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domenica 23 agosto 2015

GESU' IN CIELO

   GESU' IN CIELO

   Me ne stavo affranto a guardare di prima mattina, appena sveglio, il cielo nuvoloso dalla mia stanza all'ultimo piano del mio quartiere di estrema periferia di Milano, quando tra le nuvole mi appare un viso familiare.
   "Può essere?", mi chiedo.
   Guardo meglio e mi accorgo che è proprio lui. Gesù, Gesù della Sacra Sindone.
   E' velato, non immediatamente riconoscibile ma a una più piena attenzione è davvero proprio lui.
   Lo guardo, mi aspetto che dica qualcosa, ma non mi dice proprio niente.
   Allora io gli dico:
   "Gesù, eccoti lì. Te ne stai in cielo, alla destra del Padre, tutto tranquillo. Anche se devo riconoscere che ne hai passati di guai quando eri pure tu quaggiù".
   E allora ecco lui che mi dice:
   "Che c'è, figlio? Sei triste e disperato perché non hai niente? Guarda che nessuno a questo mondo possiede niente. Si vive tutti come su un ponte, il ponte che va dal nulla al tutto, il ponte che va dalla polvere a Dio, sia sempre benedetto il suo Nome. Si vive tutti senza niente a questo mondo, cos'ha l'uccellino sul tetto quando si sveglia al mattino, cos'ha all'alba il fiore sul prato? Credi forse a quel che dicono i presunti ricchi, i cosiddetti benestanti? Cosa si portano con loro quando muoiono? Niente, forse neanche la loro stessa anima. Credi forse a Mammona piuttosto che a me?", dice finalmente lui.
   E lì tra le nuvole lo vedo che sorride. E anch'io sorrido con lui, perché tra le nuvole, chissà da dove, da un punto nascosto d'oriente, proprio in quel momento, occhieggia sornione, non visto, di nuovo il sole.
   Continuo a guardare il cielo e piano il Sacro Volto svanisce.
    ...
   Ho detto ultimamente a un sacerdote di Milano, uno studioso delle Sacre Scritture, che ogni tanto vedo Gesù e dal suo sguardo perplesso ho capito che mi ha preso per un pazzo.
   Ma io sono convinto che tutti lo possono vedere, guardando attentamente un mattone del pavimento, un cielo nuvoloso, una notte stellata. L'acqua che scroscia  nel lavandino quotidiano della vita di tutti noi. E mi fa estrema meraviglia che nessuno mai ne parli.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO

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