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mercoledì 9 novembre 2016
IL DUOMO
sei caro a tutti, Duomo mio,
a ricchi e poveri, a arruffoni e sfaccendati,
a tristi e allegri, a furfanti e santi.
sei una montagna di fiori di marmo
che chiama tutte le api fin dai luoghi più lontani,
sei la pineta di statue fiorita
che chiama il sole e chiama la pioggia,
e con tutti i tempi sempre splendi, Duomo mio,
e quanto t'amano mai nessuno osa dirlo,
hai in te Dio, gli uomini e l'amore migliore,
sei bello di giorno nel pandemonio degli affari quotidiani
sei bello di notte nel silenzio del firmamento di tutte le stelle,
non sei di nessuno perché sei di tutti,
brilli, brilli di bellezza e passione,
nessuno ti può dire mai
quanto ti ama Milano e l'Italia intera...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
venerdì 14 ottobre 2016
IL DUOMO
IL DUOMO
a ogni sera che passa rimane sul campo un fiore,
un fiore ricchissimo e unico,
che vengono da tutto il mondo le genti
a guardarselo con grande meraviglia,
è un fiore di marmo che rimanda alla vita,
alla vita di tutti noi
che campiamo di una voglia infinita,
e là c'è pure davanti una gran teatro di umana allegria,
di triste povertà,
il calendario lacero dei poeti,
che passano tutti i giorni a rimirarlo
senza sapere mai se portargli un po' di terra
o lasciargli vicino una lunga poesia.
il Duomo è davvero un fiore infinito
che rimanda alla meraviglia della vita,
alla vita di tutti noi
che campiamo così piccini
sulla misera piastrella
della nostra tetra superbia.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
martedì 21 luglio 2015
IL POETA DI MILANO SOTTO IL DUOMO
il poeta di milano se ne va sempre lì, sotto il Duomo,
perché sempre ha bisogno di vedere i miracoli
e insinuarsi nella fantasia di una preghiera.
in città non ne costruiscono più cattedrali,
solo tetri palazzi dove vanno a rintanarsi le belve del soldo,
gente senza più Dio né un misero pensiero di compassione,
l'empio bastona pure la luce se per caso va
alla casupola sbagliata.
la città è stanca e se ne va quasi in rovina nella sua esile anima,
se non fosse per gli alberi che ridono nel mattino
e la bellezza di questa montagna di marmo di libri
che splende perenne
qualsiasi tempo faccia,
qualsiasi mangiatore di focolari
venga a far bivacco nei dintorni
col dente aguzzo del suo potentissimo affaruccio.
GDA
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