ROBERTO
BAGGIO TIRA IL CALCIO DI RIGORE
A NEW YORK
I pensieri degli uomini se ne vanno sempre
all’aria come i coriandoli a carnevale. Non c’è filo logico, né raziocinio.
L’apparenza inganna, i pensieri sono mille fogli di giornali stracciati e
ristracciati centinaia e centinaia di migliaia di volte della centomila forbici del cervello degli uomini e buttati poi
per aria come coriandoli per dare una parvenza di senso a questo assurdo pallone
che vola per aria che chiamano mondo.
Io pure sono un coriandolo di carnevale con
una moneta d’oro d’antica nobiltà greca in tasca e la faccia con un naso rosso
a peperone della bassa plebe metropolitana milanese. In campagna faccio il
conte in mezzo ai buzzurri contadini e in città faccio il poeta vagabondo un
po’pezzente, là mangio bistecche e lasagne qui invece mangio schiaffi
sopraffini e calci in culo. La doppia vita di qualsiasi uomo sbruffone e
sguattero allo stesso tempo.
Il miglior carnevale poi è del Brasile ed è
per questo che loro sono i più forti pure a tirare a pallone. Buon mondo non
mente mai, e i pazzi e le puttane neppure.
Bandiera verde e oro e a giocare a calcio
loro volano come angeli, bestemmiano come demoni, e non fanno mai male a
nessuno come tutti i cavalli purosangue. Cavalli ho detto e non deputati del
parlamento della repubblica delle banane. Parliamo tanto per parlare, e così
neanche come proprietari stranieri di supermercati di pasta e mortadella
falsificati.
Quando Roberto Baggio sbaglia il rigore
alla fine della partita della finale del campionato del mondo a New York di
sicuro pensa al coriandolo del carnevale
nel Brasile del suo pensiero più segreto e così si butta all’aria pure
lui, come il pallone, come l’angelo e come il demonio. Il quadro, come tutti
sanno, è istruttivo e genialmente vero a un tempo, solo che agli italiani viene meno il respiro ai brasiliani invece si
mettono a eruttare contemporaneamente tutti i vulcani della loro allegria.
“Baggio, campione, ma chi t’ha tirato il
codino all’ultimo momento per farti sbagliare il calcio di rigore?Minchia,
l’hai sparato al cielo il pallone!”
Fu macumba, jella o puro destino non fa mai
dato di sapere.
Roberto Baggio ha un tiro leonardesco di
pieno Rinascimento, ha vinto oro su tutti i campi del mondo, incenso e mirra in
tutte le finali. Ma se l’avversario è il fato, non ti resta che toglierti il
cappello e passare a altro.
Roberto Baggio batte i rigori pure con il
solo alluce del piede destro e con il dito mignolo del piede sinistro. Ma
quando la necessità si presenta davanti al tuo cospetto, tu semplicemente
compri il biglietto del tram e te ne vai in un altro quartiere. Il carnevale è
il carnevale, qualunque sia il pensiero che ti opprime la mente.
“Ma che minchia?Hai sbagliato proprio quel
rigore?”
“Signori, un po’ di rispetto per favore. E’
Roberto Baggio, il campione 7000 volte cannoniere nazionale. Se non fosse stato
per lui l’Italia neanche avrebbe attraccato il pattino a Brokkolino!”
“E l’allenatore? Quell’altro minchione, non
lo poteva levare all’ultimo minuto?”
“Signori, per carità! Qui è dei migliori
artisti del mondo che si parla!”
“Sì, quello che vuoi, ma che ti sbagliano
però l’ultimo rigore della finale del campionato del mondo di calcio! Giocato a
New York poi!”
Roberto Baggio, campione, è stato allievo di
Leonardo a Santa Maria delle Grazie, scrivano
amanuense alla Pinacoteca di
Venezia, caramellaio rinomato alla Galleria degli Uffizi di Firenze. Che dire?
E’ più famoso all’estero che in patria. E che Patria! Eò, eò, eò!”
Quegli altri, Del Piero della Francesca,
lui lo segnò il rigore alla finale del campionato del mondo di calcio e diventò
campione mondiale, quello studiava filosofia zen, giapponese antico, e
sanscrito medioevale. Lui era più furbo e quindi meno fragile. Tirava rigori
con un solo tacchetto della sua scarpa lui. E poi non credeva né alla macumba,
né alla jella, né al destino.
Ma
Roberto Baggio, campione mondiale a suo modo pure lui, si era fermato a
Buddha, suo consigliere di fiducia, non era andato tanto avanti nello studio
delle follie dei venti di mare e dei monaci samurai.
“Ma cazzo ha sbagliato il rigore!
Maledizione!”
“Che ci vuoi fare? Così è la vita, diceva
mia zia Maria di Muzio, contadina che di cose della terra se ne intendeva”.
Quando Roberto Baggio, campione, si mette a
volare per il campo, ancora si crede un coriandolo di Brasile che ha sbagliato
carnevale e si mette a pensare ancora triste.
