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lunedì 14 dicembre 2015

NATALE AD ACQUAVIVA poesia di giuseppe d'ambrosio angelillo

NATALE AD ACQUAVIVA

Rallenta il treno, dopo la larga curva,
arrivando da Sannicandro,
ed eccolo lì all'improvviso il mio caro paese di contadini,
fitto di campanili e antiche mura.
E' adagiato su una lieve collina,
ti abbraccia subito con la sua calda natura.
Acquaviva. E' pure la vigilia di Natale.
Come ricordano tutto i miei molteplici pensieri.
E' sempre lì la stessa campagna,
gli ulivi, le vigne, i mandorleti spogli, gli orti verdissimi.
Son sempre lì le stesse facce, i cari anni,
le scuole, i compagni sempre allegri,
i campi dalle zolle nere,
i contadini sempre a faticare tra le terre e gli alberi.
E' freddo, c'è un'aria di neve che chissà da dove viene.
E' anche qui nei paraggi Gesù Bambino
che vuole aprire il suo Paradiso a tutti gli uomini fratelli.
Di notte qui il cielo stellato è così polveroso di mondi
che la terra quasi la santifica.
Gli angeli poveri vestiti solo di magnifiche ali bianche,
che bussano alle finestre
a annunciare la neve per la mezzanotte benedetta.
Volteggiano piano i ricordi innumerevoli,
le strade e le stradine spoglie,
le povere porte del paese vecchio,
Vive sempre così il paese,
nella sua cappa di cristallo multicolore,
un po' grigio, un po' verde, un po' bianchissimo.
La sua storia calda come il camino
nelle case ghiacciate dei contadini.
Un paese che è sempre un ragazzo,
un po' monello, un po' ingenuo,
un po' credulone a tutte le razze di favole,
come al solito.
Così bello nell'anima di tutti i paesani spersi
per il mondo
che lo amano così forte, così profondamente.
Passarono di qui una volta
anche gli antichi guerrieri Spartani, a fondare un loro avamposto,
i coraggiosi Normanni,
i Francesi rivoluzionari.
Sono antichissime le nostre contrade, e fierissime
e orgogliose di se stesse.
E' di queste parti pure Pinocchio,
che dice bugie e gli cresce il naso,
ma solo per credere meglio alla sua bellissima fata turchina.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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