volevamo salvare tutti
e soprattutto noi stessi
con quella gioia indecifrabile
di qualsiasi cruda adolescenza,
città utopiche che sognavamo
e che assomigliavano incredibilmente
a quelle antiche leggende
che avevamo così tanto amato
in tutte le nostre care scuole di calma povertà.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


UN'OSSERVAZIONE SUI SOLDI DI UN VECCHIO CONTADINO (Minguccio Cincavallo)

"I soldi non valgono niente per chi non ce li ha".
"Che dici?"
I suoi occhi era piccoli e rattristati molto dall'età. Se ne stava seduto davanti alla sua casa, nel fresco tenue della sera vicino la campagna poco lontana del paese. Non mi aveva detto molto, solo poche cose e chissà perchè, lapidario, mi aveva recitato quell'oracolo, che a freddo non avevo afferrato al volo.
"Per chi non valgono niente?", ho insistito allora io.
Lui mi ha guardato con pena, forse proprio per me, ben sapendo come la pensavo da tutta una vita, e un vago sorrisino di comprensione e di perdono.
"I soldi non valgono niente per chi non ce ne ha naturalmente. Non ne hanno e proprio per questo per loro non valgono niente. Come fanno a valere se non ne hanno? Per quelli che ne hanno eccome se  valgono! Ne hanno e valgono tanto pure! Li possono pure spendere a loro piacimento e voglia. E poi te ne puoi accorgere pure tu da tutto quel potere che hanno su tutti proprio perchè i loro soldi sono davvero pesanti come montagne in tutta la loro potenza", ha puntualizzato poi.
Io non gli ho risposto niente. Era troppo vecchio per intavolare dei distinguo con teorie e pensieri vari. Con il mio silenzio gli ho dato involontariamente ragione. E forse ne aveva già d'avanzo anche senza il mio strano silenzio. Anche lui come me è senza soldi. La sua pensione di vecchio bracciante agricolo e reduce di guerra gliela prende ormai da tempo sua figlia, e lui non vede più una lira sarà ormai un anno. A me invece ci pensano altre strane razze di ladri, estranei sì ma non meno pericolosi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO  

venerdì 23 agosto 2013

SCENDERE LE SCALE CON UN MUCCHIO PESANTE DI LIBRI DI STORIA

lasciare la storia sotto terra
non aiuta a ricordare la complicata simbologia
della vita.
scendere le scale che una volta salimmo,
la pesantezza della cultura
che nessuno asseconda,
lasciando il singolo
nella solitudine del bicchiere.
non ci posso credere,
il pezzo della proprietà di uno schiavo,
la medaglietta che dimostra la grande strada
fatta dal grande popolo della libertà.
ora c'è un manico di piombo
nel ricordo di ogni noi.
un ottimo pezzo.
il tempo e il lavoro che ci abbiamo messo.
corro un grosso rischio
ma ci sto.
io per conto mio sono fiero
di credere in una utopia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO  

LA CASA BRUCIA

LA CASA BRUCIA,
il limite è sempre quello di non farsi eliminare,
la responsabilità politica
è comunque sempre nostra.
tensione alta
le strade per arrivare a soluzione
sempre nelle mani di un governo
che ha sede in una galassia sconosciuta.
il comunicato ufficiale
ci riconosce accusati di omicidio
di pescatori di bellezza,
in quanto in possesso di perle
coltivate senza permesso nel mar delle anguille
voltagabbane.
ormai è tempo di intercettare i milioni,
sul tetto di coloro che reggono
gli spionaggi del sole.
mentre all'interno di casa nostra
è tutto ancora normale,
le fiamme sono invisibili
il volume della tv tenuto troppo basso
per essere al corrente di tutte le notizie
che ci riguardano direttamente.
son comunque schieramenti da guerra fredda
arrivati fino in casa.
è comunque ora di mangiare,
e la spia si dichiara donna.
forse è l'ultima strategia difensiva.
HA 22 ANNI.
CHIAMATA ANONIMA.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

