"Ottimo scrittore, ottimo filosofo, ottimo cittadino di una strana città di nome Utopia, vive nell'ombra dei suoi 1.ooo romanzi senza sperare un clamoroso successo...
Un uomo che vive in una Russia lontanissima, un umile Tolsoj italiano, un giovane patriarca, con mille anime al suo seguito che non ha mai comandato.
Vive in un limbo pieno di spettri vivacissimi e grandiosi. Pur avendo una massa sterminata di nostri fantasmi nella sua testa non è mai diventato un paranoico.
Anzi Angelillo è un contadino che cura con amore e passione la terra della sua arte in una metropoli assatanata, tra demonii e mascalzoni di tutte le specie.
I ciliegi e i mandorli in fiore delle sue opere sono un miracolo del suo cuore insonne, amici angeli sottobanco gli passano poi il salario del Poeta:
l'Amore che mai smette di sognare il Paradiso. "
Alda Merini
Guai, gioie e avventure di un docente di Filosofia nella disastrata scuola secondaria di oggi.
Sogni e perfidie di un'Italia maldestra che sembra sempre fuggire da se stessa.
(illustrato con aquerelli a colori)
Una recensione Highway5:
Scheda di lettura di “Il professore di filosofia” di Giuseppe D’Ambrosio Angelillo, casa editrice Acquaviva, Milano, 2007
Se pensate che Giuseppe D’Ambrosio, alias Joseph K., “il monaco metropolitano con la paranoia per la filosofia”, con la scusa magari dell’autobiografia incominci a girare intorno al suo ombelico, be’ scordatevelo!
Qui si gioca il tutto per tutto e sempre a poste alte, sul filo dell’autoironia e la matassa si dipana senza il pericolo che si avvolga mai troppo su se stessa.
E così mettiamoci pure alle calcagna di questo professore di filosofia che si aggira come un semiclandestino, non solo nei quartieri di una Milano stravolta e irrequieta dove una signora per bene non si avventurerebbe mai, ma anche nelle sue incursioni all’interno delle vite marginali in cui s’imbatte dove non c’è mai squallore ma inaspettatamente luci e botti da Luna Park.
Amico lettore: è roba dura, testarda, è puro hardgroove e funk sparati in pista, a tutto volume, e – parola mia – qui nessuno muore soffocato dalla noia!
Giuseppe D’Ambrosio appartiene a pieno titolo a quella “generazione di furtivi” per cui un conto è il sentiero stabilito e un conto è quello destinato e potete scommetterci che è anche uno di quelli che – come direbbe Jack Kerouak – non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano…e cosa c’è di meglio in mezzo a tante mezze ombre?
L’intreccio della poco credibile carriera scolastica di questo insegnante che non studia ma sogna e per cui è proprio il sogno la vera e autentica filosofia è un plot davvero indiavolato dall’incontro con Falco Nero, il preside provocatore scolpito nella pietra che lo vuole morto ma viene rimandato all’inferno, fino al memorabile téte-à-téte con Lucifero in persona.
Ah, dimenticavo, le succose e parecchio sexy donnine da queste parti non mancano mai…
Con un libro così siamo in ballo e dobbiamo ballare fino in fondo, fino all’amen di questo iperbolico magnificat alla libertà che va sempre conquistata fosse anche nei termini estremi per cui per D’Ambrosio “l’uomo coraggioso è per strada a chiedere l’elemosina mentre il vigliacco è sulla poltrona di velluto rosso”.
A questo punto, siate sinceri, l’avreste mai pensato che la filosofia è un animale notturno? Lo avreste mai neanche lontanamente sospettato o vi avrebbe solo minimamente sfiorato l’idea? Per questo, leggendo lo straordinario e inaspettato romanzo di D’Ambrosio comincerete a capirne fino in fondo il perché, ma soprattutto capirete che – come direbbe Henry Miller – qui la vita ha sempre l’ultima parola.
Vi assicuro che è raro trovare uno scrittore così “contro”, nella fattispecie, contro tutti i sistemi, nessuno escluso e poi che sappia fare così il clown cucendo e ricucendo tante scene miste a sogni e fantasie a volte esilaranti a volte dolorose e tese come un pugno allo stomaco e sapendo alla fine mixare il tutto per sintonizzarsi sulla frequenza dell’uomo della strada.
Giuseppe D’Ambrosio non si smentisce mai, la sua è una ricerca costante, martellante della deriva attraverso quella di ogni personaggio e di ogni atmosfera, ci invita pagina dopo pagina a mescolarci all’incessante fluire, al movimento del suo pensiero senza fermarci a confrontare, analizzare o possedere, ci spinge a scorrere senza tregua attratti come da una calamita.
