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sabato 10 gennaio 2015

RIMBAUD Una stagione all'inferno ACQUAVIVA

L'IMPOSSIBILE
Ah! Quella vita della mia infanzia, la via maestra in ogni tempo, sobrio in maniera sovrannaturale, più disinteressato del migliore dei mendicanti, fiero di non avere né paese, né amici, che sciocchezza erano. - E me ne accorgo soltanto!
Ho ragione di disprezzare quei brav'uomini che non perdono occasione di una carezza, parassiti della pulizia e della salute delle nostre donne, oggi che loro sono così poco d'accordo con noi.
Ho ragione di tutti i miei sdegni: per questo io me ne evado!
Io me ne evado!
Mi spiego.
Ieri ancora sospiravo: "Cielo! Ma ne siamo proprio assai di dannati quaggiù! Io ne ho passato già del tempo in loro compagnia! Li conosco tutti. Ci riconosciamo sempre, ci disgustiamo l'uno con l'altro. La carità ci è sconosciuta. Ma siamo cortesi, le nostre relazioni con il mondo sono corrette". C'è da stupirsene? Il mondo! I mercanti, gli ingenui! - Noi non siamo disonorati. - Ma gli eletti, come ci riceverebbero? Ora c'è gente arcigna e gaia, falsi eletti, se per accostarli ci occorrono audacia e umiltà. Sono i soli eletti. Ma non sono benedicenti!
Essendomi ritrovato due soldi di ragione, - passa presto - mi accorgo che il mio malessere proviene dal non essermi figurato abbastanza in tempo che siamo in Occidente. Le paludi occidentali! Non che io creda alla luce alterata, alla forma estenuata, al movimento turbato... Bene! ecco che il mio spirito vuole a ogni costo caricarsi di tutti i crudeli sviluppi che subì lo spirito dalla fine dell'Oriente in poi... Ne ha voglia, il mio spirito!
... I miei due soldi di ragione sono finiti - Lo spirito è autorità, vuole che io sia in Occidente. Bisognerebbe farlo tacere per concludere come volevo.
... ... ...
ARTHUR RIMBAUD

on www.books.google.com

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