OLIVIA E FUMETTI VARI

FACCIAMO MISCELA,
LEI FA SEMPRE COSI'.
miscela.
è così difficile sapere cosa si è
quando gli altri non ci parlano nemmeno,
ci ignorano. 
forse siamo così ridicoli
che il meglio è ignorarci.
siamo tutti
e così alla fine non siamo nessuno.
siamo soli
e nemmeno se ne accorgono.
ce ne stiamo zitti.
parla la televisione al posto nostro,
i giornali,
i bambini viziati del nostro tempo.
mangia di più se ne hai la voglia
e metti su una bella pancia.
tanto in un modo o nell'altro
quello che deve passare
passerà a ogni modo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

IL CONTRABBASSO

GENTE CHE FA IL PAZZO NEL CONTRABBASSO
con una moto nell'anima,
e l'analisi va fatta con calma,
e con ragione.
andare a dormire a 4.500 metri di altezza,
la musica.
chi ci è appiccicato là sopra?
l'ubriaco fradicio
che si apposta all'angolo
e gioca con il bambino
con la barca della vita.
il clandestino,
il cane che mangia il frigo.
il basilico da piantare a sera.
il contrabbasso 
che suona fingendo di capire
il grande enigma del tempo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

ANTINOMIA DEL DESIDERIO DI SAPERE

SPAGHETTI CRUDI
SPAGHETTI SCOTTI.
il desiderio di sapere
ha a volte i discorsi dello scemo,
di colui che vuole dominare
senza esistere nemmeno.
di colui che vuole amare
senza guardare nemmeno.
di colui che vuole vivere
facendo solo quello che fanno gli scemi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FILOSOFIA

La Filosofia non sa mai nulla,
ama sapere sempre qualcosa.
Questa ultima forma di sapere,
seppure molto lacunoso,
è la forma superiore di sapienza.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

MARILYN SI ACCENDE UNA SIGARETTA VESTITA DA TOPOLINA

Ci sono degli uomini che lavorano per la realtà, degli uomini che lavorano per la fantasia. Chi sono per la realtà incarbugliano la realtà così all'estremo proprio per irretire coloro che sono per la fantasia, fino a bloccarli del tutto. Poi se qualcosa va male, e va male, scaricano la colpa su quelli che sono per la fantasia, che come noto non capiscono nulla della realtà e allora così facendo guastano sempre tutto. In fin dei conti chi sono per la realtà hanno sempre ragione, chi per la fantasia sempre torto. Eppure se il mondo può essere visto ciò si deve eslusivamente a coloro che lavorano per la fantasia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

sabato 17 agosto 2013

COME TUTTI I POETI poesia di Alda Merini



Come tutti i poeti
io sono una persona deludente
una che batte la fiacca,
una che forse preferisce alla quotidianità
qualche certezza ancora più bella,
quella della vita.

E te lo dico
sopra le ceneri di Dante
proprio adesso che sto scrivendo un libro.

Sono poesie d’amore
per un ragazzo…
ma tu sai quanto costi
a un poeta della mia età amare
e sperare di vedere un uomo vivere?

Io capisco il vostro amore
e posso anche dire
che senza l’affetto dei lettori
un poeta non sarebbe niente.

Però, come non potrò avere l’amore di quest’uomo,
non potrò avere la salute di un tempo.
Spesso mi sono chiesta
come mai i nostri ammiratori non si siano mai domandati
quanto tempo occorra per scolpire una poesia…

Molto tempo, molti pensieri
che agli altri possono sembrare oziosi
invece sono tempi riparatori di tante ingiustizie.

Il poeta ha una ragione etica per vivere
ed è la difesa dell’uomo
e del suo diritto alla libertà,
e per me, che sono stata tanti anni in prigione,
chiedo la libertà di essere libera,
perché domani mattina alle nove
io andrò a bere la mia solita birra fresca
in compagnia di nessuno.


Lasciami libera, Griselda,
libera di vivere quel momento caldo dell’osteria
dove io, alle nove in punto, 
sarò, come sempre, in compagnia di nessuno,
e quel nessuno è sempre il mio manicomio.

