mercoledì 3 giugno 2015
ESERCIZIO SPIRITUALE PER ANDARE
A INSEGNARE FILOSOFIA ALLA STATALE
mi alleno sempre per diventare professore di filosofia
alla Statale di Milano
anche se so benissimo che non mi chiameranno mai,
perché i filosofi devono sempre contorcersi
negli oscuri dolori della necessità
e un buono stipendio nuoce gravemente alla salute del genio.
nell'attesa mi faccio un bel bicchiere di campari bitter
e mi faccio dare un altro "alto là" di dubbia provenienza.
romanzi, raccontini, poesiole:
è questa l'allegra vita del pensatore oggigiorno,
un triste blues a piazza del cannone dietro il castello di Kafka
e i profeti scendono a frotte dal quartiere degli artisti
ormai retrocesso a quartiere di uccelli in gabbia.
e surrealismo, futurismo e imaginismo addio.
la vita colpisce basso
e poi ti manda a raccogliere la tristezza della luna
il cuore è forte
ma lo stomaco è più forte ancora,
non vi dico il papavero nel campo.
Dostoevskij è ancora là.
seduto a una panchina di una fortezza siberiana
conta i giorni che lo separano dalla libertà,
intanto mangia biscotti duri in compagnia di galeotti
e delinquenti.
anche lui lì fece una bella pratica di pensiero.
alle 5 di ogni giorno beveva un the fortissimo
e diventava sempre più imbattibile.
i confini dell'impero, i soldati di guardia ai valichi,
Pietroburgo, Mosca, Berlino, Londra, Firenze...
io me la cavo da me stesso, da me stesso
con un bicchier di vino,
una brocca d'acqua fresca,
un tozzo di pane,
un pomodoro,
la mia chitarra blues,
sono un soldato di nessun generale,
di nessuna armata,
nessuno mi manda baci dai marciapiedi della piazza.
son lì che strofino le mie pene,
le mie strane allegrie,
mi ricompongo,
punto sulla speranza
ogni giorno di più.
mi alleno per un campionato del mondo
che non vincerò mai,
ma mi alleno.
mi alleno in groppa a te, vita,
e il cavallo sono sempre io,
la corsa,
lo sguardo,
il sorriso.
che ci guadagno?
e che c'è da guadagnarci?
mi alleno.
anch'io sono seduto a una panchina di uno sciatto esilio italiano
e mi preparo con tranquillità alle 5 di ogni pomeriggio
il mio fortissimo the.
nessuno si fa sotto e tutti mi scansano,
chissà perché.
fortuna o non fortuna
il mio bicchiere non me lo faccio mancare.
ubriaco o sobrio,
nessuno si cura di me.
pazzo o sapiente,
è proprio lo stesso per tutti quanti.
mi alleno forte io per diventare professore di filosofia
alla Statale della vita,
non mi chiameranno mai a guidare i reggimenti,
non ci pensano neanche come son forte io a correre
sul mio astratto cavallo di Chagall.
e che? non so forse io nulla di Milano?
dei tram che vanno in periferia?
sulle rotelle dei poemi vado io a tutta birra come pochi,
sulle rive delle spiagge di Taranto
io corro come un leone che caccia la sua corona di stupida latta
io mi alleno
anche per te, amico mio,
per lo spazzino che mi sorride quando passa vicino
alla mia bancarella di libri,
per la libraia che mi dice che i miei romanzi
sono mille volte meglio di quelli della mondadori,
per i sorrisi senza denti di Alda Merini,
più dolci della migliore attrice di Hollywood,
per i gatti neri,
per le donne di malaffare e i delinquenti,
mi alleno per chi crede in me,
mi alleno.
un bel bicchiere di rosso ora,
ho la gola secca
e ormai non ne voglio più sapere di giornali e riviste,
ho poco tempo,
devo scrivere altri 7 capitoli per finire il mio romanzo
di 1.300 pagine,
che ne dite?
mi sono allenato abbastanza?
forse il governo mi passerà pure lo stipendio
dell'artista morto di fame,
forse pure la diocesi di Milano
mi darà l'elemosina nelle mani sudata
del folle che osa perfino mettersi a discutere con Dio,
non so
un bel bicchiere di vino rosso
te ne fa vedere che te ne fa vedere di cosuccie,
belle e strampalate.
ho il mio the, la mia sigaretta spenta da anni,
le mie bottiglie vuote,
i miei greci e i miei tedeschi,
i miei americani e i miei russi,
i miei artisti italiani.
i miei pantaloni sporchi,
le mie scarpe sfondate,
il mio brogliaccio scalcagnato.
son nato al sud e vivo al nord.
corro come un cavallo libero
che è felice di correre
non di vincere.
un'altra volta ancora
sto qui ad allenarmi,
vuoi sapere che la vita non mi chiami alla Statale
anche solo per fare una lezione sulla Speranza
di un solo minuto spaccato?
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento