Dopo Natale, appena il giorno dopo, a Santo Stefano, arriva una grande tristezza. Ti è subito chiaro che la tua bontà non è bastata, che il malvagio, già il giorno dopo, ha di nuovo subito prevalso, e senza andare troppo lontano, proprio là vicino a te, nella tua famiglia. Che tutto il mondo è ritornato tale e quale a com'era prima, che non è cambiato proprio niente. Gesù Bambino è nato, e i pastori son tornati a casa loro, son tornati a casa loro pure i Re Magi. Che sono tornati a fare i prepotenti i re e i ricconi. Che la pistola ha sparato pure il giorno di Natale, senza pietà. Che Dio è tornato di marmo e dall'altra parte dell'altare della chiesa. Che il mostro invisibile è di nuovo tornato a colpire nell'ombra. Che la pace e il sorriso son durati un secondo. Gli uomini son tornati tutti sordi e ciechi a rubare e a sputare sul loro prossimo. Nemmeno il tempo di digerire il pranzo imbottatrippe, gravido di oche, polli, pesci e maiali. La panza non ha avuto nemmeno il tempo di svuotarsi che l'anima e i suoi buoni propositi son tornati sulla piazza, sul bancone della contrattazione, a vendersi e a offrirsi al miglior offerente. Il cuore s'è abboffato troppo di bontà per un solo giorno di pace, appena dopo è tornato di pietra e a non aver pietà nemmeno di se stesso. Il troppo amore di Natale rischia di far schiattare tutti se continua il giorno dopo, è mille volte più facile per l'uomo fare il servo di mammona, che essere liberi nella buona novella della nascita di Gesù.
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d'ambrosio angelillo
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