ALDA MERINI

giovedì 15 agosto 2013

LA VITA CI AIUTA TUTTI

la vita ci aiuta tutti
senza mai vantarsi con nessuno.
invece tu, caro fratello mio,
mi ammazzi con quel tuo bla bla infinito
e manco mi chiedi scusa,
e sai benissimo che non puoi farlo.
metti in campo i tuoi paroloni
che non valgono niente
e fai pure l'assassino incosciente finto.
non sei raro e nemmeno intelligente.
alla fine sparerai un colpo anche a te stesso,
per una parola sbagliata naturalmente,
e nella tua stupida tasca
il  libro unico del tuo bla bla
continuerà a far male alla vita,
che invece sempre ci aiuta tutti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
on web

UOMINI, PESCI E PESCATORI

a ogni giorno c'è una trappola
che ci digrigna i denti
e ci minaccia.
siamo briciole del mondo
noi uomini
nei fondali di tutti gli abissi.
così si divertono le nostre ombre
e ridono alla rinfusa
appese ai ganci
di uno sconosciuto pescatore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

7 AFORISMI PER UNA PIPA D'ARTISTA

Il mondo è un pazzo che ci ama tutti.
*

Chi bacia con amore usa una lingua che capiscono tutti.
*

Un libro è una nave che vuole andare in tutti i porti.
*

L'uomo buono è un dilettante del bene,
invece il malvagio è un professionista del male.
*

Chi conosce la giusta misura di tutte le cose
non ama mai parlare troppo.
*

Chi perdona l'assassino
disprezza la vittima.
*

Il Dio della verità
viene sempre dipinto come un diavolo.
*

giuseppe d'ambrosio angelillo
on web

NUVOLE DI MARE OGGI NEL CIELO DI MILANO

NUVOLE DI MARE OGGI NEL CIELO DI MILANO
oggi a Milano stranamente arriva aria di mare,
sarà la poesia,
il sogno, chissà,
ma si sta bene in questa estate povera
ma sempre così piena di libri...
le nuvole oggi fanno pensare perfino alla Grecia lontana
e alle sue antiche repubbliche
così orgogliose dei loro poeti e filosofi...
anche Milano è così, amis...
se ancora si mantiene la fiducia del pensare semplice...
e si guarda ogni tanto in alto...
a guardare come oggi queste belle nuvole
che vengono da così tanto lontano...
portando fino a noi una così bella aria di libertà...
e di sempre possibile contentezza...

GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

mercoledì 14 agosto 2013

L'ACCUSA DI JUAN CARLOS ONETTI A TUTTI I ROMANZIERI DEL MONDO

TU SCRITTORE, TI ACCUSO DI MENTIRE
SUI TUOI SOGNI!
TI ACCUSO DI DIRE TROPPO BENE LA VERITA'
SULLA FALSITA' DEL TUO MONDO!
TU TEBANO MENTITORE CHE PARLI COSI' TANTO DELLA TUA AMATA TEBE,
CHE TI ACCUSO DI NON AVERLA NEMMENO VISTA
UNA SOLA VOLTA NELLA TUA VITA
QUESTA TUA TEBE VISIONARIA!
MA ALLORA DI CHE PARLI?
COS'E' TUTTA QUESTA TUA VANTATA LETTERATURA?
COSA RACCONTI ALLORA AGLI UOMINI
CON TUTTO QUESTO TUO ORGOGLIO INSENSATO?
giuseppe d'ambrosio angelillo

NOI GLI UBRIACHI DI POESIA

NOI GLI UBRIACHI DI PAROLE,
ci accade di ritrovarci tutti
all'osteria dei pesci volanti
a manipolare anime in debito di vino con il prossimo,
siamo così sicuri che costoro
campano a caffè e chiacchiere
che ammicchiamo come impiegati
di uffici molto importanti,
e invece non abbiamo nemmeno il tavolo
dove dipanare al completo tutti i nostri guai.
siamo quelli del monastero degli ubriachi di poesia,
lavoriamo di notte come monaci in rivolta
a prendere a calci in culo la realtà.
siamo assoluti come i romantici
e esauriti come matti veterani.
non giudichiamo nessuno
perchè ci approvvigioniamo tutti
dalla carità del buon destino.
una briciola qui
una mollica là,
e ci ubriachiamo anche noi
del nostro stesso nulla.
ma che grande poesia che ne viene fuori
a ridere di tutto questo mondo di preti falliti
e di chiese così malamente pericolanti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