“Le
donne vanno poco allo stadio ma quelle che ci vanno si innamorano tutte del
centravanti di sfondamento, massimo del mediano di spinta. I venditori di birra
e di caffè se ne fregano, loro pensano solo a incassare bene e se qualcuno
torna a casa ubriaco o supereccitato non se ne interessano per niente. Il
calcio lo guardano tutti, ricchi e poveri, perché tutti ci hanno un’anima per
gridare: GOL! Qualcosa questo vorrà dire, e allora pensa pure che si può essere
tutti felici e fratelli anche fuori dallo stadio, ma la mia è solo un’utopia di
un fuori di mattone”.
“Ciao, ubriaconi!”
L’arte del pensiero, o del filosofare, come
ben dicono i tedeschi, è fatta oltre che di carnevale, di voli, e di fratelli
minori sia di angeli che di diavoli. Non dovrei dirlo ma per il pensiero scoppiano pure delle guerre, e
così pure per il calcio, tante, troppe, forse davvero numerosissime.
Il diavolo dopotutto vive in ogni città, e
non dovrei dire neanche questo,, anche in ogni uomo. Così il virus dell’odio
scatena epidemie un po’ per ogni dove. Le penne cascano a terra, i quaderni si bruciano,
e i calciatori partono all’attacco, per fortuna portando un po’ di calma
proprio per questo.
Credo di averlo detto altre volte che i
ragazzini non pensano manco di striscio
alla pensione, loro vogliono giocare sempre, accada quel che accada.
Tanto gli isterici rimangono sempre isterici, e con quelli c’è poco da quagliare.
Solo voglio dire che quando Roberto Baggio,
campione, tirerà un altro calcio di rigore in un’altra finale del campionato
del mondo di calcio, non lo sbaglierà nemmeno per sbaglio. Un campione merita
fiducia, soprattutto per il futuro, che al passato è sempre meglio metterci una
pietra sopra.
Io per conto mio gioco a calcio nella
squadra della mia coscienza e a modo mio anch’io ogni tanto faccio un
campionato del mondo di poesia, e confesso che mica segno tutti i calci di
rigore che mi chiamano a tirare. Anzi più filosoficamente non li tiro proprio,
cancello proprio la porta e perfino la
squadra avversaria, gioco per conto mio e chi s’è visto s’è visto. Le donne
d’altronde non mi hanno mai seguito troppo lungo i sentieri della mia personale
follia. Gli uomini invece prendono quello che gli serve e poi spariscono nel
nulla pure loro.
Ma il pane lo devo comprare e pure la
mortadella, i miei giocatori sono molto esigenti e io ci tengo a non deluderli
mai. Son fatto così, illuso a vita, e
mai e poi mai disilluso, accada quel che accada pure qui.
“Ehi, amico, non toglierti i parastinchi né
il paraballe, la partita non è mica finita!”
Nell’arte del pensiero mi son ricondotto
pure io, mi butto a pesce in ogni carnevale e getto all’aria in tutta allegria
tutti questi miei pensieri di matto, quasi fossi sempre anch’io nella bella
piazza della più bella città del Brasile.
Roberto Baggio, campione, lo dice lo stesso
nome, è un campione, e anche se ha sbagliato l’ultimo calcio di rigore in una
finale del campionato del mondo di calcio, rimane pur sempre un campione, forse
anche di più proprio per questo. Il destino ha i suoi capricci e la necessità
le sue tasse.
“Uhè, cambia il giocatore t’ho detto!”
“E perché?”
“Minchia, perché ha perso, cazzo!”
“Neanche per sogno, non ci penso nemmeno”.
“Allora beccati la sconfitta e porta a
casuccia. Fatti prendere in giro per tutta la vita e molto più in là ancora! Chi
sbaglia paga e con i cocci si taglia pure le mani!”
Roberto Baggio, campione, si prese il viso
tra le mani e piegò il capo. Forse si mise a pregare.
“Signori, avete ragione, ma avete pure torto
in tutto quel vostro aver ragione. Un campione è un campione, ed è felice e
ride anche quando sbaglia. Il gioco è fatto proprio così, perché è lo stesso
destino. Ogni uomo di questo mondo se è sincero lo può testimoniare”.
Il carnevale del mondo ci fa a tutti ricchi,
e questo nessuno capitalista lo capisce a dovere, perciò sono così cattivi che
non guardano mai nessuna partita del campionato del mondo di calcio, perché il
loro mestiere non ha patria né allegria. Ma il demonio dopotutto qualcuno lo
deve pur fare… Salvo disabitudine o
imprevisti.
Roberto Baggio, campione, il rigore della
vita non l’ha sbagliato perché ci ha fatto divertire a tutti a noi in Italia e
anche all’estero, e soprattutto in Brasile. Il carnevale è quel che è, il
pensiero pure, del destino meglio parlarne un’altra volta, quando saremo un po’
più ubriachi.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
da "LA PALLA E' TONDA" racconti, Acquaviva 2014
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