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domenica 20 dicembre 2015

DA UNA TRINCEA DI PERIFERIA


DA UNA TRINCEA DI PERIFERIA

con la febbre addosso
e la tosse nel cuore
bevo the e mangio arance,
i cartoni animati da qualche parte
ad andare avanti senza di me a Piazza del Duomo.
io sono quello che la gente piace guardare
al bordo della musica venuta su alla buona,
vendessi almeno un centimetro della mia fronte
alla loro scassata fortuna,
si svegliassero almeno loro abbassando di una tacca soltanto
il volume del loro citofono lasciato acceso.

abbiamo tutti una età così diversa
che davvero è difficile farsi notare l'uno con l'altro
se non per le scarpe rosse
un chiodo nella guancia
o i capelli colorati di verde.
ci teniamo così tanto a farci notare l'uno con l'altro
anche se non abbiamo proprio niente da dirci l'uno con l'altro.

l'è proprio una brutta rogna la povertà
quando nemmeno lo sguardo capiamo dell'altro
né la pena vogliamo condividere.
adesso tocca a me
svernare la febbre del freddo
accanto al termosifone del comune
e recitare al bene almeno una preghiera.
di sotto sparano i primi petardi di Natale
a via Palmieri
e la gioia dei ragazzi dà così fastidio al vicinato
che qualcuno chiama nientemeno la polizia.

adesso tocca ai ragazzi
tirare botti dietro ai carrellini della spesa
e lanciare barattoli vuoti
alle finestre chiuse.

sono maleducati dicono,
ma nel nostro paese
si vendono trattori ai delinquenti stranieri,
gli vendiamo il vino migliore a tutto il mondo pure.
ci teniamo così tanto all'allegria estera piuttosto che alla nostra,
noi ci siamo dimenticati però
chi è il padrone della bottega dei desideri
e la direzione della buona fortuna
la cerchiamo solo nell'oroscopo di giornata.

un giorno tutto questo sarà storia
che non avrà voglia di leggere nessuno.
per adesso c'è solo un grande silenzio con qualche botto,
per fortuna c'è una banda di ragazzi
che si burla di tutti
e scherza tra le luci di Natale.

io con un grosso maglione
buttato sulle spalle
tossisco
e sorrido di me stesso
che mi credo chissà chi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO


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