UNA SIGARETTA QUALUNQUE DI CHARLES BUKOWSKI

una sigaretta qualunque
ti raduna intorno una folla affettuosa
se hai da raccontare a uomini e donne
un pò della loro polvere.
ci hai poco da muovere avanti e indietro i tuoi piedi
per la città
a rincorrere Stalingrado
o il grosso dell'esercito di Napoleone.
la neve ti cade dal passato
sul petto e sulla maglia sdrucita,
ora hai solo da acquattarti 
in una formula matematica
di un cuore che corre in rete
per farsi prendere come un pesce idiota
dal nulla che si sta radunando lento
tutto intorno a noi.
la figurina da mezzo soldo
gironzola comunque per tutto il globo,
a cercarci la pubblicità
perfino alla nostra vanità
che non gli interessa manco per sbaglio
nemmeno a un cane.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

DONNA CHE LEGGE

donna che legge,
e con sguardo di bambina
si occupa di fantasmi
che furono di 3 secoli fa.
il libro l'ha comprato da un uomo triste
che conosco benissimo,
se ne va sempre in giro 
con il suo grosso gomitolo di sogni
e seduce fogli bianchi
pennellando le ombre
che avanzano a eserciti
dagli sguardi di tutte le bambine.
una donna che legge
ha comunque un colore invisibile
per farsi bello ogni suo dolore.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

martedì 13 agosto 2013

MARILYN E IL DIAVOLO DEL CASO (rari colori di rara bellezza)

rari colori di rara bellezza,
sembra un gioco o un fumo
e invece è la stazione che suggerisce amori
a getto continuo.
perché c'è un posto invece che un altro?
perché una donna ti stona
e l'altra fa la turista
sulla passeggiata del frattempo?
felici si è sempre con poco,
ma se sei davvero fortunato,
e c'è da spaventarsi, pure con molto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LA SOSIA IMPERFETTA DI MARILYN

sui giornali viene sempre bionda
e la figura si vende a cento lire.
le persone le sono fedeli
e il suo sorriso
dura un paio di minuti nei sogni a occhi aperti.
le galline per strada fanno il solito pio pio,
i galli invece discutono di granturco al bar.
ogni tanto si vede pure in tv
una bella ragazza che sembra Marilyn,
ma dal suo sguardo si vede
che non ne ha fatti felici tanti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CORSO IN TRE MINUTI SULLA FILOSOFIA DI KANT

alle 8 si apre il frigorifero
e si controlla che sia ancora vuoto.
poi si va al tavolo di lavoro
e si rimestola il minestrone incomprensibile
della realtà.
c'è una cosa e nella cosa un'altra cosa.
sembra una roba semplice
ma ha lasciato stordita parecchia gente
nel corso dei secoli.
anche le polpette di uova
che qualcuno prepara in cucina
con nulla,
a pensarci bene è un vero miracolo.
il re non manca mai
e il regno nemmeno.
il frigorifero è ancora acceso
e non si disturba mai di nessun tracollo.
la prova dell'altro e del suo incerto desiderio
la farà qualche altro,
con comodo,
quando verrà il tempo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

CAFFE' E CUCCHIAINO

il destino a volte si legge in un fondo di caffè
con lei a baloccarsi a un tavolo
e lui in posizione di felicità
a brindare alla mezzanotte.
l'amore a volte è una vanità
a mille volt di elettricità
che ti accende di passione
e ti spegne
quando raccatti il tuo soprabito caduto.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

FERMATA NEL DESERTO CON CAFFE'

anche nel deserto se vuoi andare avanti
ti devi fare un caffè,
mostrarti in attesa di qualcosa di grande
come al solito,
e poi guardarti intorno
come se fossi per davvero una persona importante,
quasi come il caffettiere che ti ha dato il caffè.
farti vedere come se davvero cerchi ancora
qualcosa di grande,
e così almeno scriverlo sulla carta.
tanto almeno tu sai
che in questo modo si tira meglio
l'attesa dell'autobus
che ci porterà in altro posto 
esattamente come questo.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 11 agosto 2013

