"Alla spartogna, all'inganno, alla frode. Cari balordi miei, li leggete i giornali? Le vedete le televisioni? V'arrivano pure a voi i telegrammi sconci delle radio? Signori, qui l'enciclopedia del progresso si sta liquefacendo in un pantano di fango. Non so se mi spiego. Se non mi spiego abbastanza andate avanti voi, che non vedete a quattro palmi del vostro naso. Costruiscono fabbriche per mandare alla camera a gas intere città, promuovono la scienza politica per ingobbarsi a uffa il conticino fuori controllo dello stato, lo scheletro della facoltà di medicina dell'università se lo stanno spolpando da tempo una bella torma di cani. Della nostra pelle stanno facendo davvero la poltrona del satanasso imperatore di turno, non temono ritorsioni, l'inno della nazionale di calcio l'hanno blindato apposta. Non so se mi spego, altrimenti sgobbatevi voi la notte l'oracolo del telegiornale notturno. Signori, perfino una pietra della massicciata del binario fra poco sarà in grado di far fuori il treno della nazione. L'Italia l'hanno fatta gli artisti, non i bizantinismi di questi scapocchiati. Ormai si son venduti il nostro pellame alle ditte dei divani e le nostre ossa alle fabbriche del cibo per gatti. Siamo seri e diciamo la verità: la nostra eredità è ora il nulla. Sulle nostre fronti qualcuno ha marchiato a fuoco la scritta dei reietti: senza scampo. Ecco la questione!"
"Sicchè anche essendo un emerito poveraccio osate parlare di eredità, proprietà, addirittura di divani. Ma se non vi potete permettere nemmeno una sedia scalcagnata. Ma fatemi il favore! Voi volete pubblicare le vostre estrazioni catastali universali e invece non stampate che stronze poesie. Vergognatevi almeno!"
"E anche se fosse! Ebbene? Dove ti porta il tuo lungimirante discorso? La poesia per me è un destino, te non sai scrivere nemmeno la voce della carta igienica nell'elenco della spesa. I miei sono versacci, l'ammetto e ve lo condono. Ma la benzina non m'è ancora finita. Non ho scritto che una sola romanza: la mia fierezza di essere un uomo libero. Non sono Gogol, ma voi non siete nemmeno i liberali che fecero la rivoluzione in Perù".
"Ma che rivoluzione!?"
"Anche i pidocchi si son messi a fondare partiti oggigiorno e certo la legge non glielo vieta, ma non è vietata nemmeno l'imaginazione dell'artista che vede una bella Italia anche dove gli altri vedono la terra di Sodoma".
"Visionario!"
"Fantaccino!"
"Vattene a casa, clandestino!"
"Io sogno Dante!"
"Ecco: buon viaggio all'inferno allora, caro pezzente!"
"Grazie, e se permetti proseguirò il viaggio fino all'utopia del paradiso che è già qui... nel mio cuore".
"Pazzo!"
"Sia pure, ma son me stesso".
"E io no, idiota?"
"Te squallidamente sei solo quello che possiedi, null'altro".
"Mentecatto esaltato. E senza soldi che si vale a questo mondo?"
"E proprio quelli stanno per finire a tutti quanti, e allora vedremo chi meglio ballerà il gran ballo degli orsi".
"Nichilista"
"Il cuore è se stesso, e non fa mai il babbeo come il gran ladrone, in special modo quando è preso con le mani nel sacco".
"Che volete dire? M'accusate ora di qualcosa?"
...
giuseppe d'ambrosio angelillo
(30 OTTOBRE 1821, oggi il 191° anniversario della nascita di Dostoevskij)
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