Dopo l'arresto, la finta esecuzione e la deportazione in Siberia nel 1849 per aver semplicemente letto una lettera di Bielinskij a Gogol nel circolo politico letterario di Petrascevskij, Dostoevskij scontò 4 duri anni di lavori forzati all'ergastolo in una fortezza di frontiera e poi arruolato a forza come soldato semplice di fanteria per altri 4 anni (lui che già era stato ufficiale ingegnere a vent'anni) nella piazzaforte siberiana di Semipalatinsk. Là dopo anni di forzata inattività Dostoevskij ricominciò a scrivere, appunto "IL VILLAGGIO DI STEPANCIKOVO" e "IL SOGNO DELLO ZIO". Si sposò nel frattempo con una vedova cinica e opportunista, oltre che parecchio cattiva, Maria Issaeva, con figlio a carico, Pascia, che Dostoevskij manterrà poi per tutta la vita.
Dostoevskij con questi romanzi siberiani riprende confidenza con la parola scritta e il suo genio creatore. Sono romanzi umoristici, di studio, di chiara impronta di scuola gogoliana, com'era comune in quei tempi. Ma queste prove lo metteranno immediatamente in condizione di puntare, dopo le successive "MEMORIE DALLA CASA DEI MORTI", ai suoi inarrivabili capolavori.
Quando Dostoevskij scriveva questi romanzi la moglie Issaeva gli diceva: "Ma che scrivi a fare queste scempiaggini? A che ti servono? Non ti accorgi che come scrittore sei un fallito?"
Dostoevskij sopportava in nome del suo amore, facendosi forte solo in se stesso.
Poi Dostoevskij, aiutato dallo Zar Alessandro II in persona, che era un suo segreto ammiratore, riuscì a ottenere il permesso di rientrare in Russia, ma non di risiedere nelle due Capitali, cioè nè a Mosca nè a Pietroburgo (divieto revocato dopo appena un anno).
E così partirono, e in quella partenza dalla Siberia era il motivo reale del matrimonio con Dostoevskij da parte della Issaeva, senza di lui non sarebbe mai riuscita a scappare da quelle lande sperdute e desolate che erano la Siberia.
E dietro la loro carrozza ne seguiva un'altra, sempre pagata da Dostoevskij, con il giovane amante di lei dentro.
In una tappa di quell'assurdo e allucinante viaggio Dostoevskij ebbe la sua prima crisi di epilessia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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