C'è un film di New York dove ci siamo tutti. Quel film è una grande metropoli mondiale che si chiama Speranza. E' qualcosa di abbastanza onirico e surreale ma allo stesso tempo molto concreto. Tutto lascia pensare che ci sia al mondo qualcosa che si chiama Anima Universale. Qualcosa di sospeso tra essere e sogno, tra realtà e fantasia, tra presente e eternità, tra costruibile e incostruibile. Una unità grandiosa dove per una volta è abolito il conflitto e instaurata come per miracolo l'armonia.
Tutto questo per sporadici momenti è visionabile a New York. E' come l'apparizione della grande Poesia dell'intera umanità. Pubblicità, arte, folla, milioni di facce, metropolitane infinite, alberghi, boschi, fate, follie... Il complesso molteplice del nostro tempo. Idee, fumetti, bambini geniali. Pittori, romanzieri, filosofi, architetti, registi. La Poesia non è solo cielo, è soprattutto terra. Acqua, fuoco, corsa senza fine. Tutto è Poesia, soprattutto la vita. Dal nulla si può ricavare solo un silenzioso deserto. Giornali, parlate, libri.
Il quadro di New York è il film di tutti i nostri film. Impossibile non vederci anche noi stessi dentro. Un film che genera in continuazione altri nuovi bellissimi film. L'arte di tutte le arti. Destino, caos, produzione industriale di tutti i giocattoli mondiali. L'arte che diventa la stessa cosa che la vita. Anche il male ha il suo giusto film a New York, si riconosce come nel diario di un ragazzetto. In un mondo metropolitano dove si trova praticamente tutto anche l'assurdo ritrova la sua poesia, cioè il suo latente significato. Città metafisica per eccellenza, per rigore, per organizzazione. L'America ha qui la sua porta d'ingresso sul mondo e mostra subito il particolarissimo documento d'identità: la Libertà.
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