La Poesia mi ha fatto prendere una volta un treno di nome Fantasia e da quel giorno non ne sono più sceso. Per paura di perderlo non ne sono più sceso e viaggio e continuo sempre a viaggiare. Tante città, tante storie, tanta gente. Tanto il mio paese me lo porto sempre nel cuore e di lì non s'è più mai mosso.
Si va sempre in giro sia di giorno che di notte (di notte però di più). Comunque i miei racconti son riuscito sempre a piazzarli.
"Un'altra risata, marinaio... un altro bozzetto, poi vattene pure verso il tuo infame destino..."
Quando tutti finalmente se ne vanno rimango da solo, di una balorda solitudine ghiacciata e son ben conciato.
Tutti allora che se ne corrono verso i fatti loro con quelle loro macchine lussuose e superveloci, verso il denaro, verso il perverso piacere...
"Alla prossima, D'Ambrosio, maledetto... Tre soldi te li abbiamo dati, lo sappiamo che te li farai bastare e anche avanzare, così non lamentarti mai eccessivamente, non ne hai il ben donde..."
"Ma che dite, cari amici... lo so che vi devo ringraziare, ma il culo per favore andate a farvelo leccare da qualche altra parte..."
"Alla malora... fatti pagare da altri fessi la prossima volta..."
"Sarà premura mia, non ve ne preoccupate... la Poesia è pure una gran brutta bestia a volte..."
"Addio... Addio... dannata lana..."
La Poesia ti fa cornuto con chicchesia in sovrappiù... I miei vecchi giornali, i miei ideali sott'aceto ma ancora proprio per questo ben forti...
Mi faccio un giro intorno con gli occhi stralunati e riprendo il viaggio...
In tasca la mia solita povertà, con me un ricordo già scassato... Solo come sempre...
E salto in groppa sul solito treno e m'avventuro...
Quante stazioni, quanti chilometri, quanti giri del mondo in mongolfiera.
L'andare ha il suo bel piacere anca lu...
Ma poi di solito mi ritrovo a casa nella mia bella Milanon Milanina... una dannata metropoli come me, con milioni di dannati come me, strepitosa davvero con i suoi viali sempre così incasinati, con le sue lune enormi illuminate e fuori di testa, con le sue case così imbottite di follia e di pasta scotta, le sue strade perennemente intasate di incubi e frenesie... Così tanti sperduti, così tanti ordinati allo stesso tempo...
La metropoli che non dorme mai, lo sguardo in continua allucinazione... Folli in disuso, allegroni, mezzi ubriachi...
Il treno arriva e ancora una volta si scende. In piena notte, in piena silenziosa sempreviva Poesia...
Il mattino s'avvicina a passi svelti... che pazzi coloro che decidono di scrivere e di amare le donne con questa assurda poesia...
Che pazzi gli uomini che leggono e che decidono di amare le donne soltanto a parole...
Mentre al contrario tutt'intorno la lussuria vortica senza mai fermarsi... alle scarne lampade dei veri scrittori della vita vera, coloro che davvero la vivono, fottendosene altamente di tutti gli altri...
Intanto gli onesti dormono lasciando agli altri tutti i pesci e le pescioline dello stagno e dell'acquario...
I poeti d'altronde sono davvero come quegli ubriaconi che s'abbracciano a un lampione e l'amano alla follia credendolo una bellissima signorina, così bella da passarci tutta la notte aggrappati al suo cuore così freddo...
Agli incroci, nelle piazze vanno poi radunandosi tutti gli imbrattacarte e si fanno un giaciglio con le loro cartacce e là s'addormentano recitandosele l'uno con l'altro, al mattino arrivano gli spazzini, li svegliano malamente prendendoli a calci nel culo, e ramazzano finalmente le infide prose e la malnata poesia nei bidoni della spazzatura.
"Andate a casa, vagabondi, andate a scaldarvi il culo alla stazione... Maledetti barboni scansafatiche, a chi volete prendere per il culo con questi arzigogolati cartoni..."
Gli spazzini del comune al mattino sono i più severi e intrasigenti critici letterari di questo mondo...
Ma il treno della Fantasia è ancora là, sul binario di partenza, il Poeti ci saltano su e riprendono il loro folle viaggio...
E io con loro perchè sempre così mi ha detto il cuore...
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
http://www.libriacquaviva.org/
http://www.books.google.com/
(foto di Giuseppe D'Ambrosio Angelillo a 18 anni, estate 1974,
poco prima di partire per l'Accademia Aeronautica (vedi "IL MEDIANO NELLA BIRRA")
negli anni dei suoi primi romanzi...)
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