regala Libri Acquaviva

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mercoledì 3 giugno 2015


E IO CHE NON MI CREDO NEANCHE POETA

tempo di avari, tempo di spilorci,
braccini corti fratturati nel nervo intimo dell'umano,
cuori rotti come lampadine fulminate nei loro filini spezzati,
tempo di miseria, tempo di luci spente su tutta la linea.
ma chi sono quelli?
chi li manda?
chi li ha eletti?
facce senza Dio, senza manco averlo sentito nominare,
manco per sbaglio,
sorridono potenti,
sono loro che hanno tutti i soldi, anche i nostri,
ma chi gliel'ha dati?
in chiesa però brucia ancora lento un cero grossissimo
che dice: "speranza".
nelle decrepite case della mia incerta periferia
gira l'orologio che con una smorfia
manco crede alle ultime notizie.
autoambulanze, pompieri, polizia.
rifanno la strada,
isolano i lampioni.
tutta la terra sotto l'asfalto.
chi ride
chi piange
chi scrive poesie.
su Milano come al solito non si vede nessuna stella.

la vita si batte, non retrocede, non molla mica di niente,
gli amici si grattano la testa, 
davvero non sanno come combinarla,
il pane, il vino, il pesce,
il grillo canta alla luna.
i poeti chissà che fanno.
io mi costruisco un colosseo nella mia anima
e lì faccio combattere eserciti di gladiatori
gli uni contro gli altri
non ho davvero pietà, tanto è notte
e non vedo granchè manco io.
vorrei che il mare fiorisse,
che i miei morti fossero in piedi
e non nascosti sotto la mia sedia senza far nulla,
i poeti dormono e sognano le margherite,
il volto di Dostoevskij fa capolino nella mia angoscia
e disegno a mano libera i confini surreali
di un giorno che deve ancora sorgere.

il mio colosseo è ormai vuoto
e non vedo più nessuno a combattere per me,
i miei fantasmi si sono stancati
e sono andati in pizzeria a bersi un'aranciata.
è un anno che non pago l'affitto,
mi daranno lo sfratto fra non molto,
la mia triste manodopera di romanziere umorista
non vale più un fico secco,
bevo caffè senza zucchero,
liquorini da 4 soldi
che non mi rallegrano per nulla.
eppure qualcuno mi deve ancora qualcosa.
ballo ridendo il tip-tap sul bancone dei miei debiti,
per fortuna ho una stanza piena zeppa di oscura follia
che mi fa ancora vivere.
mentre i romanzi raccontano balle
che non esistono né in cielo né in terra.
mentre i poeti dormono e sognano tutti margherite.

sono così tanto più furbi di me?
è matematico, chiunque lo può calcolare facilmente.
la verità ti immiserisce in un nulla assoluto.
i loro pensieri seguono meccaniche speciali
mica la fantasia.
i miei quaderni son sciatti, balordi, sbalorditi.
non ci hanno mica mercato.
nessuno mi cerca, nessuno mi telefona, nessuno mi scrive.
nessuno mi manda manco un centesimo.
sento solo la voce della mia coscienza che mi racconta tutto
e io come un buffone che le do retta.
non sono in vendita
e dopotutto come a tutti non pagano il becco di un quattrino.
ognuno mangia nel suo piatto rotto
con la forchetta spuntata che si ritrova.
la vita continua,
si tira avanti alla meno peggio.
i complici dei perduti sono perduti pure loro.
non valgono più nulla manco loro
che credevano di guadagnar così tanto.
i poeti dormono e sognano margherite,
nei loro sogni vincono pure così tanti premi letterari.
gli idioti si son messi tutti ad odiare qualcuno,
e altri idioti si son messi con tutto il loro livore a odiare loro,
il cerchio dell'ignoranza è davvero infinito
sempre senza inizio né fine.
io invece sono solo un pezzente per strada
che mi carico addosso assurdi ragionamenti chimerici
che mai nessuno vuole comprarmi.
fa caldo, fa freddo, ci sono temporali, afe pesanti,
ma il terzino che venga a marcare il centravanti avversario
mica ancora si fa vedere.
tempo di avari, tempo di spilorci, tempi di facce senza Dio,
ma chi li ha mai fatti nientemeno che padroni del mondo?
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO 

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