CAPELLO,
L'ALLENATORE DELLA NAZIONALE RUSSA
(Sulla partita Belgio - Russia)
C'era una volta un allenatore con un gran cappello a cilindro, era molto intelligente e la sua intelligenza gli donava pure una grande serenità.
Era uno dei migliori allenatori di calcio nel mondo. E per
questo si trovava in Brasile pure lui per giocare a scacchi con il destino,
bersi un’aranciata e burlarsi degli inglesi anche lui, che li conosceva così
bene.
Questa volta allenava la Russia e aveva
scelto per loro la maglia azzurra, il catenaccio e il contropiede. Dopotutto l’Italia
ne aveva vinti parecchi con questa formula di cabala perché no pure i seguaci
di Gogol e Dostoevskij? Il fatto era che anche la maglia bianca andava bene, e
quella rossa e quella color nulla. L’importante era arrivare all’ottavo bar e
lì pagarsi il gas per un altro decennio.
Dopotutto un artista è un artista e a
braccia conserte fa sempre un figurone. Commerciare in sogni era la sua
specialità e gli era andata bene perché finalmente allenava la nazionale
pratica di grandi utopie. Le chiese stavano pure in Brasile, come pure i poveri
e le teste matte. Poteva venire pure bene.
Comunque Capello è un allenatore di calcio
che non confida a nessuno i suoi segreti, i suoi pensieri e le sue filosofie milanesi. Bulgakov compreso.
In camicia e cravatta ha cambiato un terzino mentre stavano per
tirare una cometa. Palo, gol e detronizzazione. Ma la bellezza russa è su un
trono d’oro, non s’impressiona mica per una partita persa.
A Mosca dopo una vodka e un cetriolo è
passato già tutto. Il tramonto sfolgora rosso fuoco su una calma imperiale.
Il Belgio ha passato il turno e il suo re
pure ha festeggiato. Le massicce flotte di Tolstoj e Dostoevskij non hanno mica
levato l’ancora, i loro marinai sono andati al ristorante di tutti i ristoranti
rivieraschi del Brasile, a mangiarsi un buon caviale, e bersi un buon
champagne.
Capello s’è rimessa la giacca, s’è aggiustato
gli occhiali e ha detto:
“Sarà per la prossima volta, ma oggi non me
la sentivo proprio di far entrare a giocare il diavolo”.
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