Sui marciapiedi di una città,
di una città che posso dire di non conoscere per niente,
va il mio sogno d'amore,
immacolato come sempre:
sembra una luna bianchissima
su un mare nero come il petrolio:
la mia donna,
la mia bionda con i capelli splendenti
come l'estate
cominciata appena ieri.
In tram la seguono poi la massa delle stelle
con il furioso vorticare di tutte le comete
e dei pianeti variopinti.
La follia del traffico quotidiano
come al solito non si accorge mai di niente,
nemmeno se venisse di nuovo Dio
a portare la salvazione per tutti.
Tutti a comprare i giornali
per sapere se i servi fanno l'occhiolino al padrone
o se la cameriera straniera ha pulito alla perfezione
la tazza del thè,
ma lo spruzzo di luci dell'intera galassia
orna l'intero mio sognare
come il velo della mia sposa.
Io, come al solito da bambino,
mi porto di peso addosso il grande veliero delle mie visioni,
torno a riva come d'abitudine
a raccontare le fatiche dei miei violini insonni,
non sarò mai sul tetto a sognare un bosco nella mia vita,
io sono sempre per mare,
anche se piove soltanto.
Io sono sempre in viaggio
anche se sono costretto per forza di cose
a portarmi sulle spalle la bianca velatura
di questa mia bella nave d'amore,
bella come la luna
su questi marciapiedi ignoti
bagnati di freddo, di malinconia,
di ottuse coscienze che stanno in piedi soltanto a caffè.
GIUSEPPE D'AMBROSIO ANGELILLO
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passaparola
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