LETTERA DI UN POETA ITALIANO A UN SUO AMICO STRANIERO (non daremmo fiori a tutti se non fossimo gentili)

tu non conosci i nostri guai politici,
amico mio straniero,
il buon pane ci è caduto dalla tavola
ma il paese è stranamente caldo
con il suo vino nero si tiene come al solito molto su,
con la sua innata poesia
muove sempre forte i suoi infiniti mari d'amore.
si va a casa con i soliti 4 tram.
i ragazzi son lì
che aspettano la povertà
ma pure l'onestà.
le ragazze son tutte belle
e non pensano a niente
se non ai loro stessi sorrisi.
l'Utopia è di questa terra
e se parlate di noi
ricordatevi che non a caso 
abbiamo scoperto l'America,
cose così fecero i nostri avi.
non daremmo fiori a tutti 
se non fossimo gentili.
ci tocca ancora indossare la giubba del marinaio
e riattraversare i 5 oceani del mondo, 
amico mio straniero.
non c'è per nulla da farsi prendere dal panico,
chi conosce la nostra storia
lo sa benissimo che siamo sempre stati così:
folli ma sempre molto generosi con tutti.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

venerdì 9 agosto 2013

I MIEI BALLI CON ALDA MERINI

    Alda era una donna tragica, come diceva molte volte lei di se stessa, ma aveva al contempo una grande allegria che le veniva direttamente dal suo grande amore, infinito e senza condizioni, per la vita, che lei faceva coincidere in un bel volo pindarico con l'unico paradiso possibile per gli uomini.
    Una volta fummo invitati insieme per una presentazione di una rivista che non mi ricordo più come si chiamava. Era in un grande spazio di eventi pubblici a Milano, dalle parti di piazza della Repubblica. C'erano molti personaggi famosi del mondo dello spettacolo e delle lettere della città. Mi ricordo che c'era Stefano Zecchi, il mio professore della Statale, allora Assessore alla Cultura della città (e probabilmente era stato lui che mi aveva invitato o la stessa Alda, non mi ricordo bene), Umberto Eco, Francesco Alberoni, Roberto Vecchioni e tanti altri artisti famosi e no. A un certo punto, nel corso della manifestazione, un pianista cominciò a suonare una musica molto bella a un grandissimo pianoforte a coda, e a Alda le venne una voglia irrefrenabile di ballare. Cominciò a invitare gli uomini che erano accanto a lei, ma tutti invariabilmente declinavano accigliati l'invito e si allontanavano in tutta fretta, come presi pure da un moto di fastidio, per una richiesta così anomala e poco accademica, data la seriosità assoluta di tutto l'evento. Alda allora, disorientata, cominciò a guardarsi attorno alla ricerca disperata di qualcuno che desse retta al suo bisogno improvviso di ballare, ma tutti capendo la sua intenzione o voltavano le spalle o addirittura guadagnavano una posizione più lontana dal suo sguardo sperso. 
    Io naturalmente non avevo nessuna intenzione di ballare e così di mettermi in mostra in quella ridda di intellettuali, nella loro stragrande maggioranza tutti con il naso all'insù, e farmi ridere e tagliare dalle loro affilatissime lingue alle spalle. Ma a vedere Alda, spersa, rimasta sola e desolata in mezzo alla pista, senza ormai più nessuna speranza che si facesse avanti un cavaliere che le rendesse onore, mi feci coraggio e pensando: "Ma che minchia me ne frega di tutti questi soloni e palloni gonfiati, è lei la migliore di tutti", andai da lei, la presi per la mano e insieme attaccammo un valzer naif e popolare, ballando alla buona ma con grandissima allegria, sembrando quasi ubriachi di gioia, trascinati veramente da quella bellissima musica del pianista, pestandoci almeno una cinquantina di volte i piedi, e ogni volta era uno scoppio di risa da parte nostra. Solo noi due in tutta quella grandiosa pista, con le centinaia e centinaia di ospiti a guardare increduli quel numero estemporaneo e folle, ma così allegro e spontaneo, che molti si misero a sorridere compiaciuti, molti a disapprovarci con sguardi severi e alteri.
     Mi ricordo che c'era una troupe di Rai 3 che riprese divertita la scena e poi la mandò in onda in un programma culturale, riprese che nè io nè Alda abbiamo però mai viste.
     Alla fine della musica e del ballo Alda era così raggiante e felice. Eravamo stati gli unici a esserci lasciati andare al richiamo di Dioniso e di Orfeo, e di esserci messi al suo seguito senza pensare a nulla, e meno che meno a quello che potevano pensare gli altri.
     Mi ricordo che venne da me un professorone universitario e scrittore famoso (di cui taccio per carità di patria) e affrontandomi a muso duro mi disse:
      "Giovane, lei non avrebbe dovuto. Una scena davvero incresciosa".
      "Ma fatti gli affari tuoi, mister. Non sei mica te il padrone della ferriera qui dentro!", gli risposi sarcastico.
      Lui strabuzzò gli occhi e si allontanò scandalizzato, prendendomi per un imbucato fuori dal coro.
      Dopo quella volta, a casa sua, Alda certe volte metteva al suo registratore scassato delle canzoni che le piacevano molto, per lo più di Celentano e di Lucio Dalla, ma anche di Domenico Modugno e di Mina,  e mi diceva ridendo:
      "Dai! Balliamo!"
      E io l'accontentavo sempre naturalmente. E lei si lasciava andare, mettendosi a sognare della sua gioventù, dei suoi vecchi amori andati, della dolcezza della vita, anche nei suoi duri resoconti di sempre.
     Credo che una delle più belle cose che Alda mi abbia detto sia questa:
      "Come sappiamo divertirci tanto noi due, Giuseppe, con le preziosissime briciole che ci passa la vita".
       Io devo confessarvi, amici, che con Alda non ho mai parlato nè di poesia nè tanto meno di letteratura, argomenti che lei evitava nel privato come la peste, ma sempre e soltanto delle piccole grandi cose che ci capitavano nella vita di tutti i giorni. Semplicemente perchè per lei era solo questa la sola vera grande poesia di ognuno di noi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO   

