GENEROSO NATALE
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Oh, generoso Natale di sempre!
Un mitico bambino
che viene qui nel mondo
e allarga le braccia
per il nostro dolore.
Non crescere, bambino,
generoso poeta
che un giorno tutti chiameranno Gesù.
Per ora sei soltanto
un magico bambino
che ride della vita
e non sa mentire.
ALDA MERINI
Natale 2002
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I MIEI NATALI CON ALDA MERINI
E' fatale per me a Natale ricordarmi per tutto il giorno della mia cara amica Alda Merini. Erano anni su anni che il giorno della vigilia, appena finito di tenere la mia bancarella di libri dietro il Duomo o in piazza Cordusio, tornavo a casa, lasciavo il tavolo e la borsa dei libri e andavo da lei, nella sua casa sul Naviglio Grande. Guai a non andarci, o anche solo a insinuare la possibilità della grande stanchezza o dell'ora tarda e quindi di mancare all'appuntamento, lei non voleva sentire ragioni, bisognava andarci e basta. Arrivavo a casa sua più o meno verso le 9 di sera, quando per tutta la città ormai fervevano furiosi i preparativi della cena della Vigilia. Arrivavo e praticamente ero sempre l'ultimo amico che andava a darle gli auguri di Natale, per tutta la giornata era stata una processione incessante dei suoi amici, che erano davvero tantissimi, dei suoi collaboratori, dei suoi editori, grandi e piccoli, o piccolissimi, o semplici ammiratori. Trovavo la casa molto calda, e non per le stufe, che in casa di Alda in inverno erano sempre tante e sempre tenute al massimo, no, non era per la temperatura, seppure alta, era per l'atmosfera di festa e di allegria e di intensa umanità che si respirava, per tutta la gente sorridente e soddisfatta che era passata di là per quel giorno così particolare. E poi c'era lei, la Musa vivente della grandiosa e gloriosa e antica poesia italiana.
Alda subito mi riceveva tutta contenta e mi chiedeva come era andata la giornata, se aveva fatto troppo freddo, "Tu mi ricordi sempre la piccola fiammiferaia a pensarti lì, al freddo, a vendere i tuoi librini", mi diceva spesso. Poi chiedeva cosa le avevo portato in regalo, e tutta ansiosa e curiosa come una bambina, non vedeva l'ora di vedere quello che di solito portavo in una misera busta di plastica, perchè di preparare i pacchettini non avevo mai tempo. E allora le mostravo i 20 o 30 libri Acquaviva che di solito le portavo, più di tutti, prima che i suoi, che mi dettava da anni, era sempre il "Pinocchio" di Collodi quello che amava di più ricevere in dono, doni che poi lei ridonava ai nugoli dei suoi visitatori. "La pubblicità che ti faccio io con questi libri che dono non te la fa nessuno", mi diceva. Era vero, donava i miei libri e a ciascuno parlava un pò di me e di quella mia strana follia che mi aveva portato a diventare l'autoproduttore di me stesso, e in via fortunata anche di lei. Poi le portavo una Madonnina di ceramica comprata da vicino al Duomo, o qualche Madonnina di plastica piena di acqua santa, dono a lei sempre molto caro. Lei prendeva la Madonnina, la baciava e immancabilmente vedevo i suoi occhi bagnarsi di lacrime per un attimo, poi subito si riprendeva, e mi diceva: "Vai di là, guarda che c'è un cestino di dolci, prendilo". Io andavo di là, nel tinello, e vedevo il tavolo pieno di mazzi di rose, di libri suoi dei grandi editori, pacchi di viveri di tutte le qualità e misure, foto giganti sue, quadri, statue di santi, e tantissime altre cose belle e luccicanti, tutti doni per lei ricevuti durante l'arco della giornata dalla pletora davvero sterminata dei suoi visitatori.
Vedevo il pacco dei dolcetti e era un grosso pacco di almeno 4 o 5 chili di dolciumi di tutti i colori e di varie specialità.
"Alda, son troppi. Sei sicura che devo prenderli tutti io?", le chiedevo alzando la voce per farmi sentire fin da lei, rimasta in camera da letto.
E allora lei arrivava, ciabattando lesta come al solito, e tutta piena di energia.
