C'era una volta a Acquaviva un vecchio contadino che le pesanti fatiche nei campi gli avevano fatto venire una grossa gobba sulle spalle e per questo poi gli dicevano il Cimmoruto, u Cimmrut, cioè: il Gobbo.
In tarda età la gobba s'ingrandì e s'incurvò ancor più, e ecco allora le cattiverie e le burle di tutti, specialmente dei ragazzini, aumentarono in gran vertigine.
Tutti dietro a dire:
"Che sgorbio di uomo".
"Che persona informe".
"Che vecchio disgraziato".
E così il Cimmoruto imparò a rispondere a chi gli andava a riferire i gran pettegolezzi e le gran malignità che gli appioppavano sul suo conto per il suo così appariscente difetto fisico.
"Quanto pare brutto quel vecchio".
"Ma che se ne va in giro a fare? Non s'accorge quanto fa impressione?"
Queste le solite voci quando lui passava per andare a prendersi l'ultimo sole nei giardini d' in mezzo al largo di Piazza Garibaldi.
Una volta un suo amico gli disse:
"Quante te ne dicono alle spalle, compare mio. Ma davvero tante e di cattivissime".
"E che vuoi che faccia, amico mio? Mi metto tutto sul ciummo e vado avanti", rispondeva sempre così ormai il Cimmoruto, senza nemmeno un velo di malinconia, perchè forse ben sapeva come erano fatti gli uomini e di come erano composti.
Giuseppe D'Ambrosio Angelillo, Contadini e squattrinati, racconti
n.b. ciummo significa gobba
www.dambrosioangelillo.it
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