Ma penso che a questo punto siate pronti a capire la differenza tra i libri che sono buoni solo ad appannare gli occhi e quelli che servono a pulire, e bene, le vostre lenti, allora se così stanno le cose vuol dire che è venuto anche per voi il momento dell’incontro con questo meravigliosamente magnetico romanzo “out of everywhere” e con il suo imprevedibile autore: avete la mia parola, è una di quelle esperienze che ricorderete per un pezzo!
Maria Theresa Venezia
Se pensate che Giuseppe D’Ambrosio, alias Joseph K., “il monaco metropolitano con la paranoia per la filosofia”, con la scusa magari dell’autobiografia incominci a girare intorno al suo ombelico, be’ scordatevelo!
Qui si gioca il tutto per tutto e sempre a poste alte, sul filo dell’autoironia e la matassa si dipana senza il pericolo che si avvolga mai troppo su se stessa.
E così mettiamoci pure alle calcagna di questo professore di filosofia che si aggira come un semiclandestino, non solo nei quartieri di una Milano stravolta e irrequieta dove una signora per bene non si avventurerebbe mai, ma anche nelle sue incursioni all’interno delle vite marginali in cui s’imbatte dove non c’è mai squallore ma inaspettatamente luci e botti da Luna Park.
Amico lettore: è roba dura, testarda, è puro hardgroove e funk sparati in pista, a tutto volume, e – parola mia – qui nessuno muore soffocato dalla noia!
Giuseppe D’Ambrosio appartiene a pieno titolo a quella “generazione di furtivi” per cui un conto è il sentiero stabilito e un conto è quello destinato e potete scommetterci che è anche uno di quelli che – come direbbe Jack Kerouak – non sbadigliano mai e non dicono mai un luogo comune, ma bruciano, bruciano, bruciano…e cosa c’è di meglio in mezzo a tante mezze ombre?
L’intreccio della poco credibile carriera scolastica di questo insegnante che non studia ma sogna e per cui è proprio il sogno la vera e autentica filosofia è un plot davvero indiavolato dall’incontro con Falco Nero, il preside provocatore scolpito nella pietra che lo vuole morto ma viene rimandato all’inferno, fino al memorabile téte-à-téte con Lucifero in persona.
Ah, dimenticavo, le succose e parecchio sexy donnine da queste parti non mancano mai…
Con un libro così siamo in ballo e dobbiamo ballare fino in fondo, fino all’amen di questo iperbolico magnificat alla libertà che va sempre conquistata fosse anche nei termini estremi per cui per D’Ambrosio “l’uomo coraggioso è per strada a chiedere l’elemosina mentre il vigliacco è sulla poltrona di velluto rosso”.
A questo punto, siate sinceri, l’avreste mai pensato che la filosofia è un animale notturno? Lo avreste mai neanche lontanamente sospettato o vi avrebbe solo minimamente sfiorato l’idea? Per questo, leggendo lo straordinario e inaspettato romanzo di D’Ambrosio comincerete a capirne fino in fondo il perché, ma soprattutto capirete che – come direbbe Henry Miller – qui la vita ha sempre l’ultima parola.
Vi assicuro che è raro trovare uno scrittore così “contro”, nella fattispecie, contro tutti i sistemi, nessuno escluso e poi che sappia fare così il clown cucendo e ricucendo tante scene miste a sogni e fantasie a volte esilaranti a volte dolorose e tese come un pugno allo stomaco e sapendo alla fine mixare il tutto per sintonizzarsi sulla frequenza dell’uomo della strada.
Giuseppe D’Ambrosio non si smentisce mai, la sua è una ricerca costante, martellante della deriva attraverso quella di ogni personaggio e di ogni atmosfera, ci invita pagina dopo pagina a mescolarci all’incessante fluire, al movimento del suo pensiero senza fermarci a confrontare, analizzare o possedere, ci spinge a scorrere senza tregua attratti come da una calamita.
Ma penso che a questo punto siate pronti a capire la differenza tra i libri che sono buoni solo ad appannare gli occhi e quelli che servono a pulire, e bene, le vostre lenti, allora se così stanno le cose vuol dire che è venuto anche per voi il momento dell’incontro con questo meravigliosamente magnetico romanzo “out of everywhere” e con il suo imprevedibile autore: avete la mia parola, è una di quelle esperienze che ricorderete per un pezzo!
Maria Theresa Venezia
"Libro severamente vietato ai professori di Filosofia,
"tranne uno o due, naturalmente.)"
Prof. Joseph K.
1 commento:
Ah! Adesso ho capito perché la copia de Il Professore di Filosofia alla Feltrinelli del Duomo era sparita! Se la fregò la signora Venezia per recensirlo!
Eh va beh, pazienza, prima o poi lo ritroverò (forse).
Sono il primo commentatore sul suo blog. Non si parla molto di lei, in giro, l'ho scoperta per caso.
Volevo solo dirle che la apprezzo.
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