"Sì. Sì. Prendi tutto tu. Io sono già troppo grassa. Non posso mangiare tutta questa roba, ne ho già mangiati tantissimi", diceva lei, e prendendo una grossa borsa di panno, conservata apposta per me, metteva dentro tutto il cesto dei dolci, poi prendeva alla rinfusa, come veniva, un grosso cotechino, una bottiglia di spumante, un babbo natale parlante e ballerino dei cinesi, torroncini, grosse cioccolate, e ficcava con foga tutto dentro la borsa.
"Prendi, prendi. Chi vuoi che si mangi tutta questa roba? Se ne mangio anche solo un quinto schiatto. Mi prendo un'indigestione tale che me ne vado diretta all'altro mondo", diceva lei e scoppiava a ridere.
Poi diceva: "Prendi una bottiglia di spumante e aprila. Brindiamo al Santo Natale prima che vai via".
Sul tavolo c'erano sempre almeno una decina di bottiglie di spumante di varie marche e qualità, tutte diverse l'una dall'altra, doni anche quelle di chissà quanti fedeli ammiratori, o ammiratrici.
Allora ne prendevo una e andavo di là e l'aprivo.
Lei si sdraiava sul letto, buttandosi di peso, e diceva:
"Ehi! Stai attento a non centrarmi la lampadina con il tappo!".
Io miravo a un angolo del soffitto e sparavo il tappo dove ero sicuro che non avrebbe fatto danni.
PAM!, e riempivo due bicchieri di cucina, lei si bagnava semplicemente le labbra, assaggiava soltanto. Poi mi diceva: "Bevi! Bevi tu ! Che oggi hai preso troppo freddo!".
Io bevevo di gusto e anche perchè avevo sete, sete che avevo represso per tutto il giorno. E mi rinfrancavo.
Poi ci davamo il Buon Natale, baciandoci sulle guance e infine mi diceva:
"Vai ora! Che è diventato troppo tardi! Vai e porta questi regali ai bambini. Più tardi telefonami, e dimmi se son piaciuti i dolci e i giocattoli ai bambini!"
Io mi scolavo il bicchiere di spumante e andavo.
"Ti telefono più tardi! Vai ora!", mi diceva e io finalmente andavo.
Tornavo a casa e portavo tutto ai miei.
"Da parte di nonna Alda", dicevo e i bambini erano davvero contentissimi.
Più tardi, verso mezzanotte, Alda telefonava sempre:
"Allora? Son piaciuti i regali ai bambini?"
"Sì, Alda, moltissimo".
"E i dolcetti?"
"Buonissimi".
"Beh, Buon Natale, Giuseppe".
"Buon Natale, Alda".
"Domani vengono le mie figlie. Speriamo bene. Ti telefono verso sera. Buona notte, Giuseppe".
"Buona notte, Alda".
Metteva giù. Di solito era sempre mezzanotte passata. E di fuori già scoppiavano a tutt'andare i botti dei monelli sotto il mio palazzo di quartiere popolare.
Il giorno dopo, a Natale, mi telefonava sempre sul tardi e mi raccontava come era andata la giornata, e mi chiedeva come l'avessi passata io, se era stato davvero un buon Natale.
... Oggi, il 25 dicembre 2010, me ne stavo di là, nella mia camera studio piena colma di libri e di manoscritti, e giornali e riviste, e guardavo con un sorriso una foto molto bella di Alda, una polaroid fatta da Giuliano Grittini, e mentre guardavo con malinconia, ma anche con dolcezza questa foto, alla radio, ascoltavo Radio Italia, hanno mandato in onda una canzone di Giovanni Nuti, fatta sui versi di Alda, "questo non è poesia", e io mi sono sentito come se Alda mi avesse mandato un messaggio, il giorno di Natale e proprio mentre stavo guardando una sua foto, una sua canzone m'è arrivata per radio, in mezzo alle canzoni di Natale, sue canzoni che mandano molto raramente. Io mi sono sentito come se Alda avesse voluto parlarmi e allora io, che per oggi non volevo accendere per niente il computer, sono venuto al mio tavolo di lavoro ho aperto il mio blog e ho scritto questo post.
BUON NATALE, CARISSIMA ALDA,
DOVUNQUE TU SIA!
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Giuseppe D'Ambrosio Angelillo
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(il libro "Gesù Bambino" di Alda è un vecchio libro Acquaviva, del dicembre 2002, ormai esaurito da tempo)
on google books:
1 commento:
La mia stima per Alda cresce giorno dopo giorno...leggendola qui, nei libri...o anche solo vedendola nei filmati di YouTube
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