lunedì 5 agosto 2013

LA POESIA E' PERICOLOSA, DICEVA SEMPRE ALDA

la poesia è pericolosa,
diceva sempre Alda,
ha troppi colori,
molti di più di quelli che esistono per davvero,
e vestiti non ne dà,
nemmeno un paltò sdrucito.
la poesia ha troppe passioni dentro
anche di quelle che non hanno 
nessun motivo di esistere,
ma pure si hanno ugualmente
perchè la poesia ha pure la vocazione
a esplodere di confusione.
è il corpo che vuole correre libero
e la poesia l'asseconda
facendo diventare pericolosa
anche l'anima.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

domenica 4 agosto 2013

IL POETA E' UN PAZZO

Il poeta è un pazzo
che vede sempre con l'occhio finto 
della sua astrusa verità.
Ha corna di demonio
disegnate a matita in fronte,
e una sigaretta d'inferno in bocca,
tanto per ricordarsi
che una volta ce l'aveva pure lui
il paradiso.
Il poeta è un pazzo
con una coppola calda in testa
e i piedi nel ghiaccio polare della città,
la sua sciarpa è piena di smeraldi,
le sue tasche di stelle,
di nulla
e di infinito amore.
Il poeta è un pazzo
che fa della sua minuta follia
una virtù universale,
perchè vuole raccontare per davvero
delle verdi cattedrali
e delle fabbriche di fumo nero
delle mille anime false di ognuno di noi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

C'E' UN'IDEA SULLA MIA MACCHINA DA SCRIVERE

C'è un'idea sulla mia macchina da scrivere,
così grossa
che non mi sta su un tasto.
E' come un sole sulla costa
che cerca la sua luna
dietro la collina.
E' una donna, naturalmente,
che mi cerca con la coda dell'occhio
sull'asciugamano bagnato
di quest'estate molto povera.
E' lei la luna,
ma vuole fare per forza la cometa,
perchè conosce a menadito la strada
al di fuori di questo circuito di pensiero
che ti porta sempre a ricordare
e mai a inventare un giorno nuovo,
sulla scia del sole
che si lascia cadere infuocato nel mare.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

LEGGETELA LA VITA

Leggetela la vita,
metà nera metà pura bellezza.
Cercate sotto il caldo pesante della domenica
d'agosto
la voce del cuore
che vuole disperatamente ragione.
Cercate la certa sapienza
della predisposizione a toccare la realtà,
non solo la fantasia.
Paura e desiderio
è il puro vestito di ogni anima.
Non raccontate che non è il vostro lavoro,
cercate con mano forte
l'approssimazione al bene,
che mai può essere una scienza del nulla.
Tornate a casa da qualsiasi direzione
e cercate quell'occasione dimenticata
che vi portava la domenica
a leggere la grandiosa bellezza oscura
della vostra enigmatica vita.
Il bene è sempre lì che trova rifugio.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO